^4" r, Zy^iZ SCRITTI EDITI ED INEDITI DI GIUSEPPE MAZZINI. VOLUME XXXV. (EPISTOLARIO - VOL. XTX). IMOLA, COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDITRICE PAOLO GALEATI. 1922. EDIZIONE NAZIONALE DEGÙ .SCRITTI DI GIUSEPPE MAZZINI SCRITTI EDITI ED INEDITI GIUSEPPE MAZZINI. VOLUME XXXV. (EPISTOLA KlO - VoL. XIX). IMOLA, COOPERATIVA TIPOGRAFICO-EDITRICE PAOLO GALE ATI. 1922. EPISTOLARIO GIUSEPPE MAZZINI, VOLUME XIX. IMOTiA. COOPERATIVA TIPOGKAFICO-EDITRICE PAOr.O O AI. E ATI. 1022. riKJPKlEIA LKITERAKFA. VITTORIO EMANUELE III PEK GKAZIA DI DIO K FEK VOLONTÀ DELLA NAZIONE KE D'ITALIA Ricorrendo il 22 giugno 1905 il 1° centenario della nascita di Giuseppe Mazzini : Considerando che con memorabile esempio di concor- dia, Governo ed ordini rappresentativi lian decretato a Giuseppe Mazzini un monumento in Roma, come solenne attestazione di riverenza e gratitudine dell' Italia risorta, verso l' apostolo dell' unità : Considerando che non meno durevole né uieno dove- roso omaggio alla memoria di lui sia il raccoglierne in un'edizione nazionale tutti gli scritti j Sulla proposta del Nostro Ministro, Segretario di Stato per l'Istruzione Pubblica: Abbiamo decretato e decretiamo : Art. 1. Sarà fatta a cura e spese dello Stato nna edizione ■completa delle opere di Giuseppe Mazzini. Art. 2. A cominciare dall'anno (ìnanziario 1904-905 e pel com- pimento della edizione predetta sarà vincolata per le spese occorrenti la somma di lire settemila cinquecento, sul ca- pitolo del bilancio del Ministero della Pubblica Istruzione per incoraggiamento a pubblicazione di opere scientifiche e letterarie, da erogarsi con le forme prescritte dal vi- gente regolamento di contabilità generale dello Stato. REGIO DKCKKTO. Art. Una Commissione nominata per decreto Reale avrà la direzione dell'edizione predetta. Ordiniamo clie il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserto nella Jiaccolta uflìciale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a cìiiiin«jue spetti di osservarlo e di t':irlo osservare. ])ato il HoiMH. a<ìi1i 13 iiiiii'/.o 1904. n VITTORIO EMANUELE. Orlando. Vitto: Jl (}uar<)aHÌgilli: Konohktti. EPISTOLARIO. Mazzini, Scritti, ecc.. vo). XXXV (Epistolario, voi. XIX). i MMCCOXLVT. A Fii.u'PO Dk Boni, a Losanna. [Londra], 24 febbraio 1848. Fratello mio. Ho la vostra del 10. E vi scrivo iu fretta, per- ché occupatissimo. Da Parigi, vi spediranno un mio breve Indirizzo ai Siciliani; come intendete, non m'im~[)orta punto di Napoli; m'importa che un pen- siero d'Unità futura sia rappresentato da noi e da' Siciliani; e m'imj)orta che non si prenda l'abi- tudine di citare transazioni diplomatiche e precedenti del 181.") o d' altri tempi. Noi dobbiamo creare, non accettare un Diritto Pubblico. (*) Però, se le idee accennate nell'Indirizzo son le vostre, aiutatele: a Genova faranno, spero, altro indirizzo consimile; S]>ronate altrove. La nostra tattica è chiara; e co- munque ai più, le conquiste fatte paiano più che suftìcienti, comunque i Signori debbano veder l'El- dorado in libertà di scrivere, e far leggi, che non toccano se non la classe loro, noi, uomini di mente, MMCCCXLVL — Inedita. L' autografo si conserva nella raccolta Natlian. Non ha indirizzo. (^) Era il concetto che il Mazzini aveva espresso nelle l'oche parole ai SiciUaiii (ved. la nota alla lett. MMCCCXLV), con le qnali combatteva quello che il Governo Provvisorio dell'isola insorta .aveva posto a base della sua rivoluzione, e alcuni esuli siciliani, primo fra questi M. Amari, avevano propugnato nei loro scritti (ved. il Protocollo delia Giorine Italia, voi. VI, p. 305). 4 EPisroi.AKio. [1818] credenti sacerdoti d' una grande idea, e non d' al- cuni interessi, dobbiamo proporci e seguire inalte- rabili il seguente programma : Costituire con tutti i niezzi possibili il partito Unitario: colla stampa, e copertamente, fuori: colla stampa, indirettamente, dentro. Tenterò, appena si I)ossa, V impianto d' un'Associazione Nazionale in Italia, pubblica, con forme legali, cbe dia corpo alle simpatie comuni, senza innalzare per ora dichiara- tamente la bandiera Unitaria, ma preparando il ter- reno. Atterrare tutte le occasioni per provare all' Eu- ropa che vogliamo Unità. Costituire, ne' giornali Italiani, un'opposizione democratica alla organizza- zione della bourgeoisie censitaria che le varie Costi- tuzioni tendono a promovere, mentre dal 1830 in poi il partito innoltrato combatte contr' essa in Europa. Far una propaganda alla Procida contro l'Austria, non solamente in Italia, ma per ogni dove; preparare il momento, in cui l' Impero Austriaco sarà cancellato, come espiazione solenne, dalla Carta d' Eu- ropa. Dissotterrare uni tarli i)er convinzione, onesti e capaci, in ogni angolo d'Italia, tenerne nota, le- garsi con essi, legarli insieme, e preparare fin d' ora lo scheletro dell'Associazione Nazionale. Stabilire un giornale e una Rivista, che ci appartengano. Quanto a tutte queste cose, mi v' adopero come meglio j)osso. Spero che in Genova avremo presto il giornale nostro, col titolo La Nazione. (^) Se riesco in questo, stabiliremo immediatamente la Rivista: V Iniziativa. Ne scriverò presto il Programma. {}) Come era stato già per la Vestale, cosi auche per la Nazione uou si verificò per allora il progetto di un giornale del partito mazziniano in Genova. [1848] KIMSTOLAUIO. 5 Quanto alla Lombardia, io non posso dare cbe uomini : nostri o Polacclii ; non danaro. Non y' lia dubbio cbe si dovrebbe, presto o tardi, dare il se- gnale dell' insurrezione ai Lombardi, collo stabili- mento di bande, precedute da proclami nostri, in Valtellina: l'insurrezione Lombarda, oltre all'ini- ziare la grande impresa della guerra all'Austria, e aprir campo a tutte le eventualità cbe possono deri- varne, darebbe un campo vergine di monarcbia e (l'altro al nostro partito, non dico certo per innal- zarvi la bandiera popolare unitaria, ma per farsi riconoscere in certo modo come potenza di fatto, e per impiantarsi sopra una base abbastanza ferma. Ma non v' ba dubbio cbe bisognerebbe avere, per questo, assenso dai migliori tra' Lombardi; — da- naro cbe dovrebbero essi sommiuistrare, e cbe non sarebbe nostro — e offesa simultanea agii Austriaci d'altra parte cbe dasse moto all'Italia. Quest' ub tima condizione potrebbe verificarsi senza grande difficoltà in Paruia e Modena; e forse coli' aiuto d'elementi cbe nell'aprile potrebbero essere in gioco. Ma il danaro è la ])arte vitale. E i ricebi Lombardi pare amino meglio andare a Lubiana, o lasciare il paese come D'Adda cbe non far qualcbe sagrifizio per un' azione decisiva. (*) Ho invano i)roposto e insi- stito mesi sono cogli stessi dei quali parlo. Se avete modo di lavorare a scopo siffatto, fatelo. (*) Nella notte dal 21 al 22 gennaio 1848 erano stati aire- fitati a Milano il conte Cesare Soncino, il marchese Gasi>are Rosales, l'antico affiliato alla Giovine Italia, esule per più anni, fino a quando, ripatriato per effetto dell' amnistia del 1838 (ved. la lett. MCLXX), era tornato a Milano, dove aveva ripi'eso le sue relazioni con gli elementi liberali piti in vista, e infine Achille Battaglia, anch' egli andato in esilio in Francia verso il 1842, 6 Ki'isToi.Aiiio. [1848] Dal Piemonte scrivouo certi d' Jiiiinistia generale, clie dovrebbe infatti essere conseguenza della Costi- tu/Jone. Se nìai ciò s' avverasse e, ben inteso, senza eh' io dovessi aprir bocca o movere un dito, andrò a Genova io pure: v'ho i miei vecchi parenti. Di là, penso, moverei a fare un jifiro per 1' Italia. Ma prima di ripatriare, verrei per alcuni giorni in Isviz- zera per vedervi e intenderci ; e vedere altri. Se poi, né amnistia né altro si verificasse, credo a ogni modo che nell'aprile tarò una corsa io stesso ove siete. Pro- babilmente, prima di me, vedrete altri da parte mia. Ditemi intanto se concorrete nel modo mio di vedere, o se vi pare di dover seguire altra via e conoscendo colà il Lamberti, e tornato sei anni dopo a Milano (ved. il Protocollo della Gioviite Italia, voi. I, p. 223). Sotto buona scorta erano stati avviati a Lubiana (ved. li>., voi. VI. pp. 310-312). Su quegli arresti, dei quali si occupò diftusiuiieute la stampa periodica piemontese e toscana, e su altri avvenuti pochi giorni dopo, ved. pureC. Casati, Nuove ricelazionì gni fatti di Milano, tratte da documenti inediti; Milano, Hoepli, 1885, voi. H, pp. 50-.51, e M. CamperiO; A it toh io (/rafia, cit., pp. 19-29. Invece, il conte Carlo D'Adda, avuto sentore che stava per essere arre- stato, riusciva a fuggire in Piemonte. « Il conte Carlo D'Adda — si leggeva in nua col-rispondenza da Milano, in data 12 febbraio, alla Lega Italiana di due giorni dopo — fu accostato da uji ignoto, il quale misteriosamente lo avvisava che era stato dato l'ordine del suo arresto; che anzi nella notte precedente la Polizia aveva tentato di aprir la porta di casa sua per non dargli tempo a fug- gire, ove fatto rumore, si fosse svegliato il portiere^ Dopo«iuest'av- viso il D'Adda pensò di mettersi iti sicuro. » Andato in Piemonte, volle arruolarsi nell'esercito sardo e fu creato aiutante di campo del Duca di Savoia. Ved. la Patria del 27 marzo 1848. T'^ nota la sua azione Ì4i Piemonte prima e dopo i giorni dell'insurrezione milanese (ved. Casati-Castagnktto, Carteggio, cit., p. xxiv e segg. e C. PaGaxi, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848; Milano, Cogliati, 1906, p. 96 e segg). Da Milano erano pure riu- sciti a fuggire C. Cantiì, G. Belcredi, altro affiliato alla Glorine Italia, V. Simonetta, ecc. [1848] Ki'irsTOi.Aino. 7 appoggiare per un termine indefinito il Federalismo attuale. Kimarremmo amici e collaboratori fin dove si può in ogni modo. Indirizzate, ove occorra, lettere per me a W|il- liam] Ashurst, Esq. 18. Park Village West, liegents Park. Addio: anuite sempre il vostro Giuseppe. Fabr[izi] è negli Stati del Papa, e probabilmente tra non molto a Xapoli: cosi pure Kib[otti]. (') Ho la Congiura^ libro caldo ed utile come tutto quello che tate. 25 febbrai (t. Ho riaperto io la lettera. (') MMCCCXLVII. TO E5I1MK Hawkes, LondoD. [London]. Fri.lay night [February, 26"' 1848]. How are you of your cold? And will anythiug interfere witli your going to Muswel Hill on Sunday ì Veuerdf notte. Collie state col vostro raffreddore f E, ditemi, ci sarà nulla che possa impedirvi di andare domenica a Muswell (}) N. Fabrizi, riuscito, con la sua « resistenza ijassiva, » a rimanere a Firenze, era partito di là il 1° febbraio 1848, dopo che la polizia fiorentina aveva revocato l'ordine di sfratto (ved. l'Italia del 3 febbraio 1848). La sua dimora in Koma dovette essere breve, poiché V Alba del 6 marzo annunziava la presenza sua e del Rilmtti a Palermo. Ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 339. (■^) Questo secondo proscritto è sul verm dell'ultima pagina. MMCCCXLVII. — Inedita. L'autografo, dal quale una copia fu rimessa alla R. Commissione da Mrs. Richards, si conserva presso gli eredi Ashurst. La data si ricava dal timbro postale. 8 KPISLOLARIO. [1848] I ani going out to-morrow morniDg- at eiglit o' clock! and feel so bewildered at the prospect, tbat I feel a necessity for rev^enge upon some friend: so will you be so kind as to teli Mr Stone (*) to tiy to get bis friend to complete tbe lìortrait? I will teli you tbe wby on Sunday. We sball know to-morrow tbe trutb about Paris. If ali is true — and if tbe Republican system sbould prevali — tbe time for tbe suiireme Enropean contest bas come; and I will bave to leave far sooner tban I expected. Take care of yourself as mach as you can. E ver affectionately yours Joseph. Hill? Io uscirò domani inattinfi alle otto! e mi sento talmente sbalordito all' idea, che provo il bisogno di vendi- carmi su qualclie amico: perciò, volete farmi la cortesia di dire al Signor Stone se procura di far terminare il ritratto dal suo amico ? Domenica ve ne dirò la ragione. Domani sapremo la verità riguardo a Parigi. Se tutto quello che si dice è vero — e se dovesse prevalere il si- stema repubblicano — sarebbe giunto il momento per la suprema lotta europea; e dovrei andarmene molto più presto di quello che credevo. Abbiatevi tutti i riguardi possibili. Sempre affettuosamente vostro Giuseppe. (1) Frank Stone (1800-1859), pittore inglese (ved. sue notizie in Bryan's DicHonary, voi. V, p. 131). L' incisione di uu suo quadro, The Lessov, della Old Water-Colour Gallery, in ripro- dotta nel Peoììle's Jonrval (n. 28 dell' 11 luglio 1846). [1848] KPisior.AUio. 9 MMOCCXLVIir. [a Filippo Die Boni, a Losanna?] [Londra], 26 febbraio 1848. Sapeva, scriveudovi, i moti di Parigi, ma non ve ne parlai, perché temeva clie uon conebiudessero cbe in un cambiamento di Gabinetto. Ora abbiami» nuove dell' eroico operare del popolo, del popolo solo: dell' istallazione del Groverno Provvisorio e dell'abdi- cazione di L[uigi] Ffilippol. {') La questione è pendente ora tra la monarchia e la repubblica ; e 1' unica via legale che abbiamo per scioglierla è, come ho scritto loro oggi, di convocare, con una legge di suffragio universale, una Costituente che decida. Comunque, o trionfa il partito repubblicano, e la nostra via è chiara : provocare con tutti i mezzi possibili V insur- rezione Lombarda, e iniziare la guerra europea; o trionfa il monarchico, e rimane fermo il programma che v'ho indicato, bensì da spingersi con più energia, con più arditezza, con linguaggio più franco. Le no- tizie della decisione francese decideranno noi pure; e se mai osassero proclamare il dogma repubbli- cano, mi vedrete prestissimo. Addio di nuovo. MMCCCXLVIII. — Inedita. Se ne conserva una copia nella raccolta Natlian, proveniente dn J. White Mario. È certamente il poscritto di una lettera, della qnale non si ha traccia. (1) La rivolnzione di febbraio era effettivamente cominciata il giorno 2.3, nel qnale il Giiizot si era dimesso, annunciando che si stava formando nn nuovo Gabinetto presieduto dal Mole.' Il giorno dopo avveniva 1' abdicazione di Luigi Filippo con la reggenza alla duchessa d'Orléans, che però fu effìmero espediente, poiché, nello stesso giorno, si istituiva un Governo Provvisorio e il 25 si proclamava la repubblica. 10 Kl'ISTOI.AHIO. [1848] MMCCCXLIX. IO William .Suaen. LotkIou. [London, IVhniaiy, LMì"' 18-1S|. Deiir Sbaeu, Will you be so gooil ;is to move tliis iiijilit. ut the Whittiiigton, in iny naine, the followiny Jimcnd- nient to the aiitichess-on-Simdny pioposal? " That ali literary or politicai news papers will. on Siiiulay, disappear troni the tables of the Club, with the exceptiou of the Ghurehof-EngUmd Qunrterly Reciew, of the Christian Remembrancer, the Protcstant JìJcho, and the iike. " " That the dininjif ineinbeis will feed ou a slice of roast nieat (iinderdone) and French beans; and Miat Caro Sliaen. Volete avere la cortesia di proporre questa sera, al Whittington, a nome mio, il seguente emendamento alla proposta auti-scacchistica per la domenica? « Che qualunque giornale letterario o politico sparisca la domenica dai tavoli del Circolo, ad eccezione della Church- of-England Qiiarlerly Eeview, del Christian Bemembrancer, del Proteslaut Edio, e simili. < Che i soci, i quali pranzano al Circolo, mangino una fetta d'arrosto (poco cotto) e fagiuoli : e che non MMCCCXLIX. — Inedita. Ne fu trasmessa una copia alia K. Commissione lass of iroii-wine sliall be allowed. '' Tliat smoking- will be strictly tbrbidden, aiid the smoking-room sbut except tbr sudi members who will undertake to sit one hour perfectly silent and in religious contemplation. •• Tliat ladies shall not be admitted excei)t above 59 years of age, or veiled. •' Thàt, to avoid any possibility of quiet eujoynient — which seems to be the avowed aim of the Witt- ington Club — Mr. Yapp will read, twelve minute» every hour, alta voce et cum deci amai ione, a parlia- mentary speecli from Mr. Plumptree or Sir Robert sia permesso di bere vino di Xeres, di Porto, birra grassa, o altri litiaidi che non siano acolo a nome degli abitanti di Londra. (*) (') Un « indirizzo al popolo di Parigi, adottato dal Oo- jìùtato esecutivo dell'Associazione i)er la Carta Nazionale dei Democratici Fraterni, » fu approvato appunto in Londra la sera del 28 febbraie 1848. L'Alba, alla quale fu inviato da Julian Star- ner, lo pubblicò nel u. del 22 marzo 1848, con 1' avvertenza che si mandava di preferenza a quel periodico, perché esso era stato il primo « ad alzar la voce, pubblicamente pei diritti dei *moì connazionali, e perché seguitasse nella nobile lotta intrapresa. » Ved. pure la Patria del 12 marzo 1848, in cui fu data la tradu- zione di un « indirizzo del popolo inglese al popolo di Parigi » « quella della « risposta dei francesi dimoranti a Londra. » [1><48] KIMSTOI.AHU». 15 Ho, ben inteso, ricevuto la vostra del IG; e un giorno doi>o, quella di N[apoleone] alla quale lio già risposto, scrivendo a Filippo. Xon ho mai ricevuto finora quei certi ./V)H/a)7?.<}: ma suppongo finiranno per venire. Sta bene del (lenovese raccomandato; ma quand'anche io rimanessi lungo tempo qui, ciò di che dubito, potrei, temo, in (quella sfera far poco iwr lui. Ciò non di meno, lo accoglierò bene. Comincio a star meglio del dolor di denti; ma m'ha noiato per tutti questi giorni, complicato con dolori nervosi che ra'occui)avano metà della testa. Credo fosse un reuma còlto in quest' umidaccio perenne. Mi duole che l'insurrezione di Parigi non abbia avuto luogo un po' prima; avrebbe dato miglior esempio a Napoli, dov'è una vera vergogna che quell'infamissimo re sia salutato Principe Kiformatore. Del resto. Dio volesse che i rrincii)i Eiformatori tradissero tutti, come il padre teme di quel di Napoli! ('redo, tutto ben pen- sato, che porrò qui dentro alcune linee che darete all'aiìiico poeta: non le fate vedere ad altri; e tutto aniac- ciono: ma c'è nel popolo una volontà indomabile. Sarò di ritorno — temo però per breve tempo — alla fine della settimana. Linton partirà prima di me. Ricordatemi a MMCCCLVIII. pp. 76-77. Pnltld. da E. F. Richahds, op. cit., [1848] KPISTOLAKIO. 29 me to ali ; 1 wisb I could write to tliem, biit I bave not a single moment of rest. The Address of the Leagiie has been presented ; and eveiy English niani- festation of sympathy is welconied here with enthu- siasm. Take care of yourself, and believe me ora e sempre your Joseph. tutti : desidererei tanto di scrivere ad ognuno, ma non lio nemmeno un minuto di riposo. L' indirizzo della Lega è stato presentato; e qualunque manifestazione di simpatia da parte degli Inglesi viene accolta qui con entusiasmo. Abbiatevi cura e credetemi ora e sempre vostro Giuseppe. MMCCCLIX. A Filippo de Boni, a Losanna. Parigi, 8 marzo 1848. Vi scrivo io pure in gran fretta da Parigi. Nella settimana tornerò a Londra per pochi giorni, poi qni di nuovo. Non abbiamo ancora, fuorché dal Piemonte, nuove dell' impressione che gli avvenimenti avranno prodotto in Italia. E finché non l' abbiamo, rimaniamo incerti. Sono in relazione col Governo di qui: (') ma è MMCCCLIX. — Inedita. Ne esiste una copia nella raccolta Natlian, pervenuta da J. White Mario. (1) Durante la seduta della Camera del 24 febbraio 1848, s' era formato « per acclamazione e per urgenza dalla voce del popolo e dei deputati dei dipartimenti » un primo Governo Prov- visorio « investito momentaneamente delln cura di assicurare e di organizzare la vittoria nazionale. Fu composto di Dnpont (de l'Iiure), Lamartine, Crémieux, Arago, Ledru-Rollin, Gar- nier-Pagès, Marie, con l' aggiunta di A. Marrast, L. Blanc, 30 KPISTOI.AIUO. [1848| provvisorio; e le esigenze e i lavori sono tanti^ che in verità sono scusabili se non possono decidere ancora, né meditare ciò che faranno per l'estero. Hanno minuti di tempo, e non un quarto d'ora; ma vigilo, e quanto potrò, farò. Per ora, le tendenze pos- sono riassumersi in questo: non vorrebbero, provvi- sori come sono, provocare una guerra; ma la desi- derano, perché l'esercito, quando si fosse una volta battuto per la Ke[»ubblica, sarebbe legato per sempre alla Kepubblica. Per noi, dobbiamo cominciare a tenere un lin- guaggio franco a Cjarlo] A[lberto]; dirgli e fargli dire «he l'Italia vuole emancipazione della Lombardia: unità; libertà: che il momento è giunto; che s'egli vuole atterrare il ciuffo della fortuna, è in tempo: e se no, no. Si)ronare i popoli a irritare l'Austria, a insultarne gli agenti ; compromettere i principi .e ridurli a dichiararsi. Spronare la Sicilia, come dite, e come ho scritto molti giormi sono a Palermo, a costituirsi Kepubblica, finché l'Italia non sia una. ♦S])ronare i ricchi, se ne avete amici, a intendere che • F. Flocoii e Aiibert, in EiMSTor.AKU). 41 Bisogna, già clie s'è comiuciato, far gran chiasso dell'Associazione Nazionale. Può giovarci assai in Italia. Ho bisogno di molte copie dell'Indirizzo, perla riunione pubblica di qui: — di qualche copia della let tera ai Siciliani. voi. I [1849], p. 779) clie in quel giorno « il popolo niiuacciara voler seguire 1' esempio di Francia. » Vera o uo quest' after- mazione, sta il fatto c}ie, specialmente a Genova, alla Costitnzione dell" 8 febbraio 1848 non mancarono critiche, non ostante fosse considerata documento che aveva fatto fare una svolta alla storia delle vicende politiche italiane. Cosi, ad es., il Mamiani, dopo di avere esultato all'annunzio della Costituzione {Lega Italiana del 10feljbraiol848). subito dopo (n. del giorno successivo dello stesso periodico) confessava « che molta maggiore soddisfazione gli avrebbe recato il veder promulgare un decreto, ove promettendosi solennemente al popolo d' investire i suoi deputati della facolt<à legislativa, concedendogli 1' uso immediato della libertà della stampa e la istituzione, pure immedijita. della milizia citta- dina, fossesi pel rimanente chiesto consiglio dal tempo e dalla pubblica discussione. » Era questo un concetto assai ardito, poiché si dichiarava che ai rappresentanti del popolo doveva commettersi 1' incarico di stendere la carta costituzionale; d'ac- cordo in ciò con V Alba (n. del 1" febbraio), in cui si lamentava che la Costituente piemontese « per emanare direttamente da un atto di potere assoluto, e non da un atto di sovranità del popolo, » lasciava « sempre luogo all'appiglio per credere che un atto simile di potere assoluto, potesse di diritto moderarla, ristringerla, o anche toglierla affatto » E per aver modo di espri- mere quel suo concetto, il Mamiani ebbe a soffrir molte noie da parte della « Commissione di Censura, » per cui, nel n. del 15 febbraio, pregava « a mani ginnte S. M. d' abolire » quella istituzione « al pili pi'esto possibile. » Anche D. Buffa scendeva in campo (snppl. al n. del 12 febbraio della Lega Italiana) con sottili argomentazioni, dimostrando, con 1' appoggio di un certo art. della legge sui Mnuicipii, che la libertà di stampa, promulgata nella Costitnzione, si sarebbe ottenuta non prima di cinque mesi. 42 KPISTOI.AKIO. [1848] Speditemi subito la lista dei Consiglieri. Conmiis- sarii, etc. che ho già scordato e che devo leggere alla riunione pubblica di mercoledì. (*) lo bo da far tanto che non ne posso più. Imita- temi (modestia!), concretate sem])re; e tu ama il tuo Giuseppe. Ti scriverò circa all'alloggio il lunedi della setti- mana ventura. Giovedì. Poni, ben inteso, fascia alla letteni per Nicola, e all'altra.- MMCCCLXIV. A Fkmck Forksti. a New York. [Londni], 17 iiiaizo 1848. Fratello mio. Ebbi una tua in Parigi: l'ultima in Londra; riparto tra due giorni per i*arigi: e tu mi scriverai là all'indirizzo mio: ò, Kue Gaillon, lino a nuovo istruzioni. Non ho tempo ora: e inoltre dovrò scri- verti appena giunto in l*arigi. e mandarvi l' Indirizzo, (^) Si rinvengono solamente nel cit. prograniiuii d Agostino Rcffini, a Ediniburgo. [Loixlra], sabbato uiattitm |.... iiiar/o 1848]. Caro Agostino, Sono in Londra; ma riparto per Parigi nella setti- mana entrante. Non ho tempo per la metà delle cose che avrei da fare. Ho veduto (liovanni: sta bene, ma gli eventi lo fanno nervoso, irrequieto. Non posso parlarti della Repubblica o d'altro; ma certo è che (1) Nel r autografo la carta in tagliata per dodici righe di scritto sulle due pagine del secondo mezzo foglietto, nei luoghi indicati con puntini. MMCCCLXV. — Pubbl. da C. Cagnacci, op. cit., pp. 491-492. Qui si riscontra sull'autografo, conservato nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. [1848] Kl»lSTOLAl{IO. 45 in quest'anno si decidono le nostre sorti e quelle d'Europa per un lungo periodo. Cerco dunque una forza fattizia nell'impero delle circostanze e nel senti- mento del dovere ; e mi immergo nel turbine. In Parigi s' è fatta fusione d' elementi in una « Associazione Nazionale Italiana » della quale, suppongo, si stabi- lirà una Sezione, mercoledì, qui in Londra. E da qui, ti verrà mandato Indirizzo, etc. Ma il gran problema è una insurrezione Lombarda che decida il Piemonte: e nessuno può, conscienziosamente, iniziarla, se non avendo, dietro sé, un deposito di fucili. Quindi, neces- sità di danaro. E di questo continuo ad occuparmi sempre. Tutti il resto è pronto. Craufurd è qui; non l'ho veduto, ma farò di ve- derlo. Gli ho scritto, proponendogli viaggiare insieme, ])artendo io venerdì sera. Mandami, se vuoi, commissioni o lettere per Giovanni. A momenti, ci piomberà addosso l'Ammistia, dac- ché la dimandan minacciosi a Torino e a Genova. (') È probabile peraltro che vi sia obbligo di parola d' onore d' esser fedeli al lie e alla Costituzione, nel qual caso non è per me, non potendo in coscienza dare quella promessa. Tu, che farai? E che farai, se prima, si riescisse a ottener danaro, e ordinare un moto lombardo? Come stai di salute? Ben inteso, ti scriverò da Parigi, e mi gioverò del quando ti scrive Giovanni. Ama sempre il tuo Giuseppe. (*) Sulla dimostrazione di Geuova in favore dell' amnistia, ved. la nota alla lett. MMCCCLXIII. 46 KPISTOI.AKIO. [1848] Non SO se t'abbia mandato mai le cose che t'ac- chiudo. Serbale a ogni modo per memoria, se il diavolo ci facesse correre di^•ersi destini. MMCCCLXVI. AI-LA Madre, a Genova. [Londra], 18 marzo 184!«i. Mia cara madre, Xon so se imposterò questa mia [oggi] o lunedi. Comincio intanto a scrivere; prendo il temj)0 come mi riesce. Ebbi la vostra del 9; ne riceverò ancora una; ma, quando avete questa, scrivete al seguente indi- rizzo: Mons. Michel Accursi, 11, llueGrammont^ Paris. Non v'è bisogno di sopraccoperta. Avvertito, l'amico me la rimetterà senza aprirla. Se intervenisse qualche altro cangiamento nelle mie decisioni, le saprete. Non ho ricevuto i foulards, ma prima di lasciar Londra, ne farò ricerca; e ve ne dirò. 21. Vi sia questo prova che non ho due minuti di tempo libero; non solamente non ho potuto finire e impo- stare questa mia lettera domenica, ma neppure lunedi; e la imposto oggi martedì, scrivendo pochissimo. Sic- <3ome questa potrebbe essere la mia ultima visita in Londra, voi capite bene quante cose ho da assestare, quante visite ho da fare, quanta gente ho da vedere. MMCCCLXVI. — Inedita. L' autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò: « 21 marzo 1848. » [1848] Kl'ISlOLAKIO. 47 Son giorni eccezionali: siate dunque paziente; appena in Parigi, sarò pio. quieto, e vi scriverò a mio bell'agio. Ho ricevuto intanto oggi la vostra del 15 marzo, coir acchiusa papelletta. Venne ieri quel vostro racco- mandato genovese; non mi trovò in casa; non mi lasciò indirizzo suo ; forse lo vedrò prima della sua partenza e forse non lo vedrò ; ma già, non posso più essergli utile. L' insurrezione di Vienna, e la caduta di Metternicli proveranno al padre, che aveva ragione quando al principio scrissi che questo anno sarebbe l'anno decisivo; gli proveranno che il mondo asso- lutista è minato; che il compimento dei temj)i è arrivato; e che il lavoro di questi ultimi quin- dici anni sta finalmente per portare i suoi frutti. (*) L'unico paese del quale non sono contento è, mi duole il dirlo, il mio, l'Italia; non per le intenzioni che sono e(;cellenti ; ma per la falsa direzione data agii affari dalle concessioni dei principi. Non sarei sorpreso in udire, dopo il movimento viennese, i Lombardi levarsi a imitare e a chiedere garanzie, costituzioni e che so io: cosa che sarebbe dolorosissima, perché V Italia deve non esigere concessioni dall'Austria, ma cacciarla via dall'Italia; e oggimai, la cosa è così facile, che sarebbe una vera vergogna il fare diver- samente. Se gi' Italiani avessero consentito a racco- gliere mezzi materiali })er un deposito di fucili, noi (*) La sommossa viennese era cominciata il 12 marzo, pro- mossa dagli studenti universitari i quali, in numero di oltre un migliaio, s'erano accordati per sottoscrivere una supplica all' imperatore in cui si chiedeva libertà di stampa, di studio e altre « politiche innovazioni. » In breve tempo i tumulti si estesero per la città, con grida di morte a Mettermeli e con minaccia d'invasione della Ballplatz e del palazzo del Cancel- liere, che fu costretto a dimettersi e a lasciare Vienna. 48 , EPISTOLA KIO. [1848] avremmo a quest'ora suscitato in Lombardia una insurrezione decisiva; e avremmo prèsa l'unica inizia- tiva ch'or ci rimanga. Ma par cbe i fati ci vogliano seuì])re alla coda dell'altre nazioni. Il vostro prin- cipe, riformatore o no, è un vigliacco, il quale si lascerà sfuggire la Lombardia per non aver trovato il coraggio di cacciarvi 25 mila piemontesi un mese fa. E i nostri patrioti, se avessero, non un mero desiderio di libertà, ma un senso profondo d'amore alla causa Nazionale Italiana, gli avrebbero già da un pezzo detto : giù entro ventiquattr'ore, o marciate sulla Lombardia. (*) Dite a Filippo cbe abbia pazienza e che avrà fra tre giorni al più il Programma richiesto. E in quella occasione scriverò anche a N[apoleoneJ. Non credo che partirò da qui per Parigi prima di dome- nica. Mi duole che se mai v' erano oggetti pel Bazar, non li abbiate mandati, perché anche essendo lontano, il Bazar avrà luogo, pel mantenimento della Scuola che deve sussistere ancora qualche tempo. Il Bazar avrà luogo il V di maggio. Ciò vi serva di regola. Una parola sull'Amnistia che prevedo imminente. Se non contiene foruiola alcuna, l'accetto; se mai conte- nesse obbligo, come suggerivano i fogli di Torino, di dare parola d'onore di fedeltà al Ee e alla Costi- tuzione, non posso in coscienza accettare. Del resto parleremo. Addio: madre mia; amate sempre il vostro Giuseppe. (1) Minacce, se non vive come queste, certamente assai energiche, esprimevano in qnei giorni snllo stesso argomento alcuni liberali italiani, specialmente L. Valerio (ved. il Pro- tocollo della Giovine Italia, voi. VI, pp. 321-323). [1848] EPISTOLARIO. 4& MMCGCLXVII. A PiETKO GiANNONE. u Parigi. [Londra], giovedì [ marzo 1848|. Caro Pietro, I principii delle Associazioni sono i più difficili. Bisogna dunque che facciate di tutto perché la riunione di domenica, alla quale non posso intervenire, vada bene. Per P altre, pro])orrò io tanto da occupar tutti. .Lasciai detto a Battista che v' occupaste d' andare dal Principe de la Moskowa (*) e chiedergli la sala dove ci radunammo gratis: è sua, e libera la dome- nica. Se l'avete fatto, e ottenuto, sarà un annunzio che vi propizierà gli animi nella Seduta. Suppongo Canuti partito; se lo è, bisogna proce- dere all' elezione d' un altro Vicepresidente. (^) E questo vi darà altra bisogna. Purché non sia uno, che abbia in sé tanto elemento di discordia da render nulle le nostre discussioni, poco importa chi sia: e se uno, MMCCCLXVII. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. (i) N. G. Ney, principe della Moskowa (1803-1857), era stato nno de' pili fieri avversari del Ministero Gnizot, che aveva contribuito a rovesciare col discorso tenuto alla Camera dei Pari il 12 gennaio 1848, nel quale aveva avuto parole di viva simpatia per l'Italia. La sala qui accennata era quella di via Gre- nelle (ved. la nota alla lett. MMCCCLX), dove il principe aveva il suo palazzo. (*) La sua partenza era così annunziata nel Constitutioiinel, da dove trasse la notizia la Lega Italiana del 30 marzo 1848 : «Il sig. Canuti, emigrato politico del 1831, partì per l' Italia. La cognizione eh' egli ha acquistato negli aifari politici di cui si occupò in Francia, potrà riuscire utile alla causa del suo paese nelle attuali circostanze. Il Canuti si trova già in Torino. » Mazz'm. Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 4 50 Kl'ISTOI.AHIO. [1848] che apparteuga all'elemento moderato, meglio. Panni che dovreste proporre quello che dopo Canuti ebbe maggiori voti, tra gì' intervenienti alla prima riunione. Comunque, Fossati (^) o altri, poco importa, rii>eto: credo che saremo sempre in grado di dominarlo. Non so se tu abbia convocato i Consiglieri: ma comunque, v'è il Registro da formare: coi nomi, domicilii, etc. — Ho mutato idea alla riunione ultima ; e crederei che meno una sgia conosciuta, non s'abbia da escludere anima viva, neppure il Savon. Mi par- rebbe impolitico l'insistervi. (-) \"' è da concretare V aitar della Messa : ( ') poi sup pongo nava riunirsi non straordinariamente, come rimet- tendo in questione le cose già decise, ma ordinaria- mente, per dire : la messa, etc. è fissata pel tal giorno : l'indirizzo al Governo è già preparato; e vaila tout. Se Pietro era malato, se (Januti non voleva o non poteva, un Segretario leggeva il discorso. Come di questa semplicissima cosa si sia potuto fare un aft'ar serio, con minaccia di (TÌol)erti. d'in- vasione, etc. non lo intendo. Comunque, ora tutto ciò eh' io scrivo è inutile. Suppongo decisa ogni cosa. E in un modo o nell'altro, non mi parrà vero 86 la cosa è fatta : discorrere alla. Colonna di Luglio o che so io, mi sarebbe impossibile; passeggiare in ])rocessione — quando non si trattasse di conse- guenze importantissime — qtu(si impossibile. K prega Michele ad avere anche un i)o' di riguardo in questa faccenda alla luia natura; parader m'è insoffribile. Vengo ad altro. Senza si)argere il quando preciso, tanto che non m'iissediino lin dalle prime ore, puoi tu prepararmi una stanza, sia nella casa tua, se v' è, sia vicino? economica, perché qui passo la vita nella mia camera da letto, e non m' importano aristocrazie; m'importa non gettar danaro intorno a me: se un po' quieta, tanto meglio. Se tu puoi, bada eh' io partirò lunedi mattina; e sarò quindi martedì a Pa- rigi. Scenderei allora da te; e se mi scrivi si, credo che avrò la lettera, perché partirò lunedì dopo la posta: se mi scrivi no, allora scenderò a un Hotel. Fa il piacere di porre una fascia all' unita, con soprascritta a Mr. Evasio Kadice, chez Mr. Fellen- [1848] KPISTOI.AHIO. 55 berg-Hot'will. près de Berne. Siiisse — e cacciarla jfió. Ama il tuo Giuseppe. MMCCOLXX. AM-A Madrk. a Genova. [Londra], 24 marzo 1848. Mia cara madre. Ricevo la vostra e degli amici del 18 marzo ; e rispondo alcune linee per tenermi in regola. Oggi è ve- nerdì ; ed io lascerò Londra per Parigi lunedi mat- tina. Vi scriverò dunque di là nella settimana ventura. Odo della quasi certa Amnistia; e credo debito mio cominciare a dirvi le mie intenzioni. Dio sa se il primo tra' miei voti non sia quello d'abbracciarvi ; credete dunque che, qualunque sia i)er essere la mia con- dotta, dipenderà da credenze di dovere irrevocabili, discusse tra me e me per lunghi anni, e che non ammettono ormai modificazioni. Se l'Amnistia sarà senza coudizione alcuna, io, naturalmente, ne profit- terò. Se vi fosse da dar promessa di fedeltà al Ke e alla Costituzione, io non potrò in coscienza profit- tarne, perché non posso dar giuramenti ad uomini né a leggi ; disposto ad aiutare uomini e leggi, finché fanno il bene del mio paese, non posso vincolare la mia libertà ])er un tempo in cui mi sembrasse vero il contrario. In quest'ultimo caso, io ricuserò l'Amni- stia; ma chiederò, offrendo tutte le promesse che si vorranno per quei giorni, permesso di venire a vedervi MMCCCLXX. ^Inedita. L'autografo si conserva nella rac- colta Nathau. Nou ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò: « 24 marzo 1848. » 56 KPiSTOi-Aiuo. [1348] per quindici giorni ed escir poi dallo Stato. E basta per ora. Sto bene di salute. Avant' ieri, mercoledì, vi fu qui riunione pubblica di circa quattrocento italiani, e vi si fondò una Sezione dell'Associazione Nazionale Italiana, della quale dovreste avere ricevuto il manifesto da Parigi. (') Sono in visite e circondato da i)rove coininoventissime d'affetto da donne e uomini inglesi die temono non rivedermi più. Certo; lascio (') Per questa sezione inglese dell' Associazione Nazionale Italiana ved. la nota alla lett. MMCCCLXVII. Uno de' primi suoi atti fu quell' indirizzo « agli Italiani di Milano, » al quale dovette forse dar mano il Mazzini, sebbene il suo nome non comparve tra <|uelli che formavano il Comitato, forse perché a lui spettava di sottoscrivere tutto ciò che emanava dall'Associazione Nazionale Italiana del centro di Parigi; e se non fu a stenderlo, poiché è pure da supporre glie ne fosse mancato il tempo, es- sendo corso a Parigi subito dopo l'annuncio delle Cinque Giornate, è però da ammettere che più tardi lo presentasse egli stesso ai membri del Governo Provvisorio di Milano, presso, i quali, quando le relazioni con essi erano ancora cordiali. npn lasciava occasione per insistere sull' argomento dell'unità nazionale. Kcco a ogni modo l'indirizzo: « Permettete agl'Ita- liani, diinoranti in Londra, d'inviarvi un lontano, ma fervido grido d'esultanza. «Non v'indirizzeremo elogi per gl'incredibili fatti che avete compiti: siete troppo grandi per desiderarli. « Noi ci prostriamo davanti la Bontà Eterna che ha voluto farvi cosi forti, e. se non fosse peccato, v' invidiereramo la scelti! che Dio ha fatto di voi. . « Voi avete lungamente e crudelmente sofferto; voi avete combattuto; voi avete vinto. Noi, dolenti di non aver diviso i vostri pericoli, verremo, quando Dio ce lo concederà, verremo, come in pellegrinaggio, a mirare le vostre case smantellate, a baciare la vostra terra intrisa di sangue, a piangere sui sepolcri de' vostri morti. « Milano sarà d' ora in poi parola e città santa per ogni cuore Italiano. « Milano ha combattuto e vinto colla spada d' Italia. (1848J KPI8TOI.AKIO. 57 in Invilii terra im uuinero tale d'amici devoti che raramente s'incontrano nella vita. Ringraziate l'amico Nocfeti] delle sue linee. Parte delle nuove ch'egli mi dà è eccellente ; ma, nell' entusiasmo comune, io non posso dimenticare che non si tratta di Piemonte o di Genova, ma della Nazione Italiana; e la grande questione rimane intatta. Or del resto, non importa « Milunu Ila cancelhjto in cinque giorni il rossore e l'av- vilimento Italiano di cinque secoli. « Onore eterno a Milano. « Onore ai generosi che corsero ad assistere i loro fra- telli che morivano e vincevano. « Viva Italia una, libera, indipendente. » Il documento, che recava la data di Londra, aprile 1848, fu per prima volta pubhl. in // 22 Marzo del 18 aprile 1848, e di là riprodotta in altri periodici piemontesi e toscani {Concordia del 22, Patria del 23-24, Fetisiero Ilaliano del 24 aprile 1848, ecc.). E tutti inserirono pure la risposta, in data 17 aprile 1848, del Governo Provvisorio Centrale di Milano, il quale non aveva, sia pure a malincuore, e certamente non senza vivi contrasti, accettata ancora l' idea di un Regno dell' alta Italia, e, per le ra- gioni già dette, commise forse al Mazzini l' incarico di rispondere agli esuli di Londra, allo stesso modo che gli sottopose per esame l'indirizzo alle Nazioni d' Knropa del 2 aprile 1848, steso da A. Mauri e conservato in originale con postille del Mazzini (ved. V. OrroMNi, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849: Milano, Hoepli. 1887, p. 560). La risposta fu la seguente: « Il grido di esultanza che voi ci avete inviato da terra si remota, ma sì ospitale alle sventure italiane, ci risnonò nel cuore giocondissimo. Alla vostra fnitenia voce ne parve associata pur ((uella della forte e generosa nazione che vi consolò i guai dell'esilio. « Noi siamo lieti di aver resa testimonianza al nome glo- rioso d' Italia : solo desideriamo che dei fatti da noi compiti tutto 1' onore si riferisca all' Italia. « E anche noi ci prostriamo innanzi alla bontà Eterna, che operò in noi cose si alte; e ci sgomentiamo della scelta che Dio ha fatto di noi. pensando ai grandi doveri che essa ci impone. 58 KPISTOLAKIO. [1848] parlarne. Addio: madre mia, date un abbraccio a T)a poeta. MMCCCLXXI. A Saka Nathan, a Loiulra. [Londra], lunedi seni [ marzo 1848]. Mia cara signora Nathan, Mi gioverò del di lei eortesissimo invito e sarò da lei, giovedì, alle sei. Il tempo che si passa con « Se i nostri lunjjhi e crudeli patimenti sono stati espia- zione a tutta Italia, noi li benediciaino ; noi siamo gloriosi olitiques «[ue votre réunion natìonale doit débattre dans la pléuitude de son libre arbitre, et à l'abri de toute influence internationale. Nous avons pro- olaraé le dogme du l'espect des nationalités, des gouvernements et des peuples ; nous ne démentirons jamais ce dogme aussi repectueux pour les peuples et ponr les gonvernant.H (|uo pour nous-mémes. L'iudépendance des nations dans le choix du réjiinie inté- rieur qui leur convient, c'est le di'apeau de la Républiqiie fran- ^taìse. Nona voulons qu'il flotte des deux cutés des Alpes, des deux cAtés des Pyréuées, des deux cAtés du Rhin ! Ni crainte, ni complaisauce, ni sentiment iiième de prédilection ne nous fera démentir ce principe. Il est cehii de la dignité des i)euple3 et de la sécurité des gouvernants dans leurs rapports avec nons ! Mais je me reproche de vous entretenir si longtemps. (Non! (non! Il faut me le pardonner, car je me sens un fière dans tous les tìls de la famille italienue. (Applandissementx.) Ce sont des adieux, sans doute, que je vous fais au nom de la France! Vous eutendez d'ici vos frères de Naples, de Turin, de Ronje, de Florence, de Gènes, qui vous appellent! Vous allez sans doute les rejoindre et les fortitìer bientòt de votre concours dans cette oeuvre pacitique et déjà accomplie, je 1' espère, des coustitutions nouvelles de toute nature que la diversi té des Etats de l'Italie fait svirgir des moeurs, des besoins, des inté- réts, des formes de ses difféi-eiits gouvernements ! ((hii ! oui! noHS y allonn tous !) [1848] KIMSTOLARIO. 71 tacceiula, senza eutrare in questioni politicbe, vi dirò che qui il Governo vedrebbe di mal occhio che il vostro Re fosse proclamato Ke di Lombardia. L'incor- Et bieii, pnisque la Fraiice et l'Italie ne font qu'iui seni noni dans nos sentiments comuinns ponr sa régénération libé- rale, allez dire à l'Italie qn'elle a des enfauts aussi de ce coté des Alpes! {Bravo!) Allez lui dire qiie si elle était attaquée dans son sol on dans son ànie, dans ses liniites ou dans ses libertés, qiie si vos bras ne snttisaient pas à la défendre, ce ne sont plus des v(Bnx seulement, c'est l'appel de la France qne nons Ini offririons ponr la preservar de tont envahissement ! {Bravo» ìinaninies.) Et ne voiis inqniérez pas, ne vons hnniiiiez piis de ce mot, citoyeus de l'Italie libre! Le tenijis a óclairé la France et lui a donne en raison. en sagesse, «'n niodération ce qn'elle eut autrefois en impatience de gioire et en soif de conquète. Nous ne vonlous plns de con(iuètes qu'avec vons et ponr vons! les conqnétes pacifiques de l'esprit hnniain. Nons n'avona jilns d'iimbition que ponr les idées. Nons sommes assez raisonnables et assez géuérenx soiis la Républiqne d'anjourd'hni ponr nous corriger inénie d'un vain amour de gioire! Notre amour ponr l'Italie est désintéressé, et nons n'avons qne l'arabition de la voir aussi impérissable et aiissi grande qne le sol qn'elle a éternisé de son nora. » Grandi applausi al Laraurtiiie, al Governo Provvisorio, alla repubblica avevano salutato la fine del discorso del poeta fran- cese, che trovandosi di fronte all' uomo di cui conosceva le aspi- razioni unitarie italiane e il grande amore per le istituzioni repubblicane, e pure essendo informato delie vicende milanesi e del concorso che ad esse andava apprestando Carlo Al- berlo, non poteva usare un linguaggio diverso, indirizzandosi agli esuli italiani colà presenti, d' ogni gradazione politica. Ma è da supporre che dopo le brevi parole del pesciatino An- drea Luigi Mazzini, e dopo che la deputazione si fu licenziata, il Laniartine intrattenesse 1' eaule genovese sugli avvenimenti polìtici italiani in relazione con quelli di Francia, dei quali è cenno nella nota seguente. Qui va avvertito che quattro giorni dopo Giovanni Ruiììni scrivevaal fratello Agostinoche l'Associa- zione era per sciogliersi di fatto, poiché la maggior parte dei suoi 72 EPISTOLAUIO. fl84 porazione al Piemonte tV un si vasto territorio, sotto un Ke clie domani può trovarsi ostile alla Francia, provocherebbe un intervento diplomatico: né potrebbe essere ammessa senza una specie di concerto europeo. La cosa sarebbe totalmente differente se fosse procla- mata una forma di governo più omoj»:euea a quella della Francia, e dalla quale non avrebbero mai a temere cosa alcuna. (') Sono più che lieto dell'entusiasmo membri si Uispuuevuno ii lasciar Parigi jier l'Italia; aggiun- geva però che v'era chi desiderava «ricostituirla repubbli- canamente,» econcbideva: « Vi furono scene scandalose; l'ele- mento democratico artigiano ha trasognato; vogliono armi, daujiro. bandiera repubblicana, e andare a coniiuistare l'Italia. Né basta. Vogliono che il Comitato si metta alla lor testa, e li guidi. Mazzini è qui; cerca di mettere un po' d'ordine in questa confusione, ma il successo è dubbio.... I buoni, Lamberti, Ruflìni [Giambattista], ecc. sono dolenti, stomacati. In mezzo però a rjuesto fermento di male passioni, nobilissimi, genero- sissimi tratti: operai che olirono 1 loro sparagni d'anni e d'anni per abilitare i poveri a partire. Altri oii're l'orologio, altri toglie alla scorta di viaggio 25 franchi per un pili bisognoso; gli stanziati a Parigi offrono prendere a loro carico il mante- nimento e l'educazione dei figliuoli di chi parte: insomma, come in ogni cosa iimsina. il bene è misto al male. Tutt'insicnie. Mazzini è sfiduciato. Penso che finirà col ricostituire una chiesetta Glorine Italia; eserciterà sempre molta influenza all'interno per mezzo de' suoi fidi che ripatriano; e se la repubblica francese si cons(dida, l'avrà a complice morale, irre- sistiltile entro un certo spazio di tempo, d'una propaganda democratica all'interno. » C. Cagnacci, op. cit., pp. 1526-327. (') Le direttive della politica estera, esposte nella nota del 2 marzo 1848 agli « agenti diplomatici della Repubblica francese, » nella quale il Lamartine aveva dicliiarato che i trattati del 1815 « non esistevano più in diritto agli occhi della Repubblica,» e che, riguardo all'Italia, non avrebbe ammesso che fosse invaso alcun de' suoi « Stati indipendenti, » e anzi protetti i « movimenti legittimi di sviluppo e nazio- nalità de' popoli, » erano .state del tutto sconvolte dopo l'insur- 1 [1848] Ei'isioi.Aiuo. 73 niauifestiitosi iu Cleiiova e dell'accorrere dei nostri. Non posso indovinare clii mandi a voi i fogli inglesi: qualcuna della mie amiche inolesi, che sono molte e buonissime. Forse un giorno lo saprò. Vengo a noi, perdi*} non posso trattenermi più a lungo, lo sono costretto a partir da qui per Lugano^ dove starò un quindici giorni o tre settimane. Ho affari là, e la mia gita è indispensabile. Non ho bisogno di dirvi che rezioiiH milanese, e dopo die il Governo Provvisorio della Lom- bardiu aveva chiesto ainto al Piemonte per cacciare gli Anstriaci da tutto il snolo della patria. Snaturale clie l'nomo il quale guidava allora i destini della Francia considerasse con bene- volenza una forma di governo repubblicano per la Lombardia; ma è ancor più spiegabile che egli — come osservava G. Rnftini — vedesse « di mal occhio P incorporazione della Lombardia al Pieuionte e V ingrandimento iV una potenza padrona della chiave delle Alpi, » che da un giorno all'altro poteva diventare ostile alla Francia (ved. (". Cagnacci, op. cit., i>. 328). AI campo di Carlo Alberto a Pavia si nutrivano invece, almeno in quei primi giorni, altre illusioni: si credeva chcì la Francia approvasse « il movimento del Re in Italia.» e si volesse « anzi secondare, num- dando un esercito d* osservazione al Varo ; » iutine, che non desi- derasse « punto di fomentare la Repubblica» (lett. del conte di Castagnetto a G. Casati, da Pavia. 29 marzo 1848, in Casati-Ca- STAGNKTTO, Carteggio, ecc., cit.. p. 22). Al contrario, da parte degli esuli a Parigi, alenili dei quali in relazione con quegli uomini di Governo, si riteneva clie il Lamartine si disponeva a inviare al Gabinetto di 'l'orino una nota nella quale avrebbe protestato c()ntro la mossa di Carlo Alberto, dando cosi « un gran peso mo- rale alla parte repubblicana a Milano, » dove un redattore del NatioHid, diventato l'organo ufficiale del Governo francese, era andato a « lavorare per la buona causa, cioè per P unione » (Ii>., p. 23). ma certamenteperl' unione repubblicana. Tutto compreso, è (la ammettere che il I^amartiue favorisse P idea, repubblicana in Lombai'dia per l'unica ragione che con ciò non sarebbe mai avvenuta la temuta formazione di uno Stato di dodici milioni d'abitanti alle frontiere ^Jella Francia; e nelP ipotesi che questa unione si fosse verificata, egli era preparato a chiedere dei 74 Kl'lSTOI.AIMO. [1848] viviate tranquilli sul conto mio. (;alcolaiuìo sempre sulla mia esperienza e sul mio amore per voi. Scri- vetemi nondimeno sempre a Parij^i, tinche io non vi dia altro indirizzo. Le vostre lettere mi uiunge- rsìiiiio un ])o' più tiiidi. ma sicure. Il viao'gio mi farà compensi territoriali, ambitissimo fra tutti qiielloilell'iiicoii>ora- zione «Iella Savoia alla Francia. II Lamartine aveva espresso (que- sto er due o tre settimane con voi: poi -r se me lo concederanno — mi rifarò esule, e troverò un altro angolo d'Italia che m'accoglierà. Ma di questo parlerò più a lungo nell'altra mia lettera, dopo che avrò ricevuto la vostra. (^) Credete a ogni modo che ci rive- non gradire l'aiuto della Francia nella lotta intrapresa contro l'Austria, inscenò forse quella misteriosa invasione in Savoia dalla parte di Lione, e protestò in seguito per le vie diploma- tiche (ved. il cap. intitolato: Alleanza co» la Francia, neAV Intro- duzione al Carteggio Casati-Cahtagnktto, cit., pp. Ivij-lxxviij), infine, accantonò un corpo di esercito ai confini del Piemonte. (*) Il Mazzini lasciò Parigi il 1" aprile 1848. Sotto qnella data, G. Ruftini scriveva al fratello Agostino: «Mazzini è partito stamane per la volta di Milano. Son seco Achille e Massimiliano Menotti, Battista Knffini e Vecchi. Non ha piano fisso, e sfido io ; solo desidera essere sui luoghi per trar partito dalla circostanza, ove vi presentino favorevoli alla demo- crazia. » C. Cagnacci, op. cit., p. 328. Impiegò sei giorni per compire il viaggio da Parigi a Lugano, dove il suo arrivo era COSI annnnziato dal corrispondente ticinese della Concordia (n. dell' 11 aprile 1848): «Il nostro celebre Giuseppe Mazzini giungeva il giorno 6 a Lugano venendo da Parigi; ripartiva alla domane per Milano accompagnato dal suo fedele compagno d'esilio Battista Rnftini, e dai tìgli di Ciro Menotti. » C^) Il decreto del 18 marzo 1848, con cui era concessa « piena amnistia e restituzione d'ogni esercizio di diritti poli- tici e civili a tutti i sudditi » del Regno di Piemonte « stati condannati per titolo politico anteriormente alla pubblicazione dello Statnto fondamentale. » imponeva all'art. 2" che gli esnli 76 KFISTOLAKIO. [1848] drenio tra non molto. Certo, come dice il padre, iiou dimenticherò mai il bene che ho ricevuto in Inghil- terra: e un giorno vi ripeterò i tratti d'amore che ho avuto in questi ultimi giorni. Addio, madre mia. conservatevi; abbracciate il padre per me; dite ohe volevano "godere di quel benelicio dovessero « dichiarare per iscritto » dinanzi agli « agenti diplomatici e consolari » sardi, « sul loro onore di voler serbare fedeltà al Sovrano ed obbedire alle legtji dello Stato. » Quella clausola, che fu criti- cata quasi da tutti, e specialmente dal Gioberti, il quale, sia pure contrario già d'allora al Mazzini, giustamente osservava che s'era voluto « imitar Pio, senza avvertire che le circostanze » avevano cambiato (ved. Y. Giobkuti, Lettere n l\ D. PinelU, ril. 7"' [1S48J, ])ear Emilie, I am in Lugano, about leaving for Miian. (\) I bave been travelling day and night; crossing the Aljis on '""l 11 Cara Emilia, Sono a Lugano, sul punto di partire per Milano. Ho viaggiato giorno e notte, traversando le Alpi dal San Got- dal dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indirizzo: «Lamberti. » MMCCCLXXXI. — Pubbl. da E. F. Richards, op. oifc. p. 82. La data si ricava dal timbro postale. (1) Lasciata Parigi la sera del 1° aprile 1848, il Mazzini aveva probabilmente prese la ferrovia che per Provins, Troj-es, |l><48j KFISTOI.AKIO. 81 tbe St. Gotbard, witli real dauger aud aiuidst the sublimest scenes one cau ever see or faiicy. You will receive some day tbe " Scritti d'un Italiano. *' I send tbe first viola dell'Alpi 1 saw. I will write from Milau if I cau remain tbere. I ani well. I bope you are so. Kemember me to ali; blessings ou you, Ever yours Joseph. Cau you [ali] flnd out some Euglisbman at Milau — Cousui, Agent or otber — aud introduce me to himf I could perbaps tìnd some Englisb paper to read in tbat way. tardo, con vero pericolo, in mezzo ai paesaggi più belli che si siano mai vieti o immaginati. Riceverete un giorno o l'altro gli Scritti d'un Italiano. Vi mando la prima viola dell'Alpi che ho visto. Vi scriverò da Milano, se vi posso rimanere. Sto bene. Spero lo stesso di voi. Ricor- datemi a tutti : siate benedetta. Sempre vostro Giuseppe. Potete pescarmi fra tutti quanti a Milano qualche Inglese (Console, Agente od altro) e presentarmi a lui ? Potrei forse trovare in quel modo qualche giornale inglese da leggere. Chanmont, Vésoul, Belfort, Mulhouse (quella stessa che, iiiuugu- ruta nel 1842, è ancora la odierna), lo aveva condotto alla frontiera svizzera. A Mulhouse s'era dovuto fermare per la vidimazione del passaporto, e di là aveva scritto al Lamberti, avvertendolo che il 4 aprile sarebbe stato a Basilea. Il Maz- zini impiegò quindi due giorni per traversare la Svizzera, rive- dendo dopo dodici anni quel Cantone di Soleure che gli era Htato cosi ospitale. Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). fi 82 . KiMSToLAiao. [lf<4Sj MMCCCLXXXII. TO SusANNAH Tancioni, Londoii. Milan, Friday Aprii. 7"' 1848. 1 am ili Italy, at Milan. At tlie frontier the ciistom house officers knewme; they quoted to me vvords from my writings. At Como, half-way fiom Milan. I was snirounded by people, priest and Sono in Italia — a Milano. Alla frontiera, gli ufficiali della dogana mi hanno riconosciuto ; mi hanno citato parole dei miei scritti. A Como, a metà .strada da Milano, sono stato circondato e acclamato da popolani, preti e giovani. MMCCCLXXXII, - Piibbl. da E. F. Richakds, op. eit., pp. 83-84. Come fosse giunta iu mani di Emilia Hawkes, la quale ne trasse in gran parte copia, apparisce da una lett. che suo fratello William inviava alla madre il 18 aprile 1848, la quale si trascrive qui appresso tradotta, anche per dare un saggio dejjli affettnosi ricordi lasciati a Londra dal Mazzini fra i suoi amici inglesi : « Cara mamma — Il capitano Stoizman ha portato ieri sera la copia di una parte di lettera del Mazzini, diretta alla signora Tancioni, la sua ex padrona di casa di Cropley Street: mi è i>arsa cosi interessante, che 1' ho ricopiata per te, e ora te la mando. Desidereremmo di riaverla o di avere almeno il modo di ricopiarla. Oggi sono venute a farci visita Carolina, Emilia e la signora Nathan ; hanno fatto colazione con Bessie, a cui han lasciata 1' acchinsa lettera di Mazzini, che abbiamo avuto incarico di spedirti; e tu sei pregata, a tua volta, di man- darla subito a Shaen, a Old Jewry. Emilia spera di riaverla presto per recarla a Leicester giovedì mattina. Digli perciò che deve rimandarla a Emilia immediatamente. » Ved. il testo originale in E. F. Richards, op. cit., pp. 82-83. [1848] EPisror.AKio. 83 young meli witli sliouts, etc. At Milaii, eiitering- tlie town after iiiue o'clock in the evening. I lieard a voice in tlie Street crying Viva Mazzini ! Ali tliis is very good : but in this large town, full witli uoblos and ridi people, tbiugs are not as I sliould wisb. Tbere is a republican party; but a strong one also tbr Cbarles Albert. We sball see. I felt uioved, deeply iiioved, wlien 1 entered Italy ; but strange. and. sad to say, witliout Joy. Never niiud. If I ani, as I fear, dead to joy, I ani not dead to duty. I write by nigbt before going to bed, tired as I am. To-inorrow. 1 will plunge in tlie midst of ali sorts of men and try to see clearly tbrougb tlie state of tbings. Saturdiiy. I ani surrouuded witli people. I begiii to Avork and witli some cbance of succeeding. A .Miluno, entrando in città dopo le nove di sera, lio udito unu voce nella strada che gridava: Viva Mazzini! Tutto ciò va benissimo; ma in questa grande città, piena di nobili e di persone ricche, le cose non sono come desi- dererei. C'è un partito repubblicano: ma ce n'è anche uno forte per Carlo Alberto. Vedremo. — Mi son sentito commosso, j) rotondamente commosso, quando sono entrato in Italia: ma, cosa strana e triste a dirsi, non ho provato gioia. Non importa. — Se sono, come temo, morto alla gioia, non sono morto al dovere. Scrivo stanotte prima di andare a letto, per quanto io sia stanco. Domani mi tufferò in mezzo ad ogni sorta di uomini e cercherò di vedere con chiarezza quale sia il vero stato delle cose. Sabato. Sono circondato da gente. Incomincio a lavorare e, lo epero, con qualche speranza di riuscita. 84 Kl'ISTOLARIO. [1848| Smuliiy. This inorning I Lave liad the first emotiou tbat Las moved me to tears. Two tliousand Italian sold- iers in the service of Austria, having been ordered at Cremona to fire on the people, refiised: caiised the Austrian officers to fly, aud passing to our fhig, liave come to Milan : they have passed with thcir arras, sorroimded by the people, happy as childieu, with Viva U Ttal'uiy under niy Windows. It was really a moving scene. (') Domenica. Ho provato stamaue la prima emozione che mi lia com- mosso lino alle lacrime. Duemila soldati Italiani, al ser- vizio dell'Austria, avendo ricevuto l'ordine a Cremona di far fuoco sulla popolazione, si sono rifiutati ; hanno costretto gli ufficiali Austriaci a fuggire ed, essendo passati sotto la nostra bandiera, hanno raggiunto Milano; hanno sfilato sotto le mie finestre con le loro armi, circondati dal popolo, felici come ragazzi, gridando: Viva l' Italia. Era proprio una scena commovente. (1) La mattina del 19 marzo 1848 Cremona insorgeva, spie- gando la bandiera tricolore al palazzo del connine; il giorno dopo, il popolo irrompeva contro le caserme, dov'erano stan- ziati tre battaglioni italiani, dne intitolati Jrciduca Alberto, al coniando del barone Winfeu, il terzo, Ceccopieri, coniaudato dal Zagheu. I soldati di quest' ultimo battaglione, dopo di essersi negati di combattere contro gl'insorti, faceva causa comune con essi, mentre qnelli degli altri due, sotto il coniando di un tenente colonnello austriaco, a' accampavano su piazza Castello con tre squadroni di ulani e sei pezzi d'artiglieria. Nella notte dal 20 al 21 lo stato maggiore austriaco, presieduto dal generale Schoenhals, capitolava al Municipio, lasciando truppe, bagagli, artiglieria e munizioni in mani del popolo, ottenendo sicurezza [1848] Ki'isror.AKio. 85 Tliis night aiiother scene : wbilst I was taking a Clip of coffee, there carne in teu or twelve offìcers asking for me; tlien I lieard shoiits of Viva Maz- zini. Tliey lecl me to the door: the Square was crowd- ed with people. Then they presented me with a flag. I spoke a few words. Then I was led up to the wiudow with torches and the tlag. The people were shonting fike madmen. I spoke agaiu. Then there carne a depii- tation from the Provisionai Government to ask me to go to them. I went; talked a great deal to tliem. Stanotte un' altra scena ; mentre stavo prendendo una tazza dì caffè, sono entrati dieci o dodici ufficiali chie- dendo di me. Allora ho udito grida di Viva Mazzini. Mi hanno condotto in istrada: la piazza era gremita di persone. Mi hanno date una bandiera; ho detto alcune parole, poi mi hanno accompagnato su, ad una finestra, con torcie e una bandiera. La gente gridava come pazza; ho parlato ancora. Allora è venuta una deputazione del Governo Provvisorio per chiedermi di andar da loro. Ci personale di tutta l'urticialità sino al confine del Tirolo. I soldati del rej^ijiraento Ceccopieri arrivarono a Milano la sera del- l' 8 aprile. « Alle 6 poni. — scriveva la Patria di quattro «fiorni dopo — giunse un corpo di 2.500 Italiani, che hanno lasciato l'esercito austriaco con tutte le armi. Tutta Milano corse ad incon- trarli. Cosi la Guardia Civica con la banda. L' entusiasmo da una parte e dall'altra è indicibile. I soldati imbrandivano fiera- mente Tamii austriache e giuravano di vendicar l'onta invo- lontaria d'averle portate, con servirsene contro gli Austriaci. Esse avevano sempre la esecrata uniforme bianca; ma il veder sopra essa la coccarda e i nastri tricolori, vedere nelle loro mani le liandiere italiane, parca che quella uniforme fosse spo- glia de' nemici, e augurio di piena vittoria. La truppa sfilò sotto il Governo Provvisorio, e fece il giuramento della Indi- pendenza d'Italia. » 86 KPISTOI-AKIO. [1848] Theii, at half-past ten, there (;aiiie anotlier ciowd with music. 1 was obliged to come oiit aud speak a few words from the wiudows of the Government. Theii I had some forty or flfty (renoese couiing to me, kissing my face and snatching my liands, etc, etc. Ali this sljowing how strong tlie re]ìublican feeling is.... sono andato: lio parlato a lungo. Poi alle dieci e mezzo è venuto un assembramento di persone con la musica: sono stato costretto a mostrarmi ed a dire alcune parole dalle finestre del Governo Provvisorio. Infine son venuti a trovarmi quaranta o cinquanta Genovesi e mi hanno ba- ciato in viso e mi hanno afferrato le mani, ecc., ecc. Tutto questo dimostra quanto sia forte il sentimento repubblicano MMCCOLXXXni. Ai.i.A Madrk, a Genova. [Milano], 7 aprile 1848. (Jara madre, Vi sorprenderà il ricevere lettere mie da qui: tant'è. Sono a Milano. È la prima sera: sono giunto due ore fa, e siccome so che domani non potrò respirare, scrivo due linee prima d'andare a letto. Ho viaggiato notte e giorno, da Parigi a ^Lulhouse, a Bàie, a Lu- cerna, al Ticino. Ho passato il San Gottardo, in MMCCCLXXXIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella raccolta Nathau. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò: «7 aprile 1848, con indirizzo. » [1848] Kl'ISTOI.AKIO. 87 mezzo alle nevi, e Jiella scesa, sulla slitta, anche con certo pericolo. Mi sono fermato alcune ore a rjuarve e disse che l'unico voto del Governo provvisorio era per l' indi- pendenza Italiana e per !" unità Italica. Dopo nuovi viva a Casati si tornò sotto al balcone del Mazzini, il (puile \ enne ancora a salutare il popolo; ed abbracciando la bandiera trico- lore che là stava spiegata, disse che in quell'abbraccio inten- deva di abbracciare tutti i fratelli Italiani, e si ritirò conimos.so fra i plausi di un popolo jMir esso fortemente counnosso. Allora un grido universale si alzava e tutti raccomandavano di ritor- nare all' ordine, all' ordine, a casa.... UiHciamo lavorare in iiace gli uomini ai quali abbiamo affidato la grave causa dello Slato. La quiete subentrò, e tutti si ritiraron.0. Fu un vero com- movente spettacolo il vedere sulla piazza a due balconi opposti festeggiati nello stesso tempo il patrocinatore e il martire del- l'indipendenza Italiana, ed il sostenitore della liberazione di Milano: Mazzini e Casati. Verso lo ore 10 della sera una banda nxusicale di cittadini si portò sotto le tìnestre della casa PoUi-Pezzoli per festeggiare il Casati che venne chianuito replicatamente ; nui o non fosse egli in casa o non sentisse l'invito abitando verso corte non comparve. Allora si gridò Viva la principe8xa Behjiojono ed essa comjìarve al balcone facendo saluti al popolo e gridando Viva i Milanesi, riva le armi italiane, viva l'unione Italiana. — Dopo gli iterati viva del popolo plaudente la lianda ne parti di là suonando e si recò sotto le finestre del Mazzini alla Bella Venezia. Si aveva già gridato lumi, e si vide per la seconda volta illuminata la piazza. Allora fra i viva si cominciò a suonare, ed a chiamare il Mazzini, e mentre tutti lo attendevano al balcone dell' albergo, comparve invece a quello del Governo fra alcuni membri del medesimo. [1848] icpisToi^AUio. 91 MMC(:!(3LXXXIV. AI Bresciani. Milano, 8 aprile 1848. Fratelli miei dn Brescia, Concedete a uu fratello che ha incoutrato lieta- mente per diciassette anni i sagrifìcii d' una vita La musica si ililiiiigò allora sotto (jiielle iìuestre, e dopo uu lieto cica generale si impose siIen//io e Mazzini prese a dire commosso « che avea parlato dalle sue tìnestre gridando cìva all'unione Italiana, che gli era dolce poter ora parlare da ciucile del Governo provvisorio ripetendo lo stesso cìva. Ch'egli sperava venisse da ciò arguito quanto egli desiderasse di met- tere d'accordo le sue idee sull'Italia coi membri del Governo provvisorio, i quali come aveano sancite le gloriose gesta dei Milanesi col rifiutare l'armistizio offerto da Radetzki nei giorni della battaglia, cosi le sanciva coli' adoperarsi a tutta possa ntjl sollecitare le disposizioni necessarie perché la nazione potesse essa stessa pi'onnnciarsi sulla forma di governo e sui propri destini. Dopo rejjlicati cica, la folla si portò sotto le finestre della Signora Azeglio, ove la banda suonò uu pezzo di musica, e il popolo fece plauso alla marchesa comparsa al balcone, indi si disperse. » MMCCCLXXXIV. — Pubbl. nel supplemento alla Gazzetta di Milano del 12 aprile 1848, quindi nella Lega Italiana e nella Concordia del 15 aprile 1848, ecc. Nel primo di quei periodici è preceduta ilalle seguenti parole : « Un illustre Bresciano caldo d' amore non-eolo per la città che lo vide nascere, ma per la comune patria italiana e per la concordia di tutti i popoli, che prima la dividevano, e che oramai formar non debbono piti che uu popolo solo, or sono «juattro giorni otteneva da Giuseppe Mazzini la seguente let- tera esortativa a' suoi l^atelli da Brescia. Oh come è dolce 92 Ki'iSTor.AHio. [1848J d'esilio, sperando che fruttassero iu qualche modo alla patria comune, una parola franca e di consiolio udir 1' eloquente apostolo della Libertà, il pili costante o foi- midabil nemico del Dispotismo, dopo lungo esilio, rivolgerci ora davricino le sue potenti parole confortando tutti alla fra- tellanza e all' Unità, donde solo può venire 1' Indipendenza e la Forza, e distogliendo dalle gare e dai dissidii municipali che furono a noi seme per si lungo tempo di avvilimenti e di servaggio! E già i Bresciani hanno prevenuto le sue pa- role e i suoi voti, unendosi alla causa comune, col mandare, <;ome aiibìam già annunziato, un' de' loro rappresentanti a seder nel Governo centrale della Lombardia. » Il Mazzini, che accolse gran parte di questa lett. nella ediz. daelliana {S. E. I., voi. VII, pag. 177), avvertiva che erano le sue « prime pa- role » non appena arrivato a Milano, iudirizzat»' « ai Bresciani, i «juali si querelavano, per non sapeva quale fiiccenda interna, di Milano. » A Brescia, lino dal 22 marzo si era composto un Governo Provvisorio, a capo del quale era stato eletto Carlo Lechi, riuscito per pochi voti avuti in meno dal suo compe- titore Giacinto Mompiani. Come iu tutte le altre città lom- barde, formavano quella rappresentanza uomini di opposte tendenze. Uno di essi, forse Giuseppe Borghetti, cosi narrava il dissidio sorto tra Milano e Brescia, in certi lìicordi d'un membro del dover tio Provvisorio, pubbl. nell'-J rc/iirio Triennale bielle cose d'Italia (voi. Ili, pp. 800-80.S) : « Il 27, Mompiani e Longo. usciti di città con loro cavalli, come ])er andare in qualche vicino luogo, quando furono a Ospitaletto preaero cavalli di posta, recandosi secretamente a Milano. L'incaricato «Iella pubblica vigilanza mandò persona che rilevò il fatto. Giunti a Milano, ebbero un seci-cto convegno nell'albergo di San Marco con Casati. Borromeo, il cremonese Pi.izza. ed altri ; « quivi deliberarono di promuovere immediatamente, contro la pubblica promessa, la dedizione al l'iemonte, facendo partire il movimento dalle provimie. Infatti, la mattina del 29, liongo reduce da Milano disse in seduta: — Sarebbe gran ventura per Brescia, se potesse porsi iniziatrice dell' unione col Piemonte. Io mi opposi come a cosa contraria ai patti, e che avrebbe dissi v- viati i cittadini dal pensiero della guerra. Mompiani, solo, sostenne la proposta, la quale, perché i promotori non avevano [1848] Ki'l«Toi,Alpo8Ì, perché era mio intendimento che si dovesse solamente stipulare una federazione armata, parendomi superfluo, finché si aveva il nemico alle porte, un nuovo potere meramente civile. K in- fatti la sommissione di Brescia al Governo Provvisorio di Mi- lano non ebbe effetto se non dopo la circolare di Mazzini: Jt fratelli di Brescia. Io aveva proposto che s'interpellasse prima il Governo di Milano, per sapere quanti membri dovesse for- nire quel Governo delle provincie. Diedi per ragione che lo Stato provvisorio potrebbe ben durare lungo tempo, e quindi il Governo centrale potrebbe sentirsi chiamato a far decreti che toccassero gravemente li interessi delle provincie. Ammessa la mia proposta, furono a tal uopo inviati a Milano Dossi e Lagorio. Riportarono la vaga risposta che certamente Milano avrebbe avuto minor numero di deputati che le provincie. Pa- rendomi ciò troppo indeterminato, proposi che ciascuna pro- vincia dovesse avere un deputato, e Milano ne avesse tre. Mentre ciò si poneva a processo verbale, comparve in Governo il conte Cesare Giulini, membro del Governo di Milano; fu fatto sedere a lato del presidente, e gli si diede parte di quanto si trattava. Udito che Milano solo doveva avere tre membri, egli disse che era nn partito ben generoso. Io e Bargnani gli dimandammo s'egli avesse veste uf3ficiale, nel qual caso si po- teva stipulare immantinente. Giulini disse che le sue parole erano officiose, non officiali. Quando egli fu uscito, si compiè il processo verbale; e Dossi venne di nuovo inviato a Milano, d'onde scrisse in questi precisi termini, affidando la lettera 94 Kr'XSTOi-AKio. [1848] lano. Non posso, né voglio entrare in discussione con voi sulle basi del dissidio: avrei bisogno per questo di addentrarmi nello studio dei fatti più che non mi è dato. Ma sento che se anche la ragione fosse tutta dalhi vostra parte, ciò non muterebbe il mio consiglio. Ciò che in questi giorni sui^remi, so- lenni, meravigliosi, la patria domanda a tutti i suoi figli, è potenza di sagrifìcio. Se anche aveste diritti da rivendicare, voi dovete dimenticarli, e ditt'erirne l'esercizio fino all'emancipazione del suolo italiano, lino alla cacciata dello straniero. Allora 1' mdividno rinascerà. Oggi l'uomo non è che l'incarnazione d'un do- vere. Troppo grandi cose avete da fare, perché vi sia lecito pensare alle locali vertenze. Avete in mira, voi come Milano, come tutte 1' altre città dello Stato, i destini di ventiquattro milioni d' uomini che vi sono fratelli, il rinnovainento della terra che v'ha dato la vita, la creazione d' un po]>olo, gran i)arte dei fati europei, però che i fati euroi)ei dipendono essenzialmente da noi. E a compiere i vostri doveri avete d'uopo di miracoli d'amore: avete d' uopo di sorridere come a gioia suprema, ad ogni sagrifìcio all'oretìce Giiala. — ' 8ono stato accolto dal Governo di Mi- lano come un cane ; mi accorgo che siamo assorbiti e non riuniti? Le circostanze sono però cosi urgenti (aspirava ad esser membro •egli stesso del Governo di Milano), che bisogna chinare il capo « accettare; tutti i presenti chinarono infatti il capo; ma io dissi doversi inviare immantinente a Milano un inviato straor- diiuirio colla perentoria dichiarazione che se, dentro a 24 ore, non si accettasse la proposta di Brescia, questa provincia si sa- rebbe imìnantinente ricongiunta alla repubblica veneta. La proposta venne l'espinta ; e si aderì alle esigenze del Governo di Milano, il quale conservando otto de' snoi membri, ne animise sette, in tutto, dalle provincie. » [1848] KITSTOI.AKIO. 95 d'iudividualità, che le circostanze vi chieggano. Ho sentito ieri, vedendo sfilare i soldati del reggimento Ceccopieri tornati alla bandiera della i)atria, un bi- sogno prepotente d' abbracciar con amore il mio primo nemico, un bisogno di qualche grande sagri- ficio pel bene comune, per farmi degno della mia contrada. Voi tutti sentite com' io sento. Sagrificate dunque i vostri particolari diritti o riclami all' urgenza delle circostanze. In nome di ciò cbe vi è di più santo, in nome di Dio, in nome del popolo, scordate tutto, aggiustate ogni cosa fino alFenuincipazione del paese. L' Italia. 1' Enro]>a intera ci guardano. I nemici dicono sogghignando che noi risorgiamo alle gare di municipio; alle gare che ci hanno tenuto per tre- cento anni nel servaggio e nell'avvilimento. Quei che negano la possibilità delP unità nostra additano, ingigantiscono ogni dissidio in velleità di repubbli- chette del medio evo. L'esempio d'una piccola di- scordia può riescire funesto. Ogni città può rivendicare gli stessi diritti, e conchiudere in un' anarchia rovinosa. Amici miei, pensate alla patria comune. Io co- nosco gli uomini che qui reggono e le necessità della loro posizione. Se anche errassero,' voi dovete sagrificare per ora ogni senso di reazione all'intento. Scrivo in fretta ; ma voi m' intendete meglio eh' io non dico. Amate il fratello Giuseppe Mazzini. 96 KI'ISTOLAKIO. [1848] .MMCCCLXXXV. A Domenico Ci ochiaki. u V;ilenza. Miliiiio, 9 iiprile 1848. Caro signor Cuccliiari, 11 (ìoveruo Provvisorio ni' incarica d'iuvitarvi a Milano, per entrare, col vostro grado, uell' esercito italiano che si va formando. Vogliate, se accettate l'ofterta, farlo quanto piii sollecitamente potete. Dio voglia ch'io possa vedervi qui dove si combattono i fati d'Italia contro lo straniero. Addio. Vostro fratello ed amico Gius. Mazzini. MMCCCLXXXV. — Pubbl. tlii G. fivou?. a, Esuli EhUusì in Piemonte {ne^W Archivio Emiliano del llisorgimento Naziouale, u. I [1907], fase. 20, p. 143). Su Domenico Cuochiari, esule carra- rese del 1831, ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. II, p. 85, e voi. VI, p. 327-329. Egli fu pronto a corrispondere all' in- vito del Mazzini, e il 20 maggio lasciò per seuipre la Spagna. Fu però ricevuto freddamente dal Governo Provvisorio della Lom- bardia, che non era più in buoni termini col Mazzini e avver- sava 1' elemento militare volontario, e allora andò a Modena. Con questo invito a D. Cucchiari, il Mazzini cominciava a disim- peguare il compito commessogli dal Governo Provvisorio di Lombardia di richiamare in patria, e far correre su Milano, gli esuli italiani che avevano maggiormente illustrato il loro nome nelle guerre di Portogallo e di Spagna. Nei Cenni e documenti intorno all'insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848 (Italia del Popolo di Losanna, voi. II, p. 18) egli scriveva a questo proposito : « Ricordo che alle mie richieste insistenti perché a render pili sempre nazionale la guerra e a prefiggere al giovine esercito [dei volontari] uomini già esperti delle [1S4?<] K P 1 STOLA HI O. 97 MMCCCLXXXVI. A GiLSEi'PK Lambkim'i. ;i Parigi. [Milano], 9 aprile [1848]. Caro Giuseppe, Non posso più scrivere die aWa uapoleonica pev mera mancanza di tempo. Son qui — ho traversato l'Alpi cou vero pericolo, specialmente nella discesa. Ho provato emozioni grandi sull'Ali)i: quanto all'Italia, sono invecchiato e mi pare ])ur troppo di portare la catena dell' esilio con me. Lasciamo andar questo e tacciamo il nostro dovere. Le cose della <;uerra van bene. 11 Governo, meno tre buoni. Correnti, Porro, e Guerrieri, è debole: pende all'Albertismo: cosi, molti dell' alte, classi; v'è però un partito repubblicano forte e deciso, non bisognoso che d'organizzazione. (') guerre d'insurrezione, si chiamassero i nostri esuli ufficiali in Grecia, in Ispagna, ed altrove, m'ebbi risposta, ohe non si sa- peva ove fossero. Non mi stancai, ed ottenni, dacch'io lo sapeva, facoltà di chiamarli e tìrma, a convalidare il mio invito, del Segre- tario Cesare Correnti [ved. infatti la lett. MMCCCLXXXIX], Ma quando giunsero, il ministro Collegno, allegando mutate le circostanze, da pochi in fuori, li ricusò. » E in nota aggiun- geva: «Il maggiore Enrico Cialdiui disse al Collegno ' eh' ei non voleva aver viaggiato per nulla, e che prima di ripartir per la Spagna, sarebbe andato sul Veneto a cercarvi, come milite, una ferita italiana. ' V'andò, e fu ferito. » MMCCCLXXXVI. — Pubbl. da D. Giuriati, Duecento let- tere, ece^., cit., pp. 287-289. Qui si riscontra sull'autografo, pos- seduto dal dr. Daniele Vare. Non ha indirizzo. (*) Il Governo Provvisorio della Lombardia, formatosi il 22 marzo 1848, era cosi composto : Gabrio Casati, Presidente, Mazzini, Seritti. ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 7 i)8 KIMSTOLAKH). [1848] M'occupo (li darla. E se un fatto brillante non viene a dare un' occasione propizia a 0[arlo] A[lberto], forse vinceremo. Ti dirò via via quel cbe faccio, se resti molto; ma il meglio è, cbe tu te ne venga in Italia, l'antico podestà di Milano, persona d'incerte decisioni, cui risale forse la responsabilità di gran parte degli errori commessi a Milano durante il tormentoso periodo cbe si cbiuse con la catastrofe del 6 agosto ; e di Vitaliano Borromeo, Giuseppe Burini, Pompeo Litta, Gaetano Strigelli, Cesare Giulini, Antonio Beretta, Anselmo Guerrieri, Marco Greppi e Alessandro Porro. Cesare Cor- renti, dapprima seguace, divenuto poi avvei'sario del Mazzini (ved. S. E. I., voi, VII, pp. 176-179), disimpegnava le funzioni di Segretario Generale. Sulle varie tendenze di questi uomini ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'ago- sto 1848; Milano, Cogliati, 1906. p. 132 e segg. L' 8 aprile, sentita « la necessità d' un Governo forte centrale, » erano disciolti tutti i Governi provvisorii locali, ì quali avevano facoltà « di deputare fra essi da uno a tre men\bri » da aggiun- gersi « alla Congregazione Provinciale. » Tutte le città lombarde, ad eccezione di Brescia, clie vi si decise più tardi (ved. la noti» alla lett. MMCCCLXXXIV), accettarono quella proposta, oTido fu istituito un « Governo Provvisorio centrale di Lombardia, » dal quale, oltre il Porro, chiamato a presiedere la commissione incaricata di studiare e proporre il progetto della legge elet- torale, usci Marco Greppi, mentre vi furono aggiunti : G. Tur- ioni per Pavia, P. Moroni per Bergamo, F. Rezzonico per Como, A. Carbonera per la Valtellina, 1' ab. L. Anelli per Lodi e Crema, e A. Grasselli per Cremona. Anselmo Guerrieri, man- tovano, rappresentava le idee pili avanzate nel Governo Pr()v- visorio, e fu per questa ragione che uno storico di parte mode- rata lo trattò crudelmente, ma ingiustamente (ved. C. Cas.\ti, Nuove rivelazioni sui fatti di Milano nel 1847-1848 ; Milano, Hoejdi, 1885, voi, II, p. 131, passim, e C. Gueruikki-Gonz-aga, Per Anselmo Guerrieri-Gonzaga, nella Rivista del Risorgimento Italiano, a. Ili [1898], p. 621 e segg.). Notizie preziose, sebbene non sempre imparziali, sugli uomini del partito repubblicano in Milano durante quei mesi, si leggono nello Memorie del conte E. Martini (in C. Pagani, op. cit., p. 32 e segg.; e ved. puro a pag. 175 e segg.). (1S48J KPisroi.AKio. 99 quanto pili presto puoi. Scrivimi subito, dimmi per dove vai: perché se vai per Livorno, ti darò istru- zioni: se vieni qui direttamente, non ho nulla da dirti. Dov'è D'Apice? è venuto o no? se sì, fa di man- darlo subito qui: credo che potrò far<>li ottenere servizio col suo grado subito ; ma se ritarda, i concor- renti son molti. (^) Lizabe venga subito. — Abbiam bisogno di lui pel (riornale dell'Associazione Nazionale. Mi duole non aver notizie della riunione: i volon- tari-partono? Ho avuto in (juesto momento la prima emozione; e ho i)ianto come un ragazzo: 2000 uomini incirca ita- liani del Keggimento Ceccopieri, si son rivoltati a ( Cre- mona ; gii ufficiali Austriaci sono fuggiti, ed essi sono giunti a Milano: l'ovazione della popolazione intorno ad essi era indescrivibile: essi felici, come fanciulli. Quanto alki questione coll'Austria non v'è più da pensare: m'occuperò esclusivamente dell'altra. Avrò bisogno, prelevato il danaro per Lizabe, D'Api(;e. e che so io, del mio danaro qui : dillo a Michele : se ne occupi : se vien e^li o tu, o un fidato, mandatelo: o lo manderete per effetto. (^) D. D'Apice, clie da Loiiclrii era andato a Parigi, si dispo- neva in qiiei giorni a tornare in patria. ìseW Italia del 29 a- prile 1848 si leggeva: « Il Governo Provvisorio di Milano ha nominato il Generale D'Apice napoletano, noto per la sna bra- vura e perizia militare, per dirigere le operazioni del Tirolo. » Era però notizia inesatta, poiché a qnel comando fu destinato dapprima l'AUeniandi, dipoi il Durando. Invece, il D'Apice ebbe un comando in sott' ordine, e ancor prima della caduta di Milano, fu alla testa dei volontari del Tonale e dello Stelvio, decisi a continuare nella resistenza. Per maggiori notizie vcd. G. Sforza, Il Mazzini in Toscana nel 1849 (nella Bivisia Sto- rica del insorgimento Italiano, a. Ili [1898], pp. 756-758). 100 Kl'lSrOKAKIO. [18JS] Scrivete a Milano all'indirizzo Pietro Speranza: fermo in posta: senz' altra sottocoperta. Qui, questa sera, ini lian fatto un'ovazione, della «juale non posso darti un'idea: tanto pronunziata, che dopo cinque minuti il Governo lia creduto dovermi chiamare a complimentarmi. È un'ovazione al prin- cipio repubblicano, die è significante. Addio: ama il » tuo (lllTSEPPK, Dà l'acchiusa a Bastide sollecitamente. Le<;fjila e sia che tu parli, sia che parli Michele, appo due sole lett., intitolate: Hier et aujonrd'hui (del 7 marzo) e Jujourd'hni et deinain (del 19 marzo 1848). Furono ristampate in G. Sand, Questions poliliqnes et noeiales, cit.. pp. 202-224. MMCCCLXXXVIII. - Pubbl. nella Gazzetta di Milano dell' 11 aprile 1848. Le parole del Mazzini stanno infatti nel n. del 9 aprile 1848 dello stesso periodico. [184S] KPISTOI.AKIO. 103 l' uuicji versione esatta (Ielle parole eh* io pronunziai dalie finestre del Palazzo del Governo l'rovvisoiio Ritrova nel vostro Giornale del 9. (^) Kiconoscentissimo alle espressioni d'affetto contenute si nel vostro (Gior- nale che nel 22 Marzo, sono, signor Editore, devot.nio vostro (riusEPPE Mazzini. (') 11 i*:^ Marzo, nel ii. tiel 9 aprile 1848. aveva salutato con parole di granile eiitnsiasino 1' arrivo a Milano ili G. Mazzini; se non clie, a un certo momento, il periodico faceva le seguenti osservazioni, che non rispecchiavano del tutto il pensiero che animava in quei giorni l'agitatore. «Ma di un altro merito ancor più grande, se è possibile, vogliamo saper grado a Giu- seppe Mazzini, ed è il sacritìzio che egli ha fatto della sua potente individualità morale per contemperare in una ragione diversa di procedimento i suoi coi nostri sforzi per la causa comune. Perciocché, quando vide clie le speranze di un futuro risorgimento non potevano, in alcuni Stati d'Italia, attuarsi altrimenti che collo stringerci d'attorno ai governi indigeni, incoraggiandoli a tórsi dalla tutela dello straniero, a muovere con piede più franco sulle vie delle riforme, egli non disdisse a questo proposito, ma lo santificò, lo rese più ettìcace colla lode, coli' esempio. «Ora egli è a concpiista die abbiamo ottenuta, l)enclié non piena ancora, dell' indipendenza, e della libertà, è grande: noi ne sentiamo già tutto il prezzo, liberi, potenti e volenti come siamo nell'esercizio di tutte le nostre forze. La forma non deve fnllire albi sostanza, come quella che le è inte- ramente serva, né si jìmò da lei iscompap[nare. » MMCCCLXXXIX. — Pnbbl. dapprima neW Archivio trieniuiìc delle cose ati'ia tua: opera a seconda. Anni il tuo (J. ^Fazzini. TO EiMii.iK Hawkks. LoimIoii. |MiIiiii]. iipiil 11"' |1848). Fi'om ]\Iilan! It lias beeii iiiipossible. dear Emilie, to write a word ì)etbre: I liave beeii tliese forty-eijilit liours «iontinnously surronnded l)y people ott' ali deseri- ptioiis. I «end a, paper containing- some aeconnt of iiiy reception liere : it was sudi tliat I wislied you ali lnM'e, beeanse I kiiow you would Imve felt liap- picr than i did: I liad felt far more in the moining in seeins: some two tliousand of our Italian sobliers 1 1 iiprilc. Da Milano! Mi è stato impossibile, cara Eiiiiliii, di scrivervi fino iiil ora una parola: durante queste quarantotto ore sono stato continuamente circondato da ogni sorta di persone. Vi mando un giornale contenente una specie di resoconto dell'accoglienza clie mi lianno fatta qui: è stata tale che ho desiderato di avervi tutti vicini, perdio so che vi sareste sentiti ben pili felici di me: io mi ero sentito molto più felice la mattina, vedendo passare sotto le mie finestre, in mezzo al popolo pazzo di gioia, circa duemiha dei nostri soldati italiani, appartenenti alhi legione Ceccopieri. clie MMCCCXC. — Pubi)], da E. F. Kichauds. op. oit., pp. 84-85. [1S48J KIMSTOI.AKIO. 107 belongin^ to tlie Ceccopieri Legioii, aiid wlio liad left en masne ut Cremona, the Austi'iaii ì\ì\*ì, i»assing under iiiy Windows in the niidst of the people frantic with Joy, they themselves lookinjf intoxicated Avith the feeling of beinj? [for] once in their lite loved by their conntryinen. Stili, there was an iniportance in niy own reception: it was n rei)ublican nianifestation. At the t'rontier, the custoni house offlcers (pioted U* me bits of my writin. 194). Ma è ovvio avvertire che la nuova orientazione era stata impressa dal Bastide, ([UJindo era stato chiamato a dirigere la politica estera francese. (1) Segretario di A. Bixio era Carlo Gourane, che ai primi d'aprile era and.ato appunto da Torino a Milano (ved. C Pa- gani, op. cit., p. 395). Del resto, la Lombardia era soleata da emissari francesi (In., p. 414), fra i quali quel « Mr. Sala, oriundo di Genova, redattore del National, » che trovnvasi al [184X1 KIMSTOI.AHIO. 119 Adieii, moli amie: écrive/>-inoi un mot si vous le pouvez. Il me teni dii bien. Piirlez iiioi de vous, de l'étiit des elioses à Paris, de votre Journal, (') de vos bulletiiis, doiit je voudrais bien pouvoir avoir la col- leetion. Salut à Maurice et à Borie. Aimez un \nn\ votre ami JOSEPH. Tàche/, vous et vos amis, de servir aussi notte cause. Elle est la vótre; elle est celle de l'Humanité. Qiie vos aniis du National ne nous précbent plus la t'édération ; elle peut ètre un fait transitoire à a«*cei>ter: maisjamais une théorie, un but à atteindre pour l'Italie, lòlle nous donnerait. si elle venait à recevoir une siU'te de sanction léj^ale, tont le muni- cipalisme dont on aftecte de tant s'effrayer. MMCCCXCIl. AI, if. [1848| nn abbraccio. Quanto a lui. desidera mandare una .scliioi»pettata ag^li Austriaci per propria (!ousolazione. Quanto a ine. desidero raccomandartelo: e desidero vivissimamente clie tu possa trovar fuori uiui buona intenzione e due minuti di temjK) per iscrivermi due linee e dirmi sinceramente il tuo pensiero circa alle sorti della gfuerra. e alle sorti politiche che credi ai)partenere alla Lombi) rdia. 1^] buono che sappiamo tutti 1' uno dell' altro il (iome pensiamo ])er ben pon- derare sulla via da tenersi. Ti jjiungerà col Pistrucci un altro volontario che ti ra<'<'omando ef>ualmente con caloi-e. E<»li è Susanna, piemontese. e(;cellentc italiano ed amico. Ama sem|)re il , ' tuo (tHt.s. Mazzini. )». :ì2. Micliole Nji]Kileone Alleiiiiindi, oiiiiiulo genovese e tiglio (li un f. siile del 1821, era stato in relazione col Mazzini lino dal 183o (ved. le lett. CC^LXXXI e CCCVIII). quindi aveva conbattnto in Spagna, inline in .Svizzera, durante la guerra del Sondeibund. Di sensi rigidamente repubblicani, alla notizia del- l'insurrezione lombarda era corso a Milano, dove il 1° aprile quel GoA'erno Provvisorio, su proposta del Giulini, lo aveva nomina tocomandanteiielieqnattro colonne di volontari avviatesi sul Tirolo. La sua « destinazione non era piaciuta al Franzini (ved. Casati-Castagnktto. Varfeggio, cit., p. 47) ; e fin dai primi giorni delle operazioni militari si trovò in contrasto pure con 1 suoi ufficiali, specialmente, come l'Allemandi stesso affer- nniva, per opern. del Collegno, Ministio della Guerra, elie lo ubblicano. anzi nn (iomunista. » Ì'I a ogni modo da osservare che l'Allemandi era tenuto in sospetto dal Governo Provvisorio per le continue gite che faceva a Milano, intrattenendosi di preferenza col Mazzini. Dovette quindi di- mettersi e il 26 aprile cedere il comando al Durando. Tor- nato a Milano, fn oggetto delle più atroci calunnie e accusato di essorsi venduto al nemico (ved. il Pensiero Itnlìaìio del 29 aprile 1848). ma egli seppe far trionfare la sua innocenza [1848J KPISTOI.AKK.. 121 MMCCCXCIIl. A Fkdkuico Cami'anum.a. il Genova. Milano, 14 aprile l8-^^. Caro Federico. La tua dimanda circa l' elezione mia alla Camera m'è già stata fatta da altri (renovesi. C) Ad essi ho (ved. il II. del 4 maggio dello stesso periodico), al punto che nei tristi giorni del luglio si ricorse a lui quando fu chiesto r intervento militare della Svizzei-a. Ved. I voìonlari in Lom- bardia e nel Tirulo V aprile del IS-tS. Cenni storici del generale Ali.k- MAXDi ; Berna. Haller, 1849, p. 12 e segg. MMCCCXCIIl. — Puhbl. nel Corriere di Genova, n. del 10 marzo 1908. Ma era stata prima pubbl. da F. Donavek, Genora nei primi mesi del i848 (in Bivisfa Stoyica del Risorgi- mento, a. Ili [1898], p. 191), trascritta, coni' era, nella lunga lett., già cit., di Antonio Doria al Ministro Y. Ricci. Qui si riscontra con l'autografo, conservalo nel Museo del Risorgi- mento di Genova. (') Fu già visto che non appena rese note le condizioni fatte per godere dell'amnistia piemontese, il Mazzini aveva dichia- rato alla madre di non poterle accettare; aggiungeva però che vi 8.areb))e stato nn mezzo per farlo rientrare in patria, conci- liaiido il suo « onore » col « desiderio » di riabbracciare i parenti : ed era che « i suoi compatrioti lo portassero candidato alia Camera » (ved. la letr.. MMCCCI^XXVII). Questo desiderio era espresso il 31 marzo 1848, quando il Mazzini, sia pure dispo- nendosi a lasciar Parigi e ad accostarsi all'Italia, non aveva ancora ben detinita la linea di (u>ndotta che avrebbe seguita di fronte alla jiolitica piemontese^ in Lombardia; e, non ostante egli dichiarasse che era « (piasi impossibile a realizzarsi. » quello stesso desiderio trovava gradita accoglienza presso la madre e presso i suoi amici di Genova, che ne avevano avnta notizia, e si adoperarono subito a renderlo possibile. Uno dei pili caldi fautori della candidatura mazziniana fu il libraio Antonio Doria, antico aHìliato alla Giovine Italia, e perseguitato per le congiure 122 KIMSIOLAHIO. [1848] risposto col fatto ch'io non aveva accettato ancora l'anmistia: e non aveva, deciso ancora se l'accetterei del 1833 (ved. le lert. CIX e CCCXXLI), .segretario di ([iiel Cir- colo Nazionale fondato a Genova il o aprile 1848. in vista iii>[iinito della lotta elettorale (ved. F. Donavkk. Il Ministro V. L'ieci, eit., in ItasH. cit., p. 507), il quale, il 9 di ipiello .stesso mese, Heriveva a V. Ricci, clie da Torino vigilava sulle vicende politiche 'della sua città natale: «Genova, gli amici ed i veri Italiani hanno proferito nn gran nome, vogliono ad ogni «•osto Gin.seppe Ma/./,ini. 8i sa ciie se vien nominato, egli accetta e rientra anche colle fatali formalità: cosi assicu- rava sua madre » (II)., p. 508). Aggiungeva poi il Doria che se il Re avesse potuto trarre a sé il Mazzini « in (pialclie guisa, dignitosamente per tutfi e due. » sarebbe stata « una pietra angolare» che avrebbe assictirato «l'edilizio italiano tutto intero. » Con queste ultime parole il libraio genovese offriva forse l'occasione al Ministro dell'Interno di persuadere i personaggi (die erano assai da presso al Re sabaudodell' oppor- tunità di iniziare (inelle trattative alle ([uali si è già accennato; facendo notare che le accoglienze tributate al Mazzini, giunto a Milano proprio in quei giorni e voluto a fianco dei membri del Governo Provvisorio, erano una prova eloquente, non solo del- l'immenso prestigio goduto dall'agitatore genovese, ma la confernui dei sospetti nutriti da Carlo All)crto che a Milano era assai potente il partito republdicano e lo diventava sempre pili. In questo modo, e non altrimenti, si spiega perché il Ricci, non ostante la sua delicata posizione, facesse buon viso alla proposta del Doria (II)., pp. 508-509), il quale s'adoperò subito nel Circolo Nazionale a caldeggiare la candidatura mazziniana, da proclamarsi nel settimo circondario di Genova (ved. F. DONAVEK, Genova iivi ^hìwiì mesi dei 184S. cit.. in Riv. cit., p. 185). Dapprima la proposta incontrò qualche ditili- coltà. anzi la sera del 9 aprile nacque viva discussione nel Circolo Nazionale, dove si espressero contro la candidiitura mazziniana il Pirelli. l'Alvigini, il Viani, mentre l'appog- giarono il Doria, il Carcassi, il Daneri e probiibilmente il Canale, che raccomandò al Ricci, come aveva fatto il Doria, l'elezione del suo amico di gioventù, al quale, pochi giorni prima dell'elezione, inviava un Indirizzo a stampa, che non [1848] KIMSTOI, Alfio. 123 o no. A te poi, umico, mio intimo, dirò più esplici- taniente, die non mi pare ben tatto tli far interve- dovette certamente soddisfarlo (ved. A. Neki, Catalogo del Museo del Bisorghnento di Genova, cit., pp. 115116). Fu deciso in quell'adunanza di non proporre la candidatura, e di chie- dere a Maria Mazzini se il figlio « avrebbe accettata l'elezione a deputato » (F. Donavkk. Genova nei primi mesi del 1848% cit., in Riv, cit., p. 186). Non miglioro risultato ebbe l'altra adunanza del 13 aprile: «Il risultato dello scrutinio per le candidature alle elezioni politiche — si leggeva infatti nella Lega Italiana del giorno successivo — tenutosi ieri sera al Cir- colo Nazionale sopra 182 votanti fu il seguente: Pareto 186, Ricci 163, Mazzini 121, avv. Hixio 81 ; (inali non essendo la mag- giorità assoluta, lasciano luogo ad altro esperimento.» Intanto accadeva la rottura delle trattative fra il Mazzini e il Ca- stagnetto: naturalmente, veniva con ciò a cessare l'appoggio del Governo all'elezione del Mazzini; e non ostante le pro- teste fatte da Antonio Doria nella Inngliissima lett. al Kicci (F. Dona VER, Genora nei j^t'i^n^ '"««' <^«' 1848, in liiv. cit.. pp. 186-192), anclie il Circolo Nazionale, in cui senil)rò trion- fare d'allora in poi il partito contrario all'agitatore genovese, abbandonò quella candidatura. « Il Circolo Nazionale — seri veva infatti l'intendente Castelli al Ministro dell'Interno il 19 aprile — che nelle prime sue tornate aveva deliberata la candi- datura di Mazzini, o perché gli si supponevano opinioni conformi a quelle della maggiorità o perché si sperava di l'argliele con tale dimostrazione di confidenza adottare, è ora determinato di ricu- sargli il voto, perché dai riscontri che si hanno di lui, e special- mente da una lettera di Roaellini che scrive a seguito di una lunga discussione con esso avuta, pare siasi acquistata la certezza ch'ei sia ostinato a non volere in Italia altro governo tranne il repubblicano » (II)., p. 186). Tutto ciò era molto inesatto; ma intanto, nelle elezioni del 27 aprile, il Mazzini raccolse due voti appena (Id., p. 192); ed Enrico Noli, uno dei non pochi affiliati alla Giovine Italia e condannati del '33 che poi perdettero 1' antica fede mazziniana, nel dare di ciò contezza al Ricci, osservava in proposito: « IClla non può figurarsi la reazione e, dirò pure, l'irritazione del popolo intero contro di lui e le sue dottrine. Decisamente, gli amihi, o per parlar più giusto, i servi del 124 Ki-isToLAiao. [1848] liire i caiulidati esuli nella faccenda, subordinando la loro elezione a dichiarazioni anteriori d'accetta- zione o d'adesione all'atto d'amnistia; i)arnn che 1* elezione mia o d' altri nel caso mio non abl)ia uni- camente lo scopo d' avere un Deputato, ma — e forse primariamente — quello d' una nuinifestazione di credenza, d'una solenne dichiarazione di simpatia al principio rappresentato da una o più persone, che hanno conseciato la vita all'utile del paese e che hanno mantenuta in alto la Bandiera Nazionale quan- d'era ojigetto di' voti secreti da un lato, di ])erse- <;uzioni dall'altro. Perché questa esi>ressione abbia intero il suo valore, dev' essere spoutiinea, e non sottomessa a con- dizioni e ad accettazioni da noi. La libertà nostra li amici, ed ama semjjre il tuo (lius. Mazzini. sig. Mazìcini ro\'iiian>ii<» tutto, priiiiH con i loro passi in Milano, che dopo avere sfrontatamente negati ora narrano a' loro guisa, quindi con le mene e gl'intrighi per far riuscire la di lui candi- datura. Se Mazzini dava un segno di adesione al moto attuale, se avesse da vero Italiano lealmente e francamente aderito alle nuove idee, con qual piacere lo avremmo tutti portato alla Camera, e in trionfo! » (F. Donavkk, lì Ministro V. llicci, in Ka»s. cit., p. 519). 1X4S] KPISTOI. Alfio. 125 AL MlXISTliO DKLl.A GuKKUA DKl. GOVEUNO PllOVVrSORIO (li Milano. Milano, U aprile 1848. I sottoscritti amici del conte Livio Z.imbeccari, o stretti per sangue a taluno de' volontari della sua colonna mossa da Bologna contro V armata austriaca, bene informati del come procedono ardimentosi i corpi franchi, mn senza appoggio e direzione, nel dubbio che la sorte er Gastelnovo, il nemico incendiavaBevi- lacqua. Ved. C. Farri.s, op. cit., voi. I, p. 375. (^) Sui nomi di alcuni di questi « alr.ri cento » ved. C. Pa- gani, Uomini e cose in Milano dal marzo all' agosto 1848. cit., p. 487. «Anche quest'istanza — annota il Pagani — fu dal Governo Provvisorio mandata ad Enrico Martini, affinché, dato ohe il generale Durando fosse in relazione col quartier gene- 128 Kl'I STOLA KlO. [1S481 MMCCCXCV. AM.A Madkk, a Genova. [Milano), 15 nprile 18 ,. MMCCCXCV. — Inedita. L' autojjrafo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indiri/.zo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò : « 15 aprile 1848. » (1) L'avv. Cesare Gabella (1807-1888), che il Mazzini aveva conosciuto a Tìenova, fre((uentando insieme i corsi di legge allnui- versifcà. Di sentimenti schiettamente democratici, egli aveva difeso il Thappaz e A. Orsini nei processi del '33. per cui era stato costretto a un temporaneo esilio dalla sua città natale. Era certamente in cordiali relazioni con la madre del Mazzini; ed essendo uno dei Membri più influenti del Circolo Nazionale di Genova, si recava certamente a Milano per intendersi col Mazzini riguardo alla elezione di lui a deputato, e fora' anclie a persuaderlo a una possibile intesa col partito monarchico. Tornò a Genova deluso ne' suoi propositi, e d'allora in ])oi avversò il Mazzini, specialmente ((uaudo succedette a C. L. Bixio nella presidenza del Circolo Nazionale. Il Cabella, che fu depu- tato fin dalla prima legislatura, s'accostò più tardi al Cavour. Nel 1870 fu eletto Senatore del Regno. I [1848] Ki'iSToi.AKio. 12y vedrò più tardi. Nessuno può prevedere gii avveui- jneuti. Le cose della guerra vauuo abbastanza bene. La questione dell'indipendenza può considerarsi come decisa. Dell'altra questione, non posso ora parlarvi. Continuano le prove dell'affetto che mi portano i Lombardi. Sto benissimo di salute. Ho avuto nuove di ]\[ameli e di Bixio che stanno bene. Io sono certo in core che in un modo o nell'altro vi vedrò tra non luolto. Risponderò a Garzia; scriverò alla sorella: a tutti ; ma ora non i)Osso. Accettino il buon volere. Non ho neppure impostato questa lettera ieri ; e lo fo oggi. Parlano in oggi della formazione d' un nuovo esercito in Austria per invadere. Facciano pure. La conseguenza sarà che invece di far la pace in Italia, faremo la pace a Vienna. (^) Vado vedendo molti Genovesi, che o risiedono o viaggiano qui. Vedo ciò che mi diceva Garzia intorno al progetto di gita vostra. Dio sa se non mi piacerebbe il rivedervi; ma la stagione qui almeno è fredda ancora^ e non è da parlarne. D'altra parte le cose sono ancora tanto incerte che non dobbiamo disperare di vederci in [Kiese. Ho veduto Pio. E Federico che probabilmente v'avrà recato nuove mie. (^) Sto finora ììuW Hotel: ma (') Naturalmente, il Mazziili scriveva cosi per tranquiliz- zare la madre; invece, era assai grave la notizia che iu Austria, non ostante le difficili condizioni di quell'impero, il generale Nngent andava prei)arando un esercito di riserva per venire in Italia in aiuto del Kadetzky (ved. il 28 Marzo, n. del 13 aprile 1848). Il 10 aprile una parte di esso era già pronto a scendere per l'Isonzo sul Friuli, e il 17 era già di fronte a Palinanova. Ved. C. Fabris, op. cit., voi. II, p. 253 e segg. (*) Non si sa se il Mazzini accenna qui a Ferdinando Pio Rosellini o a Pio Tancioni. Sul Kosellinì e sul Campanella, spe- cialmente nelle loro relazioni di quei giorni col Mazzini, ved. la nota allalett. MMCCCXCIII. Il primo di essi era giunto a Mi- Mazzi.vi, Hciitti, ecc., voi. XXXV (Kpistolario, voi. XIX). 9 130 - KfisTor.AHK». [1848] Oggi cangio e vado in alloggio ])articolare. (*) Abbiate j)azienza, se sono breve. Finora dura il turbinìo della gente; ma tra due o tre giorni mi lasceranno i>iu tranquillo; e allora potrò scrivervi più lunghe lettere. Un abbraccio di core al padre; un bacio alla sorella, una stretta di mano a tutti gli amici ed innate il Domenica. vostro GlITSEPPE. MMCCCXCVI. A Geougk Sani), ù Paris. Milan, 19 iiviil 1848. Mon amie. Ce.s mots vous seront remis par Mr. Kdmond Kobinet. TI est depuis longtemps notre ami. répu- laiio subito dopo i giorni dell' insurrezione, e non o.stanti> la sua amicizia per il Mazzini, aveva fatto parte di quel Circolo Patriot- tico, presieduto da P. Borsieri, che fu la palestra dei fusionisti (ved. C. Casati, Nuore rivelazioni sui falti di Milano, ecc., cit., voi. II, p. 238) ; ed insieme con G. Massari, ambedue in finalità di Segretari, stese quell'indirizzo di risposta al Circolo Nazionale di Genova, sul quale ved. il snppl. al Pensiero Italiano del 1° mag- gio 1848. S' è già notato che il Campanella era tornato a Genova subito dopo il 12 aprile. (^) In quella sua Bibliografia mazziniana inii volte cit., il Ciroui anuota : « Il Mazzini restò alcun tempo alla Bella Ve- nezia, poi passò ad abitare in Borgoapesso, in nna casa del mar- chese Rosales al 1° piano, ove restò fino all'arrivo di sua madre in Milano che avvenne ai primi di luglio. Passò allora con «•ssa alla Bella Venezia, ove rimase fino alla partenza dei volon- tari di Garibaldi. » MMCCCXCVI. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. I [1848] Kl'ISTOl.AHK». 131 Wieiiiii sincère, doué d'intelligence et de cwnv. Vous pouvez lui étre utile. Veuillez récouter et faiie pour lui tout ce qui est en votre pouvoir. Ce sera i>our moi une nouvelle preuve de votre aniitié. (') Je travaille à la réalisatioii de notre idéal. Le parti de Cb[arles]-Albert est bien fort; il se compose de tous ceux qui sacrifient le principe à ce qu'ils appellent l'opportunité. Je ne désespère pas, toutefois. Je vous écrirai longuement aussitòt que j'aurai une Leure à moi. Envoyez-moi, si vous le pouvez, ce que vous imprimez: je ne lis plus rien, mais.je vous lirai. Pensez à moi quelquefois. M.lle Augustine est-elle mariée? (^) Serrez la main à Maurice pour moi. Saint à Borie. A'otre ami Joseph. Comment va la Trance ? Dites-moi francliement la position des choses. 21 avril. P. S. — Je reyois le 1" numero de la Cause du Ptupìe: merci. Je vais établir ici une Légion et un Journal : je vous enverrai ce dernier. (^) (') E. Robiiiet, discepolo del Limiennais, aveva conosciuto il Maz/iui a Londra fino dal 1838, ed era Mato con Ini sempre in araiclievoli rapporti. Ved. le letfc. MLXXXII e MLXXXVII e specialmente la nota alla lett. MMIX. (2) Su Augustine Brault vcd. la nota alla lett. MMCCLVII. Nell'aprile del 1848 aveva sposato certo Bertholdi « liomrae parlai t, Polonais de naissauce, et le bonlieur de ce ménage fut toujours une aource de vrai joie ponr M.me Sand. » W. KAnÉ- NiNK, op. cit., voi. Ili, p. 600. (^) Alla pubblicazione di un periodico che dovesse rappre- iicutare le sue idee, il Mazzini pensò forse subito dopo di avere 132 KPISTOLAKIO. [1848J Oli se préoccupe ici des ettorts de l'Autiiclie pour réuiiir une arinée d'invasion. 11 n'y a rien à craindre riconosciuta l' impossibilità di qualunque intèsa col partito av- versario; si sa del resto che, tìu dall' inizio del suo apostolato, ej^li aveva sempre vagheggiata l' idea di disporre di un gior- nale ]»er la dittusione dei suoi principii politici. Cosi aveva fatto con la Giovine Italia, la Jeune Sulsse, V Italiano, l'Apo- stolato popolare; e qu.nido gli avvenimenti i)olitici italiani glie ne porsero l'opportunità, pensò che fosse giunto il momento di fondare un periodico, anzi due, in Italia, che avrebbero dovuto dirigere F. De Boni e L. Ruffoni (ved. la lett. MMCCCXXIl). Tuttavia, la ]»ubblicazione di un periodico mazziniano a Milano non si verificò per allora, e fu invece ritardata i»er pili d'un mese, e decisa subito dopo quel decreto del 12 maggio 1848, riguardante la fusione della Lombardia col Piemonte, che segnò nettamente la divisione fra il partito dell'unità e quello che favori la costituzione di un regno dell'Alta Italia. Infatti, il ]irogramma dell' //rete del voto universale^ {18-18] «PISTOLA KIO. 133 I)Our le résultat : iious iious ferons tous liacher sur la place : et oii ne tue pas une popiilation toiitentière. Mais l'idée d'ime nouvelle liitte donne de la force au parti <.'h[arles]-Albert : il a une forte armée régnlière. On Youdrait se sentir fort de synipathies plns explicites de la part de la France. On voudrait que le Gouver- nement se prononyàt contre Féventnalité d'une guerre d'exterraination. La seule eliose que je v ous deniande, nioi, c'est d'expriiner vofre pensée sur l'Italie dans la Cause dn Peuple. ha presentato al Governo il projjetto di costituire un corpo di volontari che debba manteners^i a proprie spese. Esso venne «eccito ed approvato; onde egli nella fiducia che molti saranno coloro clje vorranno farsi utili alla Patria senza aggravio dello Stato ora sotto il peso di enormi sagritìci, lo rende noto a tutti perché pronta ne sia l'esecuzione, come è incalzante il bisogno. » È noto che quella dei volontari fu una delle piti dolorose questioni che s' agitarono in quei giorni, cominciata sin da quando le colonne guidate dall'Anfossi, dall'Arcioni, dal Mauara, dal Simonetta s" avviarono per i valichi del Tirolo e poco dopo furono poste sotto il comando dell'Allemandi e infine di Giiicomo Durando. Una storia imparziale delle operazioni di quelle scliiere di volontari, dei loro grandi ardimenti, delle loro colpe, delle diftìdenze nutrite contro di esse dal Ministro della guerra del Governo Provvisorio di Milano e dallo Stato Maggiore dell'esercito piemontese, non è stata ancora scritta ; e non è facile di orientarsi nella copiosa messe di scritti pole- mici dell'una e dell' alti-a parte, dati a luce persino durante i giorni della guerra, e pili tardi, intonati sempre a uno spirito partigiano. È certo però che « il fantasma della Repubblica, » come era dettò nel Corriere MercaìiHle del 26 aprile 1848, costituì una delle principali ragioni per le quali i volontari ebbero a trovare tante avversioni quando si trattò di fornirli di armi e di capi nella lotta contro il comune nemico (ved. pure C. Pagani, ['omhii •; cose in Milano, ecc., cit., p. 192, passim). 134 K1MST<)I,AI{I<). [1848] MMCCCXCVII. A Luigi Genkram. a, Modena. Milano. 2H iipril.' \\Xi^]. Caro Generali, Sono ili patria, mi ricordo di voi e spero vi ricor- derete di 11)6. (') Io 11011 lio tempo per parlarvi a lun<»a delle cose nostre; ma vi so incaricato con altri d'un progetto di legge elettorale per lo Stato vostro; e vi scrivo a insistere sopra una idea, che probabilmente v'è stata suggerita già molto innanzi dallo stato gene- rale delle (;ose Italiane: la necessità suprema di dige- rire ogni soluzione tra voi fino alla soluzione del pio MMCCCXCVII. l'ubbl. dapprima iramiueiitaiia (L. .1. W. Makio, Della vita di G. Mazzini, ecc., ci t., i)ag. 320, poi iutegral- inente da G. Cankvazzi, Lettere di G. Alazztnia divemi e il difen- sore di Osopp» (in 11 Rì»ororia, al quale suc- cedette "Andrea Daneri. Una testimonianza delle sue' opinioni politiche sono le seguenti }iarole da lui iironunciate quando <27 aprile 1848) fu eletto Deputato alla prima Legislatura del Tar- lameiito Subalpino per il quarto circondario di Genova, e lo scru- tatore anziano proclamò il risultato della votazione: « Io avrei preferito, conoscendomi non ))ari al nol)ile e difitìcile incarico, la quiete del mio gabinétto ed il i>aeato arringo del foro, al- l' abitazione della trii»una. politica. Diversamente piacque ai miei fratelli, ed alla loro volontà io devo pos[)orre la mia. Serberò cara e lunga la rimembranza di questi giorni nei quali mi ono- rsiste dei vostri suffragi, e per certiticarvene la mia sentita riconoscejiza, tenterò a mio potere di mostrarmi non indegno concittadino dei buoni, degli industri, dei liberi Genovesi. Forse dovrei fare la mia professione di fede; ma la credo soverchia. per qui periodico al quale era succeduto il 18 aprile 1848 ; e la tra- sformazione era avvertita in un avviso dell' avv. F. Hettiiii, cosi concepito : « La società proprietaria sta per cambiare anche il titolo del presente giornale, scegliendone nn altro die più risponda all' idea progressiva dei tempi. Hino a tal cambiamento il sottoscritto non potrebbe (irmarsi vero Direttore resjìonsa- bile ; nonostante, i)er uniformarsi (jnaiito è possibile alla legge sulla stampa, la dett:i Società lo autori/za a i>reiidernc la qua- lità. » 11 Bettini cominciò infatti a Urinarsi come Direttore dal il. del 19 aprile e (irmò pure tutti gli articoli che scrisse ((iiasi per ogni n. del periodico, usando la sigla lì... A. Il Pensiero ftaliano ebbe per principali collaboratori F. Alizeii. X. Accame, che jìoi succedette al Bettini nella direzione, el'avv. \. Federici. Sia pure che alla sua testa fosse un antico condiscepolo del Mazzini, del ((iiale rimase sempre amico devoto e fidato, al punto che, alla morte della madre, fu curatole ilell'assc paterno, il peiiodico genovese segui la politica giobeitiana. in (|uanto approvò la formazione di un regno dell'Alta Italia, conside- randolo come nocciuolo di un fttturo regno d'Italia, augurando elle Leopoldo II di Toscana potesse presto salire sul trono d'Austria, e sperando che, dopo il terribile I.") maggio, i Napo- letani, cacciando lo spergiuro monarca, si sarebbero uniti sotto lo scettro di Carlo Alberto. Ma è noto che l'anno 1848 fu (| nello dei contrasti; e il Bettini non parve nutrire intimamente questo «!oncetto politico. In una lett. a V. Ricci, del 5 aprile 1848, egli cosi scriveva: « Il nuovo Ministero ha fatto degnamente i primi passi nella grande questione italiana, 1' ha anzi risoluta nella parte di maggior importanza ; nell' esito duale <; egli deside- rabile una Repubblica italiana lombardo-veneta legata alle altre parti d'Italia mediante una stretta e assoluta confederiizione, o una fusione di quelli .Stati col Piemonte e Liguria f Ambe le cose avrebbero dei vantaggi supremi : io propenderei per la prima — lavori ognuno secondo i suoi mezzi, e lasciamo pòi la solu- zione a Dio che protegge 1' Italia ed alle nienti che ha poste a guida dell' opera grande. Fede, tiducia ed ordine — questo per ora a noi tocca. » Ved. A. Nehi, Catalogo del Musco Civico del liisorijimcnto di Genova, cit., p. 101. [1S48] Kl'ISlOI.AKIO. VÒ[* facendo diverse cose delle rimo. poiché a tutti i buoni spiacevano queste tristi contingenze. » Nel n. del 19 dello stesso mese era soggiunto : « Alle carcera/.ioui da noi annunziate nel n. 24, ten- nero dietro quelle del valente incisore Scipione Pistrucci e di Pio Tancioui, i (juali furono per tre giorni detenuti nelle car- ceri di poliziii. ed ora sono tnessi in libertà con ingiunzione di partire da Roma. » Mentre disitonevasi a tornare a Londfa. lo sorprese l'insurrezione lomliarda. e si decise di raggiun- gere il Mazzini a Milano. (*) Alla notizia, giunta a Genov.a come un fulmine, dell'in- surrezione milanese era stato convocato il 19 uuirzo un comizio a! teatro Diurno dell'Acquasola, che durò l»revi istanti, dacché Goffredo Mameli, salito sul palcoscenico, disse semplicemente : « Cittadini I A Milano si muore : io e parecchi amici partiauu> stanotte, per passar donumi il confine : chi vuol esser con noi faccia lo stesso. » Avvenne poi una scena solenne, poiché centinaia di volontari si ascrissero sul)ito alia compagnia che doveva con- durre il ventunenne poeta ; e il comizio si sciolse. Il giorno dopo, il Mameli raggiungeva alla Cava Nino Bi.Vio, partito già il 18, e veniva acclamato comandante della compagnia geno- vese che s'intitolava dal Mazzini. Prima di varcare il Mincio, egli era stato chiauuito a. Milano dal suo concittadino ; colà ri- mase po(;hi giorni, tornaiulo al campo con incarichi del Go- verno Provvisorio della Lombardia. Ved. G. Mamkm. Scritli ''tìili >• iìu-dili, cit., ]»p. 32-34. 140 KFISTOI.AKIO. [1848] in Genova. (^) Sono ora inquieto pel silenzio assoluto intorno a Cxaribaldi. (-) Scrivete al Signor Pietro Giu- (1) Ved. la nota alla lett. MMCCCCII. (*) Silenzio assoluto iutonio a Garibaldi non si poteva veramente dire. La Concordia, tino dal ti marzo 1848, dando notizia che la famiglia di Ini era giunta a Nizza (ved. il Pro- tocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 335), aggiungeva : «Vuoisi pure che in breve sarà in Roma 1' uomo che da lungi fu spesso argomento delle nostre parole, l'intrepido guer- riero, presto ad operare il senno ed il braccio a prò' della sua terra che ora è ben degna di averlo n figlio e difensore, e che certamente e' affretterà di liberamente accoglierlo, poiché senza di esso sarebbe incompiitta la sua esultanza. » Nel n. dell' 8 ro8i)cttato che la scelta del prin- cipe italiano non avrebbe potuto farsi se non nelle due famiglie di Toscana e di Savoia, aveva detto che alla x)riina non era il caso di pensare, jtoiché in quei giorni era avvenuta la « ina- spettata e insperata rivoluzione viennese, durante la «luale si era vociferata la possibilità che il Grandnca di Toscana potesse occupare il trono absbiiighese, » onde si sarebbe avuto « a prin- cipe un figlio dell' imperator d'Austria. » In quanto alia seconda, il La Farina aveva osservato : « Se la monarchia costituzio- nale piemontese si estendesse sul Lombardo-Veneto, essa acqui- sterebbe una enorme preponderanza non solo per le forze mate- riali, uja per la posizione geografica: l'Italia sarebbe ricinta dalla doppia catena delle Alpi e del nuovo Stato. Questa pre- l)onderauza sarebbe enorme se il Piemonte potesse ac «juei giorni inviato al campo di Carlo Alberto, a Volta, Giuseppe Tirelli in qualità di suo incaricato d' affari, e preparavasi a quella fusione immediata col Piemonte, per la quale ved. la nota .alla lett. MMCCCXCVII. Sull'azione del partito contrario alla fusione, in cui aveva preponderanza Paolo Fabrizi, ved. D. Bianchi, I Ducati Estensi dall' a. 1815 all' a. 1850; Torino,. 8oc. Editr. Italiana, MDCCCLII, voi. II, p. 106 e segg. Mazzini, Scritti, ecc.. voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 10 146 Kl'ISTOr.AIilO. [1^181 monarchici vuu no a tale ch'escono minacce di vita. Addio: ama il . tuo (tIUSEPPE. MMCCCCI. Ai.i.A Madrk. a Genova. [Milano]. 26 Jiprile 1848. Mia cara madre. Due linee appena. Ho ricevut(> la vostra. Non pen- sate alle ciarle dei caffè. Son reazioni senza senso €he passeranno. Rassicuratevi sul conto mio. Fidate in me, nella mia prudenza, e ne' miei amici. Vivete tranquilli, ve ne scongiuro. Allarmi, siffatti sono cose da nulla. Abbiamo da provvedere a ben altro. Udine è presa dagli Austriaci; colpa dell'inerzia militare del Governo e del Liberatore. Fui chiamato iersera dal Governo e ho proposto una serie di misure: se saranno adottate, tutto sarà salvato. Vi terrò a giorno. (') Un abbraccio al padre. Amate sempre il vostro Giuseppe. MMCCCCI. — luedita. L' autografo si conserva nella rac- colta Natbau. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò: «26 aprile 1848. » (*) Udine era caduta in mano degli Austriaci il 22 aprile 1848, e fu detto in quei nionieuti (ved. la lett. di F. Dall' Ongaro da Treviso, 28 aprile, nel S2 Marzo del 7 maggio 1848) « per tradi- mento del Vescovo e del Comitato, » mentre invece ved. V. Mar- chesi, Storia documentata della riroluziove e della difesa di Venezia negli anni 1848-'49, tratta da fonti italiane ed austriache : Ve- {1848] KU'isroi.Aino. 147 MMC'CXX'II. AI. DiiJKTTORK della Concordia. Miliiiu., 27 aprile 1848. Signore. In alcune linee inserite nel vostro numero del •Jo aprile e segnate Carteggio è parlato della banda MMCCCCII. — Pnbbl. nella Concordia eli Torino, n. 104 anda smldetta — per esplorare se il terreno era favorevolmente preparato jier accogliere la banda, » aggiungendo che « quegli individui arrehhero dorato essere disingannati udendo dire che il popolo genovese era parato a riceverli colle punte delle baionette ; » «he « il brick da guerra Daino ed alcune cannoniere si erano anco- rate al largo del j>orto per operare di concerto in caso che •inegli sconsigliati tentassero di mandare ad effetto il loro disegno di proclamare la repubblica.» Infine, conchiudeva: «ft bene che ciò si sappia ovunque. » Già la direzione della Concordia aveva compreso quanto fosse ingenerosa quella corrispondenza. e nei un. del 26 e 28 aprile nobilmente rettificava le maligne insinuazioni ; di più, accogliendo la Iett. del Mazzini, la faceva precedei-e dalla seguente dichiarazione, firmata La Direzione : « Ci facciamo un dovere di pubblicare la seguente lettera direttaci dall' illustre Mazzini per richiamare la nostra atten- zione sopra alcune linee inserite nel n. del 25 aprile della Concordia, segnate Carteggio, ove si dice : Finora non conqìor- vero [a Genova] le navi che, dicesi, hanno a bordo la banda di 800 operai male intemionati. È chiaro, dalla parola dicesi, che il nostro corrispondente accennava ad un vago rumore e nulla [184>!] KPiSTor.AiMo. 153 dovuto meritare agli uomini che lo dettarono risposta fraterna anzi diversa dalle misere calunnie diftuse da non so chi, e che mi pesa vedere riprodotte nel vostro giornale. La legione tu accolta in Genova con appa- rato (li precauzioni governative, e quel che è peggio con tale una freddezza dalla ingannata popolazione Itili. Nel 11. seijuentc la prima frase fu subito corretta in questo modo : La legione che si anpetlava da Mainiglia è giunta in questo porto recando amicheroli disposizioni, Finalinente nel n. 28 stam- pammo le seguenti parole tlel nostro corrispondente : Da piil precise informazioni pare si rilevi che i riscontri arati dal Governo da qualche console sulle iìiteuzioui della nota banda giunta di Fran- cia non fossero esatti. Essa non è un' accozzaglia, come dicevasi, di facinorosi, ma sihbenf una riunione d' individui che caldi d'amore per V Italia corrono a ingrossare la santa crociala che deve scacciar lo straniero dalle terre lombarde. Lasciamo ora die Mazzini renda alla lej;ione ed al prode suo comaTidaiite la debita giustizia; noi, cui sono noti i dolori, le prodezze, il patrio amore del- l'Antonini, vi aderiamo pienamente e facciamo plauso da lungi a quel drappello di forti. Non che sconoscere, noi fummo sempre i primi a rivelare, ovuiuine ci apparvero, il coraggio e il genio italiano, le italiche glorie e sventure. Essi fiiroiio e sono gran parte de' nostri affetti, de' nostri pensieri. Chi può dunque non venerare i nostri martiri del patibolo, dell'esilio e delle prigioni f le anime eroiche che serbarono viva in ogni tempo la fede italiana, e a cui si deve in gran parte il prodigio de' nostri giorni f Qualunque sieno le nostre opinioni sulle presenti condizioni della patria, noi tenemmo e terremo sempre conto della vera e provata democrazia, come non facciamo gran caso di <|uella menzognera o frivola o puerile sorta ieri dopo la vittoria. Noi apprezzeremo sempre il carattere, 1' ingegno, rojiinione di Mazzini, del sommo Italiano che tanto sofferse e operò ])er l'Italia ; sebbene non possiamoa meiiodi far voti perché nelle attuali circostanze si niiisca a noi che abbiamo comuni con esso, ci si conceda di dirlo, la rettitudine delle intenzioni e la grandezza dello .scopo finale, che è l'unità dell'Italia indipendente e libera. » Per le vicende successive della Legione italiana, ved. le note alle lett. MMCCCCV e MMCCCCXYII. 154 Kl'lSTOLAlMO. [1848| genovese, die dev'essere statii punta mortale al cuore «l'uomini «;he accorrevano a «lare il sangue i)er la l)atria loro, e molti dei «juali s'eran») preparati a missione sittatta con lunglii anni «l'esilio e i);itimenti virilmente in«!ontrati. È duro il discendere do[)«) lunga assenza, e col j)alpito di chi cerca e merita amore, sulla propria terra, e in«!ontrjirvi calunnie e mina«;ce, rieiierjile, Ti scrivo una linea: non ho tempo per altro ora: ma ti scriverò prcKsto, appena potrò darti qualclie risaltato pratico dell'opera mia. Ebbi dall'amico Cliia- liva (') l'articolo; lo diedi al I)r. Carta, eccellente repnb])licano (") che s'incaricò di pubblicarlo in alcuni MMCCCCIII. — Piibl.l. (la A. Monti. Uh dramma fra gli usali, con docamenti inediti e la hihlioy rafia delle edizioni di Capolac/o; Milano, Cadtleo, 1921, pp. 18-19. Qui si riscontra sull'auto- grafo, conservato nel Museo del Risorgimento di Milatio. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indirizzo: «Generale De Meester, Lugano. » Sempre a tergo, forse di carattere del De Meester, è annotato: « Ricevuto il 3 maggio. Giuseppe Maz- zini, Milano, 1" maggio 1848. liicevuti il 3 detto. Scritto r 11 detto. » (*) Nativo d'Ivrea, ma da pili anni andato in esilio a Milano dove era proprietario della villa detta la Tanzina, che fu poi ac<|uistata dalla famiglia Nathau e ospitò più volte il Mazzini. Il Chialiva era in relazione con A. Gabrini che lo aveva pre- seiUato al Lamberti nel 1845 (ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 352) ; e con lui e col De Meester il Mazzini si era dovuto incontrare alcuni giorni prima, passando jier Lugano. (^) L' avv. Giambattista Carta, modenese, ma da tempo residente a Milano, conservò anche in appresso, dopo la rioc- cupazione austriaca, i suoi sentimenti rei>ubl>licani, tenendo desta 1' idea di patria fra i suoi concittadini con 1' affissione di manifesti clandestini, per cui sottri la prigionia. Ved. V. Ot- TOLINI, La rirolnzione lombarda nel 1848 e 1849, ecc., cit., p. 354 e segg. e A. Luzio, I martiri di llelfiore, cit., voi. II, p. 9. 156 KIMSTULAKIO. [1848] giornuli : se l'abbia fatto nou so: ma ne cbiederò domani, e te ne dirò. L'impianto del nostro giornale avrà luogo tra pocbissimi giorni, e ne riceverai il Manifesto. Tento organizzare il partito nostro: e spero riescirvi. È forte abbastanza; ma combattuto da un'idea iV opportunità, di calcolo momentaneo, alla quale cede di sovercbio. Qui il segreto del partito Albertista sta tutto nei rompere il Provvisorio e pas- sare alla decisione sulla forma del (loverno. pendente la guerra, perché la paura d' essere abbandonati, ridurrebbe i più a votare per lui. La nostra è quella d'impedirli e andar sino alla fine della guerra. Pre- gaci buona riuscita: e se risani, vieni a darci aiuto. Ama il f,,^, (Tiuf<. Mazzini. Lunedi. De Boni qui presente ti saluta con affetto e stima. (') Vivi certo che agiremo attivi per la causa nostra; trionferemo, forse quando si deciderà la que- stione, in Lombardia: nm s' anche no. pochi mesi dopo. (1) F. De Boni era giunto ;i Milano « dall' o8]»itale Losanna » il 29 marzo « troppo tardi — com'egli scriveva al Presidente del Governo Provvisorio — per difendere con gli altri l'eroica Milano, che nobilmente gelosa s'era voluta da se stessa redi- mersi ; » ed oftriva « il suo ingegno qualunque si fosse, e la «Ita vita al primo governo creato dal popolo nostro in sulle barricate » (ved. il 22 Marzo del 1<» aprile 1848). Conobbe allora personalmente il Mazzini, con cui era già da due anni in cor- rispondenza epistolare «j fu suo attivo collaboratore all' Italia del Popolo. Il Governo Provvisorio accolse la sua offerta e lo chiamò a far parte di quella eflSmera Commissione nominata l'8 aprile con l' incarico di studiare e proporre «un progetto di legge per la convocazione delle assemblee primarie, e circa il modo di riunirle, di raccoglierle e verificarne i voti. » 1848] KPisror.Aiuo. 157 AkMCCCClV. A Adam Mickikwicz. à Milan. [Milaii], iii.mìi [2 inai I848j. Frèie. Aceordez-moi ce noni. Je ii'ui poiiit avec vous la tVatoniité *lu genie, mais j'ai la frateriiité des as[)i- ratious, des espérances et de la foi daiis la croisade religieuse de rHnmauité et de ma patrie se mouvaut en elle et poiir elle vers les grands destiiis de frater- nisatioii que Dien iiiurit. J'ai la avec amour vos (eiivres, et je désire ardemment vons voir. Voudriez- voiis m'indiquer une henre ? Je vous envoie, eii atten- daut, une lettre d'une amie commune et je vons prie de me eroire votre admirateur et frère J. Mazzini. MMCCCCIV. — Pubhl. da L. Mickikwicz, Mémorial de la Légion polonaise de 1848, cre'ée en Italie xìar Adam Mickiewicz ; Paris, chez l'aiiteur, 1909, voi. II, "p. 21. — Dopo le laboriose, ma Hterili trattative, perché egli, insieme con i suoi commili- toni, entrassero a far parte dell'esercito pontificio, A. Mickie- wicz aveva lasciata Roma il 10 aprile 1848, e si era imbarcato a Civitavecchia; da Livorno, dove era giunto due giorni dopo, aveva traversato l'Italia centrale e settentrionale, ricevendo dovunque festose accoglienze (ved. Id., voi. I, p. 221 e segg.) ed il giorno precedente a quello in cui gli scriveva il Mazzini, era entrato in Milano alla testa del suo esiguo drappello di esuli polacchi. Per l'ingresso trionfale e la successiva dimora del grande poeta polacco a Milano, ved. In., voi. II, p. 1 e segg. e la notti alla lett. MMCCCCXVI. . 15S KiMsnu.AiMu. [184ke. il Genova. [Milano], ó niiijjyiu 184^'. Mia cara madre. Abbiate ])azien/.a: ma non c'è stato verso di po- tere scrivere tutti questi giorni. Ogni mattina, alle «ette e mezza comincia un andare e venire da non farsene idea: persone che non posso per più ra- gioni ricusar di vedere, ma <;lie vengono quando meno me le aspetto. Abbiate peraltro, madre mia, ferjno in mente, quando non iscrivo, che non è per malattia né ])er altro; ma per semplice imi)ossibilità. Vivo in un'atmosfera eccieziouale. So peraltro d'avervi scritto dopo la corsa a Pavia, hmedi o martedì, raccon- tandovi l'ovazione eh' ebbi. Riceveste quella lettera ! (') MMCOCCV. — Inedita. L'autografo si conserva nella rac- «olta Natluiu. Non ha indirizzo, A terjio di esso, la madre del Mazzini annotò: « 1848, 5 maggio. » (^) li 30 aprile il Mazzini era andato a Pavia per incon- trarsi con la Legione italiana comandata dall'Antonini, la quale^ no (tredere «di' io lavori per anil)i/ioiie non cni-o. (') piTclié l'Italia sia iiulipen(l«Mite — una missione lucralo di stringere i vincoli della fratellanza tra tntti i popoli Italiani, d'essere gli apostoli della lil^ertà, dell' amore, dell'associazione di tntti ad un unico scopo; perché una volta l'Italia sia lil>era, sia grande in faccia al mondo, e possa riprendere in Europa l'alto posto segnatole dalla Provvidenza. Disse ch'egli stava organizzando una legione italica, nella quale avrebbe prestato anche l'aiuto del suo braccio alla causa italiana: che la parola gli mancava per esprimere i sentimenti di cui era compreso per le grandi dimostrazioni fattegli di amore e di simpatia — e ricomparso una seconda volta, tratto dalle chiamate e dagli evviva, gridò il grido sublime che raccoglie e comprende tutti i desiderii : Viva V Italia indipendente, libera ed una. » All' Alberffa della Lombardia si rinnovarono « gli evviva al prof. Cairoli, a Mazzini, all'Italia; finché la notte inoltrata disperse la mol- titudine ebbra dalle sublimi emozioni d' una si bella giornata. » Sulle successive vicende della Legione italiana ved. la nota alla lett.. MMCCCCXVII. (i) Probabilmente il Mazzini accennava al colloquio che cinque giorni innanzi aveva avuto con C. Cattaneo e con G. Fer- rari (ved. A. Monti, Un dramma fra gli esuli, con dooiimenli inediti e la bibliografia delle edizioni di Capolago. cif., p. 12 e segg.). Il primo, dopo la parte decisiva sostenuta durante le Cinque Giornate, amareggiato per la piega assunta dagli avveni- [1848] KPiSTor.AKio. 161 Quanto a qui. iiou so dirvi neppur io come vada. Le cose della guerra migliorano: e non v'è disastro serio menti politici, si era quasi appartato dalla lotta, non già « occupando il tempo — come annotavano i maligni autori dei Misteri repubblicani e la Bitta Brofferio, Cattaneo, Cermisvhi e Ferrari: Torino, tip. Ferrerò e Franco, 1851, p. 49, — a « fare nel silenzio del suo gabinetto il registro dei morti delle barri- cate e nel celiare con Cernuschi sui conigli del Provvisorio » (ved. la sua bella lett. al Brenier, del 10 aprile 1848, in C. Cat- TANKO, Scritti politici ed e2)i8tolario , pubbl. da G. Rosa e J. W.- Mario; Firenze, Barbèra, 1892, voi. I, pp. 161-166) ; l'altro,. giunto di Francia quindici giorni dopo il 22 marzo, nou aveva smesso dal carezzare le sue idee in favore del federalismo, che il Mazzini aveva fieramente riprovate mesi innanzi (ved. la nota alla lett. MMCCCXXXIV), aggiungendovi quella che il trionfo completo della rivoluzione lombarda non si sarebbe otte- nuto se non con l'aiuto della Francia. Entrambi recavano al Mazzini gravissime proposte : rovesciamento del Governo Prov- visorio, convocazione dell' assemblea lombarda, richiesta d' aiuto allaFrancia, impedimento a Carlo Albertodi piùcontinuare nelle sue fiacche operazioni di guerra ; ma a tutte il Mazzini oppose ragioni che no sconsigliavano 1' applicazione, dichiarando che, allo stato attuale degli avvenimenti, principale dovere era quello di continuare la guerra, anzi di spingerla con maggior vigore; e lasciò i due patrioti lombardi assai scontenti, specialmente il Cattaneo, il quale, se è vero quanto ebbe ad aifermare il Ferrari, lanciò contro il grande agitatore una inconsulta accusa. Piti tardi, tanto il Cattaneo quanto il Ferrari non celarono il loro risentimento contro il tenace sostenitore dell'unità italiana ; uno, riparato pirì tai'di a Lugano, scherzava con gli amici sulle tendenze albertistiche di lui (ved. R. Manzoni, Gli esuli italiani nella Sinzzera ; Milano, Caddeo, 1922, pp. 10-11), ma poi accettava una missione a Parigi, per esplorare per conto degli esuli repub- blicani adunatisi in Lugano, « quali speranze potesse nutrire l'Italia» (C. Cattaneo, Scritti, ecc., cit., voi. I, pp. 31 e 165-161); e più tardi ancora, amava di punzecchiarlo talvolta nelle note ai documenti deW Archivio Triennale delle cose d' Italia, ciò che procurò una cortese protesta da parte di chi si cercava di colpire (ved. l' Italia del Popolo di Losanna, fase, del diceni- Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Kpistolaiio, voi. XIX). U 162 KPISTOI.AKIO. [1848] da temersi. Le cose politiclie sono incerte. V è un in trigo — dico intrigo, percbé se fosse il voto puro, spontaneo, del paese non direi nulla — v't> un in- trigo per Carlo Alberto che disonora lui e quei che lavorano per lui. (*) Se rieacirà non so ; ma certo è che se riesce per le vie legali, tutti si sottometteranno al voto del popolo ; se illegalmente, per sorpresa, si corre rischio di guerra civile. E la questione della legalità o illegalità sta in questo che il paese sia !r;hiamato a dare il suo voto con un'Assemblea Costi- tuente al finir della guerra. Or se le cose aiulranuo fin là, vedrò, secondo il voto, che decisione mi tocca prendere: ma se venissero eventi improvvisi, io non vivrò sotto la monarchia. Lugano m'accoglierà: e mi consacrerò a scrivere. Intanto, son qui e non mi movo. Non è venuto passaporto ; ma s' anche fosse bre 1850, pp. 61-62); l'altro, toriiiito sdegnoso in Franciii, iusistó sempre più nella sua idea repubblicana federalista, assa- lendo talvolta indecorosamente il Mazzini ne' snoi scritti (ved. un giudizio del Mazzini su di ini in S. E. I., voi. Vili, p. 254). (*) 8i trattava della gravissima questione della fusione, che fu ufficialmente proposta il 4 maggio 1848 dal Governo Prov- visorio Centrale di Lombardia, il quale si tolse da quella aitna- zione chiamata di « neutralità » (ved. i Verbali delle sedute segrete del Governo Prorvisorio, in Casati-C astagnrtto, Carteggio, cit., pp. 298-310), ma che fu cominciata a disciitere il 10 e appro- vata il 12 dello stesso mese. All' adunanza del 5 maggio era intervenuto il marchese Alberto Ricci, il quale, delineando mi minaccioso qnadi'o delle condizioni finanziarie del Pienumte, e di quelle delle operazioni di gnerra, aveva quasi imposta la immediata unione della Lombardia al regno sabando. Sulle lunghe negoziazioni fra 1 membri del Governo Provvisorio, i loro rappresentanti a Torino, cioè il Martini e C. D'Adda, e il Ooverno piemontese, ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano dal marzo all'agosto 1848, cit.. pp. 186-229 e Casati-Casta- •«NETTO, Carteggio, cit., p. 42 e segg. I {1818J KI'ISIOI.AKK). 163 venuto, non mi moverei. Veglierò bensì per avvertirvi della direzione che prendon le cose, perché, comunque, vorrei pur vedervi. Abbracciate per me la buona e bella Carolina; e ditele eh' io le scriverò. Mc[ola| Cam- bfiaso] non s'è veduto :(^) suppongo abbia sospeso la sua partenza. Addio, madre mia: dite mille cose per me al ])a(lro. ed amate sempre il vostro Giuseppe. ^ MMCCCCVl. A Caijomna Cklksia. a Genova. [Milano], 7 ma-jgio 1848. Ror Spesso. 1355. Sorella mia. Non m'accusate ingrato, s'io non ho risposto alle care due vostre lettere: v'ho risposto cento volte in ispirito; e con tanto pili affetto quanto più mi trovo deserto da* miei concittadini. So di tutti i clamori sparsi sul conto mio; leggo gli articoli accusatori; ricevo lettera anonima da Genova stolidamente scritta che m'invitava al j>entimento! e ne riderei se non avessi la mia povera madre presta ad impaurirsi per me. Poi mi duole veder gì' Italiani ridotti a tale ') Nicola Caml)iaso, fratello di Giambattista, morto a Pari<(i combatteiulo nelle (ile dei repubblicani durante il colpo
  • . 16") siete riavvicinata quando appunto gli altri s'allon- tanavano. Qualunque ne fosse la causa, io vedeva
  • *o al quale alludeva il Mazzini, intitolato: Z' Unilà ita- liana (n. del 4 maggio 1848), uno dei suoi redattori, Gerolamo Boccardo, sia pure usando una grande temperanza di linguaggio, affermava che il Mazzini, il quale « per 1' addietro aveva pre- stato cosi segnalati servigi alla causa della libertà d'Italia, » era allora un grave pericolo per l'indipendenza di essa, e lo esortava a ritrarsi dalla lotta, ripiegando il vessillo repubbli- cano da lui agitato ia Lombardia. 166 KrisTOLAUio. [1«48] cou dolore il vostro star separata (l;i mia madre. Or siete vicina nuovamente, e ve ne rinj^razio. Non la lasciate piti. Qui, le cose non vanno bene: e andrebbero pe^i^io, se non fosse Dio che le aiata. (Qualunque cosa si taccia, considero la questione dellMndipenden/a come sciolta. L'Austria non regnerà più su queste con- trade. Ma la questione dell' Unità e quella della Libertà i)endono incertissime. Vedremo. Se qui è proclamata la monarchia di (J|arlo| A[l berto], io dovrò ricominciare il mio pellegrinag:gio: tornerò ad esser esule e qualche terra m' accojilierà» Ma mi dorrebbe assai d'essere costretto a rijvartire senz'abbracciar mia madre, mia sorella, mio jiadre, e i pochissimi che m'amano. Ilo da metter voi fra «piesti ? Panni di si. Mia madre parla di venire a vedermi a Milano. K JJio sa se lo desidero! j\Ia non dico nulla, perché temo che essa s' ammali i)el viag- gio, e ch'io debba averne rimorsi. (*) Forse, s'a]»rirà più sereno orizzonte. Addio, sorella mia: son mesto, ma tranquillo. Ebbi la visita della cugina vostra: ed oggi, andrò io stesso a visitarla. A voi sono gratissimo deirot- (') Maria Mazzini rivide il tìglio n Milano assiii più tiirdi. e quando le sorti della guerra erano oramai decise per il disastro della causa italiana (vcd. la lett. MMCCCCXXXVII). V'and*) dapprima il cognato Francesco Massuccone, insieme con la sorella Antonietta (ved. la lett. MMCCCCXXVII) ai primi di giugno ; e il mese dopo, quasi presaga clic non 1' avrebbe riveduto mai piti, la povera e santa donna, vincendo le ritrosie del tiglio, compi da sola, il viaggio, relativamente lungo per lei, quando si pensi che da più diecine d'anni non s'era mossa da Genova se non per raggiungere la sua vil- leggiatura di Bavari, e nonostante avesse gi.à varcato il scttan- taquattresimo anno d'età. [1848] KPISTOl.AHM». 167 ferta tattanii : e ne tengo memoria. Oggi, uou potete far «iosa alcuna. L'ijiiziativa uon è tra voi. Lasciate passarla burrasca, e sciogliersi la-io 1848. Cara madre, Vi scrivo due linee, perché non lio tempo per più: ma il gran punto per voi è di non rimanere inquieti sul <;onto mio o sulla mia salute. Ho rice- vuto la vostra del 6; e ho ricevuto tutte le altre che mi segnate, anche quelle mandate per via partico- lare. Mi sorprende che non abbiate ricevuto la mia della gita a Pavia: probabihnente hanno voluto to- gliervi la consolazione di sapere come vostro Aglio era accolto in Pavia. Qui avant' ieri sera vi fu ova- zione a Gioberti; l'ovazione fu guasta dall' impru- opolo MMCCCCVII. — Inedita. 1/ autografo si conserva nella rnc- colta Natbau. Non ha indirizzo. A tergo «li esso, la madre del Mazzini annofò: «1848, 9 niaggio. » 168 KPISTOLAKIO. [1848] rispose male: vi furono dei fischi; e l' entusiasmo diminuito di molto. (^) Ho avuto oggi P offerta del pas- (*) Il Gioberti era giunto a Milano la sera del 7 maggio. Vi andava dopo di essersi abboccato in 'l'orino con 1 Ministri subalpini « per accelerar 1' unione, esplorar 1' animo di Mazzini, chiarire i pericoli probabili e improbabili della costituente a voto universale » (ved. V. Giobkrti, Carteggio, ecc., cit., voi. IV, p. 138), insomma, come appunto s' esprimeva lo stesso Carlo Alberto (F. Patktta, Lettere di Carlo Alberto, ecc., cit., in Atti, ecc., cit., p. 273), a controbilanciare l'influenza mazziniana. In un;i corrispondenza particolare da Milano alla Patria (n. del 12 maggio 1848), probabilmente scritta del Massari, ebe era di- ventato uno dei principali redattori di quel periodico e che in quei giorni si trovava in Lombardia, si leggeva: « Ieri sera si fece una straordinaria dimostrazione ad onore del Gioberti giunto la mat- tina da Torino. Il grande scrittore fn invitato a recarsi dal- l'albergo del Marino, dove abita, a quello della Bella Vevezin, percljé maggior numero di popolo potesse salutarlo. La dimostra- zione cominciò alle 9 e tini allo 11 passate. Che grida, che strepito, che entusiamo ! Le bande musicali suonavano un inno composto per l'occasione ad onore del grande uomo. V'erano molti cittadini con torce a vento. Gli evviva a Gioberti furono immensi, clamoro- sissimi: qualcuno gridò: viva Mazzini, ma furono voci isolate e il nessun eco che ritrovarono, fu cagione che coloro dai quali venivano prolferte, preferissero tacere. Il Gioberti usci al balcone parecchie volte, ma non aveva voce e non potè parlare. Parlò per suo incarico il suo amico Giuseppe Massari, deputato al parlamento Napoletano. Dichiarò il Gioberti essere venuto a Milano col doppio scopo di porgere tributo di ossequio al- l'eroica popolazione milanese e di esortarla a nome dei Piemon- tesi a stringere presto 1' unione oramai divenuta indispensabile, necessaria. Queste parole fnrono accolte con fragorosi evvìvii all'unione ed a Carlo Alberto, i quali si replicarono moltissime volte. Più tardi anche a nome del Gioberti il Massari propose un evviva, a Milano V Italica, a Milano Slato Unito dell' Italia Set- tentrionale ed al Governo prorviaorio. La serata fini come aveva incominciato, tranquillissimamente. l'ino a tardi restarono molti grnppi nella piazza san Fedele, fra' quali parlò qualche repub- blicano, ma la gran dimostrazione era fatta. L'entusiasmo per [1818] KiMsror.ARU). 169 saporto Sardo: sto fedele alle vostre ingiunzioni, e non ne profitto. Ilo veduto domenica la Signora, cognata Gioberti è indicibile: il jrraiur uomo è salutato come profeta degli italici destini, come Padre e rigeneratore dell'Italia.» In una lettera al Pinelli, scritta da Somniacampagna il 12 di quello stesso mese, il Gioberti affermava infatti che egli si era « abboccato con alcuni repubblicani ; » ma con quella intempe- ranza di linguaggio della quale talvolta peccava, subito dopo ag- giungeva: « Non posso dirti altro se non che pel loro modo di connettere si farebbe ingiuria agli animali invertebrati a collo- carli nel loro regno. Non eccettuo lo stesso Mazzini, da cui non si può sperar nulla di buono » (ved. V. Giobekti, Lettere a F. 1). Pinelli. ecc.. cit., p. 260). In quell' agitarsi di passioni politiche che dilaniarono Milano nei giorni in cui ferverono le lotte per il progetto (li fusione, la presenza del Gioberti, del quale doveva esser nota la missione iìdatagli dal Governo piemontese, aveva certamente valso a infiammare di ire mal represse gli animi di «olox'o che rappresentavano i due partiti che stavano a fronte; e probabilmente, quando il filosofo, invitato a parlare da una tinesrva della Bella Veuezla, prospiciente su (|nella piazza di san Fedele in quei giorni luogo di convegno per dimostrazioni patriottiche di (iiialunqne partito, difese il tanto contrastato pro- getto, dovette udirsi qualche voce di disapprovazione. Una cor- rispondenza da Milano al Pensiero Italiano, inserita nel n. del 16 maggio 1848, faceva appunto parola dell' incidente accennato dal Mazzini; se non che, il Bettini, direttore di (jnel periodico, non ostante 1' antica amicizia per il suo antico compagno di studi, e sia pure assiduo frequentatore della casa della madi*e di lui, era grande ammir.atore del filosofo piemontese. Regi- strava «juindi con compiacenza la seguente smentita alle voci corse: «Ricevo lettera di costi in cui si dice che qualcuno scrisse da Milano essere stato Gioberti coi>erto di (ischi quando parlo della fusione della Lombardia col Piemonte e Liguria. Non ci vuol gran senno ])er capire che esistono, come in ogni paese pel «Usordine dell'umanità han sempre esistito, coloro che si rallegrano ogni qualvolta possano seminar zizzania ove deve regnar concordia. Costoro vorrebbero ora far vedere ai Liguri che i Milanesi non vogliono sentir parlar d' unione anzi di J'ìixiotie. Io vorrei dar la mia vita per far in un istante ITO Ki'isToi,Ai:io. [1848} (li Caroliiiii. inillu di lei cas;i : mi piace molto: mi par buona e gentile assai. Del resto, le donne sono ormai le uniche nelle quali trovi la schiettezza e un po' di core. (tIì uomini sono tormentati dalla febbre del cal- colo e dell' oi)portunità. Dio mio! come la nostra causa è rimpicciolita! Pio è con me; ed altri antichi amici eccellenti son pure qui. Addio: madre mia; riscriverò presto. Amate sempre intanto voi e il padre il vostro (JUTSEPl'K. Deve arrivare a (lenova a certi signori Pastorini una (rassetta di libri e scritti per me. Scrivo a loro: •MMiiparir a Miliiiiu tutti i Liguri iiii<'i fratelli e far lorc sen- tire quanto qui hì «lice per ia pronta unione tlei popoli del- l'Italia superiore, anzi ([uanto si aspiri per la stessa. He i Geno- vesi fossero stati . come fui io, sulia^ piazza di san Fedele, «(uando Gio))erti parlò della pronta unione dell'Italia superiore come hase della fu tura unione totale della penisola, avrebbero mischiati anch'essi i loro applausi ajili applausi, ;ii ijridi di <;ioia dei Mila- nesi, avrebbero veduto <^onie fu trattalo un miserabile che nolo oso dar qjmlclie segno di disapprovazione, l'avrebbero veduto, circondato dalla folla che con invettive lo incalzava, lo avviliva, lo annientava, l'avrebbero veduto quatto «quatto sparite colla coda fra le gambe, ringraziando alcuni jiietosi cittadini che s'interposero per salvarlo dalla rabbia popolana. 8e i (Jeuovesi poco dopo fossero stati, al Circolo Fulriottico di S. Kedegonda, sarebbero stati testimoni del ricevimento fatto all' autore del Primato d'Italia, ed avrebbero aggiunto il loro entusiasmo a •piello di cui era acceso ogni cuore milanese per Gioberti, per i Piemontesi, per i Liguri, per Carlo Alberto, per l'italica unione.» Aiwdie C. A. Casati (Xnove rivelazioni nni fatti di Milano, cit., voi. II, p. 251^, fece cenno di ((uesti iischi, che sarebbert» stati uditi «quando dalla tìnestra di Gioberti si gridò: Vira Milano capitale dell'Alta Italia, » osservando che « quel grido non trovò eco, ed il silenzio de* costituzionali lasciò campo ad alcuni iischi del li oppositori, che si erano frammisti alla folla. » [1848] KITSTOI-AHIO. 171 ma vi potrebbe essere, anzi vi sarà qualche spesa : il nolo è pagato. 8e (juinili vengono da voi, vogliate soddisfarli; e 1818]. Caro Agnelli, Urge che si sopprima dalla nostra Protesta, (') per MMCCCCIX. — Inedita. L' autografo h\ conserva nel Museo De Boni - Salvatore Bachi - Giuseppe Perini - Giuseppe Revere - Emilio Visconti Venosta - Riccardo Ceroni - Gaspare Belcredi - Enrico Cernuachi - Andrea Rota Negroni - Dott. Emilio Perelli - Prof. Fi-ancesco Brioschi. La Protesta fu pure ristampata nella Voce del Popolo del 1.5 maggio 1848, poi neir Italia del Popolo del 20 maggio 1848, in cui furono aggiunte le fìririe seguenti: Avv. Carlo Bellerio (del Battaglione degli stu- denti) - Giuseppe Broglio - Eugenio Bussi - Tito Calovini - Fermo Coduri - Luigi Ferri - Pietro Garcanico - Carlo Lavizzari - Am- brogio Ronchi - Paolo Rossi - Giovanni Sormani - Luigi Vecchio - Francesco Zanelli (del Corpo del Genio) - Giuseppe Balzerotti - Giu- seppe Getti -Enrico Pessina- Pietro Rovelli, tenente - Prof. Fran- [184iS] KPISTOLAKIO. 17S ragioni decisive, il uouie ilei Siguor Boiiiotti. (') Fate dunque di sopprimerlo in tutte le copie che tirerete. Badate che ho bisogno di molte copie io pure, quanto [)iù presto è possibile. Addio; amate (-) il tuo (tIUseppe Mazzini. «esco Arrigoui - Dott. Agostino Bert.ini, reiluttoie della Gaz- zetta Medica. (1) Come s'è visto, quella tìnua fu potuta omettere tanto dalla ristampa della Foce pel Popolo quanto da quella deAÌ'Italia del Popolo ; probabilmeute figurava nel testo che fu diffuso in foglio a parte, e aHisso per le vie di Milano, suscitando le proteste della polizia del Governo Provvisorio (ved. la Voce del l'opolo del 16 maggio 1848), dato che ad esso si riferisca il Pagani, il quale, nel suo voi. Uomini e cose in Milano, ecc., cit., p. 248, tra quelli che sottoscrissero la protesta comprende appunto il « dottor Pietro Boniotti, per l' Italia rigenerata ; » ctm che si ver- rebbe a concludere che l'Agnelli non facesse in tempo ad esclu- «lerlo dall'elenco. Sebbene in (jnei giorni fosse tra i pili scalma- nati agitatori di piazza, il Boniotti aveva un passato tristissimo, che non smeuti'in seguito, poiché dopo 1' agosto tornò a schierarsi col partito austriacante, e andò a dirigere la Gazzetta privilegiata di Milano (ved. la Concordia del 2 settembre 1848). Nei Misteri re- pubblicani, ecc., cit., pp. 86-87, era messo insieme con l'avv. Zini, il prof. Baraldi e l'avv. Ambrosoli, ed era soggiunto: «Ma questi, benché altre volte si spacciassero per tante rette emana- zioni di Robespierre, non trovarono mai credenza né da Mazzini, né dagli altri del nostro partito : condannati a vivere una vita di disprezzo e di isolamento, odiati, beffati sempre, non parve loro ]tossibile di attaccarsi allagiubba dell' imbecille feld-mareschiallo e nessuno fa caso né della loro apostasia, né della loro viltà. La merce e i compratori — erano degni 1' una degli altri : il negozio legale, il fatto più che semplice — quindi non destò né sorpresa né recriminazioni. Un Boniotti, ex-spia di Pacta, medico empirico e venditore di polveri e di unguenti pei calli e pel mal d'occhi, giornalista teatrale e mezzano di Pacta a cui procurava i favori delle corifee e delle sirene di terz' ordine. » (') Non si sa da chi, il te di amate fu poi cancellato. 174 KPliSTOI.Aiao. [18481 Domenica sera. Ben inteso, se ti portano il nome di Cattaneo, inseriscilo subito. (*) E se ti portano alcuni nomi di studenti, niettili. Insomma, quanti nomi ti vengono da Grlftini, abbili i.Aiao. 175 vostre. Quanto alla cassa libri, etc. giunta in (Genova per me, ho già a\ uto riscontro dal negoziante che (lice avermela spedita. Qui voi già sapete come vanno le cose: il Cxoverno s'è posto dalla parte di C[ai*lo] A[lberto]. Sono aperti i registri, come al tempo di Napoleone. Il 29, secondo tutta probabilità, sarà proclamato re in Louibardia C|arlo] A[lberto|. lo non so bene clie cosa farò. (*) Intanto, lio iniziato qui un (') Dopo una serie eli laboriosa sedute, il Governo Prov- TÌsorio Centrale della Loinbai'dia aveva approvato la legge del 12 maggio 1848, con la quale s'invitava il popolo a iHonun- ziarsi per la « immediata fusione delle Provincie Lombarde togli Stati Sardi, sempreché sulle basi del suffragio universale /osse convocata negli anzidetti paesi e in tutti gli altri ade- renti a tale fusione una comune Assemblea Costituente, la quale discutesse e stabilisse le basi e le forme d' una nuova Monarcliia Costituzionale colla dinastia di Savoia.» S'erano a tale scopo aperti i registri, sia per sottoscrivere « l'unione immediata. » sia per approvare 1' altra formola «per la dilazione del voto, » nella «juale era detto clie i firmatari «non riconoscendo l'ur- genza di prender subito una determinazione, intendevano che fosse rimessa a causa vinta la discnssione dei futuri loro destini politici.» Era per lo meno di assai discutibile opportunità che il Governo Provvisorio, fautore della prima di (jnelle due for- inole, venisse da sé, avversando la seconda, a dare una smen- tita al suo proclama del 22 marzo, nel quale aveva dicbiarato : « Finché dura la lotta, non è opportuno mettere in campo opi- nioni sui futuri destini politici di questa nostra carissima patria. Noi siamo chiamati per ora a conquistare l' indipendenza, e i buoni cittadini di nuli" altro adesso devono occuparsi che di combattere. — A causa vinta i nostri destini saranno discussi e fissati dalla Nazione. » Comunque, se la legge scontentò il partito repubblicano, del (piale si fece eco dapprima la Voce del Popolo, che inseri acerbe critiche contro quel «colpo di Stato» del Goveriu) Provvisorio (ved. C. Pagani, Uomini e cose in Milano, ecc., cit., pp. 236-240), dipoi V Italia del Popolo, non contentò il partito piemontese, specialmente quello che 176 KPJST(M,AKI(). [1848] Giornale, del quale vedrete probabilmente il Mani- festo. (*) Vedremo. Scrivete e datemi nuove della stava attorno a Carlo Alberto (ved. Casati-Castagnkttu, Car- teggio, ecc., cit., p. 109 e segg. e F Patktta, Lettere di Carlo JU)erto, ecc., cit., negli Atti, ecc., cit., p. 260 e segg.) e ad alcuni membri del Governo Piemontese, al punto che, dopo lunga e vivace discussione alla Camera Subalpina, provocò le dimissioni del gabinetto Balbo. Il Mazzini non insorse con la sola protesta contro il decreto del 12 niaggio, poiché in ])iù articoli dell' //«7ia liei Popolo avversò 1' atto che egli riteneva così dannoso all' unità nazionale ; e poiché era disposto dal Governo Provvisorio che i registri per le sottoscrizioni fossero depositati presso i parroci, il 16 maggio, in nome dell'Associazione Nazionale Italiana, inviava ad essi la seguente protesta, che il Gironi trascrisse nella Hii-A Bibliografia ìnazziniana itiù volte c\\., inedita nell' autogra- foteca Nathan : «I sottoscritti, coli' uaita Protesta, nel niandar- vela non hanno solamente lo scopo di tener tranquilla la loro coscienza e sdebitarsi d'un obbligo ch'essi credono sacro, ma sentono il bisogno d' invocare specialmente 1' attenzione vostra sul contenuto. Voi siete i ministri di tm Dio di pace e d' amore. Voi siete come padri e fratelli venerati tra il Popolo e i suoi destini, fr.a la Lombardia e l' Italia intera. La decisione, alla quale il Governo, traviato o inipanrito da agitazioni illegali, chiama le popolazioni, minaccia la pace pubblica, e i)uò dare il segno di risse civili, mentre la decisione presa alla line della guerra e con tutta la legalità di discussione alia quale le nature fatte a immagine di Dio hanno diritto, acqueteiel)be tutti gli animi e sarebbe accettata da tutti i partiti. Nel nome di Dio di pace, nel nome di quel Dio che tanto amate, meditate attentamente le cose che i sottoscritti vi dicono e illuminate i vostri fedeli sulF importanza del loro voto. » (1) 11 «manifesto» dell' Italia del Popolo non recava alcuna data, ma era dovuto uscire tra il 14 e il 15 maggio 1848. Era dello stesso formato del periodico, in mezzo foglio, e subito dopo la tirma del Mazzini stavano quelle dei collaboratori : Bachi Salvatore, Barozzi Achille, Ceroni Riccardo, De Boni Filii)po,. Gallardi Enrico, Grillini Romolo, Lizabe Ruffoni, Maestri Pietro, Pesce Alessandro, Porro Ercole, Revere Giuseppe, Tenca Carlo e Visconti Venosta Emilio. [1848] Kl'ISTOI.AKIO. 177 vostra salute e «li «luella tìel padre. Io non ho ten)i)0 da respirare: ma coglierò presto una mezz'ora di libertà inv scrivervi a lungo. Addio: abbracciate il padre e dite tante cose aj>:li amici per me. Voi amate senipre il vostro (tIUSEPPE. MMCCCCXI. A Caklo Gkimjcnzoni. il Ferrara. [Milano], 17 maggio 1848. Fratello, lo Ilo tanto lavoro sulle spalle che mi nuiuca il tempo anche per una lettera a voi, che io stimo ed amo molto. (M Ai buoni del resto non bisognano lunghe MMCCCCXI. — Pubbl. da A. Levi e C. Fanigada, L'ele- zione di G. Mazzini a deputato di Ferrara alla Costituente lìomana del 1849 (in Atti e Memorie della Deputazione di Storia Fatria della provincia di Ferrara, voi. XXIV [1919], fase. 1", pp. 23-25 dell'estratto). (') Il Mazzini aveva stretto in (|uei giorni relazione con Carlo Grillenzoni, ferrarese (cai conobbe personalmente in Roma 1" anno appresso, quando andò a sedere all'Assemblea Costituente fra i deputati della provincia di Ferrara), per mezzo di Pietro Ripari, amico intimo del Grillenzoni, accorso a Milano prima del maggio, e accostatosi d'allora in poi al Mazzini, al quale iu sempre devoto. Ved. infatti la lett. del Ripari al Grillenzoni (in data 16 maggio 1848, in A. Levi e C. Panigada, art. cit., pp. 21-23), alla quale quest'ultimo rispondeva (Id., p. 25) otto giorni dopo, ringraziando « della relazione nella quale aveva volute» metterlo col Mazzini. » Tuttavia, il Grillenzoni, riscontrando la lett. del Mazzini, dichiarava di non potere aderire all'invito di Mazzini Sci-Mi. ecc. voi. XXXV (Kpistolai-io, voi. XIX). 12 178 KPISTOI.AHIO. [184t<| parole. Leggete, vi prego, la Ragione e il Programiiia del Giornale. Vi rileverete le nostre intenzioni. Nes- suno ci accuserà d'essere stati incanti e di aver lan- ciato noi il guanto agli altri partiti. Ma il silenzio prolungato ci farebbe suicidi, e qni si tratta non di noi, ma dell'avvenire italiano. Le condizioni interne ed esterne segnano venire il momento per ordinarci e lo tacciamo. Xoi vogliamo collocare pnbblicamente l'opinione repubblicana anzitutto sopra un terreno legale, iniziare l'apostolato aperto dichiarando: Siam convinti d'essere l'unico partito che possa nnificare, non dne o tre parti d' Italia, ma l' Italia. Se il nostro convincimento è pur vostro, unitevi e lavoriamo: e insegniamo finalmente a tutti che un i)artito fondato non sopra un mero calcolo d'opportunità, nui sopra una credenza, pnò e vuole essere uno e compatto. È l'unica cosa che ora ci manchi. Xoi abbianio un doppio lavoro: l'Associazione e il Oiornale. * lui, per le condizioni, iilie quali accennsiva vagamente, in cui si trovava in quei giorni la città di Ferrara, cosf da presso minac- ciata dagli Austriaci, e pur troppo non disposta a resistenza osti- nata. « Lessi con piacere la vostra protesta — scriveva infatti, — e il programma del Giornale. Quanto io consenta nello spirito che anima con noi tanti generosi Italiani non starò a ripeterlo dopo che u'iio scritto si a lungo (parnii) al buon Ripari. Ma voglio che mi scusiate se non mi proferisco a voi né per farmi centro qui dell'Associazione, né per ascrivermi fra i collabora- tori del Giornale, perché conosco clic mi proferirei ad una impresa u cui né per lo spirito di questa Città, neper la capacità mia potrei i)ortare quel giovamento a cui sareste in aspettazione; ed assumerei un incarico a cui non potrei in alcun modo sod- ., p. 28. [1.^48] KPISTOI-AIUO. 179. La prima avrebbe bisogno di ceutri per ogni dove: più ne' punti più importanti come Feriara. Dai ceutri stabiliti nelle diverse città dello Stato Ponritìcio escirebbe poi, con un accordo organico, uiuì stv.ione seconda o terza dell'Associazione Nazio- nale. Il Giornale avrebbe bisogno di soscrittori e colla- boratori. I soscrittori manterrebbero vivo l' organo dell'As- iiociazione. e se moltissimi, sarebbero prova della sua potenza e renderebbero possibile la pubblicazione d'altri scritti più popolari. I collaboratori renderebbero Paltò servigio d' in- segnare a tutti, dentro e fuori, la vera condizione delle cose, il vero stato degli spiriti e dei desiderii in Italia. Abbiamo bisogno di corrispondenti solle- jji() [184eiìsater tidate in me. Sia ch'io viva qui, sia ch'io stia nel Ticino, sarò sempre in sicuro e più assai vicino che non era prima. Per ora non parliamo che delhi gioia di star vicini alcuni giorni. Salutate gli amici ed amate sempre il vostro (rlUSEPl'E. MMCCCCXlll. ALLA Madrk, a Genova. [Milano], 24 maggio [1848]. Cara madre, Sto bene; non posso al solito scrivere che due parole. A tutte l'altre faccende mi s'è aggiunto ili MMCCCCXII. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac- colta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò : « 20 maggio 1848. » MMCCCCXlll. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del. Mazzini annotò : « 24 maggio 1848. » [1848J KPISTOI.AUU». 181 Gioriiiilej e potete tìgurarvi come sia preso il mio tempo. Avrete, spero, veduto uu amico che v' uvrà dato mie iiuove. Badate a non dimenticarvi di dirmi, quando avrete preso una risoluzione; perché sarà necessario ch'io prenda le mie misure. Avrei voluto da un pezzo riscrivere a (Jarolina, e non ho potuto. Non ho più veduto la di lei cugina. Fa qui bellis- siiuo tempo: uu po' troppo caldo per me. Yi man- derò domaui o dopo una polizza di carico di certe casse di libri clie devono giungervi sopra una nave mercantile da Londra: sono i miei. Questo non deve alterare in nulla i disegni vostri: perché dov' anche non foste in (renova, troveremo altri che s'incari- chers\ per voi. Addio; madre mia: salutate di core gli amici, abbracciate il padre, e amate sempre il vostro (rlUSKl'FK. MMCCOOXIV. AL <3KN. Giacomo Filippo Dk Mekstkk. a Liig.im». [Milano]. 24 iiiiig-gi(» [1848]. Caro generale, Carta mi rese l'altro giorno il tuo articolo: ed eccotelo a norma di quanto oggi mi dici. Credo la MMCCCCXIV.^ — Inedita. L'autografo si conserva nel Museo del Kisorgiinento di Milano. In un foglietto incluso nella lettera, forse di ))ngno del De Meester, è annotalo: «Gius. Mazzini, Milano, 24 maggio 1848. Ricevuta il 27 detto. Risposto il 28 detto. » 182 , Ki'isroi.ARio. [1848] forma sia sembrata troppo avventata; troppo asso- luta. Siamo in uu terreno ditìicile, e biso,uiia usar tattica. Io vorrei scriverti a luugo, ma non lio un minuto di tempo. Dio volesse clie tu potessi esser fra noi! Salutami Cliialiva e gli amici e credi all'af- fetto del tuo Gius. Mazzini. MMCCCOXV. Ai.i.A Maduk, a Genova. [Milano]. 27 maggio [1848]. Cara madre, 11 latore è amico intimissimo mio e di (ìaribaidi. Accoglietelo come tale. Vi darA nuove mie. (*) Amate il vostro (tIU SEPPE. MMCCCCXV. — Inedita. L' autografo si conserva nella rac- colta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indi- rizzo: <• Maria Mazzini. » (*) Giacomo Medici era stato indirizzato dal Mazzini all'An- zaui ed a Garibaldi nel dicembre dell845(ved. lalett. MCMXLV). Nel momento di lasciare Montevideo, egli ignorava gli avve- nimenti di Lombardia, e lo ignoravano pine i suoi due grandi commilitoni, tanto è vero che Garibaldi, atlìdandogli una mis- sione in Italia, gli aveva raccomandato di intendersi prinui col Mazzini a Londra (ved. il testo delle istruzioni di Garibaldi al Medici in G. Pasini, Vita dd gen. (r. Medici, ecc., cit., pp. 13-15). Se non che, giunto all' Havre nella prima quindi- cina di maggio, egli aveva appreso che il Mazzini non era più [1848] Ki'iSTOi.AKH). 18:^ MMCCCCXVl. A [Niccolò Tommaseo], :i Venezia. [Milano], 27 maggio 1848. Amico, lo vi tempesto di lettere: ma non mi pare che siano totalmente inutili. Vi reca questa il (;a[)itano iV artiglieria polacco Korzeuiowski ; e vi viene da parte di Mickiewicz. iK)me che dev'esservi caro. (') Questi in IiighilteiTa, ed allora, tiavcasanilo rapidamente la Francia, era venato in Italia. Nella Concordia del 23 maggio 1848 si leggeva infatti : « Ieri isalntammo [a Torino] uno dei piti forti eonimiiitoni del generale GarihaUli. Il sig. Medici sbarcò all'Havre, toccò Parigi e giunse tra noi ad annunciare prossimo l'arrivo della legione di Montevide<» e del prode suo condot- tiero. La spada e il senno guerresco di Garibaldi giungono in tempo oj)p<)rtnno. L' Italia ora pili che mai abbisogna del biaccio e della mente dei prodi suoi figli. » Naturalmente, il Medici accorse subito a Milano per concertarsi col Mazzini: e sembra elle con lui avvisasse ai modi più acconci per la fonnazione lii un corpo di volontari (ved. i suoi ri<'ordi, che furono cer- tamente manipolati dal traduttore, nei Mémoires iìe GAitiitAi.ni, tradnitH sur le manuscrU or'ujiual pur A. Dcjias; Paris, Calnumn- Lévy, s. a., p. 90), e a questo intento andasse a Genova per attendervi l'arrivo di Garibaldi. MMCCCCXVl. — Pubbl. da .1. W. Mario, Della vita di a. Mazzini, ecc., cit., p. 320. i') Subito dopo le aft'ettuose accoglienze fatte a Milano al Mickiewicz e ai pochi Polacchi colà giunti il 1" maggio 1848 (ved. la lett. MMCCCCIV), il Governo Provvisorio aveva comin- ciato a creare mille ostacoli perché si formasse una legione polacca per avviarla contro il nemico. Ne sono prova i molti documenti che illustrano la narrazione che ne fece L. Mickiewicz {Mémorial de 184 KIMSTOLAHU). [1848] esuli della nazione sorella vennero qui i»er costituirvi un nucleo di legioni polacche : nucleo prezioso perché porrebbe a fronte degli slavi militanti nell'esercito d'Austria uji elemento simpatico, e i)iù {)erc]ié sarebbe Itt Léfilon polonaise, ecc.. cit... voi. II, p. 45 e segg.); né valse u riiiinovere ijiiellii opposizione la visita fatta dal Mickiewioz al campo di Carlo AlbcM'to, per esortarlo ad accettare i servigi de' suoi coniiiiilitoni. ohe anzi le preo<;cnpazioni diplomatiche ne resero sempre pili difficile l'accettazione. Scriveva 1" anno appresso il Mazzini {Ceìini e docHmeuii intorno all' insurrezione lombarda, ecc., cit., nell'/<«/i« del Popolo di Losanna, voi. II, p. 262) che « per terrore d'nn rimprovero da J'ietrohurgo » si orano lasciati «all'ozio increscioso di mia easerma in Milano Miekiewicz e i suoi Polacchi sino al giorno in cui la determinazione di sottrarli a Venezia clic per suo suggerimento li aveva accettati fé' si che fossero chiamati ili campo. » Stanco dei lunghi indugi, il poeta polacco aveva infatti deciso di offrire l'oi)era della sua legione al Governo Frovvi^rio della Kepnhhlica di Venezia, e il 24 maggio aveva colà inviato a «piestf) sc<»po il Korzeniowski. capitano d'artiglieria pohicco al servizio della legione formata a Milano, facendo balenare a quel Ministro della Guerra, Fran- cesco Solerà. 1' immenso vantaggio clie ne sarebbe risnltaro usando i suoi (rommilironi nella lotta « contre l'armée austri- ohienne composée en grande partie de Slaves » (L. Mickiewicz. op. cit., voi. lì, pp. 370-371). E per meglio facilitare questa accettazione, il Mickiewicz iiveva pregato il Mazzini di appog- giare la proposta presso il Tommaseo, col quale, dimenticando perallorale polemiche degli anni precedenti, l'agitatore genovese era entrato in rapporti epistolari (II)., voi. II. pj». 372-384). Lo scrittore dalmata, che per le sue predilezioni verso 1' ele- mento jugoslavo era più d'ogni altro in grado di apprezzare il grande aiuto che si porgeva a Venezia, accolse di Imon grado l'offerta e rispose al Mazzini che aveva messo a (juesto scopo il Korzeniowski in relazione con l'Antonini. Più tardi « deplorò profondamente che sia per le condizioni di uno stato impoverito da una massa di soldati piiì^che inutili e per inopportuni sospetti si fosse rigettato quel soccorso che poteva, in nn istante, cambiar faccia alla guerra. » Ved. V. Marchesi, Storia documentata della rirolmiotre e della difesa dì Venezia, ecc., cit., p. 201. I I [1848] K.risioi.AiMO. 185 pelilo vivente dell'affetto che deve correre e corre tra la Polonia e noi. Qui il governo provvisorio non intende che i niescliini calcoli d'opportunità sugge riti dagli agenti di C[arlo] A[iberto]j e non [>uò inten dere né Mickiewicz, né Polonia, né altro die valgn. ^fa voi siete tatti per intendere queste cose, e con- tido che i Polacchi potranno lodarsi di migliore acco glimento. Durate forti e sostenitori della bandiera repnl)l)licana per un po' di tempo ancora, ed aiiiate il vostro (t. MAZZIjSI. MMCCOCXVIl. AI, GKNKUAKE GIACOMO ANTONINI. !l Venezi:i. Milsino. 27 iiiaojri(, 1848. Ci enera le, (Quando vi commettemmo in Parigi il santo uflRzio di condurre in Louibardia i volenterosi, i quali si congregarono per accorrere a difesa della patria ed entrar partecipi della grande opera dell' italico riscatto, noi sai)evamo che in voi erano tutte le parti di vero soldato e di vero cittadino. Onorano il vostro nome memorevoli fatti d'arme; ma quel che più vi onora si è che la vostra fede da voi espressa come dai pari v^ostri si esprime, col ferro in mano, sui campi di guerra. Voi siete cittadino soldato; e sentite e intendete la santità del vostro uffizio, perché sentite e iiiten- MXICCCCXVII. — Pnbbl. ueW Italia del Foj)o1o <\\ MiUiuo, <1p1 28 iiiacjjrio 1848. ÌHtì KIMSTOI.AIUO. I1raiHlezza della tede sta sopra ad ogui lode, c> j^eiierale; ci è dunque tolto lodarvi — e noudiineiio coiigimigiineiito col grosso dell'esercito Kacletzkiauo trincerato in quella fortezza. Le truppe italiane arrivate in questo giorno a Vicenza, benché troppo tarili, non pertanto speravano e cliie- ilevano anelanti di lanciarsi ininiantinente all' inseguinient(» delle orde straniere che, battute e vergognose, si ritiravano. 11 gen. in capo Durando, cui sfuggiva ancora una volta l'oc- oasione di poter disputare il passo ai rinforzi di Nugent, e stimando teuieiario consiglio correre colla sua trujjpa, ancora interiore di numero ad inseguirli e richiamarli a ))attaglia, trattenne quo' slanci generosi; nui fu solo il gen. Autonini che non volle tenersi fermo, e sorti colla sua-Legione e due concessegli compagnie di Cacciatori Svizzeri, con una sezione d'artiglieria pontificia, e parecchi volontari vicentini, per ten- tare di oftendere 1' inimico e di rimuoverlo dalla posizione che aveva presa all'Olmo, un miglio dalla città Il combatti- mento provocato dall'Antonini vcnnegiudicato unaprova d" indo- mito coraggio. Egli spinse i suoi vivacemente al fianco del- l'esercito imperiale disteso a destra sulle ultime chine dei colli di Biron e di Creazzo, vincendo gli ostacoli d'un ponte già prima rotto sulla via dell'Olmo e d'una barricata eretta a guardia di quel passo dal nemico. Ma questo tutto a lui si rivolse, allargando l'ala sinistra sulla vicina strada ferrata parallela a quella maestra, e fulniin.-indo dalle alture minaccio di circuire le brevi schiere assalitrici costrette a ripiegarsi. Svolazzavano al passar delie palle i bianchi capelli del vecchio italiano, intrepido, solo a cavallo in mezzo ai suoi fratelli e ligliuoli — In brev' ora cadevano circa cento di queir amorosa famiglia, e sovr'essi pioveva il sangue del generale, schian- tato da mitraglia il braccio che drizzava la spada alla carica.... Quando con sovrumana audacia, ponendosi dinanzi ai cannoni, senti sfracellarsi il braccio destro, gridò: 'Avanti! nulla mi importa del braccio e della vita, mi basta solo che non si perda l'Italia!' Trasportato al palazzo Torresan, l'Antonini ebbe amputato il braccio dal chirurgo Petrali ; e poiché gli Austriaci mandavan colà bombe, sapendo che era la sede del qnartier gene- rale, fu trasferito nel palazzo Bonollo, da dove, la sera del 24, fu <'niidotto a Venezia. Il Mazzini seppe la sciagura toccata al 188 Ki'iSTOLAitic. [1848] possiamo dirvi che altera è la nostra associazione d'essere onorata del vostro nome. Noi vi desideriamo felicità, e desideriamo all'Italia uomini che vi sonnellino. Ver l'Associazione nazionale italiana Il Pkksidkntk (tIUseppe ini azzini. Ir- SlCGIlKIAKIO LiZABK RlTFFONI. prode genenile assai per tempo; e sono certaiiieiite sue le st-- gneiiti parole che si leggono iiell' 7/flZirt del Popolo del 24 mag- gio 1848 : « Siamo fatti consapevoli di lagrimevole notizia. Il generale Antonini, uscito di Venezia, niovea al.la volta di Pa- dova, guidando una colonna di 1.200 uomini. Si scontrò col nemico ; fu sanguinoso il conllitto : e un colpo d'artiglieria Troncò il braccio al generale. Si teme della vita di qjiesto valo- roso italiano, veterano soldato della libertà nostra, il quale con molta gloria militò in Polonia nella guerra d'indipendenza dell'anno 1831. — Speri.amo «die la morte non ci torrà questo prode che tanto si è adoperjito per la santissima nostra causa. — Veniva da Parigi capitanando una legione di volontari foi'inata <ìa]V Associazione Nazionale Italiana; era scampato da pericidi di tante battaglie; si sentiva felice di poter offrire gli ultimi giorni della sua caduta età alla patria, alla religione nostra e morire come era sempre vissuto. Speriamo che ci sarà dato rivedere ancora ed abbracciare l'onorato amico, onorato degna- mente dell'amore de' suoi fratelli. » Ved. pure l' Italia del Popolo del 31 maggio, in cui fu pubbl. una nobile lett. dell'Antonini, il quale, lasciata poi Venezia come protesta per il decreto di fusione (ved. V. Marchesi, Storia documentata, ecc., cit., p. 17.^ e segg.) andò a Bologna, dove perorò nel Circolo felsineo, insieme con lo Zambecearie il gen. A. Morandi, la istituzione di un Governo provvisorio e fece parte del Comitato di guerra (ved. A. Dai.i.oi.io, La difesa di Venezia nel 1848, ecc.. cit., p. 120 e segg.), e infine (27 luglio) a Milano (ved. V Italia del Popolo del giorno successivo). [1848] KPISTOI.AHIO. 189 MMCICCXVllI. TO Emimk Hawkes, London. [Milaii], May 30'", 1848. I write, dear Emilie, to Stolzinau ; and I liope he wiil teli yoii what I say about our politicai coii- dition. I bave refused to be a M. P. for Geiioa^ and for 1 do not kuow wbat place iii Piedniont: ret'iised to be more tliaii that with the man Charles Albert: refused ali the ofters of the tempter: and I remain the republican Joseph you know. Do not believe (this is not for you, but for my male friends) that it has been owing to pride, reaction, or any other narrow feeliJig; no; I told ali tempters the same woids 30 maggio 1848. Scrivo, cara Emilia, a Stoizman ; e spero vi riferirà quello die gli dico intorno alla nostra condizione politica. Ho rifiutato di esser Deputato di Genova e di non so quale altro luogo del Piemonte: ho rifiutato di essere anche di piti con Carlo Alberto; ho rifiutato tutte le of- ferte del tentatore; e rimango il Giuseppe repubblicano clie voi conoscete. Non crediate (questo non è per voi, ma per i miei amici di sesso maschile) ch'io l'abbia fatto per orgoglio, per reazione o per qualunque altro sen- timento meschino : no : a tutti i tentatori ho detto la stesse MMCCCCXVIII. — Pubi»!., ili gran parte, da E. F. Ri- CHARDS, op. cit., pp. 85-87. Qui si dà integralmente, 8u una copia inviata alla R. Commissione dalla predetta Signora. L'autografo si conserva presso gli eredi Ashursfc. l'JO KIMSTOI.AIMO. |1848] tliat 1 address to Charles Albert in my mani- festo of the Italia del Popolo. Was 1 not right ? Meanwhile, I am here, disliked, dreaded, suspected, caluniniated, threatened more than ever : and my writings are biirnt in my native town, Genoa, al- mo.st under the eyes of my poor mother; (M and parole clie rivolgo a Carlo Alberto nel mio manifesto del- l' Italia del Popolo. Non ho avuto ragione ? Intanto sono qui, pili che mai odiato, temuto, sospettato, calunniato, minacciato: ed a Genova, nella mia città natalo, i miei scritti sono bruciati quasi sotto agli occhi della po- (*) La sera del 16 maggio 1846 alcune copie della protesta mazziniana al decreto di quattro giorni innanzi per l'annessione immediata erano bruciate in piazza di Banchi a Genova. Tutti i periodici piemontesi e genovesi, perfino il Pensiero Ilaliano {n. del 17 maggio 1848), lodarono quell'atto. In una nota a quella protesta, inserita nella Bibliografia mazziniaìia più volte cit., il Gironi, clie in quei giorni si trovava a Milano ed era già entrato in rapporti col Mazzini, dava le seguenti notizie : « Sullo abbrnciamentodi questa protesta io lio raccolto in Genova oì? Raccontatemi qualunque Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXXV (KpiatolHrio. voi. XIX). IM 194 Ki'jsioi-AKUi. [1848] life is so dreai-y ! How is the brewery goiiifj oii 't What is William about ? How is liis liealth ? Is lie, and Sydney, James and Sbaeu — tke Trinmviiate — acting politically in any way ? Ask James— tlieni ali singledly and coUectively to write every fortnight a ratlier long letter to me for the Italia dei Popolo : a correspoudence summing up the state of paities, the progress of public opinion, Chartism, Ireland, international tendencies and so forth. They will be translated: and it will be a great service to us and a" great kindness to me. Let it be a settled thing, and let me bave a letter within a few days froni the reception of my letter. (*) If aiiything concerning iiiinimii cosa clie riguarda voi e la vostra famiglia : la mia vita è COSI triste ! Come va avanti la birreria ? E cosa fa Guglielmo e come sta di salute? Sta occupandosi in nes- sun modo di politica insieme con Sydney, Giacomo e Sbaen — il Triumvirato? — Chiedete a Giacomo — a tutti loro, singolarmente e collettivamente — di scrivermi ogni quindicina una lettera piuttosto lunga per V Italia del Popolo: che sia una corrispondenza clie riassuma la situazione dei partiti, il progresso dell'opinione pub- blica, il Cartismo, l'Irlanda, le tendenze internazionali e cosi via. Saranno tradotte: e sarà una cosa utilissima per noi ed una grande cortesia verso di ine. Fate in modo clie questa sia cosa già stabilita e die io abbia una lettera poclii giorni dopo clie avrete ricevuta la n»ia. (*) Dall' Inghilterra fu corrisposto assai tardi e Cdu par- simonia a questo invito dal Mazzini. Neil' Italia del Popolo comparvero infatti solamente due corrispondenze da Londra : una prima, con la d;ita del 3 luglio, firmata S[tan9feldf], fa pubbl. nel n. del 10 di qnello stesso mese ; una seconda, con la data del 12 e con la sigla S. W. Hfawlces?]. in quello del 20. I |184S] Ki'ii^Tor-Aino. 195 the state of public opinion iibont our affiiirs caii be included, so mudi tlie better. Theu, 2'"', 1 want tó receive every day the Mornitig Ghronicìe : can you uudertake that for me, and liave it seut to the of- fice ofthe paper f I will reimbnrse you through 3ios- selli. By the way, do not press too hard in your Judj>inent upon (irrisi aiid Mario. They gave each, I tliink, oO or 40 pounds in Paris for our Italian Legion:(*) and they bave suffered losses owing to the tinancial crisis. Stili, Mario ought to be bere. J sciid a second copy of the iscritti, fearing that the man troni Lugano would forget my instructions. Kemember me, as kindly as you can, to my Mary: is she realiy of use! She is the very goodness; only 1 fear her bodily weakness: I liope she will not forget her old master. Keep for me ìiovr paint- Se vi possono inserire qualche cosa che riguardi lo stato dell'opinione pubblica sui nostri avvenimenti, tanto meglio. In secondo luogo, voglio ricevere ogni giorno il Morning Ghronicìe: potete occuparvene voi, e farmelo man- dare all' ufficio del giornale ? Vi rimborserò per mezzo di Rosselli. A proposito, non siate troppo severa nel vostro giudizio sulla Grisi e su Mario. Credo che ciascuno di loro abbia dato a Parigi trenta o quaranta sterline per la nostra Legione Italiana, ed abbiano sofferto delle perdite per via della crisi finanziaria. Pure, Mario dovrebbe esser erclié semai udiste le cose di Milano, le sommosse, etc. sappiate che non ci ho che fare. Ben inteso che non MMCCCCXIX. — Piil)l>l. da Se mai udiste a mi conoscouo,. nel Pensiero Italiano del .31 maggio e nellsi Concordia del 1° giugno 1848. Nel primo di quei periodici il brano di lett. era preceduto dalle seguenti parole: «Nel supplemento di ieri si stampava una lettera proveniente da Milano, la quale gettava il sospetto che Mazzini potesse essere stato dei pro- motori del moto ivi avvenuto. Per la giusta appreziazione del fatto pubblichiamo, pregati, il seguente brano di un'altra lettera del Mazzini stesso a sua madre, che serve come di [1848] Kl'lSTOI.AUK). 197 mauca al solito chi mi aflQbbii ogni cosa clic accade, ma i buoni e gli onesti mi conoscono. (*) Sento che la sorella protesta. » E nell' nitro, con non velato rimprovero al gior- nale ili Genova, il (juale aveva mostrato che Maria Mazzini iiveva fatto premure per render i^ubblica la dichiarazione del tiglio, era avvertito: «Ciò facciamo non piegati, e tanto pi» volentieri quanto troppo ci doleva nn sospetto che molte let- tere giunteci presentavano come un fatto. » L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò : « 30 maggio 1848. » {}) Quelle dimostrazioni avvenute il 28 e il 29 maggio, e che furono pili volte narrate (ved. C Casati, X^^uove rivelasioni sui fatti di Milano, ecc., cit., voi. II, pp. 278-294, in cui è molta ric- chezza di particolari, ma non sempre equanimi; V. Ottouni, La rifoluzioite lombarda del 1848 e 1849, cit., pp. 239-247; C. Pa- gani, Uomini e cose in Milano, ecc., cit., pp. 266-271, ecc.). Kife- rendosi alla prima, il Mazzini, iìììU' Italia del Popolo del 30 mag- gio 1848, in cui era ricostruito quello « spettacolo or grande od eloquente, or tumultuoso e confuso. » aftermava che i membri dell'Associazione Nazionale Italiana non avevanopreso, non jjote- vauo prendervi parte alcuna; e riferendosi alla seconda, la deplo- rava e Idasimava « altamente, » dimostrandosi compiacente clie la conclusione di quel tentativo esprimeva « 1' affetto all'ordine e r abborrimento di qualunque atto di violenza illegale. » Hi sa invece che la stampa periodica ostile al Mazzini e al partito repubblicano diede carico ad essi dei tumulti avvenuti; e che giunse in buon punto una lett. di C. Correnti (ved. la Jfieta Italiana del 5 gingno 1848) a smentire 1' accusa. È però da avvertire che il Mazzini non era stato contrario alla prima mani- festazione, notando, senza censurarlo, che « un avviso a stampa del 27, senza nome d'autore, invitava i cittadini nella piazza di san Fedele, per chiedere al Governo Provvisorio Centrale di Lom- bardia come, con quali condizioni e diritti sarebbesi al Piemonte unita la Lombardia, se la costituzione subalpina varrebbe a Milano, e se le nnove leggi sarebbero determinate da una costi- tuente — infine per chiedere al Governo nn pegno solenne, la guarentigia d' un decreto perché la libertà rimanesse inviolata. » Il debole Governo Provvisorio, sia j>ure a malincuore, era sceso a quella dichiarazione, la (|uale, per la forma con cui era stata 19S KIMSTOLAIMO. [lfc!48) lia sospeso il suo viag«>io qui per injilattia del niii- rito. (guanto a voi, as))ettate pure, quanto occorre redatta, aveva tutt' altro che paeiKcati gli animi. La Foct del Popolo (il. del 29 maggio 1818) aveva infatti lodati gì" intenti die s'erano proposti i dimostranti del giorno precedente e riconosciuto che il proclama del Governo Provvisorio tradiva «tutto il malumore» che quei fatti avevano « messo nell'animo degli onorevoli membri » di quella rappresentanza. A rendere ancor più tragica la situazione che si era verificata nelle due triste giornate, sembra che di quello concitate })assioni voles- sero trarre profitto la parte, per «inanto esigu.a, piiì tiirlioienta della popolazione milanese e tutti coloro ciie si erano dati con- vegno a Milano per sfruttare a loro vantaggio personale la nuova (condizione delle cose. Contro «iiiegli scalmanati, che si agitavano nei circoli politici, fu lanciata l'accusa, non si sa se meritata o no, di agire d'intesa col nemico; e si notò il fatto che alcuni periodici austriaci accennavano, velatamente o no, a moti politici che si sarebbero svolti a Milano (ved. V. Or- Toi.iNi, op. cit.. p. 246), e che l'esercito nemico, nninifestaiido proprio allora una grande attività, si disponeva ad assalire i vo- lontari toscani e napoletani a Ciirtatone e a Montanara (ved. C Pacjani, op., cit.. p. 271). Comunque, il 29 maggio la diino- Mtrazione assunse un carattere ancor piti grave, c-iilniinando a quello d'un vero colpo di .Stato. Principale attore di essa, che dapprima parve continuar le proteste del giorno precedente, fu quell' Urbino, ebreo mantovano, andato negli- anni innanzi a Parigi, da dove il suo concittadino Attilio Partesotti, fattosi spia dell'Austria, ne denunciava la presenza come pericoloso scrittore (ved. il Frolocollo della Giovine Italia, voi. I, pp. 289 e oOl). Capitato a Milano subito dopo lasoilevazione, avevaapertoscnola di lingua italiana, e immischiatosi nelle lotte politi(;he. fondata, fra le moltissime che vi pullularono, <|uella Sociiità della llige- ìierazione intellettuale del Popolo italiano, che aveva data la sua adesione alla protesta mazziniana contro la fusione. Era certa- mente individuo di coscienza assai elastica, perché, dopo che fu tratto in carcere, si rivolse al Casati con una umile supplica, implorando la generosità del Governo Pi'ovviaorio (ved. C. Ca- sati, op. cit., voi. II, pp. 491-499); e liberato nel luglio, e tornato a Parigi, vi pubblicò a sua difesa un oimscolctto intito- [1848] KiMSTOi.Aino. 199 ])er la vostra salute») per altro: ma non per paura iìvgW Austriaci die non vejijiono di <'erto a .Milano. laro: JusUjlealiou d'une répuhlicain à Milan. Con l'Uibiiio furono uiaggiorniente in vista alcone. — Parlate di guarentigie! Ma quello eh' è stato pubblicato <|uest'oggi stabilisce una libertà derisoria per noi ! Dalla piazza. — No! No! Viva Casati! Viva il Governo Provvisorio I Il presidente si uitira; ed è tosto sgombrato il palazzo. Questo vedemmo. Vien detto che 1' Urbino avesse già formate liste di nomi per un nuovo Governo: e non registreremo cotesti nomi, reputando le persone accennate d' intelletto e di cuore, e però inconsapevoli dei disegni e delle intenzioni dell' Urbino, clr è ora in carcere. Tutta Milano si commosse profondamente alla nuova del colpevole attentato, e pili che colpevole, ridicolo, opera soli- taria di alcune menti, che forse intendevano imitare Barbès e con più felice esito. Il Presidente appena fu scorto in una contiada, venne con affetto circondato dalla moltitudine. In sulla st^ra tutta la guardia nazionale stilava in sulla piazza di san Fedele, levando applausi, protestando che sarebbe al 202 Kl'ISIOl.AKIO. |1S4S| vano: ina quando arriveranno, eccovi fin d'ora le mie istruzioni: vorrei die si ritirassero tutte le carte Governo Provvisorio un sempre vigile e lido sftstegno. Il Ca- sari rispontlevii a iiu dipresso queste parole: O cari cittadini, in voi riconosco veramente il i>o)k>1o di Milano, in voi la mi» patria che amai e amerò sempre in (iiia- lunqne circostanza. Da dieci anni :issnnto da voi a ttitelare i vostri diritti, nella picciola sfera delle mie attribn/ioni ho ct'r(;ato sempre combattere le nsnrpazioni anstriaclie ; ora risor- gente la patria, ntt'ratelliito strettamente alle sue sorti, nniti nello stesso pensiero, nniti nelle fatiche, tntto con voi, tutto per voi potremo ogni cosa per la difesa della patria. 8u voi riposiamo; voi dovete difendere i diritti della patriii — j»/«((«(. l'ita mce. — Guai a chi tocca il Governo I Allre voci. — Morte a chi lo tocca! // presideule. — La patria è 1' oggetto solo delle nostre cure; ad essa abbiam sacrificato e sacri liclieremo tutto; e voi, generosi, colla vostra forza ci difenderete da quelli che son nemici dell'ordine — applausi — K noi saremo fortissimi, ijuando facciate eseguire a nornui della religione, del iliritto, della libertà vera. Né dittìdiamo di questo, che siete composti in tale ordine, eh' è in voi veramente il simbolo della patria. Onde vi ringraziamo invocandovi mille benedizioni in nome di Pio IX, dell' arcivescovo nostro e de' nostri diritti ! l'.vviva i conservatori della libertà e della giustizia. Altro disse che fra (|ue' festevoli commovimenti di nudti- tudine non abbiam potuto raccogliere. L'arcivescovo anch'esso parlò e benedisse al popolo ; tutta la città fu illumitata a segno d'universa letizia; né altro d'una rivoluzione restava che il giubilo d'averla dissipata. » (1818] KlMSTOl.AKIO. L'OJ> manoscritte per niaiularmele dove sarò: e che un aniieo si togliesse la noia di fare il catalogo esatto dei libri e me lo spedisse : vedrei allora (iiiei pochi dei quali potrei avere bisogno. Vidi e con molto piacere l'Abbate J)e Macchi, e sono grato a Carolina per avermelo fatto conoscere. Ebbi la lettera di Tunisi. Sapeva già di (rioberti : gli scriverò due linee in Roma. (') Qui fa caldo molto. (Jurate la vostra salute. Abbracciate il ])a(lre e amate sempre il vostro Giuseppe. (^*) Il Gioberti era «imito a Genova la notte del 22 mag- gio, e v'era ^tato accolto con indescrivibile entusiasmo. Nella Concordia del 2tì dello stesso mese si leggeva: « L'illustre Gio- berti prima di lasciar Genova volle conoscere personalmente i genitori di Giuseppe Ma/.zini. Accompagnato da alcuni amici, ei vi si portava a casa e gli ab))racciava con altetto. dicendo loro che sebbene le sue dottrine politiche non si accordassero con quelle del loro liglio, ciò non pertanto ei gli professava tutta la stima e tutto l'amore, siccome uomo che alP altezza dell'intelletto riunisce un'anima generosissima ed un eccel- lente cuore. Dopo uno scambio di attcttuose espressioni. Vin- cenzo Gioberti prendeva commiato dai coniugi Mazzini, dicen- dosi lieto d'aver fatta la personale conoscenza dei genitori del primo iniziatore dell' indrpendema ilaliana. » Di (|Uella visita si era menato grande rnnu)re in Itali.i ; e il Corriere Livornese, uno dei pochi periodici che erano favorevoli al Mazzini, pole- mizzando col Corriere Mercantile, scriveva il o giugno 1848 : « Oh come non avete profittato del niemoral)ile esempio dato dal pili grande sostenitore delle opinioni cui fate eco, il Gio- berti, che nella città vostra faceva una sola visita, ed era alla madre del Mazzini, rendendo cosi omaggio al suo oppositore di cui rispetta 1' ingegno e la virtii I K neppure rispettate quel vostro concittadino, di cui dovreste menar vanto, il Mazzini, o lo chiamate con ironia, il misterioso, il sublime e disinteressato apostolo, non vedendo, che tutti gli uomini onesti d' Italia, 204 Kl'ISTfH.AHIO. [1848] MMCCCCXX. Ai.r.A Madre, a Genova. [Milano], 2 giugno [1848]. Cara madre, Ho la vostra. Mia buona luadre, i)rendete il mio consiglio: non v'affannate tanto per l'opinione altrui sul mio «'Olito, (ria tanto e tanto, come io scriveva ieri a un Deputato di Torino, si va tutti al sepolcrc), dove non sono altri giudici fuorché Dio e la coscienza. Se tutte le a<;cuse mi rendessero infelice, avreste, anumdomi, ragione di soffrire i>erme;nja io non lio dolore delle ciarle altrui: anzi, qualche volta mi met- tono di buon umore. Come v' ho già detto, io non ebbi che fare col pasticcio dell'altro giorno. Feci una dichiarazion<» che forse avrete veduta: (') ma quanto all'affaccendarx i in (lenova per provaie la mia inno- cenza, lasciate un po' <;he ci'edano quel che vogliono. anclie i niii opjxtsti oppositori alle sne credenze, non gli pos- sono negare (jnelle lodi die in bocca vostra soltanto suonano ironiclie ? » Infatti, lo stesso Gioberti, dnrantc la sna breve diinora a Milano, aveva avnto parole cortesi all' indirizzo del Mazzini, cui chiamava «generoso Lignre» nel suo art.: G. Maz- zini e i repubblicani, pnbbl. nel Pio IX del 10 maggio 1848. Ma più tardi, quando la passione ]>olìtica lo rese ingiusto, assalì vio- lentemente l'esule nel programma al Saggiatore e nel liiuìio- rameiito (lib. I, cap. 11°). Partito da Genova il 24. il Gioberti era entrato in Konia il giorno dopo, scendendo all'albergo d'Inghil- terra, in A'ia Horgognona, libattezzata poi' l'occasione via Gioberti. MMCCCCXX, — Inedita. L' autografo si conserva nella rac- colta Nathaii. Non ha indirizzo. A tergo di esso, la madre del Maz- zini aniiorò: «2 gingilo 1848, con nota dei libri da inviarli. » (*) La Dichiarazione deW AsxoGiazione Nazionale Itdliana ai Milanesi, comparsa nell' Italia del Popolo del 30 maggio 1848. [1848] K PI STOLA u IO. 205 Ho vetliito il fratello di Checoo^ e ric^eviito oj^ni cosa: e aggiati a i>roprie spese, volontari MMOCCCXXI. Pnl.l»!., in parte, d.a N. Bianchi, C. Mat- S tencci, ecc., cit., j». 152, in oni è apposta la data del 28 niag- ^^B gio 1848, clie non couipari.sce nell'originale. Carlo Matteueci, insegnante di tisica all'Università di Pisa, aveva conoscinto il Mazzini a Londra nel settembre del 1846 (ved. la nota alla lett. MMLVII).,I1 23 marzo 1848, all' annunzio dell' insurrezione milanese, s'era unito al battaglione degli studenti toscani ane- ^^ lauti di correre in Lcunbardia e dal Governo granducale era stato ^H rivestito dell' autorità di commissario civile del piccolo esercito toscano (ved. N. Hianchi, C. Matteueci, cit., p. 141). Rimase per più tempo inoperoso sullo balze dell'Apennino, per le fiacche ., p. 153). L'autografo sta nel carteggio di N. Bian- clii, posseduto dalla Biblioteca Comunale di Reggio Emilia. A tergo di essosta l' indirizzo, di pugno del Mazzini : « Prof. C. Mat- teueci, Bella Venezia, » indicazione che fu poi cancellata, e sosti- tuita con « Marino. » (*) L'art, del 3 giugno, che aveva scritto quando si sparse la voce della morte del Montanelli a Curtatone. I [1848] KlMSTOI-Al!U.. 207 scelti, tra i quali, naturalinentej io scendeva: e mi furono ricusati: come mi furono ricusati altri aiuti córsi e svizzeri, come mi furono ricusati alcuni uftì- ziali distinti nostri di Si)agna. Sicché vedi che non <''è colpa mia. E quanto al tono, non ùeW Italia del Popolo, che spei'o aver sempre mantenut.M nei termini della moderazione, nui delle mie poche linee tìrmate d'ieri, se tu avessi veduto «li articoli bassamente vilhini ch'escono da un mese contro di me nei vostri giornali: se tu volessi ricordare e la vigliacca secu- rità deW esilio iega che assumevan 208 EPISTOLARIO. [1848] iioii aver voluto veder mia madre .stampate inaile umra di Milano, mentre la i)overa mia madre, atter- Uì cose, dall'errore che convertiva in questione dinastica la questione nazionale,, in una ipotetica federazione di Stati l'Unità vagheggiata. Parlava meno eloquente del solito e con intonazione mestissima. Non so s'egli avesse presentimento, ma certo aveva desiderio di morte. I rischi delle persecuzioni non avevano potuto domarlo ; la delusione lo trovava debole e stanco. E la morte venne: dovitnqne tu vedi, dice Goethe, indizio di Genio, iut sei cerio di trovar presto ìa corona del martire, E la fede intensa e l'amore son parte di Genio. Forse meglio per lui. Dio sa di <|uante calunnie, di quante nuove delusioni avrebbero gli uomini, s'ei viveva, abbeverato la candidissima anima sua; e se il Dubbio, pili amaro assai della morte, iu)n l'avrebbe un giorno sdorata dall'impura sua ala. » Calunnie contro il Mazzini e contro tutti coloro che non avevano ap- jirovato il decreto di fusione del 12 maggio 1848 non erano mancate nei periodici favorevoli al Governo; ad alcune di quelle del Corriere Mercantile (il Genovese (jui indicato dall'agi- tatore) si fa cenno nella nota alla lett. seguente; nel Risor- f/imento del 18 maggio 1848, uno di quei redattori, che si celava nella sigla A. L. S., a proposito della nota protesta che era stata pubbl. nella Voce del Popolo e dei firmatari di essa scri- veva : «I nomi di molti fra questi miserabili ignoti ed oscuri, li salviamo dalla indegnazione dei buoni. Troppi noti sono quelli di altri molti. Maestro e donno è quel Mazzini, anima indomita e turbolenta che dalla vigliacca sicurezza dell'esilio tanti generosi giovani a certa inutile morte con improvvidi scritti ed eccita- menti mandava. Havvi Filippo De Boni, fecondo compiiator di cronache, poeta non ultimo, ma povero politico finora, e non miglior cittadino. Havvi un Kevere, forse colui che presso noi avrebbe dovuto informarsi a migliori sentimenti. Havvi per ultimo il sig. F. A. Urbino! Come noi conoscete? Chinate il capo, o Signori, egli stesso vi si annunzia. Egli è nientemeno die II Presidente della Società della Rigenerazione intellettuale del popolo Italiano. Che dalla indegnazione al riso, si potesse facil- mente passare, questo titolo pomposo ed altri di cui si fre- giano questi falliti rivenditori d'idee repubblicane, per la prima volta ci fanno edotti. » [1848] • KIMSTOI-AKIO. 209 l'ita dalle iniuacce ilei partito monàrchico in Genova, mi scongiurava di darle la mia parola d'onore che non andrei a (ìenova, certo, mi troveresti moderato abbastanza. Lode al cielo, io non ho mai proferito bassezze, né minacciato morte, né calunniato anima viva, per credenze diverse dalle mie. liendimi questa ^^iustizia ed ama, come puoi, il tuo att'.mo Gius. Mazzini. MMCGCCXXII. A GOFFKEBO MAMELI, a Bozzolo. [Milano], 6 ghi^uo [1848]. Caro (rott'redo, Ti sono «ratissimo della nuova conoscenza e delle tue linee; sarei più grato se fossero meno laconiche: e se tu mi dicessi due parole sulla missione che t'eri assunta. (') Fu qui La Masa; (^) e sarà «pii fra MMCGCCXXII. —Inedita. Ne esiste una copia ueirauto- grafoteca Natban. (') G. Mameli, come gran parte dei Genovesi, non soddi- sfatto di essere agli ordini del Torres, era passato tra i v^olon- tari della Legione Mantovana, combattendo con essi a Go- veruolo e a Vicenza. Prima però di varcare il Mincio « era stato chiamato da G. Mazzini a Milano, » lino a quando « tornò al campo con incarichi del Governo Provvisorio » di Lombar- dia. Ved. G. Mameli, Scritti editi e inedili, ecc., cit., p. 34. (2) G. La Masa, ancor prima che le truppe borboniche avessero repressa la sollevazione delle Calabrie, radunata una « legione sicula, » era accorso nell'Italia settentrionale. Rimasto alcun poco a Ferrara, dove fu sdegnato di trovarvi MAzzixr, Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). 14 210 KPISTOLAltlt). [18 due o tre «jiorni Dall' Ou^aro ])er coiiimissione ideu- anoora i Tedeschi, orgauizzò una specie di blocco di (|U(lla fortezza, poi, a istanza del principe di Canino e di alcuni uMziali pontifici andati a lui da Treviso, si recò nei Veneto con la sua legione ,(ved. G. La Masa, Documenti della rirolmione «iciliana del 1847-49, ecc., cit., pp. 266-270). A Treviso propose al Governo Provvisorio Veneto « una nuova riorganizzazione pei corpi volontari componendoli a squadre, » che fu approvata. « Tu saprni — si leggtna in una corrispondenza ail'//rtJ«rt del Popolo del 30 nniggio 1848 — clic il 17 si è costituito un comi- tato de' corpi volontari!, che si dimanda Conif'njUo militare preitso il comando generale de' corpi volonlarii, perché si rannodi ed accentri 1' azione di unesti corpi, perché i rapjtorti fra essi ed il Governo sian celeri, perclié sia fiicihnente provveduto alle nc»'esHÌtà della guerra e de' volontarii. Il Comitato si ehlx» l'approvazione del Manin e dell' Armandi; risiederà per ora a Treviso: indi, ove sarà l'azione. G. La Masa <• presidente; A. Mordini segretario; e membri ne sono: L. Zambeccari, De Capitani, Fabrizi. V. Caldesi, A. Giacomelli, G. A. Romeo, L. Manzi, (J. Varisco, G. Modena. Al colonnello Morandi fu negava loro i materiali di guerra, e i cannoni di montagna. Il tempo passava ed i nemici scendevano a torme dal Cadore: *ii facevano delle brevi sortite ed il nemico fuggiva sempre loro d'innanzi, al di là del Piave. — Per compire il numero ■'""■ {1848] Erisroi.AKio. 211 tiea. (') Che lUuiio i Modaiiesi? vedesti Kiiffini f (*) iiisomiuji scendi dalle nuvole e dimmi qualche cosa iu pio j tosi t<). Possibile che debbano esser nostre tutte Io virtiì, fuorché hi costanza nei disegni! Dopo quella del- l' 1 1 uuirzo che annunziava, come sai, un ritardo, venne da Montevideo un' ultra del lo. che annunziava miiìlio- flie alil>is<)giiuva all' iiiii)iesii del Cadore, La Masa. hisciaudo Ja sua legione a Treviso, come presidente del Consiglio correva lì Milano per raccogliere i^uanti volontari poteva da quelle pani. Un battaglione di Civica mobili/.zato si moveva allora da Milano con due cannoni per recarsi solleciì^^o a Treviso sotto la direzione del Consigli») — uu l>attaglione di polacchi guidati dal celebre Mickiewicz, soprannominato il profeta della Po- lonia, si offeriva al La Masa per venire ammesso in Treviso <]uante volte il Governo veneto lo accettasse ; Mazzini e De Boni offerivano 4.000 .Svizzeri che, completamente armati, essi avevano arruolato ]»er la guerra d'Italia. In fra otto giorni La Masa compiva la sua missione e tornava con questa speranza in Treviso ed in A'euezia. Facea i)re8euti ad Armandi le sue operazioni, e questi freddamente rispondeva davanti al Consi- glio ohe l'ascoltava e fremeva: Noi non vogliamo né Sviz- zeri, né Polacchi. Noi non siamo in obbligo di 48, iato l'Auzaiii e decisi ji inibavcarsi subito i legionarii. Ogni giorno è dunque ])Uoiu> per udirli arrivati. (') Se hai nuove di Montanelli, che spero vivo e prigioniero, trasmettile, te ne prego. (-) E se accade (') .Sul ritorno di Garibaldi in Italia correvano »:ia du qnalohe mese le notizio più disparate (ved. infatti la nota alla lett. MMCCCXCVIII) : e non erano vei aniente rinsi-iti a proci- Harle, tanto quello, avvenuto in modo ahjnanto niisterios^o, di G. Medici (ved. la nota alla lett. MMCCCUXV), qnanto l'altro della fainìti;lia del generale, avvennti entrambi nel marzo (ved. il Protocollo della Glorine Italia, voi. VI, pp. 335-337). Pro- bal)ilmente, il Mazzini doveva attingere a fonte assai pili attendibile di quella dei periodici, osservando che il ritardo alla partenza dipendeva dallo gravissime condizioni di salnte del povero Anzani, che tuttavia, per il ealdo suo amor di patria, anelava di giungere in Italia, da dove erano arrivate in America notizie confuse, se non di sollevamenti, certo di risveglio del sentimento nazionale (ved. E. JJkamhii.i.a, Fran- cesco Anzatii; Como. Gagliardi. 1910. p. 20): ed infatti, sia pnre animati dalle migliori speranze, i legionarii, dÌ8p indugiare, Testi va delle sue note alcuni eleganti versi dell' av- voeato Filippo Martinelli. L'Inno è consaerato alla fiiiardii» Civica bolognese. » <*) L'avv. G. A. Papa, il <|iiale nel Corriere Mercantile da lui diretto (mi. del 31 maggio e del 3 giugno), aveva scritto due violenti articoli contro i re]>iil»l>licani milanesi. accuHan- doli come fautori e responsaldli delle due sommosse dei giorni precedenti. Il corrispotulent^e milanese di (iiieilo stesso perio- dico non era stato meno accanito del suo direttole, poiché in una lett. del 29 maggio (8ii])pl, al Corriere Mercantile del giorno successivo) aveva atì'ermato die iiell' elenco dei nuovi memltri di Governo proposto dall' IJrliiiio iignrava, oltre al Cattaneo «ingegno senza carattere», e al Cernusclii «clic, va sempre vestito alla S. .Iiist. » il Mazzini « il misterioso, siildime i> disinteressato apostolo, » ed in un'altra del 30 (siippl. allo stesso periodico del giorno dopo) attenuava: «Né Mazzini, né De Boni, furono veduti nel luogo della sommossa. Però tutti i concerti furono presi nel dui» da essi presieduto. K alcuni dicono che durante l'azione continui messaggi loro venivano spediti dalla piazza di S. Fedele. » (-) Nino Hixio, insieme con la colonna dei volontari geno- vesi, si era già unito con la legione di L. Zambeccari, il quale era stato creato comandante della piazza di Treviso. Colà rimase fino alla capitolazione di quella città (14 giugno), per cui lo Zambeccari fu acerbamente, ma non ingiustamente rimproverato. Ved. A. Dali-omo, La difesa di Venezia net y<9-/. 77. [1848] Kl'lSTOI.AKIO. 215 MMOGCCXXIJI. ALLA Ma DKK. a Genova. [Milano], 8 «jiiigno 1848. Min cara madre. Vi scrivo le «lue solite linee per ilir\i elie sto ])eiie. Ho veduto il fratello di Checco, ed egli potrà darvi imove mie personali soddisfacenti, ilo veduto il 8Ì!L;nor (yclcsia, ricevuto da lui il re(>jilo della zia, e conversato una mezz'ora con lui: egli si ferma ancora, credo, uiui quindicina di giorni qui : iiT ha ju'omesso rivedermi: n>a forse andrò io stesso a ve- derlo, anche pel piacere di veiega (die prenderanno le cose. Ai)pena MMCCCCXXIII. — Iiieilita. L' autografo si conserva nella ruocoHa Xatlian. Non lia indirizzo. '21(i ^ KPisroi.Aiiio. [1848] potrò vedervi chiaro, ve ne dirò; ora non posso. Dite alla Sijifnora Bixio che la lira italiana è. per quanto ne sOj il fraii(M). Ho la vostra 4 giiiadre, se è con voi. E anuite sem[)re il vostro Giuseppe. MMCCCCXXJV. A GlDSKl'l'K liAMBEUTI. il He'^f'io. [MiliMKi", N •jiiigTio, frodo [1S4SI Caro (iiuseppe. - Ebbi la tua, e vidi Helloli (^) che mi diede l'altre tue linee. Ilo dati jjli ordini i>er «li abbonati: e anche MMCCCCXXIV. — Pnl.bl. da D. Giuuiati, Dim-etito lettere, roc, cit., pp. 290-291. Qui si ristampa snll' antoorrafo, possedute» dal dr. Daniele Vare. Non lia indirizzo. (') Rinaldo Belloli, esule reggiano dal 1831 al 1848 in Parigi, che aveva preso parte alla spedizione di Savoia, e negli ^ [1848] KJ'ISTOI.AIMO. 217 {un «lue Beljii proposti da Tirelli. C) Qui coiuiiiciano a carciar via; e per t'arsi via, eoiiiinciaiio da un Giri- baldi, autore d'un libretto stampato due anni sono <'ontro Ciarlo] AjlbertoJ e die j?li fruttò al solito la tamil di si)ia «ìiil partito moderato. (ìli hanno intimato «raudarsene entro ventiquattr'ore. poi entro tre giorni. Lascio 1' uomo che non conosco abbastanza, ma il caso è illei>ale e foriero d'altri. (*) Paratm ad omnia. Anche nel Veneto tramata fusione e insurrezione pel 11): sicché il Governo ha dovuto raccogliere un-asseuiblea che deciderà pel 1S. Yedreuio. 0 Ricevo, mini successivi rimasto sempre fedele alla Gioitine Italia, alla qiirtle aveva appartenuto lino dal 18;!3 (ved. le note alle lett. CCLXXIX e D, e il Protocollo della Giovine Italia, voi. I. p. 43, paxaim). (^} lìaldassare Tirelli, esule carpigiano del '31, che da pili anni aveva lissato la sua dimora a Liegi. Ved. su di lui il l'iolocollo (Iella Gitn-ine Italia, voi. I, j). 105, pa>t»im. (*) Su Lorenzo Giribaldi e sul suo iilyello contro Carlo Alberto ved. il l'rotocollo della Giovine Italia, voi. V, p. 84, 2)assim. Dopo l'agosto esulò nel Canton Ticino, da dove inviò corrispondenze al l'enniero Italiano e al Messaggere Torinese. r') La decisione da parte del Governo Provvisorio di Ve- lU'zia ei'a stara adottata in seguito all' indirizzo in data 31 mag- gio 1848 dei delegati dei comitati di Padova, Vicenza. Treviso e Jìovigo, coi <]uale, & prese in nnitura considerazione le circo- stanze tutte delie provincie », si sperava che anche il Governo di Venezia si fosse « avviato » a qiiella « fusione cui stavano per arrivare col mezzo di registri il Governo Loinltardo e le succitate Provincie Venete. » Infatti, con i due decreti del 3 giugno suc- cessivo il Governodella Kepulthlica Veneta convocava in Venezia un'Assemblea Nazionale, nella quale, a cominciare dal giorno 18 delle» stesso mese, si doveva deli)»erare « se la questione rela- tiva alla presente condizione politica dovesse essere decìsa subito od a guerra finita, » determinando « nel caso che restasse deli- berato per la decisione istantanea, se il territorio veneto dovesse fare uno Stato da sé, od associarsi al Piemonte. » Il Mazzini, 21 S KIMSrol.AIMO. [lS4f<] «•OH più frequenza, lettere, auoiiiine. clie in"iio di stabilirti in Kejj^iiio: né io posso sconsigliarti : dico solo die in qualunque luo^o e tempo t'avrò vicino, mi parrà d'avere vicino uno de' miei mi<;liori amici. I)ovrel>l>e tinalmcnte ,iiiun- f^ere a momenti (larihaldi : se andrà sul Venete». «^ molto probabile eli" io mi lasci trascinale ad una passe jjjiiata militare con lui : ma for.se, la diM-isione del IS mi forra aiKdie ((uell* ultimo «fusto. Scrivi ])ure a Kuiz (') pel (liornalc: baiino fatto le a/ioni: .nel 11. (lei 1- giii<;ii« 1848 df.U'Ihilia del Popolo, si iiioHtro natii- raliiiente coutriirio alla possibile iuinessioiic ; d'altra parte, «'onsiderato clic le « coimIìzìouì della i^iierra nchìainavano dal (ìovenio, dalla 19, e A'. Mauciiksi, Siorin della rivoluzione e della difesa di Venezia, ecc., cit., p. 127 e segg. (') Ferdinando Ruiz, esule napoletano in Francia, pili volte cit. A Nerers, dove risiedeva, si era acquistato nn' ottima posizione finanziaria e morale (ved. il Protocollo della (liarine [1818] KIMSIOI.AIMO. 219 si spende diabolicamente, «^ Siirebbe doloroso il dover più tardi morire d* inanizione. Vengono so*;crittori ; ma a star in piedi, se ne vorrebbero 2000 (;irca. A'e- desti Griaiinone 1 Mi duole assai il suo silenzio eou me : lo temo dissenziente e non so perché. Parlagli o scrivigli, ti prego, a mio nome; e digli che mandi qualche cosa nWItalia del Popolo. (') Lui o altri, vorrei ])ure avere un corrispondente, che seguisse le fasi dello si)irito pubblico e ne compendiasse in lettera pel (xiornale. in ogni Provincia d' Italia. Veùi un po'. Quanto a IMetro. non so pur dov'ei sia: se no, gli scriverei. E d'altra ]>artc, non ho proprio tempo ed è un miracolo ch'io scriva a te queste linee. (Jome sta (xiuditta? Vorrei pur vederla mezz'ora! e non vi rinunzio: ma già i miei desiderii son con- dannati. Abbraccia paternamente tua figlia per me. Mia sorella che dovea essere qui da un pezzo, s' è arrestata davanti alle nuove di Milano: verrà nondi- meno, credo, tia due o tre giorni. Addio : ama senìi)re il tuo (ilUSEPPE. Angelo Usiglio è a Modena? Gli ho mandato certo danaro per mezzo d'Accursi: lo vide? gli scrissi j)ure, e non n'ho risposta. Perché non mi mandano più V Atelier da Parigi! Italia, voi. VI, 1». 342). Fedele ai priucipii della Giovine Italia. . rt Noliaut. [Milau], 12 .jiiin [l^<48]. J'ij^iiore, moli amie, si le .lomnal qiie je dirige ici, Vltaìia del Popolo, a pu vous parveuir. Je l'ai tait adresscr aii bureau de la Canne du Peuple. dont j'ai reru trois niiméros seulemeul. .l'appiends aujour- d'iiui de liOudres «pie vous avez été (breée de sus- pendie sa ]>ublication. La Vrnie Réimhìique lu'ap prend que vous étes à Xoliant. Je ju-ésume doiic que vous u'avez Jamiùs vu tuon .lournar: ce qui ne in'em|)é(die i»as de vous adresser une demande. Voulez- vous écrire quebpie cliose sur Titalie et me l'envoyerf Je serai votre rradu<*teur. Ce u'est «jue pour uue Ibis: uìais je tiens à ee que votre noni paraisse une fois du ujoins dans un riourual (pie je dirige: il me porterà boulieiir. l'.crive/. ee que vous voulez : des C(Uiseils: eu fm'me de lettre ou d'article : et sans restrietions. ,1<' suis eomuie toujours franclieuieut républieain et unita ire. Mou Journal ]);irait tous les jours, ed ])ourvu que je pnisse publier votre article en méuie temps. vous pouvez l'envoyer, si cela vous <'onvient. ti le Vraie Répuhlique. Vous étes mallieureuse; je le suis coiume vous. La réaction domine cliez nous couime chez vous. On nous calomuie. on nous menace: on écrit sur les MMCCCCXXV. — Inedita. L" auto'-rafo si conserva nella raccolta Natlian. Non lia indirizzo. |lS48j KPisi'()i,A);io. 221 miirs: mort aux républicains! Ou ni'euvoye des lettres anonynies pour ine dire qiie je dois me prépaier à la iiioi't par le poignard : ou cherclie à aineuter le peiiple coiitre iious. Tout ceci ii'a rieu de bieii ellVayaiit: mais le fait est qiie je me sens exilé daus inon pays: regrettaut quelquetbis les bronillards d'Au- gleterre cornine je regrettais, daus l'exil, ma i)risou de Savona. La vie est bieii triste, o moii amie; mais c'est à vous, dout la vie est aassi triste que la mieuue. que je dis cela. Je uè suis pas découragé, je suis mallieureux, voilà tout. Ma deriiière émotion date du milieu des ueiges du St.-Gothard ; dei>uis lors, ma vie coule comme la source au désert, sur uu roclier. Je l'écoute couler comme si ce n'était pas mou affaire. Je u'ai pas vfi ma mère. La réactiou à (léiies, par suite de mou refus d'accepter les ouver- tures du parti Cli[arles]- Albert, a été teììe, que la pauvre femme m'a sui)plié de uè pas aller la voir; j'ai du lui eu douner ma parole d'iiouueur. ^Nla soeur arriverà ici sous deux jours. Ce qui arriverà de moi après, je l'iguore. Cli[arles]-Albert est mainteiiaut roi «le Lombardie. Je u'ai pas accepté l'amnistie: il y avait une déclaratiou de tìdélité à siguer. Je suis donc ici, parlant et imprimaut république, saus la moiudre garautie. Mais je suis décide à pousser jusqii'au bout, et à attendre les évéuemeuts. Écri- vez-moi quelques mots; et accueillez ma demaude. si VOU8 le pouvez. Adieu, mou amie ; airaez bieu votre ami Joseph. 222 Ki'is^TOi.Aiiio. [1848] MMCCCCXXVI. ALLA Ma DKK, a Gtinova. , [Milano], martedì' lo «giugno 1848. Mia cara madre. Aspetto oggi Autonietta; ma intanto vi scrivo^ perché verrà probabilmente tardi percb' io possa impo- stare. Ho ricevuto Ui vostra del IO coli' accliiuso bi- glietto della zia. Ho veduto Garzia. Ho veduto un altro genovese noto a voi che verrà a darvi mie notizie. Ho piacere che il Signor Celesia esprima un'opinione favorevole a me. Non ho ancora p(>tuto vmdare a vederlo, ma andrò donuuii o dopo. Come mai non avete veduto il mi<> indirizzo ai Battaglione degli studenti sul mio Giornale, ma invece su quello della Voce del Popolo f Io credeva che gli amici vi facessero leggere tutti i numeri. (*) Mi duole che non MMCCCCXXVI. — Inedita. L" aiitogrufo si eoiiserv a nella raccolta Natluin. Non ha indiii/zo. (*) Era stato pubbl. \\(:\V Italia del Popolo del 5 giugno 1848 ; la foce del Popolo (n. del (ì gingno 1848) non riprodusse già quell' indii'izzo, ma altre parole elie a quei giovani ebbe a rivolgere il Mazzini. «Ieri, gli studenti delle scienze, lettere ed arti — si leggeva nel cit. periodico — perfettamente orga- nizzati in battaglione di 1500, s'avviavano da Milano a Brescia, <' di là, dopo breve dimora, al campo. Noi siamo ancora troppo commossi per dilungarci in parole e descrivere minutamente la solenne loro x^mtenza. E sebbene a' guerrieri che volano alle patrie battaglie si addicano più iiori ed auguri e vivi iimplessi che sospiri e lagrime, noi non troviamo per essi l'addio [1841?!] Ki'isroi. Alilo. 2L'H siaiu> giuutc aiicorii le casse di libri da Londra; qualunque cosa accadesse, gioverebbe che io avessi della Spartana, ma il pianto dell' amico, del fratello, dell'a- mante, il bacio tormentoso di chi si distacca dai suoi piti cari. La nostra buona città si atteggio, al par di noi, ad una malin- conica festa: Milano ebbe uno di quei sussulti simpatici che rivelano l'indole sua aitettnosa e generosissima, le sue viscere eroiche e materne. Come quando giunse fra noi, riconosciuto e festeggiato all'improvviso, Giuseppe Mazzini, l'apostolo della libertà italica, come quando arrivarono i Polacchi, questi sven- turati nostri consanguinei, Milano si riscosse dalla sua vita famigliare e pacitica, per salutare in un istante di atfetto odi i'spansioue indicibile i ligli, i salvatori della patria, la eulta giovcntii di Lombardia. Le vie erano gremite di gente; la moltitudine affollata sul corso di Porta Orientale, sulla, strada di Circonvallazione, sul Hastionc. nel vicinato delia stazione della strada Ferrata, accalcata sui balconi, alle tìnestre, i>ro- digava saluti ed auguri, ìiaci. tiori, ed applausi al sacro drap- pello : numerose coorti di Guardie Nazionali, di varii corj)i d'e- sercito stilarono dinanzi a lui; le l)ande musicali suonavano a festa. J^e fanciulle, le madri, gli amici piangevano — e da!>- pertiitto la lagrima brillava, gemma divina, sulle atìisse pupille. Addio, dolcissimi amici, addio fratelli, congiunti di mente e di cuore. Non altre parole voglio ripetervi di «juellc che avete udito ilall' illustre Maestro, (]uaiido con gentile proposito, con generoso impulso, foste a congedarvi da lui e dargli un caldis- simo addio, a tributargli uno spontaneo preziosissimo evviva. Fato tesoro, o giovani, di quelle parole; serbatele come ricordo perenne nell'animo, come reli(juia immortale di lui che volle per la gioventù, pe' suoi celesti istinti, ringiovanita l'Italia. ■• Grazie siano resi a voi. clie avet,e visitato la mia solitudine, che in (piesti giorni di dolore avete confortato di un saluto amoroso e fraterno la conturbata anima mia. Kammentatcvi che in cima alla vostra baionetta non istà solo la salvezza materiale, l'indipendenza della, patria, ma brilla l'idea di cui ra di voi I Poiché segnando la via che Iddio vi addita e la vostra coscienza, ispirandovi dal vostro cuore e dal vostro pensiero, a'oì s.nete primari strumenti della risurrezione della patria, voi la farete potente, libera ed una. ' » Il battaglione degli studenti era stato creato por iniziativa d'una commissione composta dei giovani Pavesi, Grillini, Fossati, Jiussi, Bolla, Pellegrini, (lariboldi, Horgo-Caratti e Vannutti, i quali avevano a (juello scopo steso un proclama «ai loro confratelli delle provincie Lombarde,» che fu jiubbl. nella Foce del Fopolo del 28 aprile 1848. Tardò assai tempo a formarsi e ad essere equipaggiato; comi>osto di otto compagnie, ebbe per comandante il colonnello Francesco Pasotti, antico utticiale del Regno Italico e della rivoluzione del 1831 (ved. la nota alla lett. IV), esule in Francia, chia- mato a Milano nell' aprile del 1848 certamente dal Mazzini. Insottereuti della disciplina militare, presero parte al tentativo di ribellione del 29 maggio, si negarono di « rinunciare al diritto di petizione e di libertà, » ecc. e (juando, partiti da Milano, furono condannati a lunga inazione a Montechiari, nel Bresciano, inviarono lunghi e reiterati lamenti alla Voce del Popolo e al- l'/ sarà necessario farne subito un involto, e spedirmelo. iSt'Usjite l'insistenza: ma le carte son la mia vita. fo sto bene di salute: se non che ho luolto da fare, e fa un caldo ch'io non m'aspettava a MihiJio. Sento che hanno fatto tra voi Kamorino colonnello onorario della (Inanlia Civica. Bravi ! (') Dite al padre che il (') Il Kamorino. esule a Parigi dopo la sua azione durante la spedizione in Savoia, era capitato a Milano nell'aprile del 1848. per « olìVire la sua spada a quel Governo Provvisorio, e cer- tamente per suggerimento del Mazzini aveva ottenuto un ritìuto,^ «•ontro il (juale aveva protestato con una lett. che aveva inviata al Feiisiero Italiano (u. del 20 aprile 1848). Sembra che bri- «lasse anche in »iuei giorni })er avere un comando nell'eser- cito piemontese, « persuadendo il pubblico dell' inettitudine dei generali in carica, e in primo luogo del Bava. » ma anche questa volta senz' alcun risultato (ved. F. Patktta, Lettere di Carla Alberto, ecc., cit., in Atti della li. Avo. di Scienze di Torino, cit., pp. 238-243). Partito da Milano, era andato a (Genova, dove (23 maggio) era stato bene accolto, non ostante, com'egli stesso scriveva, « les sourdes menées mazziniennes. » (li)., p. 242, e il Pensiero Italiano del 24 maggio 1848). Infatti, il Circolo Nazio- nale aveva tenuta una adunanza in suo onoro la sera del 26^ nella quale l'avv. N. Federici, vice presidente del Circolo «con brevi, ma calde parole, areva accennato come fosse grato vedere iu mezzo ad essi un uomo il quale dopo aver preso parte alle glorie e ai pericoli degli spiriti napoleonici, avesse combattuto e fatto risuonare chiaro il suo nome per la causa della libertà, <]uando era delitto pronunziarne solo il nome; e nelle pianure polacche e presso quella generosa nazione degnamente sostenuta la famadella virtù italiana ; » e aveva conchiuso «augurando che presto veni ssegli aperto quell* arringo ove darebbe novella jirova del suo valore e della militare sua perizia. » Sul)ito dopo, il Jtamorino era sorto a ringraziare; e riaffermato il suo grande amore j»er la causa della libertà, ricordando gli anni trascorsi « nel- l' esilio e nelle amarezze d'ogni natura, » dichiarava che queste ultime erano piti gravi in quel momento «poiché l'arringo- aperto dal risorgimento italiano a lui veniva precluso da iiacche considerazioni di prcinìneuza nella gerarchia militare, » aggiuu- Mazzini, Scritti, ecc., voi. XXXV (Kinstolario, voi. XIX). \'p 22i> KiMsroi.AKio. [1848] jjiiovane Daneri è al campo e. credo, sottotcìieiiie. Certo, come (lice l' amico Andrej». dii)ende «nui parte dei nostri tati dalla Francia: ma non v'ha dubbio gemlo, con «videiite uf'ceniio uUe «meiiedei inaz/iiiiaui,» di «non essore undiito iiiiiniine dal coiic-orso «Iella caliiiuiìa, ma sperare sarebbersi dissipate le iiebltie e la patria avrebbe in lui rav- visato un non degenere liglio. » Era allora sembrato opportuno all'avv. Manri/.i, appoggiato nella sua proposta da Carlo Celesìa, che il Circolo Nazionale dovesse «scrivere un indiriz/.o al He, artiiK'lié accoffliesue sotto la sua bandiera e nel suo grado il generale Kaniorino;» ma l'avv. Federici aveva subito obbiet- tato « non credere fra le iittribuziiuii del Circolo iunoltrare indirizzi di tale natura, » nulla impedendo « allo stesso di j>res<'ntarsi a combattere sulle ]>iannre lombarde. » Al che il Uamorino, con quella prosopoj)ea che fu una delle cause della sua rovina, aveva replicato energicamente : Io fui e sarò sempre cittatiino-Holdato ; la mia vita è sacra alla difesa della libertà. iSe V esercilo che eombaile annovera centomila valorosi soldati, ebbene, io noHtpirò il r.eiitomilauno (ved. il Pensiero Italiano del 28 mag- gi») 184S). 11 Circolo Nazionale gli de<-retava poi per acclamazioB* tina spada d'onore « a(?ci(> con essa si prr.Ktntassc a combattere, » « il ti giugno, il presidente, avv. Cesare Cabella, lamentando che « il lavoro tardava ad essere compiuto pili che non si aspet- tava, » glie ne dava notizia; e la Guardia Civica genovese lo accdamava suo « colonnello onorario : » di che il Ramorino, par- tendo l'8 giugno «alla volta del campo lombardo,» dove lo chiamava « un sacro dovere di cittadino. » pubblicamente rin- graziava, conchiudendo la sua lett. : « Se facendo l.i chiamata di tutte le Guardie Civiche vi si chiedesse: dor'è il rostro Colon- nello? Rispondete: La Guardia Civica di Genova (/li affidò la nobile mixsione di -sno rappresentante presso V Armata nazionale sui campi bielle baltafiUe» (ved. il Pensiero Italiano, suppl. al n. dell' 8 giù gno 1848). Contro le decisioni prese dal Circolo Nazionale prò-? Testò poi in una corrispondenza da Genova V Italia del Popolo dell 22 giugno; e contro il Ramorino, al ([uale non era venuta e non venne meno la stima da parte di coloro che militavano nelle file •della democrazia, insorse lo stesso Mazzini, dichiarando nel u. del 29 luglio 1848 dell'Itola del Popolo: « Compariva tre o quattro «xiorni addietro un lungo articolo siili* JcreHi/f d'Italia con- I (1848] Ki'iSToi.AKio. 227 rtlcuuo elle la Repubblica starà. Ho piacere clie venga iuiclie Ajjostino. Io. da Parigi in poi. non lio più avuto cenno «li vita da (Jiovanni, (*) A proposito di candi- oeriKMite il «generale Itaiiiorìno e l' impresa di Savoia condotta nel 1X34 dagli esuli italiani. In quell'articolo, non ]»rovocato 4la noi che per rignai'do alla libertà di scelta del paesee per abltor- riinento da ogni ]>oleniica jiersonale, avevamo taciuto quanto per noi si pensava, erano, a giustiticare la condotta d'allora ilei generale, sbagliate accuse senza ritegno e senza fondaniento ^'ontro i capi della spedizione. Non sono nH»nienti questi ]>er ^liscnssioni lunghe e fastidiose su persone e fatti passati. Ma, provocati da quell'assalto e richiesti della nostra opinione, noti possiamo che dichiarare : la nostra opinione intorno alla condotta 2-333). Persuaso poi dal fratello, *nutò idesi, anolie perché nel frat- tempo (26 maggio) era stato eletto deputato nei due collegi di Cicogna e di Genova (3" circondario). Il fratello Giovanni era ripatriato ancor prima. Eletto deputato per Taggia il 29 aprile, e ripugnando alla sua coscien/.a di sottoscrivere la formola per l'amnistia, aveva tentato di ottenere il passaporto, senza, condizioni, all'ambasciata Sarda a Parigi (Ii>.. p. 336), ma il Brignole-Sale lo aveva accolto freddamente, anzi, quando il Itiittìni gli feci^ notare che era deputato «fu esattamente c(Mue se gli arense detto ch'era un ciabattino» (Ii>.. p. 338), ni"- erano> valse a rimuovere le ditticoltà le racocunandazioni del Gi«>berti (II)., p. 336). Aveva (|uindi deciso di « penetrare lino a Nizza senza passajxnto, veder d'ottenerne uno a Taggia, v di là pro- cedere speditamente per a Torino.» K aggiungeva: « >Se l'as- semblea mi amujette senza ditlicoltiì, tanto meglio; se op[><>ne la mancanza della dichiarazione prescrittn dall'atto di amnistin, farò istanza per esaere abilitato a presentare alcune spiegazioni ed osservazioni, ed attender*» la decisione della Camera. Nel ca.s(» pero che, sia dietro deliberazione di (juesta, o riliuto d'udirmi, sia dietro arresto alla frontiera o all' interno, od altro, io mi trovi nella assoluta impossibilità di esercitare il m.indato,. in questo caso, io dico, e checché mi costi, mi sarà jinr forza indirizzarmi agli elettori di Taggia. e sottometter loro la mia condotta e le ragioni tli quella: locché farò senz'irà, senza spampanate, con dignità, ma con misura» (li).. p.'337). Tut- tavia, non giunse a questi estremi, poiché, partito da Parigi il 15 maggio, trovò :il contine un ordine del Ministro del- l'Interno di lasciarlo passare (Io., p. 339 e il Pensiero Ilaliarw del 28 maggio 1848), e il 29 maggio prestò giuramento alla Camera. Era però un uomo del tutto cambiato nei riguardi del Mazzini. Da Torino scriveva il 4 giugno al fratello Ago- 1^4^ Kl'ISTOI.AIUO. 229 iiuportu il (lire. (') lo Lo bisogno di rinuiueniii iiuli- l>enienissiiiui libertà. La vita parlamentare mi riesci- rel;)be or noiosa. Le mie idee sono idee d'avvenire. E Ilo bisojiiio «li serbarmi fedele a quelle. Addio; madre mia: vi scriverò quando avrò veduto Anto- nietta: innate sempre il vostro (in SEPPE. MMCCCCXXVll. ALLA Madrk, a Genova. [Milano], venertli [Itì giugno 1!S48]. ]Mia cara madre. Non V'ho scritto i)rima, perché sai>evo che vi scri- vevano mia sorella e Ohecco. Ed io non aveva aSvSO- >tiiio «li aver trovato a Genova « la Signora Mazzini. » non più ., p. 340); e di essere di respirare. Non ho bisogno ili dirvi hi ofioia (die ho provato, rivedendo Antonietta. Mi pare inutile. [)erché potete iniiiiauinarlo da per voi. Mi duole che il (Jiornale, le faeeende e che so io ci tolgono d'essere insieme quanto vorremmo. Oggi siamo a pranzo da una Signora che lia voluto asso- lutamente veder hi sorella. Essa riparte hmedi. Vi darà tutte notizie di me: e vi dirà inoltre [1848 . (Jaro Elia. Ti reca queste linee con un mio saluto d'amico il Signor Leon Favre, mandato dal suo Governo in Piemonte. (') Ama noi. la causa nostra e l' IJnuiuità. MMCCCCXXVUI. — Inedita. L' :uiro.i,'iaf'(> si conseiva nel Musco Civico del Risorgimento di Genova. (') Eni stato nominato console a Genova, dove jjiiinse il 27 giugno 1848 (ved. il Foixiero Ilaliano di quello stesso giorno). 18! m\ [1,S48] KlMSroi.AHKJ. 231 VoiTfi ch'ci si tbniiasse uiui jiiasta idea del p:iese e de;jli elementi <;lie vi s'iigituiio. Tu puoi jiiovjiijili assai in questo e te lo laecouìando. Fa cb'ei possa «'ouosceie il presente e indovinar l'avvenire. •• 1 tenipt none — but witli Trutli, " antico mio jiiotto: e però lo mando anche a te die co' tuoi iuu»\i amici calcili colle nii<>liori intenzioni del mondo una strada non mia: e che. airanu)re tuo per 1" Italia, innalzi, nel tuo § dell'Indirizzo, a pensiero di sintesi una mera teorica (ro])portunità e di transazione. )iella quale 1* intimo tuo core non crede. (M I>el resto rimani amico al tuo ve(;chio amico e (;redi al- l'amore del j-^^^^ (xlUSEPPK. llicordami. ti prej^o. a (liovanni: e di^ii (die non vedo il perché ei non potesse scrivermi una linea entrando in Italia. Dov'è A»>()Stino! K che fa sua inao«»a/>i/t/à fosse aggiunto : «eh»' verrà con apposita legge stabilito;» la seconda, il giorno Buc- . [1X481 MMOC'CCXXIX. Ai.T.A Maduk. a Genova. IMilaiio]. v.'iicrdi 22 j;iuj:no [1848]. Mia t'ara iiiadir. H J)a oltre a una settimana non lio lettere vostre, e comincio ad essere in(iuieto. Xon sono j)iu a Londra dove il mare jioteva iini>edire le lettere: e non so quindi a clie attribuire il vostro silenzio. Anelie la sorella tornata dovrebbe scrivermi, e non vedo nulla. Vorrei che mi fosse detto tutto, male o beiie clic sia. Aspetto dunarole : Unità, Dio e il Popolo.» [I>ì4<ì Ki'isToi.Aitio. 233 MMCCHX XXX. ALI. A Mai>ke. a Genova. [Milano], 27 giugno 1848. Cara niadre. Ho ricevuto due o tre lettere di Genova tutte a.ssierne. una vostra del 15 insieme a una del 25; lo stesso anche da altri. Credo che sia pili disordine postale che altro. Mi manca ancora una lettera, crede», che scriveste all'arrivo d'Antoni«'tta e nella (piale essa tbr.se scriveva due linee. Dite a Garzia che ho quindi ricevuto anche il suo bigi iettino, e va bene. Vi i)arrà strano e a me riesce doloroso sospendere anche di pochi «giorni una cosa <'he desidero da dicias sette anni, cioè l'abbracciarvi. .Ma n(»n i)reiidete deci- sione circa al «iiorno della |>artenza prima d'un' altra mia lettera. Lamia iJaiira è «piesta: chele cose del ]>aese e Io slancio «-he il Governo pan* disposte» final ' mente a prendere, obblighino me pure ad andare altrove per i>ochi «iiorni auò dipendere in parte dalle mosse di Garibabli: spero sapere ogjcfi o domani dov'egU intenda diri- gersi e alloia potrò s(;ri vervi se potete scegliere il momento a vostro pia(;ere, o se devo indicarvelo io. ♦Stava già ]>ensando con gioia a scegliere il luogo elove avremmo i>assato quel po' di temj>o, «piando le MMCC'C'CXXX. Inedita. I/antografo si conserva nella raccolta Xatlian. Xon lia iii(1ìri//,o. 234 Kl'ISroI^AIMO. 184?<1 (ìiH^isioni prese icrsera sulla ^iu?rni ({ili «lai (ioveiiio «^ Paiiivo (li <ìaiib[iil(li] produssero corte coiiibinazioni (•he mi rendono incerto. (M Sta bene della coniinissione (') (iiiril)iil(li era giunto a Nizza a bordo dell' /•,',sj/f)«//crt, <;he Itatteva l>aii(lic'ra americana e comaudava egli stesso, con )a sua legione (;oni{)usta di 144 uoiiiiiii. A[)peiia Hbarcato, 8Ì era recato dal governatore generale della divisione di Nizza, conto De Sontiaz, per «sentire se nulla si opponeva alla di lui pernuinenza in patria sino al giorno 26, epoea in cui inten- deva partire alla volta di («enova per <[uin
  • attino [sic], direttore dell' aiiiministrazionc dei piroscafi sardi, aveva messo uno dei suoi battelli a disposi- zione di vari amici del generale che avanti ieri sera gli andarono incontro onde portargli dei rinfreschi, ma non fn dato a qnesti di rinvenirlo, perché il bastimento che lo portava erasi avvi- cinato alla costa di levante per ])rcnder vento favorevole ad entrare iti porto. Descriverò F entusiasmo che il valoroso cam- pione, ed i .suoi militi destarono nel popolo e impossibile. Appena si seppe il loro arrivo, fu un accorrere improvviso di gente sul ponte reale. e, 1824. 1825. eccettuati gli ammogliati, e si anticipava la leva dei nati nell'anno 1828; 5» considerato che «nella santa guerra in cui tutta Italia comhallera per la cacciata del barbaro una sola era la bandiera, come uno solo eia il (ine per cui tutta Italia s' «/•« levata a combattere,» si ritenevano uHQciali e soldati dell'esercito italiano e inscritti, »inando lo ricliiedevano « ne' ruoli dell'esercito lomitardo, soldati e volon- tari Napoletani d'ogni grado e d'ogni arma, i quali col gene- rale Guglielmo l'epe aceKano seguito la bandiera d'Italia.» K questi disperali appelli il Governo Provvisorio aveva fatto precedere da un proclama col quale, smesse le frasi rigurgi- tanti del facile entusiasmo delia rettorica, delle ([uali s'era abusato in quelli precedenti, si delineava un ([uadro pauroso della situazione e si additava il pericoloso nemico che «coperto fra l'Adige e il Mincio dai baluanli ch'egli da tanto tempo studiosamente si preparava per ultimo rifugio, ingrossava d' uo- mini, ed aizzaiulo gli istinti barbarici rinfiammava i suoi soldati. se non al coraggio vero, almeno all' avido furore del saccheggio e «iella strage.» Piibl>licandoli nell'Z/resso passerete con me. Amate sempre il vostro (Ill^SEPPE. guidata come dovciii-ii, avreWbe potuto iìiiire in un mese, al 8eu8o «li doveri 1 ungameli te dimenticuti. uia che possono cont- pirsi ìincora. alia fiducia nelle popolazioni che lo circondano. E alla fiducia in esse riposte le popolazioni rispornleranno col- 1' azione e colla vittoria, li' indirizzo ai Lombardi ciie soggiuu- giaiuo [tarla quasi in ogni sua linea parole degne degli uomini ai quali sono riv«dte e della santa causa che s'agita in Lom- bardia. I decreti che lo accompagnarono seguano le prime orme softra una via che guida a Corti fatti e darà salute al paese; le prime orme diciamo, perché tutto pende dalla insi- stenza logica colia quale il (jioverno pi'ocederà sulla rai»idità dell'esecuzione, sulla direzione che verrà data alle forze richieste. Di «lueste cose terremo discorso ogni giorno. Intanto, e non dovremmo aver bisogno di dirlo, parola, opera, sagrificio, noi protteriamo e daremo tutto perché si corra e speditamente la via segnata. Dovunque sorge una voce che chiama in nome della patria italiana, ivi abbiamo e ci mostreremo fratelli. Dovunque move una bandiera che guida all'onore all'indi- pendenza, seguiremo non ultimi ; e poc«» importa la mano che la sorregge. Uniamoci tutti e vinciamo: questo è debito nostro. Al resro provvederà l'avvenire.» [1S4S] KiMsroi.Aiuo. :io7 MMOCCCXXXr. Ai-i.A Mai>uk. :i, Genova. [Miliiiio]. 30 .uin.irno 184?<. 31 ii» Ciira madre. Ilo la vostra del li.S. Siamo ora in regola. An- cora due giorni e potrò dirvi quale decisione pos- siamo prendere. Dio sa se un contrattempo niMn- cresce: ma navighiamo sopra un mare burrascoso e non siamo arbitri di noi stessi. Pagherei non so quanto penihé ci fossimo già consolati un po' assieme. Del resto." ripeto, tra due giorni vi scriverò sicuramente in ))ro])osito. Quanto al mio venire in Genova, io credo i)er convinzione che non vi sarel)be per me il menomo rischio: ma non intendo con questo sop- ])rimere la mia parola d'onore; anzi ve la confermo e starò interamente al cenno vostro. Son veramente lieto che siano giunte le casse; ripeto le mie istru- zi. (Jambiaso, poi. che scrissi a Ini l'ederico una lettera per la posta «iorni sono, che mi dorrebl)e assai non gli venisse ricapitata. Ho veduto le vostre litlessioni e quelle del padre sull'impiego, carriera, ctc. !Non posso ora discuterle. Ma. cara madre, la mìa vita non è mia: io non sonori ])ivi iuilividuo: sono sotto l'impero di certe neces- sità regolatrici della mia condotta, che non ])osso rompere. Addio: amate sempre il vostro GiiTSEPrE. MMCCCCXXXII. A FltANX'KSCO PaSOTTI, il MiliUlO. [Milano], jriovedi [.... «iingtio 1848]. iacere di accettare nel o. Accoglili, ti prego. Ti sarò grato. Ama semi)re il tuo Gius. Mazzini. MMCCCCXXXlll. ALLA Mapkk. a Tieiiova, [Milivnoì, (loiiKMiicii [2 liij>ii(> 1848Ì. ('aia madre. Vorrei die faceste avere <'on (|uanta jiiii solleci- tudine è i)088ibile l'unito biglietto a quel giovine Medici. <*he conoscete. Supi>ongo clie o per mezzo
  • pe. Ebbi la tua. Ordinai per ^li al)boiia menti. tSejuui a farne, se puoi. lmi)orta molto die non cadiamo, ('he «;osa taccia altrove, non so: ma qui il (lioriiale fa bene, e ci riconduce di molti. (ìli eventi poi fanru> ancdie più. Vedremo. Di me non so <;lie dirti. Ho avuto qui per una settimana mia sorella. Avrò, spero, presto mia madre: ma non so. nulla di i)ositivo tìnora, K te ne dirò quando sappia. Scrivo, scrivo: ma quando giungerà Garibaldi, ho quasi fermo d'andar con lui a qualche colpo disperato sul \'eneto. Se u' esco, data prova di non cUrar la vita, tornerò a scrivere. Scrivendo o combattendo, mi parrà d' essere in un deserto. Ma tinche vivo, ho deciso galvani/zarmi e andare innanzi. Fa tu lo stesso. Importerebbe: 1" Grescere con soscrit- tori e corrispondenze im[»ortanza al Giornale, li" Im. ]>iantare un piccolo nucleo d'Associazione Nazionale: col (juale, occorrendo, io i)Otessi mettere a contatto i Lombardi. Che il nucleo rappresenti cifra d'elementi o no, poco monta per ora. Vedi un i)o'. ])a LMetro MMCCCOXXXIV. — Pubbl. da D. Giukiati, IJiieceuto lettere, ecc., cit., pp. 293-294. Qui «i riscoutra siili" autografo, pos- seduto dal dr. Daniele Vaie. Non lia indirizzo. m ito ■ (18+.S] KiMsioi. Alilo. 24 1 Jio avuto lettera. Lami «^ in X'altelliiia. (') In <|iialii!iqiie ln()ernie. Jo lascio indietro e scontento qninili moltissimi individui ])er non aver tempo a ri- spondere alle loro lettere. Ma di volontarii non ne ho^ e non posso i){ipar- tenere anche nel suo secondo periodo, in cui <|;li fu conferito il jjradodi ordinatone, 'l'estimonianze di questa sua lunga devozione alle idee mazziniane stanno nel copioso carteggio che tenne col Lamberti, riassunto e distribuito per entro i sei voli, del Protocollo della Giovine Italia. Venuto in Italia dopo le Cinque «Giornate, e chiamato forse in Lombardia dal Mazzini, fu caix» di Stato Maggiore del generale D'Apice, e combatté allo Stel vio, nei (rorpo dei volontari, sottoscrivendo la tìcra protesta di re- sistere ad ogni costo, dopo i rovesci delle truppe regolari. i'^) Infatti, era stata cominciata a scrivere fino dal 20 giugno. Ved. la lett. MMCCCCXXIX. Su Cristoforo Moj.i, attillato alla. Gioirne Italia tino dai 1832. per cui aveva sofìerto il carcere, dal quale esci con l' indulto del 1842, ved. la nota alla lett. MDXX^'. Mazzini, Scrìtti, i-tc. voi. XXXV (Kpistoljiiio, v«l. XIX). 16 24i KI'ISJ'OI.AISIO. I18J8Ì Sto per avere F ultima delusione in Garib[aldi]. C) Quanto alle cose di qui, abbiamo jfià riguadagnato Aiiclregli era staro in corrispondenza col Lamberti, continiianiìo a tener fede all'associazione mazziniana pni-e in se<>nifo. Ved. il l'rotocollu della Giovine Italia, voi. II, ]». UH, passim. {^) Era qnesta la prima nnbe clie otfnscava le relazioni tra (|uei due grandi ]>atrioti. ma clie si dissipò assai jier tempo. 11 Mazzini aveva ]»otent,emenfce contribnito a di vulgare in Italia ed in Inghilterra il nome di (iaribaldi, esaltandone la gloriosa impresa d'America, non solamente con nn apposito opnscob», che aveva avuto larga diffusione in ])atria (ved. la nota alla lett. MMLXXV, jja««t»j). '»"• '" "" "rt- »' Times, con cui l'aveva difeso dalle accuse del Journal iles Déhais (ved. la nota alla lett. MCMLXXl). La corrispondenza epist. 1H9-173). Quindi, non può mettersi in dubbio che imbarcandosi egli, co' suoi legio- narii, e ignorando, come si è visto, i meravigliosi fatti delle Cin- que Giornate, l'iniziativa presa da Carlo Alberto contro l'Austria, infine, le decisioni dei Governi di Firenze, di Rne- dei momento è la cacciata dello straniero, e la guerra dell'in- dipendenza. Pensiamo a questo solo. Uomini, armi, danari,. ec('o ciò che ci liisogna, non dispute oziose di sistemi politici. » Fin qui, egli i)oteva ritenérsi in perfette» acc<»rd(> col Mazzini ^ se non eiie. ribadendo un concetto già esi>resso. concludeva: « Io fui republdiciino : nni ([uando seppi che Carlo All>erti> si era fatto- caiupi«>ne d' Italia, io ho giurato d' nbiiidirio. e seguitare fedel- mente la sua bandiera. In luì solo vidi riposta la si>eranza della nostra indipendenza: Carlo Alberto sia dunciue il nostio (rapo, il nostro simbolo, (jli sforzi di tutti gì' Italiani si con- centreranno in lui. Fuori di lui non vi può essere siilute. Ciuai a noi se inve<'e di stringerci fortemente intorno a (piesto capo, disperdiamo le nostre foize in conati «liversi ed inutili, o peggio ancora 86 coiuinciamo a spargere fra noi dei semi di discordiii. Uniiunoci, nniumoci nel solo i)ensiero della guerra; facciamo- per la guerra ogni sorta di sagrili ciò» {Concordia del 5 luglio 1848). Lo stesso giorno, il (iovernatore mi-iitaredi Genova, il (piale, come- s'è già notato, era un esule del "21, toriuUo in Italia nel 184S. av- vertiva il Ministro della Guerra che (iariitaldi lo aveva prevenuto, che sarebbe subito partito pel camito « onde prendere gli ordini del re » (A.Ca vaciocchi, art. cit.. p. 12); ed infatti, in una corri- spondenza da (ienova alla Concordia del 6 luglio, si annunziava:: « 11 nostro Garibaldi è partito avanti ieri sera per il campo di Carlo Alberto, all'oggetto di mettersi a disposizione dell'esercito nostro, e per essere autorizzato ad arruolare nella sua legione- molta gioventii ardente e desiderosa di seguitarlo ]>er combatte re- contro l'Austriaco che va di giorno in giorno ingrossandosi ; non avendo potuto fin qui nulla ottenere dal Ministero, abbcnché il nostro Governatore piti e piti volte glie ne avesse richiesto. »- I I ll!S4sl Ki'isroLAiuo. 245 stampa. (') Xon temere, oi-j-aiiiz^zo : ma sono, strano h olirsi, quasi solo : non a ciarlare. Dio uè ^luirdi. ma a concretare, a fare. Il (ìiornale. qui almeno, fa un uran bene. Xon possono sapere airi'ffieio se tu abbia, dato (lue o tre abbonati. I*aione ti risalutano cara- mente. Tu licordami alla tua Solia : non i>rendere <'S»M))pio da n)e e scrivimi. MMCCOCXXXV. ALI. A Maduk. a Genova. [MilaiK.j. 8 luglio 1S4S. ^ria cai'a madrr. IN'usando e ripensando, il meglio è che voi ve- niate. Xessum» in questi tem])i sa cosa |)ossa acca ') yiieili «Icllii Sezione ioinhiinhi «ìell'Associiizione Nazio- naie Italiana; ed insieme con il prograninia dell'Associazione, (ile tu «ineilo stesso dell' Italia dei l'opolo, fniono jmbbl. in no o)tiiscolo di 20 iip.. presso la ripogratia della Concordia di A. Arzione, dove si stampava il cit. periodico. (ìli Statuti reca- vano la data di Milano. 20 ginjjno 1848. e la lirnia dei mem- l>ri «lei (Comitato della Sezione, compost*» di : Gaetano Caiiloni, Uomolo Griffini, Pietro Maestri, Giovanni Pezzotti. Ercole Porro, Cesare Morra e Giuseppe Gadda, i due ultimi in (jualità di Set;ret,ari. MMCCCCXXXV. — Inedita. 1/autografo si conserva neli;», raccolta Nathaii. Non lia indirizzo. Però, a terjì;o. il Mazzini scrisse: « Medici, » al finale doveva essere diretta una lelt. che era unita con questa. 24tj EPISTOLA lilO. (ìere; io stesso non so cosa farò tra un mese o tra venti giorni. Ma non vedo i)er(;hé non itrotìttercniuio «lei venti giorni per vederci e stare un po' assieme. Venite dunque senza dirtìcoltà; se do\essimo anche, per «lualdie affare in Italia die mi cliiamasse altrove. se|>aiarci prima clie non vorremmo, tant* e tanto arlafi. Rimami dunque in mani vostre decidere: se deci- dete, scrivetemi. 11 me<»lio è sceiulere alla ncìhr Venezia, dove io farò |>reparare la camera. Ho avuto la vostra dall' amico l>ossi. (M (iarilialdi è un'altra delusione, ma ci sono a \ vezzo. Xou so se vediate ^I;li capitasse il bijil ietto ac<*Uiuso. Addio, madre mia: sciivendo o vedendolo, date il mio abbraccio al padre, e ad Antonietta. Scrivo in fretta al solito. Amate il vostro GU7H¥A*VV.. (i) Benigno Bossi, esnle milanesi; del '21. riparriiitc (bilia Svizzera dopo le Cinque Giornate. Il Mazzini era in relazione con Ini Hno dal 1832 (vod. la nota alla lett. XLV). Già d;ii primi giorni del Governo Provvisorio di Lombardia era statO', inviato a Londra con missione diplomatica (ved, C. Fa<ìani, Uomini e cose in Milano, ecc., cit., p. 400 e Casati-Castagnktto, Cailfdffio, ecc., cit.. p. 127), ma n'era stato poi richiamato. [1848] Ki'isroLAitio. L'17 MM(:(X'CXXXVI. A (ioli HKDO MaMICI.I. il GeilOVil. Miliinoì. 17 liij,'li<) [1848]. Caro (lortVedo, 111 l>i}>ilettiiio napoleonico ([»er laecniisnio). Hi\i«> «' andato a l'ariji'i: tornerà. (') — Ilo niiiiulato l' inno, rlie mi |)ia(;e assai, a Verdi : lio tolto due strofe, lina perché concernente il re di Xapoli- (die non esi- sterà pia «inaiido li incep[>eraiino in ogni guisa; forma un corpo di \i, Meiìiorie. 248 Ki'isi'oi.Aiuo. [184^] <308e (lelbi ^iKM'ia vallilo malissiiiio. né ho bitiio <ìi dillo a voi : colpa a[>|»iuiro (ìelT esser fatta la t8j m\ «'(li/, cir., |>p. 175-176). Fu (M)iisi(jliiit<) (li iiiularc :i Toiiiid. per intendersi con (jiiei Ministri (A. Cavaciocciu, air. eit., j). (ì), e v'iindò int'iitri ; nni Vincenzo Ricci gli pi'opose di « pai- tiie per ^'enezia jxt rcndeiv i ntili servizi come corsaro » (li>.. p. 7). « Anniimiamo con i!;iiii)ilo - si lej^jjevji nella Coticmdia dell' 11 lu<;lio 1848 -— l'arrivo a Torino del prode Gaiibaldi. Nell'aspetto d(deeinente anstero e marziale si scorjje la sicnrezza dell'anima temprata insieme ai ])in forti e sii pin y:entili sen- timenti (li sacrilizio e d'amoie di patria. \'iene ora dal campo, e non dnV)itiamo die l'accoglienza non sia stata (|nale conviene ai due c.anntioni d'Italia. •Saitpiano i Ministri seitondare il 1mia onorare i forti die comliattono le battaglie della libertà. Alle liete (* sidemii a(!COglienze. egli rispose l'orti ed italiane }>arole e tali da assicurarci die alla prodezza del Inaccio. per la (jiiale deliitamente egli ha gran linoinanza, risponde santa- mente l'opera del pensiero, e la grandezza del cuore. N«>i iidinimo con animo conlidente le sue par(*le siccome (jiielle d' nonio uso a suggellarle con altissimi fatti. » Ved. pure nella Voce di'l Popolo di ([lidio stesso giorno una sua frase che fu "^Mì variamente commentata. Colà ebbe subito offerta (14 luglio) del l^|l grado di maggior generale nel 1' esercito lombardo (ved. A. Ca- VAt'KXHMii, art. cit.. p. 14) e l'autorizzazione di organizzare un corjio di volontari. « Crediamo — riferiva anzi la Voce del Popolo nel u. ora cit. — gli sia affidato il comando in capo di tutti i Corpi Franchi e dell' alta linea di contine di Lom- bardia, in luogo di Giacomo Durando che va all'esercito. » [ISJSj KIMSTOI.AKK). 249 iiiieriii sotto un vessillo di re. — \i nuiiulo mio Statuto: h'jij^ett'lo <* fate «jiicl clie potete. Davanti ad una <»uena europea, che si fa d'ora in ora più inevitabile, la nostia «-redenza d«'ve assolutamente ])render corpo, ordinarsi, formare una cassa, etc. Vo teliamo afìiuliar ne' corpi: contale insomma le forze e tenercele d'occliio. — Se potete o[»erare su via sif- fatla. scrivetemene. — Ma se v'assumete di farlo, escite dal vajifo. con<;ietate : ojjiii membro adempia scru|>olosamente le condizioni : ogni corpo abbia un rappresentante e un cassiere. — JIo presso di me il l»ortafoylio. — Non v' eia clic uno de' bij>lietti Mac stri, e lo mando. — Date, se i»otete vedeilo. nmi C()pia Statuto a De Stefani, ('i — Ilo MO Mazzini, a Geii«v:i. iMihuioì. 1S liij-li<. [1S4.S:. Caro Mazzini. Ilo veduto con piacere die stai bene e die andavi a Nervi sabl>ato: (piando s»'i <;olle buone scucile no '> FiliiiiK» De Stefani, «li Savona, che noi 1847 era andato a Pari. 5!', paxxi»»). l'er i snoi sentimenti patriottici ved. II)., voi. VI, pp. 2H4-23(). MMCCCCXXXVII. — Inedita. L' antojjrafo .'ure: e (!reeri(;olo. Ma di questo parleremo. Addio: conservatevi: e aldùate fede. Amate sem])re il vostro (lirsi-^t'Pi;. Il Mi ha interrotto: (;ome vedrai io non so (■(i>a ti scriva: addio, son stretta dal tempo perché i)arte la, posta: tutti stiam bene: e sta lieto ed ama la tua Maria: sono assediata da visite: a. injnh« del Mjizziiii annotò : « Al padre. 18 Ini^lio 1848. nnioii;^ essendo io a Milano. » È ovvio avvertire che la prima jtarte e il po.scritto della lett. sono di pngno della madre del Mazzini [1848] KIMSTOI.ARIO. 251 MMCCCCXXXVIII. A GiusKi'i'E Lamiìicuti, a Reggio Emilia. [Milano], -.-iovedi [20 Inoli,) 1848]. Caro (riiiseppe. Aspetto un'occasione [)er mandarti "li Statuti staui|)ati che ho qui, e scriverti un po' conMenzial- niente (U quel che tacciaiuo. Si guadagna ogni giorno. T'ho scritto molti di sono: non m'hai risposto. Dimmi, hai tu teco copia della letterina di Xardi ? (') Se Thai, mandiunela subito per la posta. Il 25, noi celebriamo . Vedresti intanto mia madi'O. niarlii'i: iiiii iioii fu couccmso. » Deil.a ceriiuoiiiii e dello Htraiio divieto lii Voce del Popolo (n. del !.'"> IiiìtHo^ 1848) cosi iiìutìivìi : « Staiiiiittiiiii convenivano in piazza e in chiesa S. Fedele i membri dell'Associazione Nazionale Italiana, col loro illnstre Presidente e la bandiera dall" immortale cipresso, la 9^* Coni- ]»a<^nia del Battaglione de<>li Studenti, varii (Irappelli rappre- sentanti la (Tnardiii Nazionale, e una folla di po]>olo. per assi- stere ad un fnneltre sacro alla memoria dei JJandiera e degli infelici loro confratelli martiri di Cosenza. TI lutto era sull'abito, una leligiosa com])unzione nel (more e sul volto di tutti: la cerimonia fu (juefa e solenne come l'idea ed il martirio a ctii si rendeva ricordanza e tributo. Si asi)etta\a da Mazzini, jmdre, maestro ed amico dei Martiri, si aspettava una viva parola, il pjirissimo accento di commemorazione. 1" espansione tlei ce- lesti affetti che lui intiammaiio. e trasser gli eroi alle sublimi im]>rese. Ma dall'altezza degli invocati canoni, il l'roposto signore della chiesa die niego, -ponendo pure im])edimento accio die un sacerdote, dellii negra sfola rivc^siito. leggesse dal pergamo i religiosi concetti di che il Mazzini rivesti il suo com])ianto. lOgli jierò, il l*roi)osto, parlò — o meglio — lesse un proprio discorso. Parlò i>arole di pace a gente che nnll'altro lui predicato che pace, insegnando, a modo degli Apostoli, evangelicamente la sua dottrina. Trasse occasione dal convegno per discorrete di rinunzia, degli spirili, come se alcuno })otesse abdicare il suo spirito, a costo di farsi inanimata niareria, o pedissequo segnitatorc doli" altrui convenienza. Impi'ontò le sue proposizioni delle profane allusioni del giorno, anziché ani- marle della divina aura della f<'de. (Jom])iute l'esequie, tutti i venuti con t'\ ano. volavano, dietro seguitando la baiulieni dell'Associazione <'he rapidamente tornava a sua sede, quasi involatidosi sdegnata dell<'*dure parole. Lungo la strada la moltitudine in folla faceva gli cvriva u Mazzini, .•ili' apostolo della libertà, all'insigne cultore dell'Italiana idea. Giunta alla casa dell'Associazione Nazionale Italiana, ne invadeva in un lampo il cortile, ansiosa di vedere e di udire il grand" nomo, che là pregato, nel libero recinto, alla luce del sole, lesse e disse ]>arole. che Inngainente risiioneranno negli animi ch'el»I>ero 9 [1)54^^ K.nsioLAin»). 253 liiivoiii. ri |)r<'<>o. propani rossatura dell'Associa- zioin*. li»' cose (Iella ufiiena vaii male: ma si raddriz- zeranno, «' con prolitto della salila idea. (Questa è erisi dalla «piale es(;irà torse molto bene. Addio: ama il tuo (llUSKPPK. l'ietro dov' e ? Non ni" lia risposto mai. Y\ riiban le lettere* Salutami a tua tì.j'lia. Susanna e Miss Hill ti salutano eon affetto: (') e Scipione, etc. felicità «li farne tesoro. Iddio e il Popolo, Vciitii e l-ibcrtà. Fede e Martiriu. ecco le forinole supreme de* suoi c«)ncefti e della sua «lottrina. — Ma agli studenti, a questi prediletti figli della patria, iidoratori del piiì santo iiitare, egli mosse parti- taniente un ringraziamento, un consiglio, un a«ldio. rendendo grazie che fossero stati a. riverire, a consolare di loro piesenza la vecchia sua madre, salutandoli a nome d'Italia, [lerclié corressero alla vittoria, destinati a riaidlitare il soldato, a rajipresentare il milite, apostoli armati dell'idea, difensori ardenti della libertà. Gli a|)plausi, gli ei'viva coronavano ad ogni istante il Maestro, che con voce comnu>ssa sentiva pur una volta il contento di rivelar la sua fede, di espandersi col cuore al mondo amico. Donne che avevano intelletto d'amore gli stringevan la «lestra, facendo eletto circolo intorno a lui, intorno all'improvvisata, ma grande tribuna dell' apostolo. Le grida di Viim V Italia salivano al cielo, perocché s'indirizza- vano dall'anime inspirate ad una idea divina. Tutti partivano di là trepidanti, lagrimaiiti. compresi della viva parola, e del grande insegnamento. La compagnia degli Studenti stilava, fra gli applausi de' concittac> Fanti, a lìret^ciii. [Milano, .... lujrlio 1848]. Caro Fanti, Bisoffiui che tu parta immediatamente per qui. (^) Vi va della salute del i)aese. ])ate le idee ]>er una difesa MMCCCCXL. — Inedita. L' autografo si conserva nel Museo del liisorgiiuonto di Milano. Vi è unita la seguente nota a lapis: « Questa lettera fu consegnata aperta da Mazzini al dr. Pie- tro Bordini in Milano negli ultimi di luglio 1848, perdio la recasse a Brescia al gen. Fanti. Arrivato a Brescia, il Bordini seppe che Fanti era partito per Milano, e perciò la lettera non fu recapitata. » (1) Dolio il fatto d'arme del 24 luglio a Sommaeampagna, che fu, è vero, d'esito incerto e contrastato, ma che può riguardarsi come l'ultimo successo dell'esercito piemontese, le sorti della prima guerra dell'indipendenza italiana, già cosi pregiudicate ]>er la quasi totale rioccupazione austriaca del Veneto, s'avviavano rapidamente ad una detinitiva catastrofe. Rotto a Custoza il 25, l'esercito pienumtese cominciò la disa- strosa ritirata su Villafranca, quindi, varcato il Mincio, e du- rata a Volta (26 luglio) quell' ostinata resistenza, in cui, coni' ebbe a scrivere il Mazzini (Cvnui e dociiìiienti. ecc.. cit., iit'W Italia (ìel Popolo di Losanna, voi. II. p. 272), s" erano ope- rati « miracoli di valore, » giunse a Bozzolo, da dove Cario Al- berto, lanciato che ebbe (28 luglio) quell'eloquente proclnnui agl'Italiani spronandoli a un'ultima «levata formidabile.» continuò la ritirata su Cremona, giungendovi il 30 luglio e prendendo posizione dietro l'Adda, infine accampandosi (2 ago- sto) a Codogno, col proposito, che fu subitamente mutato,
  • :ii'(Ìììi. iinzi chiiiniiito il 27 di l»e approvata (28 j;in<,Mio) la fusione delia Lombardia col Piemonte (ved. C. Pagani. Coniitii e cose in Milano dal marzo all' agosto i84S, eit., ]). 1^19). Tuttavia, non pensò subito Jtd urifere sulle difese estreme, thè anzi, i>er via liei suo orjjano uHìciale, tentò di tran«iuilliz/.are il ])o]iol(> milanese con «prudenti menzojrne » (II)., pp. 344-34") e Coivi <; documenti, eec, cit.. ueW Jlalia del Popolo di Losanna. V(d. II. p. 272): e fu solamente quando il M.izzini inviò «un amico agli uomini del Governo non pili veduti da lui dopo il 12 mafj- gio, per supplicare che non provocassero, ingannandolo siiicv agli estremi, il popolo a ferociji di riazione» (Ii>.. voi. II. p. 272), che esso provvide alla nomina (27 luglio) di un Comi- tato di pubblieu difesa, composto del Varesi, deìl'Arese e del Correnti, eon l'avv. Ht;stelji come segretario (ved. V Hai io dei Popolo di Milano, del 27 luglio 1848). 8e non che, avendo essi rifiutat»! di assumere la terribile responsabilità, il giorno dopo li sostituì col Maestri, col Kestelli e eoi Fanti «repubblicano il primo d'antica data: non repubblicano fino allora il secondo, e noto.., per aver lavorato, ma per errore di buona fede, alla fu- sione di Venezia: pili soldato il terzo che uomo di concetto poli- tico »(ved. Cenni e documenti. ì:cc., (i\t..i\fi\\' Italia del Popolo (\\ Lo- sanna, voi. II, p. 272 e la lett. di A. Mauri, in data 29 luglio 1S4S, a G. Casati, nella quale il Fanti era definito « una speranza del partito mazziniano. » in C. Pagani, op. cit., p. 349). E d'allora inpoi « rimase inoperoso, nullo, nelle proprie sale, » tino a qiumdc» (2 agosto) si sciolse definitivamente. Il Fanti, accettato l'in- vitochegli aveva fatto il Mazzini (ved. la lett. MMCCCLXXXIX). era giunto a Milano verso i primi di maggio, ma v'era rimasto in disparte, limitandosi a frequentare talvolta la dimora del Mazzini e a studiare lo .svolgimento delle vicende politiche: e prima ancora <'he su proposta dell'agitatore genovese, che jie stimava le rare doti militari, fosse chianuito a far parti- dei Comitato di pubblica difesa (ved, C. Cattanko, Dell' ìw^vr- rezionedi Milano nel fS48. ecc., ediz. cit., p. 2.51 e segg.), aveva [1848] KPisior.AKio. 257 faremo eseguir le tue i. 120-121)]. Il Comi- tato COSI costituito parli al i>opolo il (suo programma. Noi lo appoggeremo in tutto cbe giovi alla salute del paese con quanta energia possiamo attingere alle luicessità della patria e alla nostra fede. Siamo uniti, attivi e valenti, e nulla è perdut(). » Il Fanti corse subito a Milano (30 luglio): e sembrano del Maz- zini le seguenti parole con le quali V Italia del Popolo di quello stesso giorno ne lodava i primi atti : « Il generale Fanti lia dato e dà opera con tutta l'energica attività del suo carattere a raccogliere ed ordinare gli elementi indispensabili alla «lifesa della città, se mai venisse assalita. Esule ijer all'etto alla patria del 1831, rattemprato ne' suoi principii dalle softerenze, educato alle guerre d'insurrezione per lungo volgere d'anni, sempre ne' pericoli, sempre sereno e non minor di se stesso, la gra- vità delle cose italiane e le comuni sventure lo faranno piti grande: egli ci condurrà ad essere vincitori dell' avversa for- tuna. Il generale confida nella coraggiosa natura de' Lombardi ; questi devono pienamente in lui conlidare : sen/a fiducia reci- proca, intiera, saldissima, tutto sarebbe vano. E vedremo se siamo degni di libertà; gli uomini clic vogliono morire yicr vincere, vincono, e non muoiono se si muore che im])orta, «piandola patria sia salva! Appena il generale, toccando Milano, s'aggiunse al Comitato che lo aspettava, si senti clic una gagliarda mano stringeva le redini della cosa pubblica ; iori l'altro tutta la popolazione agitavasi per le strade inquieta dei soprastanti pericoli, irosa contro i nulli governanti, impau- rita quasi, ignorando su cui posare; ieri sera non s'udivano che le grida di entusiasmo, le quali salutavivno la colonna Garibaldi « le acclamazioni al Fanti, le quali signilicavano : — Siate il benvenuto I Siate la nostra niente, e iu)i saremo il l>racci() I » [18481 Ki'isToi.AKio. 259 MMCCCCXLI. A Giacomo Mkdici. a Bergamo. Milano, [30 luglio 1848]. l'er r amor (U Dio, non lui fate ovazioni ora: ci ve- ilreino a r»ei\t?anio. (') In ricambio del ])ensiero gentile, io ti maiulo due volontari. G. Mazzini. MMCCCCXLI. Pubbl. da G. Pasini, Vitadel gen. G. Medici, ecc., cit., 1). 27. Sta in una lettera di Filippo De Boni al Medici, del tenore seguente : «Il Mazzini m'incarica di rin- graziare tutta la compagnia in nonie suo. Egli vorrebbe salu- tarvi. ab)>racciarvi tutti, uno ad uno; non potendo essere in c*asartenza. fece sapere al prode capitano che tutto ciò non si fosse fatto (Ii>., lo(;. cit.). Per la partenza del Mazzini per Jiergamo, ved. la nota alla lett. MMCCCCXLVI. (') La richiesta di un intervento francese in Italia, alla ée. qiie ce soit, as à des coiiditioiis inoiiarchiqiies: ne sonillez aiidiite i>oi a vuoto (C Pacjaxi. romini e cose in Milano, t-cc. < luglio): e prohaldlniente. per l'importanza assunta dal Comitato di puliltlica difesa, composta per due terzi dielemi'iiti devoti al Mazzini, si volle che a l'arigi si recasse onr la France. Joseph Mazzini. MMCCOCXLIII. A GiusKCi'K Lambkuti. !i Reggio F^miliii. [Miliino], 10 ;igost<) [l848j. (.'aro Giuseppe, 11 latore è De Boni. Va in Bologna, etc. per conto nostro, rappresentante dell'Associazione Nazionale, (riovalo tu i)ure di consiglio, e di lettere, e d'indi- rizzi. (') mento Subalpino nella seduta del 21 ottobre 1848 e fu pul>bl. nel National, poi nella Concordia del 4 novembre 1848), dalla quale esci' fuori non già la prouiesaa d'intervento, ma la pro- posta di mediazione, di cui preso l'iniziativa l'Inghilterra. Il terzo inviato, da scegliersi dalla guardia nazionale milanese, che da più giorni s'adunava a tumulto in piazza san Fedele (ved. V Italia del Popolo del 29 luglio e l^ agosto 1848). era Antonio Mora, il quale in un indirizzo presentato il 6 agosto 1818 al Cavaignac «da parte dell'emigrazione lombarda (ved. la cit. traduzione degli Ultimi tristissimi fatti di Milano, pp. o9-40) si firmava « délégué par la garde nationale de Milan auprès de r.\sHemblée Nationale pour demander l'intervention aruiée. » MMCCCCXLIII. — Inedita. L' autografo ai conserva nella raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l' in- dirizzo: «A Gius. Lamberti, Reggio.» (*) A Bologna erano convenuti i pili ardenti raj)presentanti del partito repubblicano italiano, e da jiiu giorni, nei^ circoli 264: Ki'isTOi.AiMO. [1848 Io, come intendi, non ho tein[)o da respirare Abbiani tradimenti, diplomazia in prospettiva. Ma il Governo qui è in mani nostre per ora: e benché rovi- nate le cose, qualche cosa faremo. Mia madre è partita. Io parto prestissimo per Bergamo: legione (laribaldi: ti scriverò; agita, somiuovi: fa la tua parte. Forse andrà tutto male: ma forse ne escila qualche cosa di buono. Addio : tuo GiusKri'K. MMCCCCXLIV. ALI, A Maduk. a Genova. [Milano], l" ajjosto 1848. Mia cara madre. Oggi scrivo io diie linee in fretta. Sto bene. Ilo dormito: mangio, ^on temete di nulla. Non inten(h> che cosa voglia dir la sorella, scrivendo in una lettera che veniva a voi, che bisognava pensare al mio allon- tanamento da Milano. Ma una volta per tutte, è neces- sario ch'io dica francamente una cosa a tutti voi che m'amate. Non nù date consigli. Non fauno che aggiuu- politici, era stata ventilata la proposta di nn Governo prov- visorio. Ved. A. Dallomo, La difesa di Venezia nel 1848, ecc., cit., p. 103 e aogg. Era qniudi terreno preparato per la diffu- sione delle idee mazziniane. Tuttavia, costretto dagli avveni- menli, il De Boni non potè andarvi, anzi abbandonò Milano non prima del 5 agosto. Ved. la nota alla lett. MMCCCOXLV. MMCCCCXLIV. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non La indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini anuotò: « Primo agosto 1848. » 1 I [1848] KiM.STOi.AUio. 265 <;erini dolore seuza ch'io possa cedervi. Dire a me d'abbaudouare ora la Lombardia è lo stesso che se diceste: Tradisci e disonorati. È tempo che quei che m'amano si sollevino al vero amore, a quello che insegna il Dovere, non a quello (;he indebolisce. Se una sorella o altri ha diritto di dire a me: vattene ; la sorella o la madre del Gen. Fanti o di qualunque altro ha diritto di dir lo stesso; e se tutti cedessero all'amore dei loro, entrerebbero dapi)ertutto gli Austriaci e scannerebbero madri, figli e ogni cosa. 3^ tempo che impariamo ad amar(;i nobilmente, reli- giosamente, lo ho doveri da compiere: incoraggiatemi a comjuerli. Se Dio ci serba altre prove, sia fatta la volontà sua; subiamolo (;on onore e con fede. Sapete quanto io v'ami: e quindi <;h'io penserò a voi e m'avrò sempre tutti i riguardi possibili; fidate in me, ma non mi chiedete ciò ch'io non posso fare. La rotta dell'esercito continua in buon ordine. Ma qui si pre[>ara difesa. E a Dio piacendo, non si cadrà. Ora che (;i hanno rovinato ogni cosa, fanno cera a noi repub))licani, perché ci sanno più energici e più sinceri degli altri. Sono in continuo contatto col «'«unitato di J)ifesa. L'altra sera, il popolo in piazza voleva ch'io entrassi al (loverno: ricusai per le ragioni clie sapete; e i)erché non si mettessero dissidi! di partiti. (*) Se i miei genovesi moinirchici (') III lina corrisiioiideiizii da Milano, in data 29 iii<;iio, alla Concordia (n. d<'l 1" agosto 1848), accennandosi alla nomina del Comitato di publdica difesa, coini»osto di « nomini egregi, e «[liei elle vai meglio, iniluenKati da uomini capacissimi, » era tioggiiinto: « Moltissimi avevano messo innanzi Cattaneo e Maz- zini ; essi si rilìiitarono per rispetto a certe suscettibilità, e perché altri non desse un colore di partito al Governo die ora non vuole, non deve essere che italiano. Ieri sera ancora una 266 Kl'l STOLA RIO. [184!S] aveì^sero iiii'oinln'a di buona tede, dovrebbero rinder jiiusMzia alla condotta dei reimbl)li('aiii. Tutte le nostre predi/.ioiii sono avverate, e nondimeno noi non inten- diamo cavarne il inenonio partito pel n(»stro principio. Non ci o(;cupianio che di difendere il i)aese. ('oniini del Comitato di Ditesa, (xcnerali, aiutanti, consiglieri. Siam tatti repubblicani, non «liciamo una parola di repubblica, e abbiain fatto piii in tie jiiorni clic non essi in tre mesi. Io [Kirto domani |>er iJer^amo: ho da fili- là. Non temete di' nulla. Vi scriverò. K al resto provveda Iddio. Abbracciate o scrivete al padre. Tantc^ cos«ì alh sorella. K date un abbiacelo per me anclie a ('aro- lina. Appena io ])ossa. scriverò alle persone clic mi sci'issero i>er me/:/o vostro. Addio: madie mia. amat»'' sempre il \(>stro (tIUSKTPE. Tante cose all'Andrea. P. S. E probabile ch'io maiuli Susanna in Crcnova!* Non ho l)iso<;no. nel caso, di rac(;omandarvela. a voi. a Ferrari e a<;li amici. Dopo i miei, è la persona che m'ama di i)iù, ed ama voi. K quella che ha sempre pensato a tutte le cose mie materiali in Londra, e non vorrei esserle ingrato per tutto l'oio del mondo. Son convinto che bastano queste mie parole, jx'rché voi le siate amica e madre. folla iimneiis:i in piazza iSaii Fedele proclamava Mazzini. Kirli non solo, lo po880 assentire altamente, era adatto straniero a tal dimostrazione, ma ne senti dolore profondissimo: mand(> tosto a dire clie non poteva, non voleva accettare per le, stesse cause. » I1S4S1 KIMSTOI.AKIO. 267 MM(JCCCXLV. :\liliui(). 8 aj^osto [1848]. Do queste linee ai due iiiiiiei De Boni e llevere:(') desidero che i miei juniei e gli amici della buona MMUCC(-'XLV. — Inedita. L' aiitoj^rafo si couserra nella raocolta Nutlian. Non lia indirizzo. (') Filippo De Boni e Giuseppe Hevere erano stati (ino a «luel «giorno attivi collaboratori aU^Italia del Fopolo, anzi il secondo, a cominciare dal 17 giugno, aveva assunta e tìriuata « per la redazione » la responsabilità giuridica del periodicTt. Escirono insieme da Milano il 5 agosto «a capitolazione con- sumata » (ved. la lett. di E. Cernuschi ad A. Bianchi-Giovini, nel Pernierò Italiano del 22 settembre 1848), col proposito di avviarsi a Venezia, dove infatti convenivano parte di quegli esuli che, perduto quasi tutto il Veneto e tutta la Lombardia, volevano continuare a combattere in (iualun(|Uti modo sotto un vessillo repubblicano. Mutarono ]»erò di proposito per via, poi- Q\\f il De Boni andò a Novara, a Torino, inline a Genova, che per i disastri piemontesi in Lomb-ardia senti lierissimo dolore,, e pili d'ogni altra città italiana si dimostrò ostile contro i re- sponsabili del cattivo conducimento della guerra (ved. la nota alla lett. MMCCCCLIII). Invece, il Revere riparò a Venezia. dove fu membro influente di quel Circolo Italiano, contro il quale si schierò il Governo della Kepul)blica (ved. V. Mau- CHK.Si, Storia documentata della rivoluzione e della difesa di Ve- nezia, ecc., cit., p. 265 e segg.), al punto da ordinare lo sfratto ai pili ardenti rappresentanti di esso, fra i quali era appunto il Revere. (Id., p. 310). Una protesta di lui, contro l'accusa lanciatagli da A. Bianchi-Giovini, di essere stato « tra i capo- rioni del repubblicanismo di Milano, i quali fuggirono, quando il nemico non era ancora giunto a Lodi, » si legge nel Pensiero llaìiano del 12 ottobre 1848. 268 KPKsroLAKio. [184 causa abbiano fede in ossi e con essi s'inteudaiio <;onie con uomini che rappresentano l'Associazione Nazionale Italiana. (li US. Mazzini. MMOCCCXLVI. ALLA Madre, n Genova. [Milano], 3 agosto 1848. Mia cara madre. Due parole. Qui, dopo crisi, dubbii, etc, par certo cbe verrà l'esercito piemontese a fare un campo trin- cerato e «li fender Milano; piiì, il re in persona. Ora, abbiamo qui il (len. Ollivieri. (commissario, (ilter ego, etc. Naturalmente, il (Jomitato di Difesa a nuance^ non bisognava lasciar die Milano fosse salva ))era del Comitato di pubblica difesa, giungevano in Milano (2 agosto) il generale Angelo Olivieri, commissario regio con la presidenza del Consiglio e lo speciale incarico degli affari di guerra e il marchese Massimo Corderò di Montezemolo, com- missario regio per gli affari di finanza, i quali, insieme col er ora nou parte più. A Torino, per quanto ho veduto, impazziscono: i)arlo della (liniera. (') coriiaiKÌatii dal capitano (i. Meotenza potrà fire schiavi gii uomini che avranno, in nome della bandiera nazionale, vinto due volte un esercito.» Con- SKTTO, Carleijgio, ecc.. cit., pp. 226-227. 272 KIMSTOLAHIO. fl848] Continuate a scrivere allo stesso indirizzo. N^oii badate ai piccoli ritardi che potranno avere, nella posizione in cui siamo, le lettere mie. Credete in me, date il mio affetto alla sorella, al padre, ad Andrea e Napo- l[eone], etc. ed amate sempre il vostro (rirSEPPE. MMCCCCXLVIJ. Tu Monza, Suiuluy [An«>iist (ì"', 184f<,. I write broken down by 22 miles ot marcb on foot, ì>ut well enougii for the rest. The news of Milan are horrible. 1 do not know now what \ve sliall do^ but T will teli yoii, I hope, to-morrow. Joseph. Monza, «loiiienica. . Scrivo spossato da una marcia a piedi di ventidiie miglia, ma quanto al resto, sto abbastanza bene. Le notizie di Milano sono orribili. Non so adesso quello che faremo^ ma ve lo dirò, spero, domani. Giuseppe. MMCCCCXLVII. — Inedita. Se ne conserva mia copia nella raccolta Nathan, proveniente da J. W. Mario. Probabil- mente, questo laconico biglietto era indirizzato a qualcuno della famijrlia Ashnrst. [1848] Kl'IBlOLAKIO. 273 MMCCCCXLV III. Ai-KA Maure, ti Genova. [Como], (lonuMiica 7 ajjosto [1848]. Cara madre, Sono a Conio: le cose vauiio male, come sapete; ma tutto non è fluito. (^) Spero che in Geuova si ricre- MMCGCCXLVIII. — Inedita. L'autografo si conserva nella raoc'olta Nathan. A tergo di esso, di pugno di Scipione Pistiucci^ sta l'indirizzo: « Sig.ra Pellegrina Dorotea Piazzetta, q*'" An- selmo, Genova. » V è il timbro postale di Como 7 ago. Sullo stesso lato, la madre del Mazzini annotò: «7 agosto 1848. » Il però da osservare che il 7 agosto 1848 cadeva di lunedi. (') Partito da Bergamo la mattina del 4 agosto.* il Mazzini,, vessillifero della compagnia di G. Medici, aveva percorso a piedi 30 km. pet giungere a Merate (ved. G. Locatklm Mii-ksi, art. cit., in liass. cit., j». 76), dove il battaglione Anzani aveva pernottato, avendo un furioso temporale rese impraticabili li! strade. Ripartiti all' alba del 5, e giunti a Monza, i volon- tari ebbero notizia che Milano aveva capitolato, e allora pie- garono su Como, dove giunsero il giorno dopo. Di questo episodio mazziniano il Medici fece più volte onorevole testi- monianza (ved. la sua lett. a G. Sand, in Eépubl'Kiue et Itoyauié en Italie par .1. Mazzini, cioè la traduzione dei Cenni e docu- menti intorno all' insurrezione lombarda e alla guerra regia del 1848, eseguita dalla scrittrice francese; Paris, an Bureau du Nouveau Monde, 1850; l'altra, in data di Londra, 17 dicembre 1849. ad un « notissimo pubblicista e corrispondente di giornali inglesi, » che in un art. intitolato : Eighteen months politicai li/e in Italy, aveva avuto acerbe parole per il Mazzini, edita in G. Pasini, Vita del gen. G. Medici, ecc., cit., pp. 36-39;. infine, i cenni oflFerti ad Al. Dumas, che li insèri (pp. 79-99) nella sua traduzione francese delle Memorie di Garibaldi, ediz.. Mazzini, .Scritti, ecc., voi. XXXV (Epistolario, voi. XIX). IS 274 Ki'isToi.AKio. [1848] deramio aitine; ma forse troveranuo modo d' essere entusiasti del re come prima. Tal sia di loro. Sto cit., voi. II, pp. 86-87). Altre brevi narrazioni riporta P. Gironi, che faceva parte della colonna di volontari, in nota a quella Bìhliofjrafia mazziniana più volte cit. La prima fu da lui estratta « dal giornale militare che Nicolao Ferrari, addetto ai volontari di Garibaldi, scriveva in lapis lungo la marcia della colonna, » ed «la seguente: «Giunse Mazzini a Bergamo — parlò al popolo eccitandolo alla difesa — recava sulla sua carabina la bandiera che portava scritto Dio e Popolo, e per quel giorno fu nostro vessillifero — l'acquaci colse a poca distanza da Merate, ove sostammo. — A sera ci ponemmo in marcia — avevamo fatto u]>pena un miglio, allorché ci fu ordinato di retrocedere — si vedevano! fuochi vicino a Milano — all'indomani la giornata era bellissima — ci accampammo fuori di Monza — ci venne distribuito pane a sufficienza ed aspettavamo il vino ed altri viveri, allorché venne dato l'allarme — si disse esservi nno squadrone di cavalleria -^ ci schierammo per riceverlo — Maz- zini era in ])rima riga. Un ufficiale lombardo disse correr voce che Cai'lo Alberto avesse capitolato — questa notizia fu da noi respinta come impossibile — fu chiamato Mazzini — all'ordine replicato egli si recò presso Garibaldi, ritornò quindi — il dubbio divenne certezza — Carlo Alberto ci avea tra- diti — ritirata sopra Como, ove ci accampammo. » L'altra era una pagina copiata dal Cironi a Lugano nel settembre del 1848 dal « giornale militare appartenente a Vincenzo Vedovi di Man- tova, » che faceva parte di quella coloniui : « Riunitomi alla colonna in Bergamo nel 2, trovai Mazzini che imbracciava una «carabina inglese; egli era nella prima compagnia clie marciava in antiguardo. Muovemmo sopra Monza; la pioggia cadeva a torrenti, alcuni che conoscevano Mazzini lo pregarono a pro- fittare d'un mezzo di trasporto; fu inutile, volle proseguire a piedi come gli altri, ad onta che, siccome vedevasi chiaro, soffrisse il disagio del camminare. Dopo il mezzo-giorno del 5 eravamo a Monza passando per Merate, strada molto più lunga. Le voci succede vansi varie ed incerte, ma nella vici- nanza dei nemici tutti credevano, e ad ogni istante sembra- vaci la cavalleria ci caricasse contro. Era nno di quei momenti tie' quali sulle fisonomie degli uomini si legge tutto quello che |1848] KIMSTOI.AKIO. 275 bene, benclf io abbia ieri marciato per 22 miglia a piedi. Cosa faremo, non so. Ma ricordo voi, il patire t' la sorella: e m'avrò cura. Vi scriverò. Amate il vostro Giuseppe, fibbiaijo in core. Osservai Mazzini, aveva lo sguardo vivissimo, Ja persona diritta, quasi m'apparve rinviirorito all'accostarsi rebhero per modo che bisognò si arrendesse, e l' indomani [non il 7, ma il 9] era in Svizzera. Io le trovai ragionevoli, <|uanto biasimevole era stato il non aver subito vietato a lui quelle fatiche e quei rischi, che essendo un dovere per noi, l)er lui erano un mancare al dovere, » Il Medici aggiunse un particolare che merita di essere qui avvertito: «La marche [da Bergami) a Merate] fut très-fatigante. La plnie tombait par toircnts; nous étions trempés jusqu'anx os. Quoique habitué il une vie liis jeunes volontaires habillé de loile, et qui par conséquent ir'avait aucune défense contre la plnie et le refroidissement subit adre, alla sorella^ agli amici e amate il vostro Giuseppe. MMCCCCL. A .JiTLKS Bastiue. à Paris. Lugano. S* aiigiist 1^4N. -Mou clier monsieur Bastide, Le guerre royale a lini; la guerre du peuple coni- mence. Le pays. frappé de stupeur dès l'abord. coiii- mence à se réveiller. La déception a été c()m[dète: la désillusiounement l'est aussi. Le mouvement ne peut étre aujourd'liui que républicain. MMCCCCXLIX. — Inedita. L'autografo si {'onserva nella raccolta Nathan. Non ha iiulirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annotò: « 8 agosto 1848. » MMCCCCL. — Pnbbl. in gran parte da .T. W. Makio, Della vita di G. Mazzini, cit., p. 328, quindi in C. Cattaneo. Scritti politici ed epistolario, ediz. cit., voi. I, p. 184. Qui si dà integralmente di su una copia conservata nella raccolta Nathan. [1848] Ki'isi.oi.AUU). 277 Charles Cattaueo, Plionime le plus éniinent de la Lombardie. (') Frapolli, que vons connaissez déjà, (-) (') Callo Cattaneo, appartatosi, come s'è già notato, qna.si •da ogni contatto col Governo Provvisorio, dopo di aver dato prove magnificile di organizzatore dnrante le Cinque Giornate, era nscito dal suo ritiro quando sorse il Comitato di pubblica difesa, al quale aveva dato 1' utile consiglio, che non fu potuto «■seguire per il sopraggiungere dell'esercito piemontese, d' inon- dare la vasta pianura tra Milano e l'Adda, per rendere imprati- <'abili al nemico le strade che conducevano alla città. Ebbe inca- rico dallo stesso Comitato di ispezionare la linea di difesa tra Milano e Hergamo (ved. la sua lett. del 3 agosto 1848 al Comi- tato di pubbli(!a difesa, in Sci iili politici, ecc., eastidc. » alla notizia del provvedimento preso contro il Frapolli avesse esclamato: « Oh I qiie c'est làehe. » Vero è che il Frapolli, durante la sua mis- sione, si era mostrato tutt' altro che. accorto e prudente diplo- matico, e a ogni modo contrario alle direttive della politica del Governo Provvisorio (ved. C. Pagani. Uomini e vose in Milano, ecc., cit., pp. 436-439) ; e sembra che anche in questa, tidatagli dal Mazzini, non si contenesse abilmente (ved. nnalett. di C Cat- taneo alla moglie, del 31 agosto 1848, in C. Cattanko. Scrltli politici, ecc., cit., voi. I. p. 192, e due del Frapolli, da Parigi. 10 e 14 ottobre 1848. nel Pensiero Italiano, suppl. al n. del 24 di quello stesso mese). P^bbe i»oi altre missioni diplomatiche dal Governo Provvisorio toscano (ved. V Alba del 11 febbraio 1 la situatiou léelle de la Lombardie et vous deinaiider «ìe coopérer a sou atti'ancbisseineiit. Je serais venu inoi-inéme: mais y ai aiitre cliose à taire ici. Xous ii'avoiis jamais iiivo(|iié votre appui. car rAzziNr. MMCCGCLI. TO Emilik Hàwkes. L(>nr 10"', [1848]. Dear Emilie, After bavinj>" been a few days witli Garibaldi, marclied 22 miles a day on foot, and reached Monza, near Milan. oniy to see it fallen already in the hands 10 iigoislo. Cara Emilia, Dopo esser stato alcuni giorui con Garibaldi, aver fatto a piedi ventidiie miglia al giorno ed esser giunto a Monza, Natioìiale d'ime uiission «péciale iiiipièn " ali tbese news must bave been tbr you! and l'or ali my friends around you! Stili, we are net conquered. We sbali not »ive uj) tbe war. only, wbat we sball do will now ì)e reparing-, if 1 caii iu the least succeed, to re-enter the territory. lilre that 1 will write a few words. Ilemeniber me to Caro- line^ who did not write a single line in Jaines's letter. To J»essie. to yonr Mamma, and to Eliza ; then to James. Sydney. Mr. Ashiirst. William, Shaen, and Dillon, Mrs. Gillmau, and ali our fiiends. Try to be well. 1 am well. Scipione is with me. Write bere, at Lugano, to Mr. liattaglini, editor of the Repuh- hlitiiino. Do not feei too sad: we. not J, had to ex- ])iate the sin of having thrown at tbe feet, not of a principle, but of a wretched man. our sacred flag. T will take care of myself as much as possible for my mother's sake and youis. E bave seen my motber, at Milan, before the crisis. (rod bless your Mamma (1 liave ber carl^ine stili) and you ali. Ora, e sempre your JOSEI'H. <)ttengo il pili piccolo successo, a rientrare nel territorio. Prima di far questo, vi scriverò poche parole. Kicordatenii a Carolina, che non lia aggiunto una sola parola alla let- tera di Giacomo, a Bessie. alla vostra mamma ed a Elisa: poi a Giacomo, a Sydney, al Signor Ashurst, a Guglielmo, a Shaen e a Dillon, alla Signora (^illman ed a tutti i nostri amici. Cercate di star bene. Io sto bene. Scipione è con me. Scrivete qui a Lugano al Signor Battaglini. direttore del Repubblicano. Non siate troppo addolorata: noi, non io, dovevamo espiare la colpa di aver gettato iti piedi di un meschino uomo, e non di un principio. la nostra santa ban- diera. Per mia n>adre e per voi mi userò tutti i riguardi possibili. Ho visto mia madre, a Milano, prima dalla crisi. Iddio benedica la vostra (ho ancora la sua carabina) e tutti voi. Ora e semj)re vostro GlUSKPl'E. 282 KIMSIOI^AHIO. ;i848] m:\icccclii. A Filippo de Boni. :i Genova. [J^ujiaiio], 11 ii<;()st() 1848. ....Qui, trastbnnando il ('oniituto di rubblica Di fesa, e aggiungendogli niembii. ubbiaiuo costituita una Giunta «F Insurrezione Nazionale, per mantenere la guerra. Abbiamo in tre giorni fatto quaiclie cosa, mandato agenti per ogni dove, etc. etc. Abbiamo una massa d' eleuienti ; ma,ncan(K al solito, anni e li Austriaci quasi a tiro di fucile da qui, a Como, mi fa ribollire il sangue. Del resto. tutto non è finito. Oggi intanto tutti i fusionisti, tutti gli uomini dei Governi Provvisori, etc. dicono il Confiteor, che avevamo ragione e che dobbiamo far noi: ora (;he è tutto rovinato! Lugano è bellis- sima città pel lago: ma io non posso ora goderne. (Jome state? (Josa dicono a Genova? Come «jorrono maggiore e capo battaglione, ebbe il coiiiai'ido della « coorte «lei mobili. » eoa la quale die prove di coraggio e di bravura a Governolo (24 aprile), e che, dopo «mei fatto «Vanne, s'in- titolò al ano nome per «lecreto «lei Governo Provvisorio di Modena. Di <|nella coorte facevano parte Giambattista Ruttini, in «inalità «li capitano aiutante il comando (ved. hi nota alla lett. MMCCCCXXII) e Ferdinando Kuftini, con l'incarico di « segretario presso del comandante Fontana » e con lo stesso gra«lo «li capitano. Per nn'accnsa ingiusta a suo carico, ved. l'Italia del Popolo del 9 luglio 1848. Rifugiatosi in Piemonte, il Fontana «Mitrò (11 novembre 1848) nell'esercito piemontese col grado di maggiore comandante il 2" battaglione «lei 25° reggimento di fanteria. Ved. G. Sforza, Esuli estensi in Piemonte, cit., in Ar- (ìhivio Emiliano del Risorg., cit., a. I, [1907], p. 71. MMCCCCLIII. — Inedita. L' autografo si conserva nella raccolta Natban. N«)u ha indirizzo. A tergo di esso, la madre «lei Mazzini annotò: « 12 agosto 1848. » 284 Kl'ISTOLAKU). [1848] le opiiiioui? Qui si dicono cose i)azze intorno a (ìe- nova e a Torino. (*) Staremo a vedere. Scrivete qui subito al Si«'. Abbondio Oliialiva, sotto coperta, i)er Giuseppe Mazzini. Datemi nuove del padre, della sorella e di tutti. Scipione Pis[trucciJ è con me, e quasi tutti g\i amici e le amiche di Milano. Addio; madre mia. amate il vostro Giuseppe. (*) La notizia della cajtitoliizi(>ii(< di Milano era «jimita a Genova, dove, da ijiialche giorno, s'era formato jin «Comitato di pubblica difesa. » la sera del 7 agosto, destando enonne im- pressione (ved. il Corriere Mercantile degli 8-10 agosto 1848); ma già prima la città, retta dal vecchio e debole Governatore, aveva cominciato ad agitarsi (ved. il Peuxiero Ilalittno del 7 ago- sto 1848). ai pnntoclip nomini ciie godevano di autorità sul popolo, <]uali Tommaso Spinola e l'avv. Nicola Federici, erano dovuti intervenire e promettere clie si sarebbero recati, come fecero, al campo di Carlo Alberto, « onde far pervenire direttamente tutt« le notis5Ì. 7 e segg.). [1848] KIMSTOLAKIO. 287 Nino sarebbe mai a Genova ? (') e (loffredo? (") Vor- rei che faceste «lire a Baciccia, quel dagli occhiali, die vedemmo insieme a Milano che quella persona per la quale io gli diedi una carta dovrebb' essere ora a Genova e reperibile chiedendone a Grondona. Gara Antonietta. — T' abbraccio : fa il piacere di rimettere questa a mia madre. Salutami Checco, Gerolamo, ed ama sempre il , '- tuo fratello. Leggi, ben inteso, la lettera. (') Nino Bixio, dopo la resa di Treviso (13 giuguo), si era recato a Venezia, dove pochi giorni dopo gli giunse la notizia che il fratello Alessandro era stato gravemente ferito dnrnnte la san- guinosa insurrezione parigina del giugno. Corse allora a Parigi {ved. la lett. MMCCCCLVII), ma non appena convalescente il fratello, cadde egli stesso malato, in modo che fu costretto a rima- nere in Francia tino alla metà d' ottobre. Tornò poi a Genova, dove per la prima volta s'incontrò con Garibaldi. Ved. G. Bu- SKTTO, Notizie del yen. N. Bixio; Fano, tip. Lana, 1876, pp."5-6. (-) Goffredo Mameli, appartenente, come N. Bixio, alla legione mantovana del Longoni, dopo di aver combattuto a Governolo e a Vicenza, sconfortato per le tristi vicende della guerra, era tornato a Genova, da dove, avuta notizia che Garibaldi aveva chiamato, col suo appello del 27 luglio, gì' Italiani ad accorrere sotto lo sue insegne, era andato in Lombardia. Com- batte infatti a Luino e a Morazzone, quindi riparò a Lugano, dove rivide il Mazzini, infine si restituì nella città natale, colla- borando al Diario del Popolo, che per un tempo diresse, e com- ponendo inni, notevole fra tutti quello per Venezia, recitato al Carlo Felice la séra del 16 settembre 1848. Ved. G. Mameli, Scritti editi e inediti, ediz. cit., pp. 34-35 e 171. È strano che il Mazzini mancasse di notizie del suo amico, quando era cosi vicino a lui. Nella Concordia del 6 settembre 1848 s'avvertiva eon le seguenti parole il passaggio del Mameli per Torino : « fc giunto fra noi il giovane Golìredo Mameli, 1' autore di quell' inno ohe corse sulle labbra di tutto il popolo italiano nei giorni delle speranze. Egli è diretto a Genova, sua patria. » 288 KPISTOLAKIO. 1848] MMCCCCLV. A Davidk Levi, Avv. Rossetti di Mantova. Dott. Jìekiani, Liiijiino. 18 u,. [1^4S] all' osso; ora s' è almeuo nel vero. All' avvenire pensi Iddio. Ho veduto l' articolo : bravi ! avessero peraltro la lealtà di dire : v' era chi aveva ragione e chi ab- biamo insultato, svillaneggiato, arso. (') Come va cbe (*) Tanto il Pensiero Italiano, quanto il Corriere Mercauiiìe, che prima dell' agosto erano stati cosi fervidi sostenitori della politica del Governo di Torino, non risparmiando, specialmente il secondo di qnei periodici, le loro accuse al partito antifn- sionista, avevano d'un tratto cambiato indirizzo. Ma il Maz- zini intendeva certamente di far cenno dell'art, pubbl. nel Fensiero Italiano del 15 agosto 1848, lìrniato da G. Vestri, nel quale si leggevano le seguenti frasi che lo riguardavano tanto e. uomini armati che a{)partengono ai partigiani Garibaldi, Griftìni e D'Apice. I^i pur «•omi)rovaro che si fanno arruolamenti nel Cantone del Ticino e che vi si formano apertamente complotti e macchi- nazioni contro il Govern<» I. K. Le autorit.à Ticinesi non si oppongono a «pieste trame, e perciò, tacitamente tengono mano all'impresa dei cospiratori. Il Consìglio di Stato non ignora : l" Cile la Svizzera, nella lodevole intenzione di mante- nere relazioni amichevoli col Governo Austriaco, ha dichiarato vob-rsi attenere alla pili stretta neutralità; 2" Che, i>er questo motivo, il Direttorio federale non ha voluto riconoscere il duca Iiitt.i ed altri che si presentarono .come delegati della Lombardia : 292 KPisToi.AHio. [l.'^iis; persecuzioni; il Cantone è debole e iiiinaeciMto dal- l'Austria negli interessi materiali: ma ci vomì tempo 3" K che lo stesso Direttorio lui iiiiiiitlato nel rostro Ciin- toiie (lue commissari incaricati di sorvegliare itila più severa osservanza «lei rapporti internazionali. Crederei mancare ai miei proprii doveri, se non richiii- massi l'attenzione del Consiglio di Stato suU' aperta contrad- dizione che si rivela fra le dichiarazioni emanate dal Diret- torio federale, e ciò che snccede nel vostro Cantone, fatti che avrebbero per risnltato inevitabile d'alterare i rapjìorti di iinii- cizia e di bnona vicinanza, che tanto mi preme di nnniteneri' fra «jneste provincie ed il Cantone del Ticino. Ho perciò l'onore di rivolgere al Consiglio di .St.ito la domanda : (i) di disarmare e di allontanare senza indugio. tntti coloro che appartengono a diversi corpi nemici ; b) di non pili tollerare in avvenire che dimorino sul ter- ritorio ticinese cospiratori fuggitivi i <(nali lavorano a turbar la pace iielle provincie lombarde: insomma; e) di reprimere e di punire ogni quaUuHine atto di osti- lità che sia diretto contro il Governo austriaco. Nel caso in cui, contro la mia aspettazione, il Consiglio di Stato credesse di non poter far ragione a domande fondute sul diritto delle genti, mi vedrei nella disgustosa necessità di adottare disposizioni necessarie a mantener la pace delle provincie affidate al mio Governo militare, disposizioni che,^ per ora, consisterebbero : 1° Rimandare immediatamente tntti i Ticinesi, che si trovano attualmente nel regno Lombardo-Veneto; 2° In rompere ogni ulteriore rapporto di commercio od altro esistente tra i due Stati ; 3° In prendere tutte quelle misure che sono in mio potere per rintuzzare gli assalti che si volessero tentare. Credo potermi lusingare che il Consiglio di Stato sapnV apprezzare le mie ben fondato osservazioni, e mi onorerà d" una risposta soddisfacente. » Con ciò il Radetzky passava sopra a tutte le forme diploma- tiche, ben conoscendo quale considerazione, anzi qual timoroso- rispetto egli incuteva oramai sul Governo centrale di Vienna^ [1848] Ki'iSToi.AKio. 293 prima clie ceda, se pur cederà. Per ora dunque siamo sicuri : e riuiaujLiO qui. Poi. vedremo. Sto bene etenti rice- vettero ordine di reprimere ogni atto che fosse tale d;i turbare i rapporti di 1)uona vicinanza col Governo austriaco. Con (juesto scopo, si mise in armi un battaglione di truppe, specialmente per impedire che j)unto si derogasse, in qualsiasi modo, alla neutralità dichiarata. La nostra corrispondenza col Direttorio non ebbe altro fine, <' ordinammo anche si dÌ8armas.sero tutti coloro che chiedevano asilo ; e quest' ordine fu subito eseguito. Né meno badammo agli arruolamenti. Essendosi trovati affissi alcuni jiroclami a questo effetto, furono subito tolti via dall'autorità, e ])er quanto ci consta, l'affare non ha pili oltre proceduto. Non potremmo asserire positivamente che qualche rifugiato non sia penetrato nel territorio lombardo; e impossibile l' ini- 294 KPi.sroLAKio. [1848] di salute. Non vi parlo d' intenzioni mie perché non amo parlarne in lettera. Abbracciate la sorella, e il i)a(lre: tante cose i)<;li amici e rtdate sen)pre nelP amore del vostro Giuseppe. MMCCCCLVJII. A Giacomo Medici, a Viggiii. [LiiganoJ. 22 agosto il»4.^j. Caro Medici, Ecco quello che si può. Spero fra due o tre ore d' avere 400 fucili ; se si verifica la speranza, manderò subito 400 uomini, (^j pedirlo, ma ciò che v' ha ie con numerose foize. puntando su Arcisate, da dove mandò Medici con 200 uomini a Viggiiì « perciié s'opponesse agli Austriaci, caso inai tentassero d' interporsi tra la colonna e il conline, ed assicurare in ogni modo la ritirata nella Svizzera. » Ii>., p. 52. Di lil, dietro ordine di Garibaldi, Medici parti la sera del 22, e giunto a Ligurno, seppe che il nemico, rasentando il contine, tentava di avvolgere la sinistra dei garibaldini, e la mattina seguente ingaggiò con esso a Roderò una lotta aspra e dise- gnale, per dar tempo a (Jaril>aldi di sfuggire all' assalto di sor- presa (In., pp. 53-54), «yiindi, sempre combattendo, d' altura in altura, varcò il contine svizzero (ved. pure A. Cavaciocchi, /,»' prime genia di Garibaldi in Italia, cit.. p. 8). (') La colonna dei volontari del generale Saverio Gritllni, re(iuce da Brescia, dove nei primi d' agosto si era comportata con molta energia, vagò, dopo l'armistizio, per alcuni giorni sulle montagne del Herganiasco (ved. A. Cavacioccmi, art. cit., p. ol), incerta nelle sue decisioni. E. Cernuschi, clie il Mazzini aveva in- caricato di ablxiccarsi col suo capo e di persuaderlo ad unirsi con Garibaldi, cosi narrava l'esito della sua missione, in una lett. a C Cattaneo (eia Genova. 8 settembre 1848) : « Lascio anch' io lier- gamo. in traccia di Gritìini che sento avviato in Valtellina. Per la A'al Hrembana tocco Bottetto. sotto Tirano, e là incontro Grititini a cavallo. Dalla Val Camonica egli aveva ordinato il passaggio dell'Aprica a 20 cannoni e a tutta la gente (6000). Ritirata pre- cipitosa, difticoltà inutili, ecc. Vi spese diversi cannoni, mol- tissima munizione: gettati tutti i bagagli; abbruciati i carri )»iu pesanti, ecc. E il Tedesco li a Tresenda e a Sondrio, a ridere .sgangheratamente; perocché al coperto dell'armistizio, che Grittini non voleva conculcare, egli avrebbe potuto riti- rarsi con tutta pausa. In ijuella i soldati di Apice si rivol- tarono, ed egli dovette alibandouare lo Stelvio. Griftini ne era felice, trovando in questo abbandono una ragione per ril>attero le mie istanze di guerra. Io gli dissi che, giacché lo Stelvio era a)>bandouato, avrebbe potuto farsi barriera dell'Adda a Tirano, che era grossissima. Aveva con sé 17 cannoni; poteva 296 KIMSTOI.AKK». [184S sibile. Ma vi sono ostacoli insormontabili all'azione. Fate voi altri i^ur l' impossibile, onde mantenerci <). A destra aveva .seiiiprt' la Svizzera, in questo via>jgio, e a sinistra mon- tagna* facili a passare e poco pericolose, anche perché dall'altra jiartc non c'eran i)er anco Tedeschi. Non volle saperne.... Passò in Isvi/.zera disarmato. E la diploma/.in chi sa (juando restitnirà queste benedette armi. Cosi tntto finiva. » ('. Cattaneo, -Seri//» 7>o/j/i<;i, ecc.. eit., voi. I. pp. 183-184. Il (Jriftini giunse aBellin- zona il 24 agr>sto (A. Cavacciocchi, art. eit., p. 74). dove sciolse i suoi volontari che per la Svizzera entrarono negli Stati Sardi. Circa duecento di essi chiesero pelò di continuar la resistenza con Garibaldi, che non li potè accettare, perché disarmati (Id.. p. 78) ; per parte sua. il Grillini si presentò il 31 agosto a Carlo AlI)erto, al campo d'Alessandria (li)., p. 77). (') Il gen. D'Apice, che comandava i volontari del Tonulc e dello .Stelvio, avuta notizia della capitolazione di Milano, il 12 agosto emanò un tiero proclanui, dichiarando « in faccia a tutta r Italia e a tutte le straniere nazioni, » di istituire una Kei)ubblica Italiana, creandosene egli stesso Presidente ]>rov- Tisorio. E aggiungeva con enfasi che, date le critiche condizioni, poteva sembrare ridicola : « A dare c(im]>lemento a questo atto, la Società da noi stabilita allo Stelvio, come primo suo atto uffi- ciale, fa un appello solenne a tutti i veri Italiani, a tutti gli abitanti e emigrati d' Italia, perché si associno a noi e diano cosi' un maggiore appoggio alla forma di Governo da noi pro- <'-lamata. Dichiara in secondo luogo riservarsi fin d' ora di dare 1 [1848] KriSTOLAHio. 25^7 veriDj e portiitore (V iiiin iiiiii per G[aribal(li]. (*) — Domani sporo di inaiulare a (ìaribaldi 180 nomini scelti, tra cui parecclii soldati d' Aftricii. Addio. 1 1 (HP notte. MMCCCOLIX. ALLA Madhk, a Genova, [Lugano], 25 agosto 1848. Mia cara madre. Dall' nnica cbe mi venne direttamente qni e della quale v" accusai ricevuta, non lio avuto altro cenno alla propria fornui di governo quello .sviluppo che il voto della Nazione giudicherà opportuno. E dichiara per ultimo che ver- ranno successivamente da es.sa attivate con tutti i Comitati Nazionali che fossero già o che venissero oigani zzandosi, e cogli esteri Governi quelle diplomatiche relazioni che 1' inte- resse del paese richiederà. » Ijo Stelvio fu abbandonato il 16 agosto. L' ultimo hivaeeo fu coraggiosissimo e per p.arte pei rimasti ebbe tutta 1' attività di un bivacco di truppe che non vivevano sofferto sconcerto alcuno. Il D'Apice firmò fino all' ul- timo momento attestati di presenza agli ufficiali che erano rimasti con lui. La ritirata avvenne in tutte le regole e la colonna, «leposle le armi in S. Maria, primo paese svizzero dove fu ricevuta dal c. 61). MMCCC(JLIX. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. Non lia indirizzo. A tergo di esso, la madre del Mazzini annoiò: « 2."'> agosto 1848. » i') 11 22 ag(ist<) Garibaldi si trovava ancora a Casa sopra Induno, da dove ]>ot6 sfuggire all' accercliiamento austriaco, 298 KIMSTOI.AKH). [1848] (' diiarito. (^) () (Jenova deve rassejinaisi a ser- inarciiiiuio « per S. Ambrogio a Gavirate *• piegando poi a 1 trnate per hi sinistra «lei lago «li Vai'ese. » iiiliiie raggiungendo Moiàz- zoii(i il '26 (G. Pasini, l'ila <ìtl geii. G. Meiihi. oil., pp. r>òii(ì). Per siano searsi i docnnienti clic illustrano «]uclla lotta titaiiicu. pijy tuttavia attertnarsi che (Jaril»aldi si trovò continua- mente in confatto con la Giunta d'Insurrezione residente a Lugano, dalla quale riceveva, sia pure in scarsa misura, soccorso d'uomini, d'armi, di danaro (ved. li>.. pp. óG e .òit ; A. Cava- ciocchi, Leprime tjesta di G. Garibaldi, ecc.. cit.. p. 68. pauxim e la letfc. MMCCC('LX;. Con lui era Francesco Daverio, già animos<> combattente nelle Cinque Giornate, pratico di «|uei luoghi, in cui aveva trascorsa la sua prima giovinezza (era nato a Moro- solo, presso Como, il o aprile 1815). Deciso a continuare la resistenza nell'Alta Lombardia, il Daverio rimase a litigano, dove si era rifugiato con Garibaldi la sera del 27 agosto; e col Mazzini preparò poco dopo (luell'infelice tentativo insurrezio- nale in Val d'Intel vi. sul ((uale ved. per ora G. Pasini, op. cit.. pp. (U-79. (*) Né anche a tenip<) dei torbidi avvenuti opolo di bambini. Taccio tìnora per certe ragioni: ma se devi» «ito «' (ini da notare t-lic sono l'orso del Mazzini lo parole se- guenti, da lui scritte abbandonando Milano, le qnali si legge- vano proprio in fondo all'nltinio n. dell' /])i. dove Carlo Alberto, che vi aveva preso stanza, corse serio jiericolo; e quelle voci si fecero ancor pili minacciose (|uando qiiell'« Amleto della monarchia.» com'ebbe l'anno appresso a ••hianiarlo il Mazzini {Ctnnl e docutiieiili, ecc., «it., neiri<«j/irt (h'I Popolo di Losanna, voi. I, p. 77(5), tornato sulla sua a Monza aveva ronfusaiiieiite saputo dei fatti della capittila- zionn (ved. la nota alla letfc. MMCCCCXLVIII). Anche giorni innanzi, in uno sno vibrante proclama. Garibaldi, che oramai j;!' Italiani consideravano il loro generale, l'aveva ribadita, e un giornale toscano, il Corriere Livornese, si ora affrettato a diffonderla, facendosi eco di (juanto affermava il UepuhMicano di Lugano e ripetevano i numerosi opuscoli «iati a luce nelle tipogralie svizzere, oltraggianti a Carlo Alberto. Invece, tutti i jieriodici torinesi e genovesi, sia pure mantenendo l'accusa ili tradimento, la volsero all'indirizzo dei generali e della « Ca- marilla di corte. » e tutt'al più. come scrisse il l'eiisiero Italiani^ (n. del 16 agosto 1848), si rimproverava al Re la « miseranda osti- nazione di non aver potuto mai rimuovere da sé cotale infesta (ftìiiii. » È inoltre da notare che (juando il Mazzini narrò, nei cit. ('eimi e docKìneiiti, la storia di quelle vicende, non fece mai cenno dell'immeritata accusa, sia pure trattando duramente Carlo Al- berto, sia ])nre affermando che «il giudizio dei posteri mrehbe penato severo sulla memoria dell' uomo del 1821, del 1831 e della capitolazione di Milano. » E diede di lui il seguente giudizio, che documenti di recente raccolti non debbono far considerare in ogni sua parte ingiusto e che è da mettere a riscontro con quanto sullo stesso argomento, e fors' anche gravando ancor più la mano, scriveva il Gioberti (Rinnovameli to civile, lib. I.. cap. xv^ : « Mancavano a Carlo Alberto il genio, l'amore, la fede. Del ja-imo. eli' è una intera vita logicamente, risolutamente, fecondamente devota a una grande idea, la carriera di Carlo Alberto non offre vestigio : il secondo gli era conteso dalla continua difìfìdenza, edu- cata anche dai ricordi, d'un triste passato, degli uomini e delle cose: gli vietava l'ultima l'indole sua incerta, tentennante, oscillante ])erennenicnte tra il bene (» il male, tra il fare e il non fare, tra l'osare e il ritrarsi. Un pensiero, non di virtii, ma d'ambizione italiana, pur di quell'ambizione che i>uò fruttare ai popoli, gli aveva, balenando, solcato l'anima nella sua giovinezza ed ei s'era ritratto atterrito, e la memoria di quel lampo degli anni primi gli si riaffacciava a ora a ora, lo tormentava insi- stente, pili come richiamo d' antica fede che come elemento e incitamento di vita. Tra il rischio di perdere, non riuscendo, la 302 KIMTSlOLAHin. [184 8 tutti. (') Ho pieno il gozzo. So che avete veduto il Signor Filippo; e che avete vicino l'amico Goffredo. Anche di Nino ho avuto nuove. Non vi rauìiuaricate per ciò che a.ccade. In Isvizzera o altrove, tanto fa. Era scritto <;he non potessimo goderci. Gli avvenimenti d'oggi sono espiazione degli errori commessi: lezioni che frutteranno un giorno. Noi individui ne soffriamo senza colpa nostra; ma ci vuol ])azienza. ed io ne ■ooroiiii della piccolii iiionarchiii «^ la paura della libertà che il popolo, dopo aver combattuto per lui, avrebbe voluto rivendi- carsi, ei procedeva con quel f'autiisma sugli occhi quasi barcol- lìindo, senza energia per affrontar (piei pericoli, senza potere o voler intendere che ad essere re d' Italia era mestieri dimen- ticare prima d'essere re del Piemonte. Despota per istinti radi- catissimi, liberale per amor proprio e per presentimento del- l'avvenire, egli alternava fra le intlnenze gesuitiche e quelle degli uomini del progresso. Uno squilibrio fatale tra il pen- siero e r azione, tra il concetto e la facoltà d' eseguirlo, tra- pelava in tutti i suoi atti. I più trsi quei che lavoravano a prefiggerlo duce dell' impresii, lo confessavano tale. Taluno fra i suoi famigliari sussurravano eh' egli era minacciato d'insania. » (*) Specialmente il Bianchi-Gìovini neW Opinione e l'avv. G. A, Papa nel Corriere Mercantile, sia pure affermando che Carlo Alberto era stato « tradito, non traditore » e di avere avuto il torto « gravissimo » di avere « voluto ostinarsi a conli- olo sulla menzogna: e tornare al nostro vecchio principio die questa è guerra Nazionale, questione Nazionale; che la «piestione Nazionale non si scioglie che dalla Na- zione; che la Nazione non parhi se non per mezzo d' un'Assemblea Nazionale: che fuori di là tutto è illegale: che traditi dal Papa, dal Ile. da tutti gli individui sui quali si sperava, non v' è più che il Popolo, capace di salvare il Paese. Escir dal vago: fare statistica degli elementi. E prender norma sugli eventi. (i^uanto alla pratica cogli altri elementi, l)isogiia cercare di conquistare colP amore i Piemontesi ; ma cercare di far nascere ragioni di piati fra (J euova e il Governo di Pienu)nte. Invece di giornali dittì- cili a farsi e mantenersi, abbiate la stampa volante: foglietti, dialoghi, indirizzi, proclami. Non so se sappiate che le basi proposte alla niediazione diplomatica sono comiche e vergognose > ad nn tempo; cessione e unione della Lombardia al JMemonte fino alla linea del Mincio compresovi Man- tova e Peschiera: che il paese fra il Mincio e l'Adige {1848J KIMSTOLAHIO. 305 «lebbii essere territorio iieutto, a sistema rappresen- tativo, con un principe italiano da scegliersi di comune accordo: e le provincie Venete idem, ma sotto l'alto patronato dell' Austria — Venezia libera^ come le città anseatiche, ma con leggi commerciali determinate. Trieste dell' Austria, quattrocento mi- lioni all'Austria, appannaggio al Duca di Parma — e che so io. Se contro basi sittatte non protestano tutti gli Italiani, muto nome e mi sbattezzo davvero. C) (0 La mediazione della Frauda e dell'Inghilterra era stata offerta direttamente a Carlo Alberto il 15 agosto 1848 (ved. Correapondence respecting the Affair» of Itaìy, ecc., cit., voi. Ili, pp. 205-206 e N. Bianchi, Storia documentata della diplomazia europea in Italia, ecc., cit., voi. V, p. 323), e giun- geva a distanza di pochi giorni dalla richiesta dell' inter- vento francese fatta dal Governo piemontese col consenso del Ee (ved. la nota alla lett. MMCCCCXLII): ma tanto 1' una che l'altro dovevano completamente fallire. Base della mediazione,^ secondo le proposte dei due ministri Reiset e Abercombry, andati in quel giorno ad Alessandria, dove si trovava Carlo- Alberto, erano il memorandum presentato nel maggio prece- dente dal Consigliere austriaco barone Hummelaner a Lord Pal- merston, che però lo aveva corretto in favore del Piemonte (ved. N. Bianchi, op. cit., voi. V, pp. 262-269 ; C. Casati, Nuoce rivelazioni, ecc., cit., voi. II, pp. 310-321 ; Casati-Casta- GNK'rro, Carteggio, ecc., cit., pp. 127-128). Con esso, l'Austria avrebbe rinunciato alle sue pretese sulla Lombardia, lasciata libera di unirsi col Piemonte; la linea di frontiera tra la Lom- bardia e le Provincie venete, delle quali l'Austria avrebbe con- servata la sovranità, impegnandosi a dare ad esse istituzioni e amministrazione nazionali, sarebbe stata quella che tirata da Lazise, sulla riva sud-est del lago di Garda, un po' a nord
  • , una folla di scalmanati cittadini due giorni dopo avevano infuriato contro la casa del Pachò, tenente colonnello della Guardia civica, che tenevano in sospetto, e contro il Governatore, che eia stato costretto a rinchiudersi in fortezza, recando di più gravi danni al telegrafo. Il Governo, inviando a Livorno con pieni poteri Leonetto Cipriani, noii aveva fatto altro se non aumentare il fermento, che culminò il 2 settembre con terribili scene di saligne e potè essere sedato con l' intervento del Guerrazzi, corso' da Firenze a calmare gli animi eccitati. Ved. P. .Iona, / tirmuìiì di Livorno, ecc., cit., ijp. 58-58. (2) La « dichiarazione, e dove occorre protesta, » in data di Lugano, 4 settembre 1848. inviata all'Assemblea Nazionale della Kepnbblica Francese, firmata da: Giuseppe Mazzini, pre- sidente iìi'ÀV Associazione Nazionale Italiana — avv. Francesco [184'*] Kl'ISTOLAKIO. 309 Qui uoii Lo ])erdiito ogni speranza di azione ar mata nella Lombardia, ma non posso per ora dir- tene; se riescirò, ti avvertirò. Restelli e Dott. Pietro Maestri, membri del Comitato di difesa di Lombardia — Giulio Spini, ex inviato del Governo Provvi- sorio Lombardo in Parigi — Carlo Zncclii, generale coman- dante la guardia nazionale di Lombardia — Pincherle, ex- ministro del commercio della Kepiibblica Veneta — Giuseppe Revere, redattore in capo dell' Italia del Popolo. — ■ Enrico Cer- nuschi, redattore deW Operaio — Romolo Grifflni. redattore delia Voi;e del Popolo — Guglielmo Fortis, membro del Comitato di armamento e uiobiiizzazione della guardia nazionale lombarda — Paolo Bonetti, segretario del Comitato suddetto — Avv. An- tonio Negri, redattore del Kepuhhlicano di Milano. Con quel- l'atto, che nel testo francese fu pubbl. in Les derniers événemeutD de ifil(tH,par le Comité de saliit puhlic; Paris, Librairio mili taire de J. Dumaine. 1849, pp. 46-48. ma prima anciora, in quello italiano, redatto e inviato dallo stesso Mazzini, in parecchi periodici sviz- zeri e italiani {lìepnhhlicano del 9, Diario del Popolo dell' 8, Pensiero Italiano dell' 11, Jlha e Corriere Livornese del 14 settembre 1848, ecc.), si dichiarava che «per opinione pubblicamente espressa nei due ultimi anni dall'Alpi alla Sicilia, per fatti noti comprovanti la fermezza di quella opinione, per V insurrezione Lombardo-Ve- neta iniziata quando appunto l'Austria impaurita concedeva li- bertà civili e politiche, per la parte presa da uonùni di tutte le terre italiane nella guerra <'he ne seguì, il moto italiano era luoto nazionale anzitutto e tendente esseTizialmente all'nnitica- zioue italiana e all'affrancamento del territorio da ogni diretta o indiretta dominazione straniera; » e quindi, sia pure salutando con gioia l'appoggio chiesto e ottenuto diilla Francia « per la pa- cificazione e per l'emancipazione d'Italia.» si respingCA^a «qua- lunque mediazione tendesse a smemltrare e dividere » le pro- viiKMe loml»ardo-venete, strette da « vincolo tanto sentito che il Governo lombardo aveva ricusato, per non infrangerlo, l'indipen- denza fino all'Adige proposta dall'Austria.» }\eìì'Alba del 24 s«t- tembro 1848 si leggeva che « il giorno 14 era stato presentato all'Assemblea Nazionale dal Sig. Quinet l'indirizzo a quella, diretto da Lugano il 4 settembre lirmato da Mazzini e altri ciliari cittadini italiani.» Ved. pure la nota alla lett. MMCCCCLXV. Sic Ki'i.sroi-AKio. [1848J 11 i)tirtito che ha roviuato or ora le cose d'Italia l'icomiucia da capo. Io sono couviuto che uon vi è più via di salute per la causa da quella del Aero in fuori; la i)arte nostra dovrebbe inalberare arditamente la sua bandiera, e rompere all' altra, guerra decisa. Se gl'Italiani buoni faranno cosi, io sarò con essi; se continneranno a voler creare un popolo con l'arti politiche del tempo di Luigi XV, starò solo. Saluta gli amici, e segnatamente La Cecilia: (^) ho ricevuto le sue linee; ma io non vengo in Italia se non i)er un ])rogramma deciso, e chiaro. Ama il tuo Giuseppe. MMCCCCLXII. Ai>LA Madre, h Genova. [Lugano], 2 settembre [1848]. Cara madre, Eccovi Nino e un abbraccio da me. (') Ho rice\ ut( la vostra arretrata del 151 agosto. Xon ho un minuto (*) Il La Cecilia, che aveva preso tanta parie ai latti del 15 maggio 1848 (ved. G. Paladino, Il 15 maggio del 1848 in Napoli; Roma, Soc. Editr. D. Alighieri, 1921, p. 122, pattsim), riuscendo poi a trarsi a salvamento a Civitavecchia, era tornato a Livorno, dove avea partecipato ai moti della line d'agosto (ved. Memorie, ediz. cit., voi. IV, pp. 151-189).. MMCCCCLXII. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Nathan. A tergo di esso, di pugno del Mazzini, sta l'indirizzo: « Maria Mazzini, » la quale, sullo stesso lato, an- notò: «2 7bre 1848. Coli' indirizzo della madre di Scipione.» (2) Nino Bixio. Tornava da Parigi, dov' era corso al letto del fratello Alessandro, gravemente ferito; e s'era probabil- mente fermato qualche giorno a Lugano. Ved. la nota alla lett. MMCCCCLIV. [1848] Kl'lSTOI.AKIO. 311 (li tempo per iscrivervi. Ma sto bene
  • ini, a Venezia. [Lugano. 5 settembre 1848]. Concedetemi d'aggiungere una linea a quelle di Gustavo (") per dirvi ch'io considero la missione del- l'amico mio Maestri importante, vitale per le genti italiane, e spero che convinti lo appoggerete con tntta la vostra energia e con tutta la vostra influenza. (^') Vostro Gius. Mazzini. (*) Giuditta Sidoli, che aveva aderito con entusiasmo alle vicende politiche dei mesi precedenti, era andata in esilio a Genova, dopo che Keggio era stata occupata dagli Austriaci. MMCCCCLXIII. — Pubbl. da M. Rosi, Il Risorgimento Ita- liano e V azione d'un patriota, ecc., cit., p. 45. Era diretta, oltre che ad Antonio Mordini, riparato a Venezia dopo la caduta di Treviso, e uno dei quattro vice presidenti di qnel Circolo Italiano che era la palestra dei più ardenti repubblicani iini- tarii, al Dall' Ongaro, al Giuriati e .il Nullo. (') Su G. Modena a Lugano ved. la nota alhi lett. MMCCCCLXVI. (3)11 Maestri andò infatti a Venezia, ma non ottenne grandi promesse da D. Manin. Frequentò il Circolo Italiano, ma non 312 Kl-KSTOLARK». [1848] MMCCCGLXIV. A GiusKPPE Lambeuti, a Firenze. [Lnjjiino]. 7 settembre [1818]. Caro (xiuseppe, « Ebbi la tua. lo non so dove sia Michele, se in Konia o altrove. Se sai o puoi saperlo, fa di man- dargli V unita. Delle cose e di me non ti parlo. Ma gih, ci siamo e hifiogna agire. Avremo l'intervento francese: e poi- riusci il smuovere il triumviro veneziiiuo dalhi legiilitii. Anzi tu espulso da Venezia, insieme col Kevere, eoi Mordini e col Dall' Ongaro, quando nel Circolo Italiano, che fu detto «rap- presentare nella Venezia del '48 quella parte clie nella Francia della fine del secolo precedente aveva rappresentato il Club dei Giacobini. » furono apertamente sostenute le idee maz- ziniane. Ved. V. Mahchksi. (Scoria docmnentata della' rifolnzione « della difesa dì Venezia negli anni 1848-49, ecc., cit., pp. 300 e .309-310. MMCCCGLXIV. — Pubbl. da D. Giukiati, Duecento let- tere, ecc., cit., pp. 296-297. Qui si riscontra sull'autografo, posse- duto dal dr. Daniele Vare. A tergo di esso, di pugno del Maz^ Zini, sta l' indirizzo : « Gius. Lamberti. » Il quale aveva lasciato il Mazzini a Milano, per ricondursi nella sua città natale e riabbracciarvi la tiglia Sofia (ved. su di essa il Protocollo della Giovine Italia, voi. Ili, p. 17, passim). Colà era rimasto lino al sopraggiungere degli Austriaci, quindi aveva ripreso la sua vitii di esule. Da un carteggio che tenne con la figlia, con- servato inedito nel Museo del Risorgimento di Reggio Emilia, apparisce che, valicato l'Apennino, il 3 agosto si trovava a Pontremoli, il 7 a Sarzana. il 9 a Lucca, il 31 a Firenze, il 18 settembre ad Arezzo, il 9 ottobre a Roma, i>oi di nuovo a Firenze (14 novembre), e a Bologna (17 novembre). 1 [184Sj KPISTOLAIMO. 313 che bisogna subire questa fatalità — fatalità i)iù per me che per gli altri, dacché tutto l' ideale della mia vita è sfrondato — è necessario almeno sah al- l'onore per quanto si può; operar primi e primi in- nalzar la bandiera repubblicana. Vedrai i)robabil- mente Maestri. Tentiamo j)ersnader Venezia a costi- tuirsi in Governo Repubblicano pel Lombardo- Veneto prima, poi per l' Italia. {'■) Importerebbe che qualche uomo nostro v'entrasse per Modena e Parma. So accettano, dovresti esser tu; se non tu, altri buo- nissimo de' nostri: Pietro, se avesse mezzi per recarsi cohi. (•) Intanto, ve^ilio a coglieie l' iniziativa dell' in surrczione Lombarda. Tu i)redica in Toscana il vero e non altro. Oggi- mai o abdicare e cacciarci in silenzio o mostrarci quali siano. Non è più possibile transazione. L'espe- rienza è (tomjnuta. Abbiamo diritto di dirlo. Se non vogliono udirci, tal sia di loro. Abbiamo ]»assato il fiore della vita in esigilo: potremo e sa])remo nutrirvi. (^) Questa ]»vop<)sta del Mazzini fu «listMiasii e approvata in «inelle adunanze dei profughi veneti o lombardi che furono tenute nelle Hale del Ridotto di S. Moisè dal 14 settembre al 19 ottobre 1848. In quella del 17 settembre il Dall' Ougaro propose di « dare all' emijjrazioui^ lomliarda una rappresen- tanza nel Governo di Venezia, » scejjliendola però, non già « fra i membri della Consulta, ma nel Comitato di pubblica difesa, cioè nel vero Governo di Lombardia; » e nelle altre del 19 a 20 dello stesso mese fu letto e approvato l'indirizzo del Mazzini all'Assemblea Nazionale di Francia. Ved. A. Pascolato, I pro- fH(ihi Veneti e Lombardi a f'eiiezia nei 1848 (in Aiti del li. Isti- tuto Veneto di scienze, lettere ed arti, toni. LX, jtart. 2*, [1901], pp. 100.^-1016). (-) I*. Giannone. abbandonata Modena il 2 agosto 1848, era andato a Firenze, presentato al Vienssenx da Savino Sa- vini (ved. G. Cankvazzi, Fra due patrioti autentici (nella l!an- xegna Storica del Risorffimento, a. IV [1917], p. 797). 314 KTJ STOLA ino. 1848] Tu dunque cerca raggranellare e ordinare il jìar- tito repubblicano; e prepararlo }ilP azione pel giorno dell' insurrezione lombarda. Se Venezia accetta il l)artito che le abbiamo proposto, seguiranno l' ispi- razione che verrà di là: se no, seguiranno f| nella che verrà da noi. Ignoro se tu abbiai veduto intero (juel mio breve scritto agl'Italiani: te lo mando. Intenditi con Pietro; con (liglioli, s'è ravve- duto; (*) e cogli altri. Corsi, i)adre e tìglio, in Arezzo sono eccellenti nostri. Fanne caso. Luigi Barbanera, (•) imi)iegato nella Casssi del Co- mune, Firenze — eccellente. Amami. Risalutami caramente Pietro e Campi. (^) Cerca star bene per V ultimo sforzo ed ama il tuo (TlUSEPrK. I (') G. Giglioli, toriijito aiieh'egli dall' osiliu irci l'iniziativa e d'attasoi- nare coli' apparenza della forza le popolazioni. Bi- sogna adoprarsi a sventar questo piano. 11 miglior metodo è quello di prender noi l'iniziativa: e lo fa- remo ; ma per questo abbiain bisogno, da un lato, d'essere informati del momento in cui l'intervento sarà veramente vicino a compirsi — dall' altro, d' aver l'opera vostra attivissima col Ministero, perché evi- tino ogni cosa che potrebbe, da parte sua, far (ce- dere a questo accordo, o ridare un' apparenza di vita al cadavere della (Consulta che s'agita e ritenta la MMCCCCLXV. — Inedita. Una copia dell' aiitoj-rafo si conserva nella raccolta Natlian. 316 KPISTOLAUK». [184.S] via. (^) Tentate dunque ogni via per convincere Bastide e Cavaiguac di scendere pel Popolo Italiano, e non per l'Italia del Kord. Mostrate loro come le ripu- gnanze Lombarde per Cjarlo] A[lbertoJ sou' oggi tali da escludere ogni possibilità di pacificazione su (pudla base: distruggete il sintonui che cavano dalla fusione votata su' registri, rivelando loro, come fu procac- ciata quella votazione. ('^) E sopratutto scriveteci. Non badate al mio silenzio, lo ho cento cose da fare: voi ne avete una sola. (1) Con la iioniinii (2 jijjosto 1848) del Cousijjlio ammiiiistrii- tivo generale (veti, la nota alhi lett. MMCCCCLIX) era dichiarato sciolto il Goveino Provvisorio Centrale della Lombardia, il quale assumeva le funzioni di Consulta sti'aordinaria/che per la forza delle circostanze si era trasferita a Torino. Il Casati in quei giorni uscito dal Ministero, faticava a ricomporne « le membra sparse. » Casati-Ca.stagnktto, Carteggio, ecc., cit., pp. 259-260. (1) Naturalmente, (juesta lett. era in comnne col Cattaneo, il quale cosi replicava, anche a nome dell' altro inviato : « Ri- spondiamo alle vostre dell' 8 e del 9. Il vostro indirizzo è stato tradotto da Kuftoni e rimesso a Bastide e a Cavaigiuic. Edgard <.J,uinet è incaricato di presentarlo all'Assemblea : per ovvie considerazioni abbiamo preferito di servirci di lui piuttosto elle di Milo (lei Bonaparte che si sarebbe prestato. Sarà fatto inserir»- nei giornali. L' avviso del comandante di Monza sarà tradotto e pubblicato. Mandateci pure ogni cosa di simil genere ; che qui non si potrebbe avere altrimenti. L' accettazione della mediazione francese parve bastevole pretesto iier controniandare la spedi/ione dei tremila uomini a Venezia. Capirete da (|uesto che hi niente di questi signori è di fare il men che sia j>ossi- bile : anzi sj)iacque ad alcnno che Bastide abbia detto nell'As- semblea di avere imposto la mediazione. Ma. questa frase non fa che crescere il suo impegno. Pare che Bastide prenda piii a cuore le cose di Sicilia ; forse perché vi avrà meno contraria l'Inghilterra, la quale conduce tutto. Noi non sappiamo nulla
  • olitici, ecc., cit., voL I, pp. 185-187. (*) Subito dopo le memorabili vicende dell' 11 agosto, il Manin aveva pregato il Tommaseo di recarsi a Parigi per invo- care 1' aiuto francese. Lo scrittore dalmata, che dal 3 luglio s'era appartato, non avendo voluto accondiscendere in nessuna maniera all' unione col Piemonte, dopo i rovesci dell' eser- cito piemontese e la nuova forma di Governo in Venezia non indugiò ad accettare un momento (ved. K. Bonghi, La vita e i tempi di Falentiììo L'asini ; Firenze, Barbèra, 1867, pp. 279- 280, V. Makchksi, Storia documentata della rivohtzione e difesa di Venezia, ecc., cit., pp. 274-275 e N. Tommaseo e G. Cap- poni. Carteggio, cit., voi. II, pp. 717-718). Il Mazzini ricordava che il Cattaneo, col quale il Tommaseo avrebbe dovuto incon- trarsi a Parigi, aveva duramente censurato il l'omanzo Fede e Bellezza nel Politecnico (voi. Ili [1840], pp. 166-176) ; e sapeva che 1' autore di esso non dimenticava volentieri, né anche a di- stanza d'anni, le patite ingiurie. 318 KPiSTor.AHio. [1848] Addio. Abbracciate perìiie, voi Lizabe, Laiiiennais: e ditegli che fidi in me. Le cose non vanno male da <|uesta parte: ma mancliiamo, al solito, di danaro. (*) Aìnate il vostro CtIUS. Mazzini, MMOCCCLXVI. ALLA Madtìe, a Genova. [Tjtioaiiol. 9 settembre 1848. Mia cara madre. Kon ricevo vostre lettere. L'nltima è del primo, coir acchiusa di Napoleone, il quale mi scriveva che il popolo non si commoveva i)unto per l'affar De Boni, inentre poco dopo costringeva il Governo a cedere,' ciò che prova come il i^opolo è di chi lo fa; e come i nostri amici son presti a disperare. C) Qui nulla di (*) « Quanto al danaro — rispondeva il Cattaneo il 16 set- tembre. — è un j»ran peccato che i nostri volontari abbiano lasciato 300,000 lire nelle easse di Como, 500,000 in quelle di Bergamo, e via discorrendo, senza parlare dei qnattro milioni
  • ^. Il 30 agosto, un ordine del Ministro dell'Interno P. D. Piuelli ingiungeva all' Intendente generale di polizia di Genova di fare arrestare «di nottetempo» il De Boni, e di farlo condurre dai carabinieri alla frontiera toscana. Il 1° settembre fu conosciuto in città il provvedimento preso, e si notò una viva agi- tazione nel i>opolo, che lino dai giorni della capitolazione di Milano e dell' armistizio era in continuo fermento. Una depu- tazione formata dall' avv. D. Pellegrini, del Canale e da altri si recò dal Balbi-Piovera, generale della guardia nazionale, a protestare contro il provvedimento ritenuto anticostituzionale, ma non lo trovò in casa ; corse allora dal Governatore, gene- rale De Sonnaz, inviato di fresco a sostituire Michele Regis, 320 Ki'isToi.Aitio. [1848] (ìetenniuato. (*) Oramai; la questione in Italia, ]>ei- chi ha senso, è ])osta chiaramente fra il i)rinci]»io repub- blicano e il monarchico. Sia che (predano Carlo xVl- berto traditore, come lo crediamo noi, sia che lo cre- dano incapace ed inetto, non possono di certo aver fede in lui, né venerazione sincera. Perché dunque persistono a voler rigenerare il paese e ca(;ciar lo straniero con lui ? Del resto facciano quello che sti- mano ; ed ognuno o[)eri secondo hi propria coscienza. Credo a ogni modo che l'Austria non soggiornerà gran tempo in Lombardia, e credo che non saremo per molto disgiunti. Abbiate dunque coraggio e pa- zienza. Più o meno, tutto finirà in bene. 11 ]»a(lre dev'essere a quest'ora in cam])agna. Voi dovete essere «lopo cbe nei giorni precedenti aveva d.at.o fiicoltà al popolo eli smantellare i due forti del Castelletto e di San Giorgio, e mentre in piazza si gridava da imponente massa di dimostranti : Abbasso il Ministro l'inelli. abbasso la Camarilla, otteneva dal De S()iin;iz uii ordine con cui si autorizzava il De Boni a tornare in (ienova, e si spediva G. B. Cambiaso — uno della dei)uta- zione — con incarico di raggiungerlo per via. Non contenta di ciò. la moltitudine chiedeva la dimissione del Ballii-Piovera da generale della guardia nazionale, acclanumdo in sua vece a succedergli Lorenzo Pareto, quindi invadeva e saccheggiava l'utHciodi Polizia. Ved. il Pensiero italiano del 2 settembre 1848. Pochi giorni dopo il De Sonnaz seguiva la stessa sorte del Regis ; e in suo luogo vi andava Giacomo Durando, il quale assumeva (7 settembre) la carica di R. Commissario jier Genova. (1) 1 dimostranti contro gli uffizi di polizia avevano in- fatti commesso gravi eccessi, poiché dopo aver tentato di dar fuoco all' archivio, avevano minacciato di gettare dalla iinestra 1' intendente Castellini ; e nel rovistare gì' incartamenti, tro- vato tracce di spionaggio da parte di certo Don Carlo Ricci « già chierico regolare somasco, poscia congedato da quella Con- gregazione come prete, » erano corsi a rintracciarlo j^er fame giustizia sommaria. Ma il prete, avvisato in tempo, era riu- scito a fugofire. Ved. il Pensiero Italiano del 4 settembre 1818. [1848] Kl'ISTOLAKIO. 321 circoiKÌata d'amici buoni, Goffredo, Xiiio ed altri. Garibaldi, meutr'io scrivo, do vrebb' essere nella vostra lliviera ; {') e vorrei che diceste a Goffredo e agli altri di teueruii a giorno con prontezza d' ogni cosa impor- tante che potesse accadere. Io penso spesso alla gentile che mi scrisse in inglese ; e vorrei scriverle; ma sono in un tal turbinio di cose e d' uomini che non trovo un solo momento a mio modo per tarlo. Ma fatevi mia interprete con essa. Vedete frequen- temente Antonietta? Spero di si. Qui, per sostenere l'emigrazione, gl'italiani, artisti che si trovano qui, vanno dando qualche Concerto a benefìzio comune: e riescono abbastanza. Vi recita pure Gustavo Mo- dena eh' è (jui colla inoglie. C) (') Era giunto a Nizza in iSTOr,AKU). [184."^] Sto bene di salute. Le giornate continuano belle oltre ogni dire. Le notti sono deliziose. Ma clii può goderne ? Che fa Carolina ? clie cosa dice di questo mio nuovo esilio? Ricordatemi a lei con affetto. Vedete Giuditta f Ditele tante cose per me ; ditele eli' io spero ancora rivederla e che m'è una gioia il pensarvi. Voi, madre mia^ state forte, fidate in Dio e nel trionfo inevitabile del diritto, ed amate sempre il vostro Giuseppe. ri Capitano Medici vi sahita con affetto. MMCCCCLXVII. . A Carlo Cattaneo e Lodovico Fra polli, u Parigi. [Lugano], 12 settemhic 184^i. Fratelli. Eccovi un altro atto da farsi tradurre e innol- trarsi, originale e traduzione, al Ministro Bastide. (') che andavano ad arruolarsi sotto il comando del generale Ziic- chi. » Il 7 aprile si trovava in Udine, 1" 11 a Palmanova, da dove si recava il 21 in missione al campo di Carlo Alberto, e dopo la resa di quella fortezza, a Treviso, a Vicenza e inline a Milano. Colà rivide il Mazzini, e collaborò talvolta iiìVIIalia del Popolo, e avvenuta la capitolazione, riparò a Lugano (ved. G. Modena, Politica e Arte: epistolario con biografia, ecc., cit., pp. liv-lxxxj, e il Kepiihblicano del 4 settembre 1848, in cui era dato ragguaglio di uno di quei concerti). Nel 1857 il Mazzini ricordava ancora gli «applausi frenetici, » con i quali il pubblico acclamava G. Modena dopo la recita della Clarina del Bercliet ocket — ali these things with ali my internai life I should wish and have wished to teli yon: and not being able to do so, 1 cannot speak at ali. And now, the mediating Powers are eoming in. and with them a new period of shame and deceptions. Stili, I do not despair. And it may be that I succeed in breaking up ali these cobwebs, and calling again the people to struggle in the name of Truth : but as far as I am concerned, I am withered, lost : through my own or other people's fault, I was, evidently not fìt for living in this tinie of ours. You have been told that I have seen my sister first, then my mother e «It^l Goverm» milanese: — dirvi come io uveva riposto tutte le mie speranze sopra una difesa popolare a Milano, da cui sarebbe potuta sorgere una nuova vita, e come io abbia visto svanire la mia ultima speranza con 1' arrivo dell'esercito piemontese e c<)n le pronìesse di difesa fatte da un Re che aveva già in tasca la capitolazione. Tutte queste cose, insieme con la mia vita interiore, io avrei desiderato e desidererei dirvi : e siccome non ho la possi- bilità di farlo, non posso parlarvene affatto. Ed ecco ora le Potenze mediatrici che p(»rtano con loro un nuovo pe- riod«> di vergogna e di delusione. Pure, non dispero ancora. E può darsi ch'io riesca a spezzare tutte queste tele di ragno ed a chiamare di nuovo, in nome della Verità, il I)opolo alla lotta: ma. per quanto riguarda me stesso, sono finito, perduto: o per mia, o per altrui colpa, io non ero adatto, evidentemente, a vivere in questi nostri tempi. Vi hanno detto che lio visto mia sorella, poi mia 330 Kl'ISTOLAHlO. [1848] for two weeks, Just betbre the fall of Milau. Tliank you tbr ali the little details you give aboiit yoii aud yoiirs. They are ali precious to me. Shall I see you ali agalli ? 1 doii't know ; but oue thing is siire, that J will iiever forget you, and that 1 alvvays will draw comfort from your remembrauce, as from that of the dearest frieiids I bave. Remember me to Mr. Ashurst; and to ali our friend», the ueigiibours or occasionai visitors of Muswell Hill: of your daughters and sons there is, I trust, no need of speaking: they ali re- member me; aud I feel it from afar. Should any chaiige in my actual ])osition take place, >(»u will know it not only from the pa|»ers, but from a few words of mine. Take care of your health : and believe me, dear friend, now and ever yours very att'ectionately, Joseph Mazzini. madre, per due settimane, prima della caduta di Milano. Grazie per tutti i piccoli dettagli che mi date intorno a voi ed ai vostri. Mi sono preziosi. Potrò rivedervi tutti qnaiiti ? Non so: ma di una cosa son certo: die non vi dimenticherò mai e che troverò sempre un conforto nel ricordo di voi che siete gli amici più cari ch'io mi abbia. Ricordatemi al signor Ashurst ed a tutti i nostri amici, ai vicini ed ai visitatori di Muswell Hill : non ho bi- sogno, spero, di parlare delle vostre figlie e dei vostri tìgli: mi ricordano tutti; ed io lo sento da lontano. Qua- lora avvenisse (jualche cambiamento nel mio stato at- tuale. Io saprete, non solo dai giornali, ma anclie da alcune mie parole. Abbiatevi cura e credetemi, cara amica, ora e sempre il vostro affezionatissimo Giuseppe Mazzini. [1848] K)>isi<)i.Ai{io. 331 MMCCCCLXIX. Ai.i.A Madim:, il Genova. (LiiKiiuoì, 13 setteiubr»' 1848. ('ara madre. Il Maggior Risso (*) desidera vedervi e vi daràiiuove mie personali. Brav' uomo sino al midollo, son certo che lo vedrete «;on piacere. Ho ricevuto oggi la vostra del uon so «piando, perché è la prima lettera vostra senza data : ma timbrata, mi pare, dell' 8. Addio : amate il vostro Giuseppe. MMCCCCLXIX. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Natban. A tergo di esso, di pngno del Mazzini, sta l'in- dirizzo : « Sig.i'a Maria Mazzini, Genova. » 8nllo stesso lato, la madre annotò : « 13 7bre 1848. » i ') Il maggiore Tommaso Risso, di Loano Ligure, che faceva parte della Legione italiana di Montevideo, era venuto in Italia prima di Garibaldi, accompagnandovi Anita e i suoi tiglio- letti (ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. VI, p. 335); e quando Garibaldi giunse a Genova {veù. la nota alla lett. MMCCCCXXX), lo segui a Milano, poi a Luino, a Morazzoue, infiue nella ritirata a Lugano. Fu attivissimo cooperatore nella requisizione dei due vapori sul Lago Maggiore (ved. A. Cava- ciocchi, Le prime gesta di Garibaldi in Italia, cit., p. 48). Tor- nato in Liguria, s'imbarcò col suo duce a Genova, e fu con cui lui a Livorno, a Firenze, e dalle Filigare, a Bologna (no- vembre 1848). Gravemente ferito in nn duello che ebbe col capi- tano Paolo Raniorino, mori a Cesena il 10 dicembre 1848. Ved. E. LoKViN.sox, G. Garibaldi e la sua legione .nello Stato Romano, cit., vi)l. II, p. 2fi4, passim. 332 laTSTOi.Aitio. [1848] MMOCCCLXX. A Napoleone Fekraki, ;i Genova. [liiiiriino settembre 1848]. Caro amico. Ebbi le tue : diedi a Fabrizi. (*) Il giovine non è Giuseppe. JIMCCCCLXX. — Inedita. L'autografo si conserva presso »;li eredi Cremona, a l'orto Maurizio. Non lia indirizzo. (^) Luigi Fabrizi, il quale aveva segnito Garibaldi come aiutante di campo durante la breve cami>agna nell'alta Lom- bardia, e con lui era riparato a Lngano. Al qual proposito è da ved. una sua lett. datata da Lugano. 6 settemitre 1848, noi Repnhhlicauii del 19 di quello stesso mese. n riJ^lSil KI'ISTOI.AKIO. 333 MMCOOCLXXI. Au Adriano Lkmmi, a Costantinopoli. [Liigiiiio], 20 settembre 1848. Caro Lemmi, Qui per hi seconda volta in esilio, esilio ch'io posso (lire non interrotto, perch' io l' Italia coni' io la vidi non era V Italia eh' io cerco. Ho assistito, come Cassandra, a una tristissima esperienza, pre- MMCCCCLXXI. — Inedita. L'autografo si conserva nella raccolta Leninii. Non ha indirizzo. Insieme con questa lett. stanno le due seguenti di S. Pistrucci e di L. Vassalli (que- st'ultimo, esule milanese, che aveva preso parte alla spedizione in Savoia, e sul quale ved. il Protocollo della Giovine Italia, voi. V, p. 121 e voi. VI, pp. 2 e 30). pure indirizzate al Len)mi. Lnwano, "JO settembre 1848. Caro Lemmi, Per mezzo di Vassalli che parte per Marsiglia ti mando un pacco di stampati perché tu veda che l'emigrazione Lombarda non cessa di pensare incessantemente al paese. Dell' esito fa- tale delle nostre cose e dell'infame tradimento di Carlo Al- berto saprai già dai giornali, ma forse tanto inesattamente da leggere con piacere quanto ti mando. Guarda che l'emigrazione non limita il lavoro alla stampa, ma prepara armi e materiali da ricominciare la guerra alla prima opportunità. Il paese i)ure non è punto sconfortato e quando che sia troverà l'energia da riprendere le ostilità contro 1' austriaco — che, dal canto suo, non manca, con brutalità d'ogni sorta, di mantenere l'odio vivissimo. — Gran parte dei cosi detti matuati, dopo le ultime «ielusioni, hanno ingrossate le nostre lila. Quanti hanno un filo di buona fede confessano l'antica verità predicata da Pippo, che né da Papa né da Principi poteva 1' Italia aspettarsi salute. Mazzini è qui, come t'immagini, a capo d'ogni cosa — ha ricevuto le tue lettere e se non t'ha mai risposto incolpane 1' incessante succedersi degli avvenimenti e il lavoro continuo 334" KlMSTOI.AKIi). 118481 vedendo ad una ad una le cose che s' andavano com- piendo, ma maledetto per le mie previsioni. Comunque, l' esperienza ha fruttato : e se riesco, come forse avverrà, a ricominciare (pialche cosa, sarà lud iu)me d' un Princii)io. Di questo vedremo fra non molto. Intanto, fate voi pure, e i [)ochi buoni con voi. Anche da Costantinopoli potete rimandare un' eco all' Italia delle nostre oggi confermate credenze : potete andar innanzi a catechizzare la marineria : potete dar testi- monianza del vostro zelo a Venezia : potete voi pure aiutarci a raggranellare un po' di materiale di guerra : e giunga prima o dopo, giungerà in tempo. Ditemi come procedono i vostri, affari individuali ; amateuìi e credete nell'affetto del vostro il cui lo (.•oiidainm il bisogno sempre crescente «U'ir iiitellii^enza snii per le cose nostre. Tu fa quello che puoi da dov^e sei, e specialmente jier po- vera Venezia che merita piti che mai simpatia ed affetto da ijuauti Italiani sentono per la libertà e indipendenza della patria. Dacci tue notizie e i risultati de' tuoi lavori — accetta gli amichevoli saluti di Pippo e un abbraccio dal tuo HCIPIONE PlSTKUCCI. C'aro Adriano, Ti mando per la posta una copia soia di ciascheduno degli opuscoletti che mi furono consegnati: un po' più tardi riceverai con un bastimento a vela le altre copie, per non farti spen- dere una somma troppo forte. Eccomi un' altra volta in esilio : Ouaita è meco. Si raccomanda esso pure affinché ci nuindiate ([ualche lettera di raceonuuidazione onde possiamo trovare ad impiegarsi. Si [sic] fermeremo costì lincile ricominceranno gli affari : io ho buone spei-anze. I saluti a Tito Lemmi, a Loschi, ecc. M-arsiglKT, 10 (.ftol.re 1S4S. Tuo aff.mo Luigi Vassalli. fl>ì4NÌ KI'ISIUM.AIUO. 335 MMOOCCLXXir. T<> Emii.ik HawivKS. London. [Lucjano], September 21^' [1848]. I bave your letters, dear Emilie, aud tbe one enclosed from my Mary, whom I must answer, besee- chiug her fair mistress to forward the answer. I find ber extremely improved, and quite a politicai wonian. I bave, at last, received a letter from Caroline; I will answer it one of tbese days; yoii will, mean- wbile, I bope, tbank ber, and bless ber for me. I bave written to your Mamma: did slie receive my letter ? Tbe post bere is very badly managed. Yon 21 settembre. Ho ricevuto le lettere vostre, cara Emilia, e quella iicclusa, scritta dalla mia Maria, a cui devo mandare una risposta, pregando la sua gentile padrona di fargliela per- venire. Trovo che ha fatto grandissimi progressi e che è proprio diventata una donna politica. Ho finalmente rice- vuto una lettera da Carolina; le risponderò uno di questi giorni: spero che vorrete intanto ringraziarla e benedirla in nome mio. Ho scritto a vostra madre: ha ricevuto la mia lettera ? La posta qui funziona molto male. Avrete MMCCCCLXXII. — Piibbl. in parte da E. F. Kichaui»s, op. cit., pp. 94-95. Qui si dà integralmente, di su una copia inviata alla E. Commissione da Mrs. Richards. L'autografo si conserva presso gli eredi Ashiirst. La data si ricava dal timbro postale. 336 EPISTOLARIO. [1848] know troni tlie i)ai)ers the doìiigs aud misdoings of Radetzky towards tliis bit of Jtalian Switzerland. Ten thousaiid poor Ticinesi are (joming- home, obliofed to leave off abruptly their little business. The troops are daily increasing at oiir frontiers : oiìicers, gene- ral s coming, almost in sight, as if they wauted to come aud take us here; and I ani living ou the shore of the lake with a Lombard village, (Janipioue, just before my eyes: I am stili in hopes that I shall soon or late go Jind nieet them, But. obliged as I ani, to do everything just as if I was in Austria, secretly, you niay imagine the difficulties lying in Miy way. With perhaps 25,000 guus belouging to us here, aud shut in the Arseuals of the Cantonal Go- vernnients, I am obliged to seareh hard for aud purchase every gun, everything wanted, and then to keep them out of the way, as if there was net a saputo dai gioruali dei fatti e misfatti coiupiuti da Ka- detzky verso questo lembo di Svizzera Italiana. Diecimila poveri Ticinesi toruauo ora a casa, costretti ad abbaudo- iiare tutto ad un tratto i loro piccoli aftari. Le truppe aumentano ogni giorno alle nostre frontiere: giungono ufficiali, generali, quasi a portata di mano, come se vo- lessero venirci a prendere qui; ed io vivo sulla sponda del Lago ed lio proprio davanti agli occhi un villaggio lombardo, Campione : spero ancora di andare, presto o tardi, ad incontrarli. Ma, costretto come sono a fare ogni cosa segretamente, proprio come se fossi in Austria, po- tete immaginare quante difficoltà io incontri sulla mia strada. Con 25.000 fucili circa negli arsenali dei Governi cantonali, io sono costretto a cercare, con grande diffi- coltà, ed a comprare ogni fucile, ogni cosa necessaria ed a tenerla ben nascosta, come se non fosse nostro sacro [1848] Ki'isroKAKio. 337 sacred rij»lit in us to lielp, ìf possible, our country. If tliere was a single spark of trae life in tliese dejrenerated repnblicans, tliese acts of hostility troia Austria would bave beeu immediately answered by tlieir giving up to us our arms, and allowing us to manage our own and their owu atì'airs. But no : they will talk and protest and pray us to be very quiet, wbi<;b, for my part, I will not. Tliere will be a decision troni the Biet to-morrow, perhaps to-day, and if so, I will write a word at the end of my note. (*) The niediation is a perfect bothering, on diritto di aiutare, se ci è possibile, hi nostra patria. Se ci fosse stata una sola scintilla di vera vita in questi repubblicani degeneri, essi avrebbero immediatamente risposto a questi atti di ostilità da parte dell'Austria^ dandoci le nostre armi e permettendoci di occuparci delle nostre e delle loro cose. Invece no: non fauno altro cbe parlare, protestare e pregarci di esser molto tranquilli, cosa cbe, da parte mia, non farò mai. Domani, fors'ancbe oggi, la Dieta prenderà una decisione ed in tal caso ag- giungerò una parola alla fine del mio biglietto. La me- (') Dopo la nota del mese precedente, che minacciava severe rappresaglie, il Radetzky era passato ai fatti; e sempre causandole vie diplomatiche, il 15 settembre 1848 aveva inviata la seguente nota al Consiglio di Stato del Canton Ticino: «Da ragguagli ufUiciali a me pervennti cousta che degli insorgenti armati continuano ad insultare con parole minacciose le I.I, R.R. frappe stanziate lungo il contine di codesto Cantone; che i fuorusciti rifugiatisi sul territorio del medesimo esternano pubblicamente la loro intenzione di tentare un'invasione; è pi>i palese che si stampano in codesto Cantone in gran numero scritti iucendiariì, e si adopera ogni mezzo onde introdurli in Lonjbardia e spargervi il malcontento ed il timore, atti a tur- bare la tranquillità pubblica. Il giornale' il liepabblicano nou cessa di portare articoli contro il Governo Austriaco e l'ultimo Mazzini. Scritti, ecc.. voi, XX:SV. (Epistolario, voi. XIX). 22 33*! Ki'isroi. Alili). IHHlr i'^^^^ì the footing of the old diplomatic transactioiis. Stili, 1 like it better than immediate Interfereuce from France. The Mediation is nothing to me: aud per- haps, it will affoi'd time lor (ìurbeginning. It is now diazione, in base alle veccliie trattative diplomatiche, è una vera seccatura. Pure, hi preferisco all' immediato in- tervento della Francia. La mediazione per me è nulla : ma forse darà a noi il tempo d' incominciare. Questa è numero dell' 11 del mese corrente ne contiene uno riboccante d'invettive e di calunnie le i)iù infami, tacciando 1' iitticialità delia mia armata di viltà e di ladroneggio. « Tutti questi fatti provano con evidenza che cotesto Go- verno non abbia o la volontà o il potere di reprimere gli atti ostili che si commettono giornalmente iu codesto Cantone e che le asserzioni da codesto lodevole Consiglio di Stato a me reite- ratamente espresse, della sua intenzione di mantenere le rela- zioni di buona vicinanza, si dimostrano illusorie e senza effetto. « Mi trovo dunque in dovere di attivare senza altro indugio le misure già indicate nella mia nota del 19 agosto, misure fondate sul buon diritto di ogni Stato di preservarsi dalle aggres- sioni dirette o indirette di un Governo conlìnante. «Dicliiaro perciò a codesto lodevole Consiglio di Stato che dal 18 del corrente mese : 1^ Tutti i Ticinesi dimoranti nelle Provincie Lombardo- Venete riceveranno l'ordine di ripatriare imniediatanientc. 2° Che col suddetto giorno cesseranno tutte le comuni- cazioni postali e commerciali esistenti fra la Lombardia ed il. Cantou Ticino. 3° Che nessun passaporto emesso da codesto Governo sarà^ riguardato valevole per l'ingresso nella Lombardia, se non si trova munito del visto dell'I. R. Inviato presso la Dieta Federale. Non dipenderà che da cotesto lodevole Consiglio di Stato di far cessare queste misure indispensabili per la tutela a me affidata del mantenimento della pubblica tranquillità in queste Provincie, col dare retta alle mie domande giuste e fondate ani diritto intlagrabile delle genti. » E cominciò subito il triste [\^i^] Kl'ISKd.AKK). S39 niy ouly liope: pray tliat it iiiay be realised ; and let God take care of tlie rest. Is it triie that you are at least, iiot worse in liealth than yon were wlien 1 let't yoii ? I lio])e so. now tliat I have it froni some- udesso la mia unica speranza: sperate che si avveri: lasciamo il resto nelle mani di Dio. È vero che non etate, per lo meno, peggio di quando vi ho lasciata? Lo spero, ora die l'ho saputo da altri che da voi. Sono pellegriuiigjiit» : «I Ticinesi cacciati dalla Lombardia — si leg- geva nel liepiibliUcano di Lugano del 20 settembre 1848 — vanno giungendo a centinaia nel Cantone. Uomini di tutte le condi- zioni, donne, vecchi e fanciulli fan piene le vie e tniscinano a stento il fardellq raccolto all' iufretta dietro 1' ordino peren- torio di partire entro il 18 e sotto la durissima coiniiiiuatoria <\i essere trattati colla legge militare per ogni più breve indugio. Stanchi, affranti dalla fatica del cammino quali di 30, quali
  • orn. 1848 (in-16, di pp. 52). 342 Kl'I.STOLAHIO. [18J>< benefit of our exiles: Mad. Pasta, pooi- old woinaii, (' lias been siiioing after 18 years, I thiiik, of musical esuh'. Mad. Pasta, povera veccliia, lia cantato dopo diciotto anni, credo, di silenzio. M' è piaciuta, e stavo pro[»ri() tre- \}) Giuditta Pasta (1798-1865), comasca, dopo i suoi trioiilr di Parigi, di Londra, dove aveva potuto conoscere di persona il Mazzini, intine di Pietroburgo, verso il 1840 si era ritirata in una villa sul lago di Como. Era andata in esilio a Lugano dopo l'agosto, non essendo sicura di rimanere tranquilla nella sua città natale per i sentimenti patriotici da lei nudriti. Intorno al concerto musicale in cui essa aveva cantato, ved. il Uepub- blicivio ile] 26 settembre 1848. In una corrispondenza da liUgano. in data 20 settembre 1848, nW' O^ìinionv (n. del 5 del mese suc- cessivo) era cosi descritta la vita <ìi quegli esuli, da chi però aveva idee del tutto opposte a quelle professate da ([uanti s'erano stretti attorno al Mazzini : «Alla mattina si va ad no caffé della piazza, ove si trovano per tempo gli affamati di notizie. Si abbandona il piede ad uno dei piccoli defangatori, de8])oti di Lugano sino a mezzogiorno, e si perde la pazienza nell' attendere qualche avaro giornale da uno zotico ben ve- stito, il quale sembra ignorare che i giornali si percorrono e non si leggono; si corre avidamente alla rul)rica d'Italia, o da qualche stentata frase si desume che la nobil Francia, la generosa Francia, la cavalleresca Francia ha protratto per altre sei settimane l'agonia che minaccia di cavar l'ultima stilla di sangue alla sorella Italia; che la gran nazione lavora però, sempre per essa sorella co' protocolli della diplomazia, e elio se non riesce ne gemerà profondamente, e vedrà di fare. Dopo di che, non troppo rassicurati nuW affraìichissemeiit promesso, si va all'nfifìcio del liepubblicaiio. se si iia avuto il privilegio di essere stati presentati al redattore in capo, e là coi giornali della redazione uno si sbrama un pochino la fame, e finisce per escirne colla consolante conclusione chela caval- leresca Francia sta invitando la sensiltile Austria ad affrancare la intrattabile Lombardia, lasciandole in mano il jìcgno delle fortezze pei corrispettivi .milioni da pagarsi. 1 [1848] Ki'isToi.AKio. 343 silence. 1 like her and wiis reully treiiibliuj; for lier, wlieii she apix'ared : biit slie saiig eiiougli as to «ive inarulo per lei quando è compar.sa ; ma lia cantato in modo da farmi sentire come un'eco di quello che dev'essere stata Ritornato sulla piazza della Riforma vedi qua i; là varii f»ruppi di persone, parte civili, e parte ex-militari; t'iiggiri fra quelle, e la i>arola tradimento ti suona si spesso iigli orecchi, come a Milano negli ultimi due mesi la parola aristocratico. Poscia una faccia tra il gotto e il hirho ti sciorina per la tren- tesima volta la importante notizia che Carlo AlI)erto chiama e radumi i ijombardi in Piemonte per irritarli «■ consegnarli all'Austria, che la pace è già conclusa, che noi siamo venduti, e che tutta la guerra non fu che una connnedia in cui le parti furono distrihnite sei mesi fa. Per poco non ti assicura che le riforme, e la costituzione non furono date al Piemonte che per aver ndglìor agio di rapirgliele. Amnnrabile logica dei partili ! Dopo un modico pranzo il quale, fatto snlla terra della lihertìl e dell'asilo, accpiista quell'alto prezzo che ci sa met;- tere il fratello svizzero, tn riedi a prendere il caft'è sulla piazza della Rifornni, salone obbligato dell'emigrazione italiana, e cliiàmati privilegiato se non ti viene dinanzi un sere che ti sporge e ti fa comperare (jualche libruzzo di prosa o versi, destinata a mantener viva la hamma della discordia, quella buona discordia che ci ha fatto tanto bene. Poi vai a fare un passeggino lunghesso il lago con ià diede alla Russia; Gu- stavo Modena (ohe voleva far presto) declama fra le rii^jienti acclauuizioiii dei jìiiri, 1» Clarina, quella roinauza iuiprudeute che Berchet si rituprovera ogni giorno I I I — AH' indomani siamo da capo. — Ecco a Lugano la vita del j)rofiigo lom- bardo. » IXIHOE DEI NOMI. Abeicombry (Lord). — 305. Accame Nicola. — 88, 138. Acclusi Michele. — 1^8, 32, 34, 39. 40. 46, 53, 54, 80, 99, 100. 101. 312. Adda (D) Carlo. — 5. 6. 118, 162, 164. Aguelii Pietro. — 172, 173. Alizeri F. — 138. Alba {U). - 14. 25. 34, 41, 77. 112, 278. 309. Alleiiiauai M. N. — 119. 120. 125, 133. Allgemeiiie ZeUuiii/. — 325. Allievi Antonio. — 142. Alvigini. — 122. Amari Michele. — 3. Ambrosoli Lodovico. 89. 173. Anelli Luigi. -- 98. Aufossi Angusto. — 133. Antonini Giacomo. — 42. 50, 52, 132. 149, 150, 151. 1.52, 153, 184. 185. 186, 187. 188, 227, 243, 258. Antonini .Stefano. — 234, 235. Anzani Francesco. — 182. 212, 259, 270. Apice (D') l^onienico. — 99. 101. 241. 286, 296. 297. AyoHtohito Popolare (L'). — 132. Arago. — 29. 30. Archivio Triennale delle cose d'I- talia. — 104. 161. Arcioni .\ntonio. — 133. Arese l'rancesco. — 256. Argenti Felice. — 43. Armandi (gen.). — 210. Arrigoui Francesco. - 173. Ashurst Eliza. — 110, 193. 281, 327. A.shur8t William. — 7, 60, 82, 110, 281, 341. 344. Ashnrst (Mrs.). — 59. 65. Ili, 271, 281. 327. Aspre (D'). — 295. Associazione Nazionale Italiana. — 32. 33, 34, 35, 41, 42, 43, 45, 49, 50, 51. 52, 53, 54. 56. 68, 79, 99, 101. 142. 150. 151, 188. 204, 232, 241. 244, 245, 252, 2.53. 263. 268, 278. 308. Aste (D') Tommaso. — 88. Atelier {L'). — 102. 219. Anbert. — 30. Avagnino. — 216. Avvenire d'Italia {L'j. — 16, 226. Azeglio (D*) Costanza. — 91. Azeglio (D') Massimo. — 325. BaccoJini. — 32. Bachi Salvatore. — 142, 172, 176. Balbi Pioverà James. — 319, 320. Balbo Cesare. — 76, 77, 176, 271, 325. Balzarotti Giaseppe. ~ 172. Bandiera (fratelli). — 251, 252. Baraldi (prof.). — 173. Baravalle Carlo. — 172. ''34*5 harbanerii J^iiigi. — 314 Jiaibès. — 201. ]i:ui»et A. — 24. Balbetti. - 42. JRargnaiii Gaetano. — 93, 324. Baroz/i J)elvinotti Aohil e. — 42. 142. Bassi Ujro. — 213 , 214. Bastide Jules. — 100, 117, 1V8, 260, 262, 276, 278, 31.5, 316, 322, 325. Battaglia Aciiille. — 5. 132. Batta gì ini Carlo. - ^7, 281, 289, 306. Bava Eusebio. — 225. Bazzoni Giuuio. — - 172. Bettini Filippo. — 15, 16, 48, 88, 138, 319. Belcredi Gaspare. - 6. 172. Bellerio Carlo. — 172. Belloli Rinaldo. — - 42. 216, 218. Benza G. Elia. — 230, 231. 354. Berchet Giovanni. - 107. 2.57. S22, 344. Béranger. — 24. Beretta Antonio. - — 98. Bertani Agostino. — 173. 2.s,s. Bertholdi. — 131. Bethniont. — 30. BiancJii Giovini Aurelio. 164, 165, 267, 302. Bianco Carlo. — 227. Bistecclii. — 51 . Bixio Alessandro. — 30. 31, 43, 117, 118. 247. 287, 310. Bixio Cesare Leopoldo. — 123, 128, 136, 137. Bixio Elena. — - 216. Bixio Nino. — 88, 129. 139. 214, 247, 287, 310. 321. Blanc Louis. — 29. Bocca Ignazio. — 31. Boccardo Girolamo. — 85. 165. 307. Bolla. — 224. . Bona Bartolonimeo. — 229. Bon-Conipagni Carlo. — 271. Bonaniici Stanislao. — 89. Bonapartc Carlo (Prin<>i]>(' «ti Canino). — 210. Bonetti Paolo. — SOi'. Boniotti Pietro. — 173. Bordini (Dr.). — 255. Borelli. - 40, 76. Borghetti Giuseppe. — 92. Borgo Caratti. — 224. Borie. — 119. 131. IJorroniQo Vitaliano. — 92, 98. Borsari G. — 326. Borsieri Pietro. — 130. ]3ossi Benigno. — 246. Bottaro Bartoloninico. — 205. Brault Augustine. — 131. Brenier. — Kìl. Brescianini. — 199. Brignole Sale (Marcii.). — 228, 262. Briosclii l'raneesco. - 172. Brizzi Scipione. — 51. Brorterio Angelo. - 326. Broglio Giuscp])e. — ■ 172. Bucalossi Luigi. — .->!. Buchez. — 100. Butta Domenico. — 11. NT, Burla. — 31. Burlando Antonio. — 8S. Bussi liugcnio. — 172. 224. Byron. — 328. Gabella Cesare. — 128. 226, 243. Cacciatori Emilio. — 142. Cairoli (prof.). — 160. Calamatta Luigi. — 28. Caldesi Vincenzo. — 210. Calloud. — 321. Calovini Tito. — 172. Cambiaso Giambattista. - 163, 232, 238, 320. Cambiaso Nicola. — 88, 163. Campanella Federico. — 88, 113. 114. 115. 121. 129, 229, 238, 239. Campi Giuseppe. — 314. Canale Giuseppe Michele. — 122, 319, Cantoni Gaetano. — 245. Cantu Cesare. — 6. Canuti Filip])o. — 33, 34, 43, 49. .54. 116, 117, 118, 119, 122. 131, 133. 138, 145, 146, 148. 161. 162, 165. 166. 168. 170, 175. 184, 185', 189, 190, 217. 218. 221, 228, 242, 243, 244. 247. 248, 2.55. 259, 260, 261. 262, 268, 269, 270. 271, 274. 279. 280, 284. 286. 296, 298, 299, .300, 301, 302. 304. 305. 306. 316, 317, 320, 324. 325. 328. 329, 343. Ciii'lyle Vh. - - 311 Cainot. — 30. Carry. — 62. K1'IST<)I,AKI(>. 347 Carbonera A. — 98. Cerioli. — 191. Carbonioii Francesco. — 134. Ctiiise. — 42. Carbonieri Luigi. — 134. (Vrniisclii Enrico. — 161.172, Caroassi. — 122. 199, 214, 295, 309, 318. Carlo All)erto. — 27, 30, 39, Ceroni Riccardo. — 142, 172. 45, 48. .55. 66, 67, 71, 72, 176. 73, 74, 75, 83. 90, 105. 109, Cotti Giuseppe. — 172. Ili, 112, 113, lU, 115, Clierubiui. — 25. Chialiva Abbondio. — 155, 182, 284, 289. Cialdini Enrico. — 97. 105. Ciani Filippo. — 87. ■ Ciani Giacomo. — 87. Gironi Pietro. — 105, 176, 190, 212. 274. .307. Cintrat. — 325. Cisale. — 42. Coduri Fermo. — 172. Collegno (Di) Giacinto. — 97, 114. 120, 125. Collet. — 21, 22. Commerce (Le). — 31, 33. Conciliatore (11), di Parigi. — 62. Carta Giambattista. — 155. Concordia (La). — 31, 32, 33, Casati Antonio. — 148. 34, 39, 42, 43. .50, 51, 57, Casati Gabrio. — 73, 90, 92. 75, 77, 78, 91, 102, 107, 98.112,148.164,199,200. 117, 140, 147. 152, 153. 201, 202, 206, 255, 256. 196. 243, 244, 248, 262, 261. 271. 316. 265, 284, 287, 321, 326. Castagnette) Cesare (Trabucco Connean Enrico. — 51. di). — 73, 111, 112, 113, Correnti Cesare. — 97, 104. 114.115,116,123,148.164. 197.2.56. Castelli Michelangelo. — 326. Corriere Lirornene (11). — 112, Cattaneo Carlo. — 104, 160, 191, 203, 284, 301, 309. 161, 174, 199. 214, 257, Corriere Mercantile (II). — 112, 265. 270, 277, 27S, 295, 125, 133, 164. 165, 199. 302, 315, 316, 317, 318, 203. 207, 208. 214. 243, 322, 323, 324. 284, 290, 302, 307. Canne (La) dn Penple. — 119, Corsi (d'Arezzo). — 314. 131, 133. 220. Cotta. — 42. Cavaignac Eugène. — 100, Craufnrd William. — 45. 262, 316. 324, 325. Crémieux. - 29, 30. ('avalli.' — 93. Cncchiari Domenico. — !I6, Cavour (Benso di) Camillo. — 105. 128. Cnneo Giambattista. — 242. Ctìlesia Carlo. — 88, 89. 215, Curti Pier Ambrogio. — 89, 222, 226. 199. Celesia (Carolina. — 27, 38, Dall'Ongaro Francesco. — 146, 138.163,165,170,174.181, 210. 211. 311, 312. 203, 215, 216, 266, 322. Dal Pozzo Ferdinando. - 325, 348 KI'ISTOI-AIUO. Dal Venne Maria. — 179. Daneri Andrea. — 137. Daneri Francesco. — 88. Daneri. — 122, 226. Dante. — 62, 328. Daverio Francesco. — 296. 297, 298. De Andreis. — 139. De Boni Filippo. — 3, 9, 29, 35, 62, 107, 127, 132. 142. 1.56, 172. 176, 208, 211, 214, 257, 259. 263. 264. 267. 282, 318, 319, 320. De Capitani. — 210. De Ferrari. — 76. De Filippi. — 42. Delie Piane Ginseppe. — 88. Delle Sedie Arcangelo. — 40. De Macchi. — 203. Demeesfcer G. Filippo. — 87. 155, 181. Démocratie Faciftqiie (La). — 323. Democrazia Italiana {La). — 326. De Rossi Sanfarosa Pietro. — 231. De Sonnaz. — 234. De Stefani Filippo. — 249. IJiarìo del Popolo {II). — 287. 309. Dieta Italiana {La). — 197. Diiion .Josephine. — 193. Dillon Frank. — 17. 18, 110. 193. 281. D Israeli. — 12. Doria Antonio. — 121, 122. 123, 137, 222. 233. Doria Giorgio. — 88. Dossi. — 93. Dronyn de Luhys. — 325. Dnpo'nt (de l'Eiire). — 26.29, 30. Dnprat J. — 24. Dnprat P. — 24. Durando Giacomo. — 127, 133, 248, 286. 318, 320. Durando Giovanni. — 107, 120. Dnrini Ginseppe. — 98. 199. Emancipazione {L'). — 172. lùici/clopédie NonreUe {L'). — 20.^. Escher. — 339. Fabrizi Lnigi. — 332. Fabrizi Nicola. — 7, 40, 42, 44, 143, 145, 210. Fabrizi Paolo. — 145. Fanti Gaetano. — 104. Fanti Manfredo. — 104. 105, 255. 256, 257, 258, 265, 270. 289, 299. Farina Manrizio. — 114. Favre Leon. — 230. Federici Nicola. — 138. 225, 284. Fenzi Sebastiano. — 51. Ferdinando II. Re delle Due Sicilie. — 15. 144, 247. Ferrari Andrea. — 127. Ferrari Giiisepiie. — - 24, 160, 161. Ferrari Napoleone. — 15. 16, 48. 77, 88, 171, 236, 239, 266, 272, 318, 332. Ferrari Nicola. — 88, 274. Ferrarlo Pompeo. - 172. Ferraris Lnigi. — 271. Ferri Lnigi. — 172. Flocon F. — 30. Fontana liodovico. — 282, 283. Foresti E. Felice. — 42. Fortis Guglielmo. — 309. Foscolo Ugo. — 205. Fossati (Dr.). — 33, 42, 50, 224. Franscini Stefano. — 87. Frapolli Lodovico. — H'^» 277. 278, 322. Freschi F. — 326. Frixione. — 190, 191. Gabrini Antonio. — 87, 155. Gadda Giuseppe. — 245. Gallardi Enrico. — 142. 172, 176. Gallenga Antonio. — 326. Gallieno. — 186. Galotti. — 42. Galvagno F. — 271. Gambini Andrea. — 141.216, 226, 240. 266, 272. 303. Gaiineron. — ■ 40. Garcanico Pietro. — 172. Kri.STOI.AKK). 341 Garibaldi Anita. — 331. Garibalili Giuseppe. — 130, 140, 182, 183. 205, 212, 218, 233. 234, 239. 240, 242, 243, 246, 247, 248, 257, 258. 259, 260. 264. 268, 270, 271, 274, 277, 279. 286. 287, 294, 295, 296, 297, 298, 301, 306, 321, 331, 332. Garil»ol(li. — 224. Ganiiei-Pagès. — 26, 29, 30. Garzia (ved. Boria Jntonio). Gatti 8. — 326. Gazzetta di Genova (La). — 150. Gazzetta di Milano (La). — 89, 102, 141. Gavazzi (padre) Alessandro. — 308. Gay C. - 326. Generali Luigi. — 134. 135, 136. Genocchi A. — 326. Gherardi. — 42. Giacomelli A. — 210. Giannone Pietro. — 12, 33. 34, 39. 43, 49, .50, 51, 54^ 78. 101, 219, 240, 253. 318. 314. Giglioli Giuseppe. — 101. 314. Gillman (Mrs.). — 110. 281. Gioì)erti Vincenzo. — 39, 54, 76, 113. 167, 168, 169, 170, 203. 204. 227, 228, 301, 302, 325. Giovannini G. M. — 326. Giovine Italia (La) (associazio- ne). — 5, 6. 38, 34, 72, 113, 121, 123, 163, 217, 241, 242. Giovine Italia (La) (periodico). — 132. 227. Girihaldi Lorenzo. — 217. Giuli Ili Cesare. — 93, 98. 120. Giuriati. — 311. Goethe. 208, Gordas/ewski Francesco. — 227. (Jori!)! Carlo. — 142. Goudcliaux. — 30. (ìourane Charles. — 118. Grasselli A. — 98. Greppi Marco. — 98. Griffini Romolo. — 141, 142, 172, 174. 176, 224, 245, 279, .309. Griffini Saverio. — 286, 295, 296. Griilenzoni Carlo. — 177. Grisi Giulia. — 40, 150. 195. Groudona. — 287. Guai a. — 94. Guerrazzi Fr. Domenico. — 26, 27, 80, 307, 308. Guerrieri Gonzaga Anselmo. — 97, 98, 199. 261, 262. Guizot. — 13, 23, 51, 77. Haydn. — 25. Hawkes Emilie. — 7, 17. 18, 19, 28, 52, 61. 64, 65, 66, 80, 82, 106, 189, 279, 335, 341, 344. Hawkes Sydney. — 20. 24, 61, 110. 194. 280. 344. Hill (Miss). — 245, 253, 254. 311. Howitfc. — 340. Hummelaner. — 305. Imperatori. — 199. Inglis Robert. — 12, Iniziativa {L'). — 4. Italia (L'). Italia del Popolo (L'). di sauna. 96, 100, 116. 147, 161, 184, 256, 300. Italia del Popolo (L'), di Mi- lano. — 132, 142, 156, 172, 173. 175, 176. 178^ 179, 181, 188, 190, 194, 197, 199. 216, 217, 221, 226, 235, 240, 251. 254, 258^ 259, 268, 277, 300, 309, 322. Italia e Popolo {L'). — 149. Italia rigenerata {L'). — 173. Italiano "(//), di Parigi. — 132. Lo- 111, 191, 197, 199. 207. 210, 212, 216, 217, 219, 220, 222, 221, 226, 230, 232, 234, 235, 240, 243, 245, 248, 251. 254, 255, 256. 257, 258. 259, 260, 262, 267, 350 i: PI STOICA HK». Jeiine '«(»se {La). — l'ò2. Journal des Débats {Le). — 242. Korzeniowski. — 183, 1^4. Lablaclic. — 150. ]^a Cecilia Giovanni. — 310. La Farina Giuseppe. — 144. Ijagorio. — 93. Lamanuoia Alfonso. — 300. Laniaitine. — 29, 30, 51, 61, 68, 71. 72. 73, 74, 100. 150, 325. La Masa Giuseppe. — 145. 209, 210, 211. Lamberti Giuseppe. — 6, 16, 20, 28, 32, 34. 35, 39, 50. 53, 72. 79. 81, 98, 101. 102, 216, 240, 241. 242, 251, 263, 288, 312. Lamberti Lnigi. — 102. Lamberti Solìa. — 245, 312. Laniennais. — 12. 2L 28, 33. 62, 102, 131, 318. Lami Antonio. — 241. Larochojactuelein. — 325. Lavizzari Carlo. — 172. Leelii Carlo. — 92. Leehi Teodoro. — 125. 257. Leclru-Rollin. — 29, 30. Lefia II ai lana (La). — 6, 33. 34, 40, 41. 49, 87 123, 137. Lemmi Adriano. — 333. Lemmi Tifo. — 334. I^eopardi Piersil vestro. — 39. Leopoldo II, Granduca di To- scana. — 138, 317. Lessona K. G. — 326. Lenchtenberg- (Duca di). — 306. Levi Davide. — 288. Linton J. William. - 21. 22, 24, 28. Litta Alessandro. - 132. Longo. — 92. I>ongoni. — 287. Loschi. — 334. Luigi Filippo. — 9. 11. 23, 27. 36. 100. Lnigi XV. — 310. 10. 91. 38, i56, 309, Lunardi. — 4: Luvini. — 87. Maccabruni (ing.). — 2ii6. M.uhiavelli. — 69. Maestri Ferdinando. — 326. Maestri Pietro. — 141, 142, 172, 176. 245, 249^ 261, 270. 279, 289, 311, 313. 317, 325. Maineri Filippo. — 205. Afalmusi G. — 326. Mameli Goliiedo, — 58. 129, 139, 167. 209. 247, 287. 302, 303, 321. Mamiani 'lerenzio. — 41. Maiiara Luciano. - — 125. 133, 286. Manin Daniele. — 1N6. 218, 317. Manzi L. — 210. Marie. — 29, 30. Mario di Candia. — 150, Marrast A. — 29. 30, 3i Martinelli Filippo Martinengo. -— 9^ Martini Emilio. - 162. Massari Ginsei>pe. Massuecone Francesco. — 166, 205. 215, 229, 287. Massuecone Gerolamo. — 287. Mattencci Carlo. — 206, 207. Mauri Aeliille. — 57. Maurizi (avv.). — 226. Mìizzetti Federica. — 285, ' 308. Mazzini Andrea Lnigi. — 42, 71, 79. Medici Giacomo. — 182, 183, 200, 212, 235. 239. 242, 248, 259.. 261. 271, 273, 275, 294. 322. Melegari Ij. Amedeo. — 42, 227. Menotti Adiilie. — 75. 80. Menotti Celeste. — 40, 42, 80, 151. Menotti Ciro. — 75. Menotti Massimiliano. — 75, Metternicli. — 47. Michelet Jnles. — 24, 205. 195. — 214. 98. 127, — 168. Kl'IS*l(>I.AHI(« 35L MitkiewifZ Adatn. — 157. 183. 184. 185. 211. Mierola\V!'). — 309. Opinione {U). — 164, 165, 291. 302, 326, 342. Orlandi. — 42. Orsini Angelo. — 128. Ostrowski Charles. — 24. Paclu). — 308. Pachta. — 173. Paleocapa Paolo. — 218. Palnierston (Lord). — 305. Pai tri n ieri G. — 326. Panzera Antonio. — 51. Paolini Clemente. — 13, 50, 51. Papa G. A. — 164, 214, 302. Pareto Gaetano. — 107. Pareto Loi'enzo. — 76. 123, 320. Pasotti Francesco. — 224, 238. Passerini Giambattista. — 36. Pasta Giuditta. — 342, 343. Pasta. — 42. Pastorini. — 170. Patria (La). — 14, 24. 31, 34. 68, 78, 85, 101, 125, 150, 151, 168. Pavesi. — 224. Pellegrini Didaco. — 224, 319. Pettsiero Italiano (II). — 57, 120, 125, 130, 137. 169, 190, 230, 290, 339. People's International Leaour. — 23, 24, 29. People^H Journal (The). — 8, 340. Pepe Guglielmo. — 235. Perelli Emilio. — 172. Pere/- F. P. — 326. Perini Giuseppe. — 172. Pesce Alessandro. — 142, 176. Pessina Enrico. — 172. Petra li (Dr.). — 187. Peuple Conxtituaiit (Le). — 24, 102. Pezzetti Giovanni. — 245. Piauzzi (fratelli). — 271. Piazza. — 92. Pieri Giuseiìpe. — 42. Pincherle. — 309. Pinelli Pier Dionigi. — 169, 319, 320. 332. Pio IX. — 113. 151. 202, 302, 304. 196, 225. 226, 227, 231. 267, 278, 284, 309, 319. 320. 326, 352 KIM.STOI-AHIO. Fio IX {II). — 204. Piolti de' Bianchi Giuseppi». — 172. Pirelli. — 122. Pistriicci Angela. — 311. Pietnicci Emilio. — 119, 120. Pistiiicci Filippo. — 51. Pisfriicci Scipione. — 139. 245, 270, 280. 284, 311. 333, 3.34. Pisrrncci Valerio. — 51. Pliiinptree. — 11, 12. Foliteenico (II). — 317. Poni ha. — 314, Porro Alessandro. — 98, 117. Porro p:rcole. — 142, 172, 176, 245. Porro Pompeo. — 97, 98. Prinetti Carlo. — 132. Qnaglia (gen.). — 40. Qninet Edgar. — 309, 31«, 325. Kal)l)att,ino(ved. Rubaitiuo Raf- faele). Kaiìetzky. - 112, 129, 291, 292, 300, 336, 337, 339. Radice Evasio. — 54. Ramorino Girolamo. — 225, 226, 227, 238. Ramorino Paolo. — 331. Ré/orme {La). — 323. . Reiset. — 305. Regis Michele. — 320. Remorino Girolamo. — 88. Repnhhììcauo della Scizzera Ita- liam (II). - 87, 281,284. 301, 309, 322. 323, 332, 337, 338, 339, 342. RepuìMicano {II), di Milano. — 172, 199. Restclli Francesco. — 256, 270, 289, 309. Revere Giuseppe. — 142. 143, 172,176,208, 267,309,312. Revne Naiionale {La). — 100. Rezzonico F. — 98. Riboni Luigi. — 142. Ricci Alberto. — 112, 262. Ricci Carlo. — 320. Ricci Vincenzo. — 76, 77, 112, 113, 114. 115, 121, 122, 123, 138, 248. Ricciardi Giuseppe. — 33, 34 Ripari Pietro. — 177, 178 Risortiimento {II). — 151, 1.52, 2Ó7, 208, 307. Risso Tommaso. — 331. Rivista Europea {La). — 172. Rol)e8iiierre. — 173. Robinet Edmond. — 130, 131. Roche Antonio. — 53. Rognetta. — 42. Romani (avv.). — 199. Romeo G. A. — 210. Ronchi Anilnogio. — 172 Ronna Antonio. — 42. Rosales Gaspare. — 5, 105, 130, 145. Roseilini Ferd. Pio. — >ìi, 114, 123. 129. Rosselli Miciielangelo. — 63, 195. Rossetti Gabriele. — 51. Rossetti (di Mantova). — 288. Rossi Paolo. — 172. Rossini Giovaccliiuo. — 213. Rota Negroni Andrea. — 172. Rovelli Pietro. — 172. Rubattino Raftaele. — 234. Rntlini Agostino. — 33, 44, 75, 227. 231, 254. 319. Ruffini Ferdinando. — 218, 283. Rurtini Giambattista. — 34, 39, 48, 72, 75, 211, 283. Ruffini Giovanni. — 33, 34, J4. 45, 71, 73. 75, 76,227, 228, 331, 254. Ruftoni Lizabe. — 80, 89, 132, 142, 149, 176, 188, 204, 278, 315, 316, 318. Rusca. — 87. Rusconi (conte). — 150. Sainte-Beuve. — 61. Sala. — 118. Salasco (gen.). — 125. 300 Sand George. - 19, 24, 28, 33. 102, 116, 220, 328. Sand Maurice. — 119, 131. Santelli (fratelli). — 254. Sanvitale Jacopo. — 326. San vitale Lnigi. — 826. Sartorio Luigi. — 88. H K PISTOLA UlO. 353 Sanila. — 42. Savelli Tito. — 251. Savini Savino. — 127. Savou Napoleone. — 50. Schwiirzeiiberg. — 306. Selopis Fertorico. — 77. Shaeii Williaii). - 10, 61. 82. 110. 194, 281, 341. Si, 1848]. . . » 10 MMCCCL. — A Pietro Giauuoue [Londra], 26 [febbraio 1848] .... » 12 MMCCCLl. — Alla madre [Londra], 28 feb- braio 1848 » IS MMCCCLII. — A Giu8ep])e Lamberti [Lon- dra], 28 [febbraio 1848] . » 16 MMCCCLIII. — To Emilie Hawkes [London], Monday [February 28*i', 1818] » 17 MMCCCLIV. — Alla stessa [London], Tues- day [February 29*'', 1848] » IS MMCCCLV. — Alla stessa [London], Monday [March l'*'-, 1848] » U> MMCCCLVL — Alla stessa [Paris], Tlinrsday [March 2"'', 1848] » 20 MMCCCLVIL — Alla madre [Parij,'i], 5 marzo 1848 » 25 MMCCCLVIII. — To Emilie Hawkes [Paris], .Snnday [March 5"', 1848] » 2S MMCCCLIX. — A Filippo De Boni Parigi, 8 marzo 1848 » 29 356 MMCCCLX. - MMGCCLXI. MMCCCLXII. — MMCCCLX III. — MMCCCLXIV. — MMCCCLXV. — MMCCCLXVI. — MMCCCLXVII. — MMCCCLXVIII. — MMCCCLXIX. — MMCCCLXX. — MMCCCLXXI. MMCCCLXXII. — MMCCCLXXIII. — MMCCCLXXIV. — MMCCCLXXV. MMCCCLXXVI. — MMCCCLXXVIl. - ^KlM!STOI-AlUO. Alla madie [Parigi], 11 iiiar- zq 1848 2'«r/- '^2 A Filippo De Boni Parigi, 12 marzo 1848 » H5 Alla madre [Londra]. 13 mar- zo 1848 » 36 A Giuseppe Lamberti [Lon- dra], giovedì [16 marzo 1848] » 39 A E. Felice Foresti [Londra]. 17 marzo 1848 » 42 Ad Agostino Rnffini [Londra], sabbato mattina [..., mar- zo 1848] » 44 Alla madre [Londra], 18 mar- zo 1848 » 46 A Pietro Giannone [Londra], giovedì [ marzo 1848] » 49 To Emilie Hawkes [London, March 23^'', 1848] .... » 52 A Giuseppe Lamberti [Lon- dra], giovedì [23 marzo 1848] >^ .=^3 Alla madre [Londra]. 24 mar- zo 1848 » .^^5 A 8ara Natlian [Londra], lu- nedi 8era[ marzo 1848] » 58 To Mr. or Mrs. Asbnrst [London], Friday [March 24"', 1848] » 59 To William Ashnrst [L()n- ', 1848] » 60 To Emilie Hawkes [London], .Satnrday night [March 25"'. 1848] » 61 Alla stessa [London], 8unday [March 26"', 1848] .... » 64 Alla stessa [Bonlogne], Tiies- day [March 28"', 1848] . » 66 Alla inadre ] Parigi], 31 mar- zo 1848 » 77 MMCCCLXXVIII. MMCCCLXXIX. MMCCCLXXX. MMCCCLXXXl. MMCCCLXXXII. MMCCCLXXXIII. MMCCCLXXXIV. MMCGCLXXXV. MMCCCLXXXVI. MMCCCLXXXVII. MMCCCLXXXVIII. MMCCCLXXXIX. MMCCCXC. MMCCCXCI. MMCCCXCII. MMCCCXCIII. MMCCCXCIV. MMCCCXCV. MMCCCXCVI. EPISTOI.AIMO. S57 A Pietro ({iaunone [Parigi]. sabato [1" aprile 1848] . pan. 78 Al Redattore delia Concordia Parigi. 1» aprile 1848 . . « 78 A Ginsep[)e Lamberti [Mul- house], 3 aprile [1848]. . » 79 To Emilie Hawkes [Lugano], Aprii 7"' [1848] » 80 To Siisaima Tancioni Milaii. Friday Aprii 7*'». 1848. . » MMCCCCII. — Al Direttore della Concordia Milano, 27 aprile 1848. . » 147 MMCCCC.'IIl. — Al }ren. (\. Filippo Deniè- ester [Milano, 1« maggio 1848] » 155 MMCCCCIV. — A Adam Mickievvicz [Milan|, mardi [2 mai 1848] ... » 157 MMCCCCV. — Alla madre [Milano], 5 mag- gio 1848 » 158 MMCCCCVI. — A Carolina Celesia [Milano], 7 maggio 1848 » 163 MMCCCCVII. Alla nnidre [Milaiio], 9 mag- gio 1848 » 167 MMCCCCVIII. — Alla stessa [Milano], 12 niag- gio [1848] » 171 MMCCCCIX. — A Pietro Agnelli [Milano, 14 maggio 1848] » 172 MMCCCCX. — Alla madre [Milano], 14 mag- gio [1848] » 174 MMCCCCXl — A Carlo Grillenzoni [Milano], 17 maggio 1848 » 17T MMCCCCXII. - — Alla ma.lre [Milano], 20 mag- gio [1848] » 180 MMCCCCXIII. — Alla stessa [Milano]. 24 mag- J,n<. [1848] MMCCCCXIV. — Al gen. G. Filippo Deme- ester [Milano], 24 maggio [1848] » 181 MMCCCCXV. — Alla madre [Milano], 27 mag- gio [1848] » 182 MMCOCOXVl. MMCCCCXVIl. MMOCCCXVIII. MMCCCCXIX. MMCCCCXX. MMCCCCXXl. MMCCCCXXII. MMCCCCXXIIl. MMCCCCXXIV. MMCCCCXXV. MMCCCCXXVi: MMCCCGXXVII. MMCCCCXXVIII. MMCCCCXXIX. MMCCCCX]^X. MMCCCCXXXI.' MMCCCCXXXII. MMCCCCXXXIII. MMCCCCXXXIV. MMCCCCXXXV. MMCCCCXXXVI. Kl'li^TOI.AUIO. HÓO A Niccolò Tommaseo [Milano] , 27 luagjfio 1848 pati. 183 Al jcen, Giacomo Autonini Milano, 27 maggio 1848. » 185 To Emilie Hawkes [Milan], May 30f'', 1848. » 189 Alla madie [Milano], 30 ning- gio 1848 » 196 Alla stessa [Milano], 2 giu- gno [1848] » 204 A Carlo Matteucei [Milano], domenica [4 giugno 1848] » 206 A Goffredo Mameli [Milano], 6 giugni» [1848] » 209 Alla madre [Milano], 8 giu- gno 1848 » 215 A Giuseppe Lamberti [Mi- lano], 8 giugno [1848]. . » 216 A George Sand [Milan], 13 Juin [1848] » 220 Alla madre [Milano], 13 giu- gno 1848 » 222 Alla stessa [Milano], Tenerdi [16 giugno 1848] » 229 A G. Elia Bonza [Milano], 19 giugno [1848] » 230 Alla madre [Milano], 22 giu- gno [1848] » 232 Alla stessa [Milano], 27 giu- gno 1848 » 233 Alla stessa [Milano], 30 giu- gno 1848 . . , » 237 A Francesco Pasotti [Milano], giovedì [ giugno 1848]. » 238 Alla madre [Milano], dome- nica [2 luglio 1848] ...» 239 A Giu.seppe Lamberti [Mi- lano], 3 luglio [1818] . ; » 240 ■ Alla madre [Milano], 8 lu- glio 1848 » 245 A Goffredo Mameli [Milano], 17 luglio [1848] , » 247 360 MMCCCCXXXVII. MMCCCCXXXVIII. MMCCCCXXXIX. MMCCCCXL. MMCCCCXl.l. MMCCCCXLII. MMCCCCXLIIl". MMCCCCXLIV. MMCCCCXLV. MMCOCCXLVI. MMCCCCXLVII. MMCCCCXJ.VIII. MMCCCCXLIX. MMCCCCL. MMCCCCLI. MMCCCCLII. MMCCCCLIII. MMCCCCLIV. MMCCCCLV. MMCCCCLVI. MMCCCCLVII. - A Giiicomo Mazzini [Milano], ^M 18 injrlio [1848] ..... ptui. 249 - A (.ìinseppe Lamberti [Mi- lano], giovedì [20 luglio 1848] » 25] A G. Elia Benza Milano, 26 inglio [1848] » 254" - A Manfredo Fanti [Milano, .... luglio 1848] » 255 - A Giacomo Modici Milano. [30 luglio 1848] » 259 - A Jules Bastide [Milaii], 31 juillet [1848] . » 260 A Giuseppe Lamberti [Mi- lano], 10 agosto [1848]. . >^ 263, Alla madre [Milano], 1" a- gosto 1848 » 264" A Milano, 3 agosto [1848] » 267 Alla madre [Milano], 3 ago- sto 1848 » 268 To — Monza, Sunday [An- gust 6*'', 1848] ^ » 272j Alla madre [Como], dome- nica 7 agosto [1848]. . . » 273 Alla stessa [Como], 8 agosto [1848] , » 276 A. Jules Bastide Lugano, 9au- gust 1848 » 276 To Emilie Hawkes [Lugano], Angust lOfh [1848]. ...» 279 A Filippo De Boni [Lugano], 11 agosto 1848 » 282 Alia madre Lugano, 12 ago- sto 1848 » 283 Alla stessa Lugano, 16 ago- sto [1848] » 285 A Davide Levi, ecc. Lugano, 18 agosto 1848 » 288 A Giuseppe Lamberti [Lu- gano], 20 agosto [1848] . » » Alla madre [Lugano], lunedi [21 agosto 1848] » 289 MMCCCCLVIII. MM(;CCC]-1X. MM(X;0C1.X. MMCCCCLXI. MMCCCCLXIJ. MMCCCCLXIII. MMCCCCLXV. MMCCCCLXV. MMCCCCLXVI. MMCCCCl.XVII. MMCCOCJ.XVIII. MMCCCCLXIX. MMCCCCLXX. MMCJCCCLXXl. MMCCCCLXXII. KPISrOI.AKIO. A Giacomo Modici [Lngauo], •22 aj-osto [1848] P'0 L. Rotisi S. Bakzii.ai E. PlNCHIA e. PASCAKlCfJ.A V. Fiorini A. Nkri P. Silva U. Dklla Skta G. Gkntii.k G. E. Cukatui.o F. Momigliano M. Mknghini. DO 552 •8 y.05 Jfeezini, Giuseppe Scritti editi ed inediti PLEASE DO NOT REMOVE CAROS OR SLIPS FROM THIS POCKET UNIVERSITY OF TORONTO LIBRARY ■ ■ - ■' ■ • . / ..... ^, J ; - *^T. . l'i'r'i' '. ' ■'• '" ■?*:! ■''/;■■ .•■':'.